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Scegliete il vostro posto sul treno della precarietà: ce n’è per tutti – La recensione del libro di Marta Fana

pezzofanaNel paese dell’emerganza-lavoro solenne e costante, di lavoro si parla poco, e soprattutto male. Ognuno di noi è abituato al balletto delle cifre ogni volta che esce un dato Istat, una sberla Ocse, una previsione sballata. Sotto – sotto la coltre fumosa dello snocciolamento quotidiano di parole e propaganda – c’è il baratro, cioè la condizione del lavoro oggi in Italia. Marta Fana, giovane dottore di ricerca in economia a Science Po, a Parigi (la leggete ogni tanto anche su questo giornale) si mette a scavare lì dentro. L’avevamo conosciuta come puntuta scrutatrice di cifre, allorché – col Jobs act operativo da pochi mesi – il ministro del lavoro Poletti aveva sparato cifre paradossali, lei le aveva pubblicamente smentite, e dal ministero arrivarono balbettanti richieste di perdono.

Ma qui Fana fa un’altra cosa, ci racconta quel che del lavoro non si dice quasi mai: non solo i suoi numeri, già deprimenti, ma la sua qualità, anzi la sua perdita di qualità. Esce in questi giorni Non è lavoro, è sfruttamento (Laterza), e il titolo dice la tesi. Ma è la sua dimostrazione che lascia basiti. Perché Fana mette in fila tutti i vagoni di un trenino che corre velocissimo – da decenni – verso l’impoverimento del lavoro: un preciso, costante e lucidissimo disegno di proletarizzazione dei lavoratori italiani. Deregolamentazioni, esternalizzazioni, privatizzazioni di servizi, perfetta aderenza del lavoro precario alle esigenze contingenti delle imprese, ricatti, rimodulazioni al ribasso dei contratti. Dai modernissimi stabilimenti di Marchionne, con Renzi in gita scolastica, alla fabbrichetta piccola o piccolissima. Fino al lavoro gratis. Fino al grottesco, gogoliano paradosso dei lavoratori della Biblioteca Nazionale di Roma, che, pagati in rimborsi spese, racimolano scontrini al bar per avere i loro quattrocento euro di non-salario. Fana ci mostra che dietro le legislazioni, i commi, le riforme cantate con enfasi epica, ci sono le storie e le vite. C’è Chiara col contratto da cassiera all’ipermercato che dopo il turno deve pulire i cessi, e lo fa per tenersi il lavoro. C’è l’inferno del settore della logistica che contrappone i diritti del consumatore (l’ho ordinato oggi e lo voglio domani!) a quelli del lavoratore sempre più strizzato da contratti prendere-o-lasciare.unnamed

Chiunque legga questo libro può scegliere in quale vagone del trenino accomodarsi: quello del lavoro a chiamata, quello degli straordinari non pagati, del demansionamento, del ricatto contrattuale, delle cooperative aperte e chiuse per dribblare le leggi. Il massimo ribasso è l’unica carta che vince e a ribassare sono salari e diritti. Se cercate paradossi e anime morte siete nel posto giusto, fino all’assurdo: il grande call center Almaviva che trasloca in Romania e licenzia in Italia, ma continua a vincere commesse pubbliche.

Detto così sembra uno stillicidio, ma visto il disegno complessivo – anche per la scorrevolezza e l’ordine con cui l’autrice mette in fila numeri ed esempi – è chiaro che si tratta di una strategia. Un assalto del capitale alla dignità del lavoro, dove i governi, tutti, e gli ultimi più di tutti, hanno tifato per una parte (le aziende); da un lato caricandole di soldi, sgravi fiscali, regali, sanatorie, dall’altro sgravandole di doveri e obblighi.

Corre più o meno il ventennale di quel governo Prodi (1995-98, ministro del lavoro Treu) che per primo parlò di flessibilità. In vent’anni quella parola si è gonfiata in modo abnorme, e la discesa agli inferi del lavoro è stata sempre più veloce.

I famosi voucher, sperimentati nel 2008 “nell’ambito dell’esecuzione di vendemmie di breve durata” (ahahah, ndr) sono stati progressivamente liberalizzati per ogni sorta di occupazione fino al record (regnanti Renzi e Poletti) di 69 milioni. Niente male per una vendemmia di breve durata. Poi, tranquilli, se il voucher zoppica o viene ridimensionato, ecco che aumenta il lavoro a chiamata, perché le modalità di flessibilizzazione e di scippo dei diritti sono infinite, loro sì, flessibilissime.

