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Fornero’s family, grandi domande e piccole risposte… eccomi qui (continua?)

Capita che qualche post più di altri, che qualche pezzo più di altri sollevi un po’ più polvere di altri… dunque capita di dover rispondere, e non mi sottraggo. In più, la citazione di ieri sul Corriere della Sera (pag 15, e qui), ha reso il mio pezzullo sulla figlia della signora Fornero un po’… popolare (si dice così?), e dunque mi sembra il caso di non sottrarmi alle critiche (che potete leggere nei commenti al post sulla questione, cioè qui). Dunque, un po’ d’ordine. Io non dico assolutamente che la signora Silvia Deaglio, a cui va la mia stima, diciamo così di default (non la conosco), non meriti gli incarichi che ha. Per talento, per volontà, per studi e voglia di studiare. Non mi permetterei mai. Io dico semplicemente che in un paese "ereditario", dove quasi sempre le classi più agiate godono di un indiscutibile premio di maggioranza (studi, migliori, scuole migliori, cognomi importanti, ecc, ecc.) la figlia che insegna nella stessa università del padre e della madre fotografa bene la situazione. Ogni giorno vediamo in tivù, sui media, sui social network e altrove lavoratori della cultura e della conoscenza penalizzati. Da concorsi truffa, nepotismo, blocco delle assunzioni, mobbing più o meno evidenti. Questo rende forse più irritante del dovuto tutta la faccenda. Quindi la signora Silvia Deaglio in sé (come persona) non c’entra nulla. Epperò c’entra in quanto simbolo di una classe dirigente che chissà come se la cava sempre, e predica sacrifici per tutti (tutti gli altri, s’intende). A Cecilia, invece, va una risposta più sincera e personale. No. Il problema non è né il populismo né il più pulito c’ha la rogna. Ma – cazzo, scusate il francesismo – pensare un Paese dove il ministro del lavoro sia mai stato in una fabbrica pare brutto? Qualcuno che si occupa di precariato che sia mai stato precario, insicuro, impaurito dal futuro pare brutto? Il professor Monti ha cambiato tanti lavori, certo, sempre passando da un posto ipergarantito all’altro: sarà la persona giusta per discettare della "monotonia" della vita altrui? Sì, lo so, anch’io non amo i personalismi, non mi piace attaccare le persone. Ma quando si chiede a un genitore di mantenere i figli finché trovano un lavoro (22? 25? 30 anni?) e nel frattempo si teorizza che il suo articolo 18 è un malsano privilegio, non è un personalismo anche quello? E quando l’unico welfare nel paese che funziona è la cara, vecchia, decrepita famiglia, si possono sbertucciare i giovani (cfr. il ministro Cancellieri) perché vogliono vivere vicino a mamma e papà? La signora ministra dell’interno ha mai provato a pagare un affitto di 1.000 euro guadagnandone 800 se va bene? (e non dico comprar casa o fare figli… sacrilegio)! Insomma, di che stiamo parlando? Che agevolare i licenziamenti non è una "questione personale", mentre parlare di tre persone della stessa famiglia che lavorano (posto fisso) nella stessa università lo è? Mentre scrivo queste righe arriva un altro commento: Fornero è figlia di un operaio. Bene, peggio mi sento. E chiudo con una domanda. Fornero figlia di un operaio negli anni 50 ha potuto diventare quello che è. C’era un grande Pci, i sindacati forti, l’autunno caldo, lo statuto dei lavoratori, wow, che lusso, visto oggi! Se Fornero fosse figlia di un operaio negli anni ’90 o 2000, o 2010, potrebbe sperare altrettanto? Se guardate nel profondo del vostro cuore vi risponderete che no, non potrebbe. Perché la lotta di classe esiste, gente, e la stanno vincendo loro. Segue dibattito. Mah!

