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“Grappa ce n’è?” La domanda cruciale della filosofia salvinista

20160330primailfattoquotidianoForse un giorno leggeremo su Wikipedia che Matteo Salvini ha creato una nuova corrente filosofica. Il Salvinismo consiste nell’interpretare il Superomismo nietzschiano ebbri di vin brulé, le guance arrossate dal freddo, e lo sguardo determinato in una sola, poderosa, tonante domanda: grappa ce n’è?
Ma mi sbaglio e mi scuso: questo è solo il Salvinismo dei giorni di Pasqua, quando Matteo  abbracciava alcuni pescatori, prima di inerpicarsi in vetta e lanciare   giocherellone! – un concorso fotografico di cime innevate (testo: “Dai, chi pubblica la foto che prende più like vince una cena con la #Boldrini”). Seguiva un’altra fotina in cui chiedeva al popolo: “Che dite, lo faccio il lancio col parapendio?” (una sorta di nichilismo democratico autopromozionale). E poi, finalmente, la fotina del Salvini volante che tutti i giornali hanno riportato, chi ammiccando un po’ ironicamente, chi assumendo quel tono serio delle diagnosi: sì, il paziente è piuttosto grave.
Insomma, abbiamo visto, niente ci sarà risparmiato.
Ovviamente sono millenni che il capo per sentirsi capo deve essere il più tosto, il più rapido con la clava, il più solerte nel twittare, il più coraggioso, sicuro di sé, burbanzoso, virile e macho. E’ il motivo per cui Putin si fa fotografare stile Rambo nella neve, a caccia di tigri, di orsi, a cavallo o coi pettorali scolpiti. Il sottile messaggio è: questo è il nostro Capo, forte e indomito. Corrono poi, come sempre, sottili differenze, come per esempio che uno viene da Kgb e l’altro da Radio Padania, ma insomma, il Salvinismo è anche quello: un’arte in sedicesimo, una miniatura, un piccolo fregio sulla realtà dei giorni nostri.
Niente foto istituzionali, liftate e instagrammate, messaggi col cuore in mano come quell’altro Matteo (che per queste cose ha uno staff poderoso). No, il Salvinismo prevede una certa ruspante naïveté che comincia con lo spirito del taglialegna e prosegue con il tradizionalissimo vittimismo italiano. In ogni cosa che fa e dice e fotografa e diffonde Salvini c’è il marameo ai “sinistri”, lo sberleffo ai “compagni”, la ginocchiata alla Boldrini (è la teoria dei gufi vista, appunto, con la logica del ruspante taglialegna). Insomma, il capo dev’essere, oltre a tutto quello che si è detto sopra, anche un po’ rissoso. Ma a volte – qui casca l’asino, e avviso Salvini che è un modo di dire, niente di personale – un pochino esagera. Per esempio quando scrive: “Confesso, non ho l’iPhone, ma ho un Nokia66 vecchio di anni, cosa che magari ai compagni può dar fastidio”. Eh? Come? Ammetto di essermi perso per qualche minuto, di aver provato una vertigine: ma perché cazzo a me “compagno” (poniamo), dovrebbe dar fastidio se Salvini ha un telefono piuttosto che un altro? Può uno aspirare al superomismo, sia pure nella caricaturale variante salvinista, e occuparsi di simili dettagli che già un tredicenne considererebbe infantili? Dopo le foto di Bruxelles (abbondantemente sbertucciate dalla rete), è evidente che il salvinismo prevede di diventare una specie di culto della personalità per gente che sta, volente o nolente, davanti a uno schermo tutto il giorno. Ma questo si scontra con il culto del Capo che gli piacerebbe tanto: un capo dev’essere anche temuto e autorevole, e se invece diventa un panda che gioca nella neve, un gattino di Facebook, o un pupazzo buono per la colonnina destra dei giornali a caccia di clic, perde un po’ questa sua potenza di fuoco. La corrente filosofica del salvinismo si trova dunque in mezzo al guado, al momento della drammatica scelta: può fare la faccia trucida che inneggia alla ruspa liberatrice, faro dell’umanità, oppure può essere l’affabile piccoloborghese che manda a tutti le foto della montagna: urca, va’ che bel sole, quando si mangia?

10 commenti »

10 Commenti a ““Grappa ce n’è?” La domanda cruciale della filosofia salvinista”

  1. In realtà il dettaglio del telefonino non è poi tanto insignificante. Sono robe che contano, a questo mondo. Renzi, per esempio, è uno che c’ha l’Iphone, e lo brandisce come fosse la spada di uno Zorro 2.0. Non dimentichiamo nelle varie Leopolde i patenti riferimenti e i subliminali ammiccamenti a Steve Jobs. E non dimentichiamo la metafora brandita contro la “vecchiezza” di certe romantiche opposizioni sinistroidi al suo jobs (sarà anche questo un caso?) act: “sarebbe come voler inserire un gettore telefonico in un iphone”. Il bersaglio di Salvini è lo stesso. Ed è un bersaglio ideale più che reale. La vecchia sinistra che non c’è più, l’autentica politica che è sotterrata. Solo che le truppe chiamate a raccolta da Salvini, contro il nemico ormai invisibile, non potrebbero mai essere le stesse. Sono quelle che non hanno l’iphone. Parecchio mondo oggi si divide tra quelli che hanno l’iphone e quelli che non ce l’hanno. Effettivamente è roba da tredicenni, ma questo mondo somiglia parecchio a un mondo per eterni tredicenni.

