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mar
24
apr 12

La Fiom contro Tutankhamon

Comincio da questo mese una nuova collaborazione, quella con E – il mensile, che sarebbe poi il bel giornale di Emergency. Come capirete, è una proposta che non potevo rifiutare, per vari motivi. Il primo è l’ottusa e irriducibile simpatia verso quelli che vanno ad attaccare le gambe alla gente in giro per il mondo invece di staccargliele a colpi di mine e di bombe. La seconda ragione è che i direttori sono Gianni Mura e Maso Notarianni, due amici. La terza è che la rubrica – si intotola Robe – è nata durante un pranzo (e vi giuro che sedersi a tavola con Mura è una esperienza assai gradevole). Insomma, ecco qui. Siccome E – il mensile si vende, affolla le edicole e contiere tantissime nuove cose, qui sotto leggerete solo le prime righe. Per tutto il resto, pagare (la buona causa è compresa nel prezzo)

La storia delle grandi dinastie egizie che dominarono il Mediterraneo per circa tremila anni, si intreccia fittamente con le numerose riforme del mercato del lavoro attuate dai diversi Faraoni a partire dal periodo arcaico (circa 3150 a.C.). A quei tempi il mercato del lavoro non era diverso da certe piazze di Rosarno oggi, dove camioncini guidati da caporali senza scrupoli caricano braccianti immigrati e schiavi di colore per raccogliere le arance. Unica consolazione: ai tempi dei Faraoni i camioncini non erano Fiat, quindi capitava raramente che restassero in panne nel deserto.
La prima riforma strutturale del mercato del lavoro presso gli egizi si deve al faraone Narmer (la famosa “tavoletta di Narmer”). Grazie a un’intensa campagna di stampa (soprattutto Corriere della Sera e Sole 24 Ore) il Faraone e i suoi scriba convinsero tutti che il mercato del lavoro egiziano non era abbastanza flessibile. Gli schiavi impegnati nella costruzione di grandi monumenti e piramidi, infatti, avevano diritto a una tazza di brodo ogni sei giorni lavorativi e, finita la grande opera, la tazza di brodo bisognava dargliela lo stesso. Per questo, la grande riforma di Narmer introdusse forme di lavoro meno rigide, creando appositi contratti per gli schiavi nubiani e gli immigrati dal Basso Nilo. Dopo anni di lavoro, gli archeologi hanno identificato e tradotto alcuni di questi contratti. Tra i più diffusi, il “contratto staffilata” (se c’era lavoro, lo schiavo veniva svegliato bruscamente con una frustata sulla pianta dei piedi), il contratto “a risoluzione definitiva” (dopo il lavoro lo schiavo veniva semplicemente ucciso) e il lavoro in affitto (terminata la piramide lo schiavo veniva affittato a tribù selvagge che lo usavano come oggetto sessuale).
…….. continua su carta. E-il mensile (clicca qui)

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