28 commenti »

28 Commenti a “Fornero’s family, grandi domande e piccole risposte… eccomi qui (continua?)”

  1. “stima di default”…mi sembra acutamente ambiguo…

    da Davide   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 16:57

  2. Sono di qualche interesse i commenti d’assenso? Forse no. Ma la conclusione del pezzo è impeccabile. Sostenere che la lotta di classe è roba vecchia serve solo a far sì che qualcuno la possa combattere ad armi spianate ed altri (ma sì! un po’ di statistica retorica: il 99%) con le mani legate dietro la schiena.
    Naturalmente che la sig.ra Fornero sia figlia di un operaio, più che un argomento razionale, pare interessante materia per il suo (speriamo se ne procurino, se ancora non l’ha) psicanalista.

    da Davide   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 17:07

  3. Caro Robecchi hai detto bene. Quell’Italia tanto disprezzata degli anni ’70 ha fatto fare carriera a troppi, molti di quelli che oggi hanno poca memoria. In un paese dove la mobilità sociale è quasi zero, non mi sorprendo delle uscite di questi personaggi (cosa pretendiamo da chi in Bocconi è dagli anni ’80 che ha le ricette del futuro?). Mi irrita di più il totale silenzio del PD su questi temi. Quel PD erede anche delle tradizioni del PCI – l’iperfavorito Veltroni permettendo. Dov’è oggi il tema dell’equità vera? Nei discorsi di Letta e Bersani o del redivivo Violante? Suvvia… forse anche loro avranno da difendere le loro piccole clientele con le loro solide rendite, ad iniziare da quelle universitarie (per stare in tema). Quel che più rattrista, è la pretesa di far passare questi sacrifici come “salva-Italia”. Ma quale Italia stiamo salvando? Quella che garantisce a questi personaggi di vivere sulle spalle altrui? O quella che la Costituzione avrebbe almeno idealmente disegnato come metà da perseguire?

    da Andrea71   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 17:24

  4. alle volte, come si dice, basterebbe pensarci un attimo prima di dire cazzate. Ne abbiamo già avuti abbastanza, di ministri che facevano il giochino di “oggi la dico io domani la dici tu domani la dice Brunetta”, col sottinteso di “così loro parlano di quello e noi andiamo avanti”.
    Pochi giorni fa, da Corrado Augias, si ricordava che la famosa barzelletta di Berlusconi (quella con la bestemmia, mi pare) venne proprio nel giorno in cui si votava in Parlamento una delle sue leggi peggiori e più discusse. Quindi, il dubbio che il giochino sia questo è più che legittimo: basta cazzate, signori ministri, vi prego.
    Tutta la mia solidarietà a Robecchi, che ha ben colto questo aspetto. Poi, se la signora Fornero è figlia di operai, se il signor Deaglio è figlio di contadini, se la di loro figlia ha un curriculum eccellente, buon per loro – ma non è una scusante. A tutti capita di dire una cazzata, ma qui si esagera, proprio e soprattutto perché si tratta di ministri.

    da giuliano   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 17:58

  5. Io sono un figlio di Papà. Vi scrivo per pulirmi la coscenza.
    Ora vi spiego:

    ho 25,8 anni. Faccio lo stesso lavoro di mio Papà. Ho trovato il lavoro grazie a mio Papà. Sono pagato, cosa rara nel mio campo, ma non sono autosufficiente. Il resto dei soldi me li dà Papà, credo me li darà ancora per un paio di anni. Forse un giorno lavorerò con Papà.

    Da un lato mi vergogno: 1) non ho avuto il coraggio di seguire le mie passioni (non mi davano garanzie) 2) ho un evidente, immeritato, vantaggio competitivo rispetto agli altri.

    Dall’altro lato sono contento: 1) porto avanti la professione che mio nonno ha passato a mio Papà.

    Che devo fà?

    da Figlio di   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 18:23

  6. @ Figlio di. Grazie, la tua posizione è molto onesta. Che devi fà? Niente. Purché non ci vieni a dire che gli altri sono bamboccioni/mammoni/fannulloni/monotoni/sfigati, non devi fà niente. La tua posizione è quella di molti, non c’è niente da vergognarsi. Almeno finché non siedi in consiglio dei ministri e pontifichi dall’alto sulle vite di quelli che non hanno avuto la tua fortuna/opportunità. Tutto qui. Amici.
    a.r.

    da a.r.   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 18:31

  7. Alessandro solo un appunto, lo statuto dei lavoratori è degli anni 70; per il resto un grandissimo articolo… come al solito.
    Grazie.