Non è (solo) un libro per economisti, questo combattivo pamphlet di Marta Fana, ma un libro per lavoratori. Nel paese che cita il lavoro nel primo articolo della sua Costituzione, il canto costante è che il lavoro “non c’è”. Però è lo stesso posto dove si chiede e si impone di lavorare gratis: stages, simil-volontariato, alternanza scuola-lavoro, per cui le cifre della disoccupazione fanno tremare le vene ai polsi, ma il panino all’autogrill magari te lo scalda uno studente dell’istituto tecnico, qualche stipendio risparmiato per l’azienda he lo “ospita”. Il tutto con spaventevoli ricadute culturali, ovvio, sul lavoro come merce degradata e degradabile, una svalutazione professionale e umana che riguarda tutti. Una fotografia, insomma, lo stato dell’arte qui e ora, dove la parola “sacrifici” risuona instancabile da Lama alla Fornero, da Berlusconi a Renzi nella vera continuità politica del paese: quella di umiliare il lavoro.

38 commenti »

38 Commenti a “Scegliete il vostro posto sul treno della precarietà: ce n’è per tutti – La recensione del libro di Marta Fana”

  1. Fai la coppia con il Gilioli?
    Siete l’avanguardia del regressismo.
    La Napoleoni nn fa più parte del vostro groupage?

    da Orlo   - mercoledì, 4 ottobre 2017 alle 13:42

  2. Tutto bene. Adesso però occorre fare il passo in più. Stabilito con il preciso termometro Fana che abbiamo la febbre, dobbiamo scoprire perché abbiamo la febbre. Per stabilire la terapia dopo l’analisi serve una diagnosi. Con la terapia giusta potremmo guarire. Altrimenti resteremo a rimirare il nostro 41,5° di febbre mentre lentamente ci collassano gli organi. Insomma tutto molto bene, ma citando mr Wolf “non è ancora il momento di farci p…… a vicenda”.

    da Roberto Bellinazzi   - giovedì, 5 ottobre 2017 alle 06:48

  3. La recensione di Robecchi e’ inequivocabile nell’inquadrare il tenore del libro della sua giovane amica. Mi sono a volte chiesto a cosa servano pubblicazioni del genere. Non servono a quantificare i vari dati statistici sull’occupazione; chiunque li reperisce in rete facilmente e immediatamente (e senza possibili “errori di trascrizione”). Non servono ad analizzare i dati in questione: da che mondo e’ mondo libri, pubblicazioni, ed opuscoli di origine faziosa antigovernativa dicono esclusivamente peste e corna della maggioranza di governo in modo rigorosamente indipendente dal suo operato. Non servono a proporre soluzioni, poiché’ al di la’ delle varie locuzioni rituali del tipo “bisogna sedersi intorno ad un tavolo…”, “bisogna rimboccarsi le maniche…”, “per risolvere i problemi del lavoro bisogna mettersi dalla parte dei lavoratori…” (questa e’ la migliore, perché’ alla lettera significa che sono i lavoratori stessi a creare dal nulla i loro posti di lavoro) le pubblicazioni delle migliori dottorande della sinistra solitamente non vanno giammai(*).

    A cosa servono dunque pubblicazioni del genere?

    Dopo attenta riflessione son giunto alla seguente conclusione: servono a quei particolarissimi lettori che appartengono alla corrente politica del “piove governo ladro” , i quali, comprando tali opuscoli, riescono a leggere tutte le cose più’ orrende che si possano dire sul governo, poiché’, scrivendosele da soli, non ottengono lo stesso effetto.

    Mah…

    da egidio scrimieri   - giovedì, 5 ottobre 2017 alle 12:31

  4. Questo ci spiega a cosa serve unmlibro senza averlo letto, per provocazione o per noia. O peggio (ma non credo) convonto di dire cose interessanti. Se non lo autorizzo in quanto irrilevante va starnazzando di censura. Prevedibile, insomma. La noia

    da Alessandro   - giovedì, 5 ottobre 2017 alle 12:35

  5. Il lato più’ interessante, ancorché’ unico, delle sue repliche ai commenti dei lettori che hanno l’ardire di sollevare e motivare qualche obiezione, caro Alessandro, e’ la persistente assenza di argomenti diversi dal “buttarla in caciara sul piano personale” (questo qua e’ un provocatore, uno che starnazza, e cose così’). Potrei qui risponderle – e difatti qui le rispondo- che le mie obiezioni di quest’oggi, che forse lei non ha letto bene, non riguardano il contenuto di un opuscolo che non ho letto, ma la genesi di certe forme mentali che inducono la gente a scrivere o a leggere quel genere di opuscoli che lei nel suo commento di quest’oggi inquadra in modo così’ magistrale da togliere a chiunque il desiderio d’andarsi a comprare.

