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ott 15

Vietato imprecare come una volta: ora stare in coda è fighissimo

Fatto211015Un nuovo genere letterario si sta imponendo con grande successo: l’elogio della coda. Di colpo, dopo aver sentito bestemmiare in più lingue ogni volta che bisogna mettersi in fila anche solo per due minuti, ecco spuntare Oh! di ammirazione e applausi scroscianti a mezzo stampa. Fanno sette ore di coda per il padiglione Giapponese! Che bravi! Quattro per Padiglione Italia! Molto bene! Ora per spiegare questa tendenza, vediamo qualche tipo di coda e come lo storytelling corrente possa farla diventare gradevole.
Le code all’Expo. Trattasi di valutazione ideologica. Essendo diventata l’Esposizione Universale una disputa socio-antropologico-politica (la solita: furbi contro gufi), si è diffusa la furbata che l’Expo sia un successo sulla base dei biglietti venduti. E’ questo il motivo per cui da almeno un mese te li tirano dietro (il due per uno è il minimo, a volte sono veri e propri regali). Folle oceaniche, e code spaventose, salutate come la risposta della nazione al successo del grande evento. Dunque, si esalta la coda come sinonimo di successo (quattro ore! Sette ore! E giù battimani), mentre solitamente chiunque sta in coda è un po’ seccato dalla disorganizzazione che ha creato così tante code (su un flusso atteso, sbandierato, propagandato da mesi). Alcune prestigiose istituzioni come i parchi Disney, ma anche Gardaland, hanno risolto il problema alla vecchia maniera, cioè con la cara, intramontabile questione di  classe: se paghi di più salti la fila (si chiama fast-pass, o se preferite, Capitalismo, il ricco passa davanti al povero). Ma resta il genere letterario dell’elogio della coda (titolo di un grande quotidiano: “Rassegnati alla lunga attesa ma felici”), dove si scambia un disagio dell’utente pagante per garrulo entusiasmo.

Che la coda faccia pubblicità è noto. Ma solitamente – a differenza delle code all’Expo – i media ne parlano con malcelata ironia. La code per comprare il nuovo telefonino vengono stigmatizzate dai grandi pensatori dell’oggi come manifestazioni di ottusità popolare. E quando in un centro commerciale di Roma finì a botte per le offerte speciali, l’ondata di sdegno fu totale, qualcosa di simile a “come sono ineleganti questi poveri che si menano per una lavatrice in saldo”. Esistono servizi per evitare le code. In estate, durante i grandi esodi di vacanzieri, ci si affanna a mettere bollini rossi e neri sulle date a rischio, ad avvertire: occhio che se parti domani stai in coda. Con la logica dell’Expo bisognerebbe invece esultare: ehi, guarda che successo quest’anno le vacanze, il signor Gino ha fatto tre chilometri in sei ore, fico, eh! L’Italia riparte!
Tra le code famose dei giorni nostri ci fu quella dei turisti fuori dal Colosseo chiuso per assemblea. Per qualche giorno un’assemblea sindacale fu trattata come l’Armageddon, la piaga purulenta che frena la nostra crescita. Contemporaneamente, si chiudono al pubblico musei e regge per “eventi privati”, o incontri istituzionali, e sulla fila dei turisti fuori, esclusi, nessuna notizia.
Ora il pericolo è che questa divertente narrazione che stare in coda è bello e aiuta le sorti del Paese si trasferisca ovunque. Uno scenario tipo: Franca la coda per la mammografia è lunga due anni! Oh, che bello, Gino, vedi quanta gente vuole fare gli esami? E’ segno che il paese riparte, che c’è entusiasmo! Naturalmente anche lì c’è il fast-pass: se paghi la mammografia la fai domani. Dove si dimostra che le ideologie sono tutt’altro  che morte. Anzi, fanno la coda.

14 commenti »

14 Commenti a “Vietato imprecare come una volta: ora stare in coda è fighissimo”

  1. Ciao Alessandro, è bello ritrovarti almeno su carta/web, è un piacere leggerti, la tua dissacrante ironia ci fa sentire meno soli quando pensiamo le stesse cose… grazie

    da sandra marini   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 10:41

  2. L’isteria di massa non si manifesta solo con l’Expo di MIlano: che questo sia un successo oppure no riguarda la polemica in corso, la cosa importante da capire è: cosa spinge una persona a stare in coda per ore (all’>Expo, al concerto rock, allo stadio, in partenza per la vcanze, etc. etc.
    Si sente odore di popolo bue…..

    da Mario   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 11:22

  3. Le 7-8 ore di coda per un po’ di sushi sono indefinibili e non riesco a commentarle,davvero ho cercato di sforzarmi per comprendere ma non ci sono riuscito.

    Sul marketing governativo ormai chi vuol capire ha compreso,se riesce a far contenti tanti,vuol dire che ci vuole poco ormai per soddisfare,sono dell’idea però che se riesce a giganteggiare così e perchè manca un’alternativa credibile,essendoci il vuoto in alternativa anche un piccolissimo pacchettino confezionato pressochè di aria evidentemente fa la sua porca figura.