    da Raffaele   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 09:50

  2. Con il suo commento sull’iPhone , a mio modo di vedere,Salvini manda un segnale chiaro e solidale alle sue truppe: Io sono uno come voi, non capisco un cacchio di niente di questi aggeggi moderni’. Bravo Matteo, condivido pienamente …

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 11:27

  3. Ho letto, verissimo. In “io non ho l’iPhone” c’è una rivendicazione di “io non sono un fighetto”, e verissimo che Renzi ci dice il contrario, e insomma, assolutamente convinto che non sia un dettaglio. E’ quel “ai compagni dispiacerà” che fa un po’ ridere…

    da Alessandro   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 11:30

  4. La saga dei “matteo” ormai spopola,uno nelle fantasie più rozze cavalcando le nuove paure popolari,l’altro nel super gruppo mettendo alla berlina chi non la pensa come il nuovo branco,quello dei rottamatori.

    A tutti e due mancano i soldini,come nella versione caimano,ed è su questo particolare che non sarà possibile la lunga soap opera del satrapo di Arcore,certamente sparandole sempre più grosse al popolino piace,ormai lo sanno anche in Groenlandia come siamo messi qui.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 11:47

  5. Si ok va bene tutto; lui, le felpe, i tombini di ghisa, le ruspe, il nokia d’antan…
    Ma in tema di oggettini a la page: ricordo male o sarà un paio d’anni che ha il tablet incollato alla mano destra?
    Ai compagni non so: a me, più che dar fastidio fa pena, sto sciacallo con il pollice opponibile…

    da degiom   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 11:49

  6. Mi preoccupa una cosa sola, non è che quest’anno a giugno, memore d’altri tempi questo “uomo” mi va a tagliare il grano da qualche parte per mostrare il corpo deforme di un radiopadano? Se qualcuno ne fosse a conoscenza avvisi, così da stare lontani da luogo, sapete com’è, da cosa nasce cosa e rimembrando uno che di intelletto ne ha poco, nopn vuoi mai che si fa prendere la mano.

    da Marco   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 13:12

  7. A me fa lo stesso effetto, e fatico a comprendere coloro che non si mettono a ridere. Il problema è che di “compagni” ne siamo rimasti pochi. E soprattutto si è interrotta la linea di quella famosa connessione sentimentale. E si è interrotta alla fonte. Non c’è Wi-Fi, canterebbe Crozza-Casaleggio.

    da Raffaele   - mercoledì, 30 marzo 2016 alle 14:29

  8. Per citare Sergio Leone su Klimt E.: “Matteo Salvini ha due espressioni: con la felpa o senza felpa”
    Non credo quindi che vi sia una contraddizione tra il felpato Salvini in TV che sbraita autoritario e il felpato Salvini col telefono vecchio che ammicca ai suoi camerati verdi camiciati.
    Al giorno d’oggi il Leader deve mostrare di essere potente, ma di avere i vizi che lo avvicinano alla plebe (prima dei Matteoni c’era Silvio, mica Stalin!).
    Un po’ come il berlusca quando parlando di f**a indirettamente diceva ai suoi elettori, “foste al mio posto, non fareste lo stesso?”

    da sebastiano   - giovedì, 31 marzo 2016 alle 13:41

  9. a me ha fatto impressione, stasera al tg, ascoltare i commenti di Salvini e di Forzitalia sul caso del conflitto d’interessi di Guidi e Boschi. Ricordo qui: Umberto Bossi si è pagato la ristrutturazione di casa sua con i soldi del partito (la Lega Nord) e al momento sono in galera pezzi grossi della Lega, soprattutto in Lombardia (Rizzi e lo scandalo della sanità lombarda, Norberto Achille presidente di Trenord, o magari la discarica di Cappella Cantone, eccetera). Ma è mai possibile che nessuno lo faccia presente? Con che faccia Salvini e i berlusconiani vanno ad accusare altri? Ma qui mi fermo, prima di scendere nel dettaglio.
    Il bue che dà del cornuto all’asino, come dicevano i nostri vecchi…

    da giuliano   - giovedì, 31 marzo 2016 alle 20:08

  10. In effetti molti vecchi lettori di Cuore (rigorosamente autocertificati) son finiti a far più ridere dei giornalisti che ci scrivevano.
    PS @Sebastiano: Klimt Eastwoood è un refuso fantastico.

    da david   - venerdì, 1 aprile 2016 alle 14:40

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