    Mi spiego?

    da egidio scrimieri   - giovedì, 5 ottobre 2017 alle 14:32

  6. Quello che lei chiama “opuscolo” è un ottimo libro edito da una casa editrice che dire prestigiosa è poco (Laterza). Non dirò dell’autrice che lei definisce “mia giovane amica”, a sottintendere che un’autrice, per di più giovane, per di più donna non merita la qualifica di studiosa per meriti. Un po’ volgare, ma questi sono fati suoi. Però se vuole fornirci un elenco ragionato delle sue pubblicazioni, saggi o narrativa, li leggeremo con piacere (e magari li recensiremo…)

    da Alessandro   - giovedì, 5 ottobre 2017 alle 18:26

  7. Un libro che descrive in maniera rigorosa e documentata i sintomi è certamente importante. Tuttavia è importante anche fare il passo successivo: capire che lo schiacciamento dei diritti e dei salari dei lavoratori è strettamente connesso ai meccanismi dell’eurozona. Se si impone il cambio fisso tra due paesi, l’unico modo in cui questi possono competere è schiacciando i salari. Finché una parte più ampia dello schieramento di sinistra (non parlo della finta sinistra del PD) non prende una posizione chiara sulla moneta unica dell’eurozona (come già fanno politici di spessore come Marco Rizzo) non se ne uscirà mai. Si continuerà a parlare della febbre a 40 senza curare la polmonite.

    da Natalia   - venerdì, 6 ottobre 2017 alle 08:15

  8. Dice che sottintendo? Volgarmente? Male Alessandro: l’infeconda retorica delle gratuite supposizioni sui presunti volgari sottendimenti dell’interlocutore e’ un pessimo espediente, degno al più’ della cultura di certe sinistre paleozoiche in perenne affanno dialettico. La qual cosa, vede bene, chiude il cerchio…
    Secondo me lei legge troppi libri di favole sul comunismo. Provi con qualcosa di più’ serio: l’editrice Laterza ha tanti altri titoli in catalogo…chesso’…Cappuccetto Rosso…

    da egidio scrimieri   - venerdì, 6 ottobre 2017 alle 08:34

  9. //www.wumingfoundation.com/giap/2017/06/i-denti-di-farinetti-e-il-sorriso-di-marta-fana-di-alberto-prunetti/&sa=U&ved=0ahUKEwiq_Yz_8NvWAhVQL1AKHbN3DsEQFggPMAI&usg=AOvVaw0UpWyP5QuWfwJNqQdaAqDh

    Incredibile che una come la Fana Marta,molto attenta a qualcosa che io nn ho la facoltà di capire,ma credo si occupi la ricercatrice economica della facolta di scienze politiche parigina possa accettare un articolo in sua difesa dove ci sono tutte le peggiori locuzioni che i “protocolli di Sion” hanno aperto nell’uso della descrizione del “nemico”.
    Il Lombroso,che per i suoi tempi era un’avanguardia positivista,studiava l’antropologia con eccellenti riscontri…qui siamo alla dentatura “del padrone”,e il sorriso della Monna Lisa.
    L’importante è che ci sia un mantenimento dello status quo…o mi sbaglio?

    da Orlo   - venerdì, 6 ottobre 2017 alle 12:49

  10. https://www.wumingfoundation.com/giap/2017/06/i-denti-di-farinetti-e-il-sorriso-di-marta-fana-di-alberto-prunetti/

    da Orlo   - venerdì, 6 ottobre 2017 alle 12:51

  11. Mamma mia, Egidio, ma hai deciso di essere il commentatore piú antipatico di questo blog? Ti rendi conto che distorci ogni post di Robecchi e cerchi qualsiasi appiglio con il solo obiettivo di dare addosso alle opinioni di sinistra? Non prima di aver cercato vocaboli in via di estinzione sul dizionario di sinonimi e contrari. Quello che impressione é il tuo partito preso, il modo in cui ogni sforzo di interpretare o modificare la realtá in senso progressista viene da te deriso e vilipeso, alla cieca ed a priori. Che tristezza!

    da Federico_79   - venerdì, 6 ottobre 2017 alle 14:56

  12. Caro Federico_79, la vera tristezza e’ vedere come sia sistematicamente bandita nei blog della rete ogni forma di dialogo razionale.