    da Nicola   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 18:53

  8. Certo, lo statuto dei lavoratori è del 1970, la Fornero è del 1948. Se suo padre ne ha usufruito, giustamente, vedendo con quello garantiti dititti che oggi si vogliono smantellare, ha potuto far studiare molto e bene una figlia di 22 anni. Oggi, se si riforma il mercato del lavoro come vuole Fornero, potrebbe ugualmente?
    a.r.

    da a.r.   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 19:02

  9. Acc!… Ho commentato il post precedente… Mi sembra nel complesso di essere in perfetta sintonia con quanto precisato qui da a.r.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 19:23

  10. Del sentimento umano dei banchieri scrive oggi sulla Repubblica Stefano Rodotà nell’art. “Se le banche lanciano i bond della morte”. In estrema sintesi si tratta di questo: la Deutsche Bank avrebbe ideato un perverso meccanismo speculativo col quale si stabilisce che più rapidi sono i decessi fra un campione di 500 persone scelte negli USA fra i 72 e gli 85 anni, delle quali si fa conoscere preventivamente tutto, salute compresa, maggiore è il guadagno dell’investitore, mentre il profitto della banca cresce con la sopravvivenza delle persone dello stesso campione. Non ho parole… E’ davvero incredibile arrivare al punto meschino di speculare sulla durata della vita delle persone…

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 20:23

  11. Non condivido che si sospetta di una persona solo perche’ figlia di ….
    Non condivido che si dica che la Fornero, figlia di ferroviere, ha potuto diventare docente universitaria, perche’ solo negli anni 70 si poteva scalare nella societa’.
    Anche Massimo Marchiori, 40 anni, e’ figlio di un ferroviere, eppure e’ un genio che ha fondato Volunia ed e’ diventato docente universitario, ricercato da tutti i migliori centri scientifici.
    Per gettare ombre sulla professionalita’ di una persona non e’ a mio avviso sufficiente scrivere solamamente che e’ figlia di ….. Diventa un processo sommario con una condanna ingiusta.

    da Alberto   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 20:25

  12. Cazzo, Alberto, ma non è nemmeno possibile menarla per giorni con un articolo satirico: non è sano.
    Dillà (nei commenti all’articolo che galeotto fu) c’è una mente eccelsa che chiede ad un autore satirico di fare ricerche su Google Scholar, per un articolo (insisto) satirico. Come se competesse a qualcuno di difendere la Fornero e la di lei figlia Deaglio, oltretutto.

    da Theodore   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 21:35

  13. Innanzitutto non era “un pezzullo”, era bello.
    ..e poi hai fatto bene a usare il francesismo, và
    (dovremmo suonare la marsigliese).
    Fottitene Robecchi!

    da Tarkus   - mercoledì, 8 febbraio 2012 alle 21:57

  14. Il figlio di Dio ha incominciato facendo il falegname e poi non si può dire che abbia avuto una vita facile… A parte questo fatto storico/religioso che ho voluto ricordare per rendere l’idea che non tutti i “figli di” scelgono la vita comoda, io penso che si farebbe bene a leggere attentamente quello che viene scritto prima di azzardarsi a fare commenti come quello di Alberto, il quale questa volta non si è proprio accorto di sostenere nella sostanza gli stessi principi etici descritti da a.r. L’oggetto del contendere era però un altro: si contesta la derisione dei giovani da parte del potere. Vorrei infine fare presente che le lotte operaie degli anni 60/70 sostenute con grandi sacrifici e spesso ricorrendo a vere e proprie collette economiche fra i più forti sindacalmente per aiutare i meno garantiti di quel periodo, hanno veramente consentito ai figli del popolo di intraprendere finalmente quelle carriere professionali di pregio che prima erano quasi del tutto riservate alla parte ricca del paese. Ora nell’inconsistenza politica e sindacale di questi tempi il capitalismo cerca di annullare le conquiste dei lavoratori con il ricatto sociale.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 00:15

