Il “se non vinco me ne vado” è come il beige, va con tutto e non impegna. Lo dice Beppe Grillo a gran voce nella sua campagna elettorale a pagamento: “Se stavolta non vinciamo me ne vado a casa”. Lo dice Matteo Renzi, nella sua campagna elettorale gratuita: “Riforme subito o vado a casa”. Lo disse anche Silvio Berlusconi nelle sue campagne elettorali che abbiamo pagato tutti: “Se non rispetterò i patti mi ritirerò dalla vita politica”.
Insomma, è tutto un minacciare di andare via, un po’ come nella lirica, dove il soprano canta muoio muoio muoio e non muore mai. Non sarebbe male, ogni tanto, stupire il folto pubblico. Una cosa tipo: “Se non riesco non me ne vado, sto qui, espio e pago i danni”. Certo, è un rischio: Berlusconi, per esempio, dovremmo tenercelo per secoli.
ven
4
apr 14
il mio puntacazzismo di oggi è su “folto pubblico”;
secondo me sono (e saranno) sempre meno quelli che partecipano alla vita politica votando;
l’aspetto antidemocratico è che tutti i politici dicono di preoccuparsi dell’astensionismo ma nessuno prevede norme con una ratio del tipo “se non vanno a votare almeno tot cristiani si rifà tutto” o “se non sono votato da almento tot cristiani non rappresento una ceppa”, anzi tutti propongono norme moltiplicative di rappresentatività sulla base dei quattro voti presi
da david - venerdì, 4 aprile 2014 alle 09:55
Sì ma a differenza di tutti stì “cazzari de politici” Grillo è un uomo d’onore e lo farà.
Io al posto suo e con i suoi soldi v’avrei mandati a quel paese già da tempo, sopratutto voi giornalisti.
da Giuseppe - venerdì, 4 aprile 2014 alle 13:01
Forse sarà per questo che alle elezioni vincono tutti…
da Vittorio Grondona - sabato, 5 aprile 2014 alle 10:54