    da egidio scrimieri   - venerdì, 6 ottobre 2017 alle 17:03

  13. Cappuccetto Rosso? No… No… Non va squalificato. In sostanza dice le stesse cose scritte (suppongo) dalla scrittrice Marta Fana nel suo libro, che, fra parentesi, non mancherò di leggere, e cioè: se non riconosci il lupo, quello ti mangia.

    da Vittorio Grondona   - domenica, 8 ottobre 2017 alle 12:04

  14. Caro Robecchi, apprezzo la sua cortesia nel rispondere a forbiti quanto petulanti commentatori, evidentemente con la pancia piena, e per loro indubitabile merito, per carità!
    Tuttavia una volta per tutte lei dimentica il sacrosanto detto “mai dare da mangiare ai troll”. Soprattutto quelli che hanno già la pancia piena…
    Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.

    da Gian Maria   - domenica, 8 ottobre 2017 alle 14:39

  15. @Gian Maria
    Io nn credo rientrare nella tua blanda critica,visto che nn sono aduso a definire una caldaia “un impianto termico”.
    Ma se uno è un coglione,preferisco definirlo un deficiente.
    Mi sa che ti sto creando una,trollesca,discrepanza.

    Ps
    Su wiki potrai vedere da te che “discrepanza” nn è un linguaggio difficile da intendere.

    da Orlo   - lunedì, 9 ottobre 2017 alle 13:03

  16. Tra l’altro ho colto una discrepanza nel tuo intervento @Gian Maria,il @Robecchi nn risponde mai…decreta d’urgenza.

    da Orlo   - lunedì, 9 ottobre 2017 alle 13:05

  17. (ok, ok, ho capito: mi adeguo agli standard del blog)

    Il libro di Marta Fana e’ bello ma io non l’ho letto percio’ se io leggessi il libro di Marta Fana esso sarebbe bello. Egli, oppure esso, e’ un libro importante per i seguenti motivi: ci sono scritte robe dei comunisti. Il comunismo e’ bello. Infatti esso dice che tutti i uomini sono uguali e tutte le donne sono uguali percio’ tutti i uomini sono uguali alle donne. (sto andando bene Robecchi?). Io ho uno zio prete che non gli piacciono i comunisti. Peccato. Il comunismo e’ molto arrabbiato con il capitalesimo oppure il capitalismo perché’ questo qua dice che i uomini non sono uguali perché’ ci sono i ricchi e ci sono i poveri e invece questa e’ una cosa brutta e percio’ il comunismo dice che siccome i uomini sono tutti uguali devono essere tutti poveri. (vado sempre bene, vero?). Robecchi e’ bello. Egli oppure costui ci apre gli occhi sulle piaghe dell’uomo cioe’ e’ bravissimo. Grazie Robecchi. Se tutti fossero come lei, vorremmo che tutti fossimo come lui. Oppure come lei. Meno male che c’e’ lei Robecchi, se no noi non potremmo essere come lui. Renzi e’ un orco. Quando io vado al supermarchet con la mia mamma e vedo tutte le cassiere precarizzate proletarizzate flessibilizzate omogeneizzate e liofilizzate da questi porci di capitalisti nemici del popolo e della rivoluzione d’ottobre allora io e la mia mamma leggiamo alle cassiere stralci del libro di Marta Fana. Quando io e la mia mamma facciamo questa cosa le cassiere del mio supermarchet si spaventano moltissimo e chiamano la polizia. Infatti le cassiere del mio supermarchet sono tutte imperialiste filoamericane colonialiste e pure renziane che non sono altro, ecco. Renzi si e’ macchiato di cose terribili ed anche molto atroci contro la popolazione inerme: il lavoro che non c’e’, i lavoratori che non ci sono, Marchionne, guida in stato di ubriachezza, schiamazzi notturni, genocidi nazisti, accoppiamento con animali da cortile, carestia. La mia mamma e’ bella.

    Minniti e’ brutto.