  15. Primo: vabbe’ che anche l’operaio vuole il figlio dottore, ma Fornero sta dove sta per le sue competenze E perché negli anni Settanta chi aveva competenze aveva più spazio e opportunità.
    La lotta di classe esiste, già, e la stanno vincendo loro (ma mi si permetta di sorridere all’idea che i nuovi padroni abbiano la faccia di Elsa Fornero), ariggià. Ma chi la sta perdendo? E perché?
    E in che cosa dovremmo “sperare” (parola che non mi piace nemmeno un po’), in qualcuno che domani si presenti con la faccia come il culo a promettere un milione di posti di lavoro a tempo indeterminato?

    da Valentina   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 00:57

  16. Grazie davvero di questa risposta.
    Lo scenario che hai delineato qui è proprio quello da cui temevo che il pezzo sulla famiglia Fornero potesse distogliere, anche alla luce dei commenti(un po’ qualunquisti) che avevo letto in rete.
    Quello che non mi convinceva era che i discorsi sulla figlia del Ministro sembravano spostare l’attenzione sul piano individuale, mentre quello che è essenziale è il modello che il Ministro e questo governo propongono ed incarnano, il modello di una classe dirigente che sembra aver abolito qualsiasi idea di parità di diritti, insieme a quella di comunità, di Stato fatto di persone.
    A me fa più arrabbiare questo piuttosto che essere chiamata “sfigata”, “mammona”, o sapere del duplice impiego della Deaglio..e il rischio che questi particolari possano fare più clamore del modello in cui si inseriscono mi fa paura e mi fa rabbia, perché vuol dire che non ci accorgiamo fino in fondo di quello che sta succedendo, non siamo coscienti della nostra posizione. E se non c’è una coscienza di classe, beh allora la lotta è già persa in partenza.

    Grazie ancora per la disponibilità e la lucidità,
    Cecilia

    da Cecilia   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 04:01

  17. beh, certo che tre su tre nella stessa università…
    …c’è proprio di che portarla ad esempio una simile famiglia!

    che ci vogliamo fare, si staranno sicuramente “sacrificando” per il bene dei loro studenti.
    del resto è un lavoro duro, ma l’han scelto loro.
    per questo bevono Amaro Montenegro?

    da stella   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 04:58

  18. Hai detto bene Alessandro. L’ascensore sociale ha funzionato negli anni 60-70 perchè c’era una opposizione vera, sindacati forti, forte spinta a migliorare la propria condizione di vita. Lo statuto dei lavoratori non è stato regalato, ci sono volute lotte e difesa dei pochi diritti conquistati. Oggi l’opposizione non esiste, non esiste perchè non è radicata nel territorio, a contatto con i problemi della gente. La Germania il welfare se lo tiene ben stretto: governo, sindacato forte,opposizione forte e responsabile, salari più alti dell’Europa eppure combattono la globalizzazione senza impoverire le condizioni di vita della classe media lasciandogli la capacità d’acquisto e non impoverendo i consumi interni. E’ gente seria, popolo unito, politici che fanno gli interessi del paese. Se fossimo un popolo dalla cultura democratica di livello europeo non staremmo in queste condizioni. Basti pensare alla divisione nord.sud, alla squallida pretesa della padania, ad una classe dirigente da “venditore di fontana di Trevi come Totò”. Le cicogne sanno dove portare i pargoli sfigati e non.

    da EDOARDO   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 09:24

  19. Nessuno contesta le competenze della Ministro Fornero. Non si contesta nemmeno la carriera folgorante della figlia, sicuramente meritevole e capace indipendentemente dalle indubbie opportunità favorevoli in cui si è trovata rispetto ad altri, forse altrettanto capaci. Non lo sapremo mai… Una volta si diceva da che pulpito viene la predica… Ecco sono le prediche infelici di alcuni potenti personaggi, “competenti, meritevoli, capaci, eccezionali”, che addolorano in particolare i giovani che, a causa di un’iniqua macelleria sociale, bene organizzata in questo momento difficile solo ai danni dei più deboli, sono, oggi più di ieri, costretti a chiudersi nel recinto degli sfigati, dei mammoni e via di seguito… La critica alla evidente mancanza di rispetto è d’obbligo, soprattutto opportuna.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 10:33

  20. Per Vittorio Grondona. D’accordo su tutto. Solo un appunto: le competenze del Ministro Fornero si contestano da sole.

