In estate fa piuttosto caldo, in inverno fa decisamente freddino, piovere è sempre piovuto e la grandine c’era pure prima. Ecco riassunto in due righe il contributo al dibattito sul clima di quelli che negano il cambiamento climatico. Faccio una doverosa premessa: ognuno e chiunque ha il diritto di confondere il clima con il meteo, non si possono regolamentare per legge le stupidaggini ed esiste in qualche modo il diritto alla cazzata. Quindi di fronte a ricerche scientifiche, enti di ricerca, università, Onu, Nasa, scienziati, dati, statistiche, rilevazioni ed evidenze, uno può anche credere a Vittorio Feltri, perché no, tutti abbiamo amato Linus che credeva nel Grande Cocomero.
Naturalmente non mi occuperò né del clima né del meteo, cose per cui serve una competenza scientifica che non maneggio adeguatamente, ma della narrazione che ne sgorga, torbida e abbondante. In primis, notando come persino una cosa evidente e gigantesca come il cambiamento delle nostre abitudini di fronte al clima stia diventando una questione di fazioni contrapposte. Più i climatologi lanciano l’allarme e più balzano su come pupazzetti a molla certi pensatori a dire che faceva caldo anche nel 1843, il discorso finisce in vacca, si formano due partiti, si comincia a picchiarsi sui denti, e del clima non frega più niente a nessuno. Aggiunge ridicolo il fatto che ormai si è sedimentata la certezza che chi pensa all’emergenza sia “di sinistra” (una delle cose più generiche dopo “mammifero”, peraltro), e chi invece irride le paure e i timori sia “di destra”, pronto a sudorazioni improvvise non per il caldo afoso, ma perché vede minacciata la sua libertà di parola. Un delirio.
Quindi si rischia una paralisi nel dibattito sul clima, con forze equamente distribuite: i negazionisti hanno mezzi d’informazione, giornali agguerriti, trasmissioni televisive, come quella del compagno della presidentessa Meloni, che zittisce la sua inviata mentre fornisce dati scientifici per dare la parola al primo trombone che passa. E’ una comprensibile – psicologicamente comprensibile – reazione a certi millenarismi estremisti che dipingono la questione del clima come l’anticamera della morte collettiva: è scientificamente provato che di fronte a chi annuncia sventure si alzi qualcuno a dire che va tutto benissimo.
Quel che stupisce è la tigna ideologica, un meccanismo che sposta il discorso da quel che esiste e da quel che si potrebbe eventualmente fare, a una specie di impostazione dogmatica. Se dici che sarebbe meglio evitare voli privati dove arriva il treno sei “comunista” (ahah), se dici che l’aria condizionata nelle stanze d’albergo andrebbe settata in modo meno delirante, senza che si affacci un pinguino da sotto il letto, sei “contro la libertà individuale”. Insomma, ogni anche minuscolo accorgimento per arginare il delirio è contrastato non in termini di effettiva utilità – giusto, sbagliato, efficace, non efficace, come si converrebbe a un dibattito tra esseri senzienti – ma di impostazione ideologica: facciamo il cazzo che vogliamo e il problema non esiste, siete voi che fate tutto ‘sto casino per impedirci di tenere il riscaldamento a ottanta gradi, l’aria condizionata a meno dodici, che sono nostri inalienabili diritti. E’ in questo modo che il dibattito diventa non solo inutile, ma anche un po’ grottesco, come se davanti a un frontale in autostrada non si parlasse di chi ha ragione o ha torto, o di come soccorrere i feriti, ma si negasse l’incidente: dai, guarda come sta bene il morto!
Anche questa volta un’analisi che condivido, ma ormai sono troppe le volte che un’ottima analisi poi ci lascia con un mare di persone incapaci, non voglio usare altri termini che potrebbero essere considerati offensivi, a governare la barca. personalmente credo che abbiamo superato il punto di non ritorno, non riesco ad immaginare come sarà dopo, ma se già fanno casino con chi dice che può andar male non vorrei finir sul rogo. Grazie ancora
da MARCO PIERMARIA FERRARI - mercoledì, 26 luglio 2023 alle 08:51
..azzz…dire “il compagno” della Meloni !!!… questa ti querela…
da Bruno Stringhetti - mercoledì, 26 luglio 2023 alle 12:06
Questo pianeta nel quale ci è dato di vivere (temporaneamente, solo temporaneamente)cambia in continuazione più o meno celermente. Gli esseri viventi sopravvivono se vi si adeguano. L’umanità in quanto senziente ora deve chiedersi quanto i propri comportamenti ne siano responsabili e in quale misura possano essere modificati per ridurne l’impatto e quanto si possa fare per rallentare o invertire i cambiamenti climatici avversi alla sopravvivenza nostra, degli animali e dei vegetali. Al di là di comportamenti individuali non ho una gran fiducia di un approccio serio al problema ….. ma continuo a sperare di poter essere contraddetto in un ravvicinato futuro.
da Angelo Colli - mercoledì, 26 luglio 2023 alle 12:27
Penso che sia abbastanza comprensibile,come mai il negazionismo climatico si annidi a dx,il rinnovamento green costa,ottusamente non vogliono investire,e hanno l’alibi dello sviluppo asiatico che sta dando il colpo di grazia al clima dopo 2 secoli di sconquasso occidentale.
Per ciò che riguarda lo stretto parente della sora,imbucato in Tv,non poteva certo avere tesi alla Greta Thumberg,da quelle parti li chiamano “gretini”…
La discendente dei due,tra qualche decennio,che azz… di genitori che mi sono ritrovata…
da Ivo Serentha - mercoledì, 26 luglio 2023 alle 15:32
Fanno molti più danni tanti finti ambientalisti che lastricano la città di cemento per he gli alberi sono pericolosi in città o costosi (che è lo stesso).
E temo che l’uragano che si è abbattuto su Milano sarà la scusa per tirare giù altri alberi da chi non è negazionista.
da Marcella - domenica, 30 luglio 2023 alle 12:48