    (come sono andato? eh? come sono andato?)

    da egidio scrimieri   - lunedì, 9 ottobre 2017 alle 16:32

  18. @Scrimieri
    Il tuo artefatto credo possa causare immani processi celebrali!

    da Orlo   - lunedì, 9 ottobre 2017 alle 17:31

  19. @Scrimieri
    …aspetta…

    da Orlo   - lunedì, 9 ottobre 2017 alle 17:35

  20. Ho letto un paio di settimane fa che qualcuno (non dico chi, fate una ricerca su Gugle) al di sopra di ogni sospetto ha proposto – o intende proporre – la modifica dell’art.1 della Costituzione in questo senso: “L’Italia è una Repubblica fondata sulla libertà”, facendo sparire la parola ‘lavoro’. Che vorrà dire?
    Esattamente quello che il libro di M. Fana – e Robecchi – intendono: una precisa strategia per eliminare il ‘lavoro come diritto’ al fine di sostituirlo con il ‘lavoro come concessione’, con tutto quello che ne conseguirà.
    L'”Europa dei popoli” fa a meno dei popoli, chiarendo una volta per tutte (se mai occorresse) quello che è sempre stata nelle intenzioni e negli obiettivi: l’ “Europa del capitale”.

    da Enrico S.   - martedì, 10 ottobre 2017 alle 16:55

  21. http://notizie.tiscali.it/politica/articoli/Jobs-Act-rottamato-bravo-calenda/

    In effetti ci mancava il Telese Luca.
    È talmente “ingenuo”,il Luca,che anche senza sofismi un normodotato intellettuale si potrebbe fare una sua idea

    da Orlo   - martedì, 10 ottobre 2017 alle 17:03

  22. @Enrico S.
    Mi potresti spiegare,aldilà dell’art 1 della costituzione più bella del mondo(che ha creato il più ampio raggio di costituzionalisti a livello mondiale,dove su un referendum impiantato su mutamenti della stessa,si sono presi a mazzate gli stessi!),cosa possa significare lo stesso?

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 12:51

  23. Tieni presente che il nero in Italia si attesta a 208 miliardi di euro all’anno e che la frazione più importante di codesto,si realizza tramite 3,5 milioni di lavoratori…quasi quanto i “poveri d’Italia”…
    Il 12,6% del pil.
    Se pensi che 20 miliardi di euro sono espressi in mano malavitosa,credo che la difesa “del lavoro” quando si svolge in ottica di legge,sia una salvaguardia dell’art. 1

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 12:57

  24. http://www.ilpost.it/2017/07/14/poverta-ricchezza-anziani-giovani/

    Spero nn sia troppo sofisticato per i cultori di Crozza.
    Vi avviso che ci sta la critica “al sindacato”,perciò ponete attenzione!

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 13:08

  25. televisione/articoli/Andrea-Salerno-La7-informazione-satira-Guzzanti-prima-serata-Vedremo/

    Speriamo in una prime time col Guzzanti Corrado,è da quando si è “liquefatto” dai media che davanti alla tv generalista ci si addormenta volentieri.
    Una tv di vecchi impauriti da chi li ingrassa per il voto.

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 13:39

  26. @Orlo –

    Che vuole che le dica? Io preferisco metterci il parmigiano, sul risotto, ma so bene che questo mi attirerà il biasimo dei puristi che non ce lo mettono.

    da Enrico S.   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 16:05

  27. Enrico S.
    Abbiamo capito come le piace il risotto.
    Ma la mia domanda esulava dalla culinaria e si proponeva nella politica,che benché la vulgata la vede inerme,potrebbe cambiare la costituzione a maggioranza dei tre quarti.

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 18:28

  28. Meno male, gentile @Orlo. Temevo che la mia risposta fosse troppo criptica; così non è stato.
    Mi dia retta: parmigiano.
    Cordialità.

    da Enrico S.   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 19:35

  29. @Enrico S.
    Sei uno talmente criptico che appari autosufficiente a te stesso…e nn parlo di autarchia…parlo di uno come te.
    Comunque se vuoi darmi delle dritte sul tuo,eventuale,pensiero…io potrei darti delle risposte a delle tue,eventuali,domande.
    Ma anche no.

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 19:52

  30. Ma anche no, appunto, dato che domande da rivolgerle non potrei mai averne, né interesse per sue (eventuali) risposte.
    Di nuovo, cordialità.

    da Enrico S.   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 19:57

  31. Naturalmente se sono cose private potete telefonarvi. In più vorrei tranquillizzare i maniaco-depressivi che gridano al bannaggio e alla censura: inutile fare i fenomeni, non stobogni minuto a moderare il sito, ogni tanto lavoro pure.

    da Alessandro   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 20:31

  32. @Robecchi
    Sul link dove si citava Andrea Salerno,mi bannasti.
    La depressione maniacale,almeno che mi si possa smentire,nn mi appartiene.
    Io credo sempre che tu sia un reazionario.