    da Davide   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 11:22

  21. io ritengo sacrosanto metterla sul piano personale. perché è disonesto, oltre che comodo e incoerente, pontificare e insultare da una posizione di privilegio.
    Abbiamo capito tutti la strategia sottesa a questi insulti REITERATI dagli attuali ministri “tecnici”m come se non bastassero quelli lanciati nel passato da gente equivalente: mostrare
    le loro personali condizioni di vita serve a far capire meglio le disuguaglianze sociali e anche a far giustamente incazzare chi subisce gli effetti delle loro scelte politiche.
    Provo un sano disgusto per che governa a difesa dei propri interessi di classe e pretende da Me sacrifici che lui coi suoi pari NON fa: o dovrei pure sorbirmi elegantemente il disprezzo degli insulti??? e la presa per i fondelli delle lacrime pubbliche????
    A costoro manca non solo il tanto sbandierato senso dell’equità, ma anche il minimo senso della decenza di non accasare nella medesima univesità la sacra famiglia unita

    da adele5   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 11:44

  22. La Fornero ha risposto che la figlia si difende da sola. Per me la questione è che lei NON ha bisogno di difendersi. Resta il fatto che, se a finanziare le tue ricerche è la banca in cui mamma siede nel board, farei una domandina facile facile: non c’era davvero nessun altro cui potevano andare quei soldi? Davvero è stato -solo- merito? E se no, quanti altri meriti sono stati anche solamente ignorati?
    Poi, scusate, una cosa: Ogni scarrafone è bello a mamma sua, d’accordo, ma allora perché si predica -per gli altri, è evidente- il totale sradicamento? Perché ci si dovrebbe vergognare di ambire a rimanere, dove si è nati, dove ci sono i propri affetti, relazioni. Perché, in un paese che ha conosciuto e conosce il dramma della emigrazione (esiste una vasta letteratura e discografia a riguardo), che non conosce servizi alla persona adeguati, si ridicolizza l’aspirazione a rimanere nel paese natio, soprattutto quando nessuno lo rivendica come diritto? Robecchi, se mi posso fare interprete del suo pensiero, voleva soltanto evidenziare come certe cose valgano per gli altri, non per una classe dirigente avida e feroce. Che per i figli dei Martone, Fornero-Deaglio, Frati, e altri, i diriti e le aspirazioni valgono. A proposito di merito: mica è una cosa assoluta: un economista o un INgiuslavorista ha successo perché difende interessi, mica si crederà che sono scienziati… sono tecnici al servizio del capitale e per questo coperti di gloria e onore. Fornero non è Hegel né Leonardo, né Einstein mi pare. Molto probabilmente, se sarà ricordata, lo sarà nel novero dei complici di questa catastrofe. Che merito è?
    Per i figli di papà: state tranquilli, nessuno ce l’ha con voi. Vi si richiede però un po’ di sobrietà e, soprattutto, controllate vostro padre quando straparla.

    da Ferdinano   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 12:24

  23. Sul fatto che la rivelazione di relazioni parentali, sentimentali, amicali e di clientela sia “metterla sul personale”: mi sembra che le mafie e le caste siano strutturate familisticamente. Sono loro a fare un uso personale della cosa pubblica, protetti dalla privacy ipocrita (ora anche dal diritto all’oblio). Io vorrei sapere anche dei figli e parenti della Cancellieri. Le carriere fulminanti dei La Russa, Ligrestri, Tanzi, Bossi, Frati, le seguo già con divertimento. Ovviamente, sono esempi di merito e specchiata capacità. Sento il peso della colpa di non aver scelto l’utero giusto da cui uscire, ma mi consolo, gonfiandomi d’orgoglio, per l’intelligenza che ho dimostrato a non esser nato nel Darfur.