    Buone code a tutti vanno di moda,ma attenti a scegliere quelle giuste…

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 11:46

  4. Ma ho capito bene, lei avrebbe risolto con i biglietti di prima e seconda classe???
    E questi che non si lamentano, e fanno le code, tutti scemi sembra di capire… accecati dalla propaganda… vittime del sistema mediatico asservito al Caroleader? O sono tutti di destra?
    E se fossero semplicemente quello che una volta si chiamava popolo? E com’è che uno come lei ora è così distante dal popolo? Com’è che non vi prendete più, lei e il popolo?

    da Andrea Meriggi   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 14:06

  5. Fanno padiglioni costosissimi, ma non sono in grado di gestire una coda. Questo dovrebbe essere l’esempio del Futuro? Allora non lo vedo roseo.
    Se al padiglione Giapponese c’è la fila di 7 ore per vedere uno spettacolo di 30 minuti, e fanno entrare 40 persone per volta, basta prendere i nominativi delle persone che si presentano la mattina e dirgli di venire all’orario che gli spetta, per es. alle 12, alle 15, alle 17,ecc. Gli dai un foglio con scritto di presentarsi 15 minuti prima e che se non ti presenti perdi il posto, tanto c’è sempre qualcuno che rimpiazza. Intanto giri per l’Expo ed all’orario stabilito ti ripresenti al padiglione.
    Credo che creare code di 7 ore in piedi sia incivile, anzi credo che tutte le code che superino i 15 minuti in piedi siano incivili. Nessuno si ricorda mai che al centro di ogni progetto dovrebbe esserci il benessere della persona.

    da Elisa   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 14:25

  6. Gentile Meriggi,
    si rilassi, i miei rapporti con il popolo stanno benone. Mi limito a questo: se lei dice: aspettiamo 150.000 persone, e poi quelle arrivano davvero e stanno in coda sette ore vuol dire che qualcuno ha sbagliato a gestire l’evento… Sul fatto che “il popolo” abbia sempre ragione, poi, mi rimetto alla sua sensibilità, sono certo che troverà diversi esempi storici su cui riflettere…

    da Alessandro   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 14:31

  7. Le persone che organizzano, creano e poi guardano le code sono sempre contente, all’Expo come all’ospedale, è solo che per le code alla sanità gioiscono (e guadagnano) relativamente di nascosto.
    Un sorriso.

    da david   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 14:33

  8. OT W la Barracciu W la meritocrazia
    un sorriso. ciao gufi.

    da david   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 14:41

  9. non so se si trova ancora, ma Alphonse Allais scrisse racconti molto divertenti sull’expo di Parigi (anno 1900, nel senso dell’anno dopo il 1899). Più in generale, Allais era molto divertente, mi sarei fermato volentieri con lui davanti al padiglione russo ma non ero ancora nato, peccato.
    Questo per dire che mi sono divertito anche oggi, non con Allais ma con Robecques
    :-)

    da giuliano   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 14:45

  10. Mettersi diligentemente in coda ( o in riga, magari per tre, come cantava Edoardo Bennato) è una virtù fondamentale del cittadino moderno quale espressione di dedizione alla Nazione. Ergo, qualsiasi forma di coda trova l’incondizionato e sincero plauso del potere, nel caso storico attuale dell’elite di tipo renziano…

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 21 ottobre 2015 alle 17:06

  11. Egr. meriggi

    Ero tentato di risponderle io, ma ho letto che ci ha pensato il nostro gentile Ospite con il consueto tono garbato ma assai incisivo…
    Pertanto mi limiterò a farle notare che no, ha capito male: sono alcune agenzie del divertimento che hanno “risolto” con biglietti evita code più cari (Gardaland, parchi Disney) NON Robecchi che lo ha semplicemente, ironicamente evidenziato nel suo post…

    Stia sereno, cordialità.

    da degiom   - giovedì, 22 ottobre 2015 alle 10:01

  12. E comunque trovo molto strano che un evento come EXPO non abbia risolto il tutto col fast pass o, come giustamente lo chiama lei, Capitalismo, vista la natura dell’evento.

    da Gaber_Ricci   - giovedì, 22 ottobre 2015 alle 16:40

  13. Alla faccia dei gufi tutto il mondo ci invidia le code dell’Expo.
    Se c’è coda c’è obbligo;
    se c’è coda c’è bisogno;
    se c’è coda non c’è organizzazione;
    se non c’è coda non siamo in Italia…

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 23 ottobre 2015 alle 00:46

  14. sulle code e sulla cattiva organizzazione, non vi è chi non veda

    anche xché il fasttrack può essere anche gratuito
    semplicemente si va a fare un’altra cosa

    a EuroDsney l’anno scorso: parchi piccoli, quindi anche fare la fila tutti insieme in famiglia può esser parte del divertimento. ma noi che siam stressati milanesi, abbiam fatto quella per entrare singolarmente. solo x dire che separando le esigenze si migliora la fruibilità dell’evento, siccome so che c’era una proposta non capisco xchè non l’abbian fatto

    il senso dell’articolo di Robecchi è condivisibile. xò va riconosciuto che insieme all’acqua sporca c’è anche un bel bambino, xchè alla fine passare una sera a Expo anche senza vedere padiglioni è bello, internazionale e offre occasioni di riflessione. il fatto che sia e resti un evento di business non deve spaventare: certo migliorarlo era possibile

    forse ancora + importante: migliorare la gestione del post rispetto alla tradizione italiana. forse, la sfida + difficile

    vediamo

    ma con fiducia. non renzianamente. per tutti noi

    a stasera

    glk

    da glk   - venerdì, 23 ottobre 2015 alle 15:43

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