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mer
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apr 18

Dalle ruspe alla fidanzata che stira le camicie: metamorfosi non ti temo

Fatto040418Non c’è bisogno di tornare alle Metamorfosi di Ovidio, la vecchia cara mitologia dove qualcuno, specie se dio, prima o poi diventava qualcun altro incasinando la trama. E nemmeno di svegliarsi scaraffoni come il Gregor Samsa di Kafka. Non c’è bisogno di arrivare a tanto, basta vedere la signora Isoardi che stira le camicie di Salvini: in poche settimane siamo passati dall’uomo-felpa all’uomo camicia-stirata, ogni epoca ha le metamorfosi che si merita.

In quanto a mimetismo e travestitismo d’occasione, comunque, lo spettacolo è interessante, più antropologicamente che politicamente, ma insomma. Salvini si sforza di uscire dal ghetto bellicoso del guidatore di ruspe per sembrare istituzionale, con tutti i dettagli esilaranti di chi cerca di mettersi in panni non suoi. Ma attenzione a non ridere troppo, perché il messaggio dice molto (a parte la concezione della donna a vapore, ovvio): vero che si passa dal look contadino alla camicia, ma vero anche che gliela stira la fidanzata, mica come Silvio che probabilmente se le faceva stirare da una scuola di samba in topless. La signora Isoardi che stira le camicie di Salvini è l’equivalente della canottiera di Bossi, un’ostentazione di normalità popolare: vivo come voi, non ho domestici (a parte la fidanzata, ri-ovvio).

La metamorfosi di Salvini è dunque incompiuta, o in fase di precisazione, ma intanto può poggiare solidamente su una metamorfosi della narrazione che lo ha portato al successo (il suo successo, cioè battere Berlusconi nel centrodestra). Mentre la scena politica macina soprattutto indiscrezioni e retroscena (traduco: nessuno ci capisce ancora un cazzo), le cronache languono. Il grido emergenziale per l’immigrazione incontrollata si è placato, persino la cronaca nera sembra aver tirato un po’ il freno a mano. Di colpo, vengono meno le urla para-inferocite delle moltitudini (nove-undici persone) dietro una transenna che dicono “Ha stato il negro”, “Ha stato il zinghero”. Di colpo la signora che si allunga per urlare nel microfono dell’inviato che suo cugino ha subito due furti in casa è messa in sonno, forse anestetizzata e riposta in un magazzino, in attesa della prossima occasione.

Il tam-tam dei media sui media (è come il cinema sul cinema, un genere a parte) dice che le due voci più xenofobe e allarmiste delle tivù Mediaset (Belpietro e Del Debbio) perderanno la loro tribuna, un po’ perché Silvio li ritiene responsabili di aver portato acqua a Salvini, un po’ perché la missione è compiuta: lo spavento diffuso a piene mani può essere richiamato indietro come un cane.

Quella della destra non è l’unica metamorfosi in corso, ovvio. Lenta e dolorosa appare quella del Pd: l’idea che dal bozzolo ormai incartapecorito del renzismo nasca una nuova farfalla è suggestiva, ma decisamente naïf. E poi ci sarebbe la metamorfosi sua, di Renzi Matteo, che pensa, secondo molti, a fare da sé in un processo di macronizzazione che ancora non gli riesce, sarà il clima.

Quanto ai Cinque Stelle, la loro metamorfosi pare finora la più riuscita: dicono dopo le elezioni cose ancora vagamente simili a quelle che dicevano prima delle elezioni ed è già un record, ma la loro mutazione era iniziata per tempo, con molto anticipo, nel passaggio dai vaffanculo alla mise da statista, in cravatta e sorriso stampato anche nella vasca da bagno. Non è merito loro, probabilmente, ma demerito e strafalcione di chi ha passato anni a descriverli come aborigeni con l’anello al naso e la sveglia al collo, tutti microchip e scie chimiche, mentre ora possono vantare una assoluta, persino scialba e monocorde, normalità, appena increspata da qualche caratterista che dà colore alla scena.

Per gli appassionati di metamorfosi, comunque, è solo l’inizio. Un altro mesetto di sudoku quirinalizio ci darà qualche elemento più, stiamo pronti.

3 commenti »

3 Commenti a “Dalle ruspe alla fidanzata che stira le camicie: metamorfosi non ti temo”

  1. In un Paese come il nostro dove la realtà economica è praticamente conosciuta da chiunque abbia in zucca un minimo di intelligenza, il relativo popolo ha disperatamente aperto le orecchie al suono dei pifferai magici che armoniosamente promettevano paradisiaci cambiamenti. La disperazione ha fatto sì che i suddetti pifferai potessero calcare il palco sociale come maghi risolutori. Le parole magiche si sprecano, io con quello, tu non con quell’altro. io mi ritiro, fate voi, io mi oppongo, io sarò il premier di diritto… ma dal cilindro non esce nulla. Non potrebbe infatti uscire granché dalla mancanza di ideali sociali. Partiti vuoti e carichi di odio come potrebbero garantire un processo di bonifica per il raggiungimento di una buona qualità di vita per tutti?

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 11 aprile 2018 alle 10:40

  2. La capacità delle Tv e dei giornaloni nel far apparire santo o demone qualsiasi personaggio è straconosciuta,il cosiddetto sporco lavoro nel mucchio porta sicuramente i frutti desiderati.

    Presi gli anticorpi del caso si può ragionare senza influenze mediatiche,dallo stirare della compagna agli antichi cori “quanto puzzate” dalla curva rivolti ai napoletani,passando dalle ruspe ai negher,ecco ripulito il neo statista riconosciuto pure da Amendola,l’attore s’intende…beato lui.

    Comunque vada ha ragione,se ne vedranno ancora da qui all’esecutivo mattarelliano,con i due caimani ridotti ai minimi termini,il terzo incomodo avrà delle camice ben stirate!

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 11 aprile 2018 alle 12:49

  3. L’ironia e sarcasmo di questo articolo evidenzia il fatto che i media di questo nostro paese, che si stanno occupando da giorni di tale cretineria, abbiano ormai sorpassato i 40°c di febbre …. Urge tanto ghiaccio

    da gis   - mercoledì, 11 aprile 2018 alle 19:36

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