    da Ferdinando   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 12:50

  24. Uno dei pensieri più moderni, che fa al caso nostro, è di Benedetto Croce, subito dopo guerra: “Ci sono popoli che hanno tratto forza di rinnovamento dalla nausea di se stessi”. Infatti abbiamo avuto un dopo guerra da riscatto. In soli 15 anni siamo arrivati alla ricostruzione e alle olimpiadi di Roma. Abbiamo bisogno di un attacco di nausea anche oggi. Un forte attacco di nausea. E forse qualche autosganassone e sputazzo in un occhio per aver lasciato mano libera negli ultimi venti anni ad una banda di malfattori, nepotisti, sbafatori, evasori e criminali. Lo svuota carceri andrebbe fatto cacciando gli inquisiti che razzolano nel parlamento, nelle varie conventicole che si stanno sbranando il patrimonio pubblico, evasori, escort di stato, boiardi di stato. In carcere forse c’è il meno peggio.

    da EDOARDO   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 13:40

  25. Visto che la sorte mi ha mandato a dare una velocissima occhiata a questo ennesimo pulpito improvvisato, lascio la mia velocissima piccionata: che mare di tritume, Robecchi! Provi a farsi notare all’estero con questo genere di argomenti. Non le darebbero 2 lire. Fortuna (sua) che qui abbiamo il Corriere…

    da Timo Scenco   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 13:47

  26. Caro Timo Scenco, chissà forse all’estero non hanno bisogno di queste cose, ha ragione. Forse all’estero, papà, mamma (ministro) e figlia non insegnano nella stessa università!
    a.r.

    da a.r.   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 14:07

  27. Ottimo signor “Timo Scenco” (?). Lei ha ingoiato bene la propaganda del Corriere e dei suonatori di tromba che si sfiatano fino a consumarsi per raccontare le glorie dei benestanti. Stia attaccato ai giornali di quel tipo perché lì parlano del suo splendido avvenire che, per promessa conclamata, rifiorirà dalle rovine dello stato sociale… Una cosa è certa, però, le prospettive del Corriere e dei giornali simili non sono sicuramente gli ideali di vita che sognano i figli del popolo. Ci spieghi dunque, vista l’ostentata sua sicurezza in proposito, come tratterebbero all’estero un fatto come quello discriminante intavolato dalla compagine tecnica che alcuni, forse addirittura gli stessi paesi stranieri, hanno messo di prepotenza alla guida del nostro paese. Pensi, un Paese che anche dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale era ritenuto degno di essere autonomo nelle sue decisioni… Oggi, invece, i rapporti degli iniqui provvedimenti del pres. del cons. tecnico sono sottoposti alla valutazione estera prima ancora di quella del popolo italiano. Dopo la sua attesissima “verità” forse capiremo meglio, fra l’altro, anche perché questi tecnici al servizio dello straniero vogliono chiudere i giornali del Popolo. L’hanno già fatto con “Liberazione” ed ora ci provano con “Il Manifesto”…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 16:14

  28. Tanta troppa carne da dibattito. Provo a dare my two cents:
    1)nelle Universita`straniere e`pieno di mogli, sorelle, e fratelli di. A volte fa parte delle condizioni richieste per accettare un posto (lo sto facendo anch`io). Ma si tratta quasi sempre di posti a contratto, meno stabili, di livello un po`piu`basso. In un paese piccolo la cosa puo`essere imbarazzante, in un paese grande (tipo USA) ci si sposta e non se ne parla piu`. Moooolto piu`raro (e non accettato) vedere padri e figli nello stesso ateneo come ordinari. L`ultimo che ci ha provato dalle mie parti lo hanno cassato.

    2)L`unico ascensore sociale rimasto ai ventenni Itlaiani e`l`emigrazione. Le storie di successo ci sono ancora, ma sono rare. Il sistema Italia e`davvero bloccato, al di la`di quello che si legge sui giornali. Il buon Robek scrive su Sbilanciamoci, che fornisce ottimi dati.

    3)Il giochino “figlio di” funziona da sempre e sempre funzionera`. Pero`nelle pieghe di questo sistema aristocratico si vive ancora bene. Basta avere un po`di culo.

    4)Si puo`dire che non ne posso più della guerra contro i ricchi? Preferisco usare il mio tempo per capire come stare meglio (anche economicamente) piuttosto che per polemizzare contro chi sta gia`bene. E magari incazzarmi davvero quando si cerca di far passare una legge che punisce o limita chi ha meno.

    da Enrico Marsili   - giovedì, 9 febbraio 2012 alle 17:01

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