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Se Renzi è Frank Underwood, l’elettore del Pd si chiama Umberto Gavazza

Fatto030615Se in tivù danno House of Cards con Kevin Spacey che gioca alla playstation (qui fa più modestamente la réclame della Renault), voi provate a usare il telecomando. Potreste incappare in qualche capolavoro, di quelli in bianco e nero, che so, La marcia su Roma di Dino Risi (1962), con la straordinaria, irripetibile coppia Tognazzi-Gassman. Ecco, mettiamola così: se Frank Underwood-Kevin Spacey pare il mito rivelato della nomenclatura renzista (cinismo spinto e assenza totale di scrupoli), l’impareggiabile Umberto Gavazza-Ugo Tognazzi pare invece l’elettore Pd (delusione e scoramento). Partecipando alla marcia su Roma con il sogno di diventare proprietario terriero, il Gavazza cancella chilometro dopo chilometro i punti del programma del fascio. Guarda e capisce lentamente: tira una riga su ogni promessa praticamente ad ogni curva del viaggio.
Prevengo le obiezioni. E’ vero, verissimo, che non si possono contare mele e pere, che i voti delle regionali non si possono mettere accanto a quelli delle europee, anche se averne persi la metà in un anno qualcosa vorrà dire. Lasciamo stare i numeri (piuttosto impietosi) e occupiamoci invece di Umberto Gavazza. Uno che partecipava con burbanzosa, entusiasta partecipazione al rinnovamento renzista, ascendente Tony Blair con la luna in Leopolda. Aveva letto di rottamazione e si ritrova in certi posti a vincere grazie a cacicchi locali che stanno lì dai tempi delle piramidi. Uno che aveva accolto plaudente gli appelli alla legalità e si trova un De Luca (innocente fino al terzo grado di giudizio, ci mancherebbe, ma attualmente non insediabile per legge). Uno che era disposto a perdere voti a sinistra per accogliere quelli di destra che però non sono arrivati.
Ecco: come l’immenso Tognazzi di Risi, ma un po’ meno geniale, metà dell’elettorato Pd delle europee si è trovato a cancellare qualche voce dal programma, o almeno dal quadernetto delle sue speranze. Il confronto non è con i voti, dunque, ma con il clima, il mood, l’attitudine, l’aria. Che era, soltanto un anno fa, di fermento nuovista, di rivoluzione generazionale, di cambiaverso, e che ora è di perplessissima continuità. Vittima della “narrazione” imbastita ai piani alti (dove non verrebbe fatto entrare nemmeno travestito da Maria Elena Boschi), il Gavazza piddino contemporaneo ha passato un anno a prendere ferocemente per il culo i suoi dirigenti precedenti. Gente vecchia, inetta, compromessa, perdente (parola di gran moda nella narrazione renzista), a cui si gridava a ogni passo “Vergogna! Avete portato il Pd al 25 per cento!”. E dopo essersi tanto sgolato e iscritto alla tifoseria ultras, e usato tutti gli strumenti dialettici in uso ai “vincenti” per picchiare i perdenti, ecco che si ritrova con un Pd al 25 per cento, con meno voti di quelli che prese Bersani, per dire. Magari è un insegnante, e in quel caso avrà apprezzato che alcuni governatori eletti (Emiliano in Puglia, Ceriscioli delle Marche) siano assai critici sulla riforma della scuola. O forse abita in Campania, e allora avrà visto liste improbabili portare carrettate di voti al ras di Salerno De Luca (che ha preso il doppio dei voti del Pd). Chissà, forse come la nostalgia, anche la delusione non è più quella di un tempo e il dettato renzista che “vincere è tutto” lo consola dalle righe tirate a cancellare le numerose promesse. Però penserà anche che se “vincere è tutto” poi bisogna vincere, e non prendere meno voti di Bersani, dando colpe a destra e sinistra (soprattutto a sinistra).