    da Orlo   - mercoledì, 11 ottobre 2017 alle 21:01

  33. Come no, passo le giornate a censurarti e penso sempre a te. Chiedo agli altri che passano di qui un po’ di pazienza: ogni tanto succede di incappare in buontemponi simili

    da Alessandro   - giovedì, 12 ottobre 2017 alle 07:42

  34. Col permesso di Orlo e Alessandro, mi inserisco un momentino nella loro discussione. A ben vedere, veder pubblicato un commento in un blog che pubblica di tutto non ha alcun motivo di costituire una gratifica o soddisfazione per chi lo scrive. E’ invece vero il contrario. E’ quando un tuo commento viene cassato che tu capisci di aver colto nel segno, costringendo il blogmaster alla piccola infamia di nascondere argomentazioni alle quali non sa replicare o che lo mettono in imbarazzo: cosa che peraltro dimostra il valore della tua critica. (Parlo evidentemente qui di commenti scritti con garbo ed intelligenza, non di commenti offensivi o troppo stupidi).

    da egidio scrimieri   - giovedì, 12 ottobre 2017 alle 11:44

  35. Ripeto. Qui si bloccano commenti che possono creare guai con codice penale e in generale si applicano le regole che applicherei da direttore di un giornale. In più, si applica la pregiudiziale antifascista. Gridare alla censura perché magari non guardo il sito per due ore è una cazzata. E comunque tranquilizzatevi tutti, non dite cose così scomode da essere censurati. Le idiozie non sono gradite, ma come dimostrano certi numerosi post di gente che pensa di farsi notare scrivendo polemicucce qui, vengono comunque pubblicate, specie quelle innocui con la scritta al neon “ora vi faccio vedere quanto sono arguto”. Solitamente gli autori sono gli stessi che scrivono a molti altri blog, mah, si vede che credono di avere cose molto intelligenti da dire. Comunque né il signor Orio né il signor Scrimieri sono mai stati né censurati né bannati, mi spiace. In ogni caso apprezzo che il signor Scrimieri parli dei suoi commenti come “scritti con garbo e intelligenza” e “non troppo stupidi”, diciamo che è un’overdose di autostima, frutto di autoconvincimento, non certo una mia opinione. Detto questo, qui si discute civilmente, ed è pur sempre casa mia: se non vedete un vostro commento pubblicato i casi sono due: o non l’ho visto al volo, ma lo vedrò (ogni tanto mi capita di lavorare, anzi spesso), oppure ho deciso che era troppo cretino. Se però il signor Scrimieri pensa che essere “censurati” (ahahahah) qui è la prova che si ha ragione, d’ora in poi tenderò a dargli ragione. E’ quel tipo di vittimismo da rete che mi fa molto ridere: ecco! Non mi ha pubblicato perché sono scomodo! Molto ridere. Se comparire qui anche dicendo cazzate aiuta qualcuno nella sua ansia di visibilità non è un problema mio.

    da Alessandro   - giovedì, 12 ottobre 2017 alle 11:55

  36. @Robecchi
    Ora che ci hai edotti,credo che si possa,anche con arguzia(un bel termine…complimenti!…nn me lo sarei aspettato da te)continuare a cercar di fare discussione anche sotto le “prelibatezze” progressiste di un libro di Fana Marta.
    Una discussione che viene smorzata con argomentazioni fasciste!!!
    Vabbe ognuno a casa sua fa quello che vuole e se nn si vuole un’ospite indesiderato si chiude la porta e si resta nel propio alveo.

    da Orlo   - giovedì, 12 ottobre 2017 alle 13:39

  37. @Enrico S.
    Io invece avrei grande interesse ad interloquire con te.
    Restare nel propio angolino,a bere dal sacro graal,nn mi piace.
    Ma se a te codesto modo di interpretare il Mondo piace,io rispetto la tua ristrettezza e ti auguro molti risotti con il parmagiano e basta.

    da Orlo   - giovedì, 12 ottobre 2017 alle 17:06

  38. Ringrazio A.R. per averci segnalato il libro di Marta Fana che sto leggendo con molto interesse. E’ una minuziosa relazione sulla reale vita del mondo del lavoro che si deve confrontare, suo malgrado, con le falsità del potere, dell’informazione e della politica ad esso asservite. Lo scopo finale è palesemente quello di chiudere prepotentemente la bocca alle richieste naturali di di equità, di diritti e di giustizia sociale delle forze del lavoro.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 19 ottobre 2017 alle 11:38

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