Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mer
1
giu 22

Il Pd e il lavoro. Gli “strateghi” adesso ammettono gli errori, ma senza nomi

PIOVONOPIETRESegnatevi queste parole: “Il nostro Paese sconta una perdita di competitività cui si è pensato di far fronte con una flessibilizzazione del costo del lavoro, ma questa strategia non ha funzionato”. Siccome non sta parlando Bakunin, e nemmeno qualche economista neo-marxista, o il compagno Landini, ma il ministro del Lavoro in persona (Andrea Orlando, ieri su La Stampa), il salto sulla sedia è legittimo. Molto nasce da un grafico (fonte: Osce) che gira da tempo, rilanciato negli ultimi giorni, che rappresenta in modo limpido e feroce la situazione italiana. In tutta Europa negli ultimi trent’anni i salari sono aumentati, adeguandosi al costo della vita. Naturalmente è improprio il raffronto con i paesi dell’est (Estonia, Lettonia, Lituania, tutte sopra il duecento per cento di aumento), ma è praticabile quello con gli europei a noi più vicini e dalle economie simili alla nostra: Germania (più 33,70 per cento), Francia (più 31,10), per dirne soltanto due, anche se cogliere fior da fiore sarebbe facile e un po’ umiliante per noi.

Ma facciamola breve: Italia, meno 2,90 per cento. Cioè negli ultimi trent’anni siamo l’unico Paese in cui i salari sono calati invece di crescere. Insomma, prima che lo dicesse Orlando, lo dicono (da anni) i numeri, e il ministro ci mette il timbro: “Questa strategia non ha funzionato”. Una pietra tombale.

Ora si sa che la famosa “questione salariale” su cui per trent’anni ha regnato il silenzio, farà parte integrante della campagna elettorale, e ce lo ha ricordato tra gli altri Tommaso Nannicini (senatore Pd, già consulente economico del governo Renzi) con un tweet di quelli a ditino alzato. “Tra meno di un anno si vota. Possiamo decidere se occuparci di discussioni sterili, piantare bandierine, oppure occuparci della carne viva del Paese. Come della questione salariale” (anche lui allega il famoso grafico). Insomma si vota, e “la carne viva del Paese” (wow!) ridiventa di moda. Bene, c’è da rallegrarsi.

Le cose si complicano un po’ se, dopo aver parlato di salari, tuonando così landinianamente, si passa a parlare di politica. Perché è giusto sottolineare che la strategia di flessibilizzare sempre più lavoratori non ha funzionato, ma sarebbe anche gradita una ricostruzione dei fatti. Chi ha sbagliato strategia? Chi da decenni sostiene con fatti, parole e opere quella flessibilizzazione, i millemila contrattini, l’erosione dei diritti, le narrazioni tossiche sul lavoro? Negli ultimi dieci anni (quasi dodici, a guardar bene) il Pd ha fatto parte di tutti i governi, con la breve eccezione del Conte Uno, con fattivo sostegno a Monti e a Draghi, esprimendo il Presidente del Consiglio per tre volte (Letta, Renzi, Gentiloni), e insomma non stiamo parlando di gente che stava all’opposizione, o in prima fila nelle battaglie per il reddito dei lavoratori, ma di quelli che hanno fatto e votato il Jobs Act, discendenti in qualche modo di quelli che avevano fatto e votato il “pacchetto Treu”.

Insomma, fa piacere quel “la strategia non ha funzionato”, ma forse bisognerebbe aggiungere nomi e cognomi di chi l’ha propugnata e condotta a diventare leggi dello Stato. In poche parole il dibattito sui salari (che avrà un suo peso in campagna elettorale) è abbastanza monco, manca la parte sui responsabili. E’ come se i passeggeri del Titanic, chiamati a votare, confermassero il vecchio capitano, anche se la sua strategia non ha funzionato. Sennò (lo sentirete dire milioni di volte) arriva un capitano di destra che magari ci fa affondare.

5 commenti »

5 Commenti a “Il Pd e il lavoro. Gli “strateghi” adesso ammettono gli errori, ma senza nomi”

  1. La carenza di memoria e un’informazione accucciata sull’ultimo parolaio favorisce i soliti noti.

    da Vitaliano   - mercoledì, 1 giugno 2022 alle 07:36

  2. Tranquilli appena le elezioni saranno alle spalle si continuerà a dare credito ai piagnistei di confindustria, anni fa hanno convinto l’opinione pubblica che lavoravamo meno e andavamo in pensione più tardi di tutti gli altri cittadini dell’unione Europea, in questi ultimi trent’anni sono riusciti a metterci in fondo alla classifica che misura i salari, davanti solo al Portogallo e alla povera Grecia, in compenso siamo quelli che lavorano più ore in un anno e abbiamo una vita lavorativa più lunga di tutti quei paesi nord occidentali che dettano la linea politica/economica Europea, In sostanza più lavori e più ti impoverisci. In questo paese chi lavora è una merce come tutto il resto…non mi sembra che ci siano uscite d’emergenza, il paese intero salvo i giovani che se ne vanno è destinato a diventare bassa manovalanza per tutti gli altri, vedrete che fra non molto verranno da noi a impiantare fabbriche di aziende di altri paesi proprio come in passato avveniva a parti invertite…e non ho neanche sfiorato il capitolo e…….f……scusate non si può pronunciare o scrivere a chiare lettere ci sono delle punizioni corporali per chi lo fa, sono sicuro che capirete.

    da Giampiero Croce   - mercoledì, 1 giugno 2022 alle 09:00

  3. Mi vien da pensare che forse anche la sortita orlandiana è già elettorale. Il tema è può il sistema produttivo italiano essere redditivo quanto gli altri? E può essere capace di sostenere una crescita dei salari adeguata almeno al costo della vita? Al momento direi di no. Troppe le leve abbassate che rendono produrre in italia, al netto dei salari, poco redditizio. E a farne le spese saranno sempre quelli che le leve non hanno manco la possibilità di vederle

    da Gildo   - mercoledì, 1 giugno 2022 alle 10:09

  4. No, non ci sono speranze, il pd come ha ricordato lei ha governato moltissimi anni, questi sono i risultati, di renzisti ce ne sono ancora parecchi dentro al pd, e se hanno ancora una percentuale oltre il 20% dell’elettorato, ognuno tragga le conseguenze.
    Del resto c’è chi si butta a dx e rimarrà profondamente deluso, c’è chi ha provato con i 5S ed è rimasto altrettanto segnato.

    C’è chi non vota più e non potrà lamentarsi di ciò che troverà per un quinquennio,ma del resto quali scelte sono rimaste?
    Ai giovani lavoratori o meno giovani, consiglio il coraggio di provare altrove, qualificati o meno potranno avere buone chances d’essere pagati il giusto, ma non potrà essere uno spostamento biblico, ovviamente.
    Qui se non sfrutti legalmente diventi uno sfruttato e ironia della sorte la dx… Da buttafuori dei migranti, o meglio dallo schifare chi arriva disperato sino ad ora, andranno a prenderli direttamente, altro che minime retribuzioni di dignità… forse e si spera in una modalità migliore rispetto ai barconi che li portarono negli States secoli fa.

    È e sarà sempre una meraviglia di paese…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 1 giugno 2022 alle 11:46

  5. nemmeno rivedere Il grande Lebowski mi consola più

    da anna ruggiero   - mercoledì, 1 giugno 2022 alle 12:32

Lascia un commento