17 commenti »

17 Commenti a “Se Renzi è Frank Underwood, l’elettore del Pd si chiama Umberto Gavazza”

  1. Nel frattempo il Gavazza ha perso definitivamente alcuni importanti diritti (ed altri ne perderà) ed il governo Alfano ha ottenuto molti successi politici.
    Per colpa di Civati.

    da david   - mercoledì, 3 giugno 2015 alle 15:49

  2. Il tutto condito come al solito: arroganza prima, vittimismo poi. Se questo è il nuovo, aridàtece la Prima Repubblica.

    da Beppe De Nardin   - mercoledì, 3 giugno 2015 alle 18:59

  3. Fino a quando non comparirà qualcosa di decente,e basterebbe davvero poco,le praterie dell’astensionismo rimarranno tali,lasciando campo libero a questi quattro cialtroni

    Ed è misterioso come da anni non appaia all’orizzonte,vero?

    da Ivo Serentha   - giovedì, 4 giugno 2015 alle 09:22

  4. ed ecco le nuove assunzioni Manpower

    http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/06/04/news/expo_pasticcio_assunzioni_le_hostess_di_padiglione_italia_a_casa_dopo_un_mese-115994831/?ref=HREC1-3

    lavorare gratis lavorare tutti

    da david   - giovedì, 4 giugno 2015 alle 09:35

  5. però intanto che noi (giustamente) facciamo gli schizzinosi, a destra mangiano ogni cosa. La vicenda romana, Alemanno e camerati, è di quelle da voltastomaco (senza dimenticarsi del leghista Cota in Piemonte), eppure niente di niente, non se ne parla proprio. Per chi se lo fosse perso (spero in pochi) Alemanno e soci intascavano i soldi dei rifugiati e dei campi nomadi. Cioè, per dirlo in una battuta, rubavano agli zingari: che è tutto dire…
    Ma qui non vedo nessuno che ne parla, così come non si parla più di Bossi e di Maroni, delle formigonate, eccetera eccetera.
    Temo proprio che il problema non sia la sinistra, noi ci siamo stati attenti, ma gli altri che fanno? Dormono, e poi gridano allo scandalo; il giorno dopo votano per i ladri. Mah.

    da giuliano   - giovedì, 4 giugno 2015 alle 10:12

  6. E comunque il titolo è “pasticcio assunzioni” e non “pasticcio licenziamenti”, perchè ovviamente Manpower non licenzia, semplicemente non rinnova.

    da david   - giovedì, 4 giugno 2015 alle 11:21

  7. e sono al secondo anno sabbatico senza la tessera , chissa perche?

    da michele   - giovedì, 4 giugno 2015 alle 15:46

  8. Quindi sulla PES si allenavano a GTA

    da david   - giovedì, 4 giugno 2015 alle 16:45

  9. Il buon Gavazzi al posto di marciare su Roma dovrebbe scavare nelle finanze renziane per vedere se ci siano connessioni con la FIFA … il resto lo fanno gli USA …

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 5 giugno 2015 alle 00:38

  10. Al giorno d’oggi per fare politica bisogna saper rispondere alle domande della massa del popolo bue. E’ risaputo da tutti ormai che l’esigenza intellettuale dell’insieme cervellotico del popolo riunito in massa è assai poco esigente… Abbiamo sotto gli occhi esempi davvero estremamente convincenti dell’idiozia delle masse, sia nel passato quando fu scelta la vita di Barabba al posto di quella di Gesù e nel presente quando vediamo ogni domenica civilissime folle di persone scannarsi negli stadi per una “miserissima” partita di calcio… Furbi del calibro di Renzi e Salvini, avvezzi al gioco dei quiz ed all’intortamento attraverso stupidi cinguettii mediatici di grande effetto sulle menti limitate, hanno pertamto vita facile nel condizionamento delle masse, imponendosi nel contempo in ogni altro mezzo mediatico giorno e notte. In questo periodo la maggioranza parlamentare di stolto premio e di nominati, cerca perfino di farci credere che sia corretto e doveroso fregarsene della Costituzione per il semplice fatto che siamo in difficoltà economiche… E i cortigiani privi di autonomia personale, quelli per intenderci dalla lezioncina imparata a memoria, sgambettano in ogni dove per sostenere le teorie senza senso concreto dei loro capi. Mentre subiamo queste prepotenze giornaliere, ai margini della politica abbiamo la sorveglianza passiva del Movimento Cinque Stelle, beatamente convinto che la rinuncia di parte dello stipendo sia il massimo per avere la coscienza politica a posto. Lo stipendio dei parlamentari è davvero troppo?… Beh!… Per molti lavoratori e pensionati non lo è affatto… Nonostante questo sberleffo sociale il nostro Parlamento, sempre lo stesso del disastroso Governo Monti, in proposito aveva avuto la brillantissima idea di approvare il blocco delle pensioni proprio di quei pensionati che durante la vita lavorativa avevano perso tempo per cercare di miglioraqre le proprie condizioni sacrificando il loro tempo libero a favore dell’Impresa mentre i colleghi di larghe vedute sociali future se ne amdavano a pescare o a divertirsi con la famiglia. Oggi equipariamo tutto? Sfatiamo quindi anche la verità finora indubbia della famosa favola di La Fontaine?… La cigale, ayant chanté tout l’été, se trouva fort dépourvue quand la bise fut venue. (…). Buona fortuna Italia!

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 5 giugno 2015 alle 12:32

  11. Grande Lafontaine! Ma c’è qualcosa che mi intriga. Come mai l’evoluzione ha prodotto sia la cicala che la formica. Perchè la favola di Lafontaine si ferma all’inizio dell’inverno e non racconta che in primavera le cose ricominciano da capo, con la formica a lavorare e la cicala a cantare? Forse perchè in questo caso sia più difficile fare la morale?

    da Marco da Zurigo   - venerdì, 5 giugno 2015 alle 23:05

  12. Semplice, la formica è quella dell’estate precedente, mentre la cicala…

    da Vittorio Grondona   - sabato, 6 giugno 2015 alle 11:46

  13. La similitudine col film di Risi l’avevo già sentita ai tempi del governo Letta, con la sinistra che continuava a depennare punti del programma con cui si era presentata alle elezioni. Ne aveva parlato un esponente del PD di Bologna durante un incontro di uno dei comitati di quartiere per il sostegno alla candidatura di Civati alla segreteria nazionale. Questo esponente del PD disse che la similitudine gli era stata suggerita da un suo amico cinefilo. Io credo di sapere chi fosse quell’amico cinefilo, ma siccome il suo nome non venne esplicitato, preferisco non esplicitarlo nemmeno io.

    da sangancillo   - sabato, 6 giugno 2015 alle 14:29

  14. Non ho visto inserito il mio commento di risposta all’interrogativo di Marco in merito alla favola di La Fontaine, pertanto lo ripeto. Nell’evoluzione temporale della morale fiabesca, la laboriosa e previdente formica è sempre quella dell’estate precedente, mentre la cicala…

    da Vittorio Grondona   - domenica, 7 giugno 2015 alle 10:06

  15. Il Gavazza è arrivato al condono edilizio.

    da david   - lunedì, 8 giugno 2015 alle 11:37

  16. il film di Risi andrebbe fatto vedere a tutti i ragazzi che aderiscono a Forza Nuova o Casa Pound, “il fascismo degli inizi”. Quel foglio che Tognazzi cancella un po’ alla volta è proprio il programma iniziale del fascismo, 23 marzo 1919, Milano sala di San Sepolcro. Una colossale fregatura, insomma.
    (invece di fare ironie sugli amici cinefili, forse sarebbe il caso di informarsi – la citazione di Robecchi è perfetta)
    Ma forse i furbissimi nativi digitali lo snobberebbero: è in bianco e nero, non è in 3D, fa persino riflettere, figuriamoci.

    da giuliano   - lunedì, 8 giugno 2015 alle 17:07

  17. Il Gavazza è arrivato al controllo occulto di mail e telefono dei lavoratori, per decreto ministeriale (di sinistra).

    da david   - giovedì, 18 giugno 2015 alle 08:35

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