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mer
19
set 07

Temporale – Lezioni di economia

Se devo essere sincero fino in fondo (è un atto di buona volontà, nel mio contratto non c’è nessun accenno alla sincerità), vi confesserò una cosa: i meccanismi dell’economia mi risultano piuttosto oscuri. Non è detto che sia un male, intendiamoci: i topi, per dirne una, non sanno niente di economia, eppure sono miliardi, crescono, non hanno crisi economiche, vanno in pensione quando cazzo gli pare e probabilmente saranno qui, su questo pianeta, quando noi ce ne saremo andati da un pezzo.
Ok, d’accordo, sto esagerando, parlo per paradossi. I topi non sono creature evolute come noi: è vero che sono in grado di accoppiarsi, però non sono capaci di mettere il filmino su Youtube, e questo li rende manifestamente inferiori.
Ma torniamo all’economia, questa straordinaria invenzione dell’uomo che ha permesso l’affermarsi di creature come Giulio Tremonti e Renato Brunetta (maddài, pensate ancora che siamo molto meglio dei topi?). Torniamo all’economia, dicevo. La cosa che mi risulta più ostica da capire è questa faccenda del Prodotto Interno Lordo, per gli amici Pil. In pratica sarebbe la somma di tutta la ricchezza prodotta da una nazione, un concetto immenso. Siccome ogni nazione ha parecchie spese, la sua abilità sta in due mosse ben distinte, ma collegate: controllare la spesa e aumentare il Pil. Detta così non sembra tanto difficile.

E allora cos’è che non capisco? Semplice: non capisco l’applicazione pratica. Cioè, mi sembra appurato che aumentare il Pil sia una cosa di fondamentale importanza, buona e giusta. Più Pil abbiamo, più potremo aumentare le spese, più saremo ricchi, eccetera eccetera. Dunque, se io prendessi questa cosa alla lettera, ora finirei di scrivere questa riga che voi state leggendo, uscirei di casa e andrei a incendiare un bosco.
L’inendio di un bosco può comportare un discreto aumento del Pil. Supponiamo infatti che debbano intervenire sette o otto squadre di pompieri: stipendi, benzina, pezzi di ricambio, tute, elmetti, tutta roba che costa e che bisogna comprare, il che farà aumentare il Pil. Magari il vento ci mette del suo, soffia nel verso giusto, aumenta la superficie di bosco bruciata. Se siamo fortunati il fuoco arriva alle case, magari brucia un’intero paese, un’intera città! Perbacco, questo sì sarebbe un grosso colpo di fortuna: da un piccolo incendio verrebbe un clamoroso, magari pazzesco aumento del Pil. Supponiamo che debbano intervenire i Canadair per domare le fiamme, che due Canadair si scontrino tra loro, che precipitino su una fabbrica di frigoriferi (mai porre limite alla provvidenza, una cosa che gli economisti sanno bene). A questo punto, con il banale investimento di una misera scatola di fiammiferi, avrei fatto impennare il Pil in modo davvero straordinario, e tutto da solo!

D’accordo, è anche questo un paradosso, come quello dei topi. Ma nemmeno poi tanto. Tra le cose che fanno aumentare il Pil ci sono le spese militari, l’acquisto di missili, le stragi sulle autostrade nei week-end, le catastrofi ecologiche e, nel loro piccolo, anche un minimo tamponamento al semaforo e l’estrazione di un molare. Questo, un giorno molto lontano, potrebbe anche farci capire che i meccanismi economici attuali non sono la cosa più geniale del mondo. Certo ci vorrà del tempo per capirlo, servirà studiare molto, bisognerà impegnarsi. Ma sono certo che prima o poi ci riusciremo: siamo o non siamo intelligenze superiori? Insomma, voglio dire, se l’hanno capito i topi…

13 commenti »

13 Commenti a “Temporale – Lezioni di economia”

  1. Dai Robecchi non dica eresie.
    Capisco il paradosso ma il PIL è importante soprattutto per capire lo stato di salute di una Nazione.
    Tecnicamente la crescita del PIL può avvenire anche per strade traverse, ma in genere avere un trend di PIL crescente negli anni indica quanto uno Stato aumenta la propria ricchezza e il proprio benessere collettivo.
    Certo poi che se è spendaccione……e guardi che APPICCARE un incendio farà anche aumentare il PIL ma SPEGNERLO ho i miei dubbi che non abbia serie ripercussioni sulla spesa pubblica.

    da diamonddog   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 10:36

  2. Pensiamo alla potenziale catastrofe che potrebbe causare lo scoppio causale di una delle bombe atomiche americane che alcuni media, definiti ben informati, asseriscono essere in deposito nel nostro Paese. Il Pil salirebbe alle stelle scortato da un enorme corteo di anime dirette loro malgrado in Paradiso.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 10:49

  3. Ho capito tutto! Allora l’incendio basta non spegnerlo!

    da abesibé   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 12:11

  4. premessa: do ovviamente per scontato il tono paradossale dell’articolo di Robecchi
    detto questo, credo che l’affermazione “il PIL è una misura parziale dello stato di salute di una nazione” (nel senso che i parametri con cui questa andrebbe misurata non dovrebbero essere solo legati al reddito prodotto) sia molto sensata. A patto di sapere che cosa il PIL misura effettivamente e come reagisce a decisioni di spesa, a eventi catastrofici ecc. La questione è lunga, ma per cominciare a familiarizzare con il PIL si possono consultare i conti economici nazionali, in particolare le tabelle delle risorse e degli impieghi. Da lì si evince che il PIL non è uno stock, (come il termine “ricchezza” induce a ritenere) ma un flusso, che si misura in unità di tempo (“PIL nell’anno 2007″, “PIL I trimestre 2007″, ad es.): il PIL è “il risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttrici residenti. Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata dell’Iva gravante e delle imposte indirette sulle importazioni.”
    L’equazione fondamentale dei conti nazionali ci dice che (semplifico)
    PIL + importazioni = consumi + investimenti + esportazioni
    La spesa pubblica si distribuisce all’interno di consumi e investimenti. Se io compro due Canadair all’estero aumenterò sia la spesa pubblica sia le importazioni, senza alcun effetto sul PIL. Se brucio un terreno coltivato potranno succedere varie cose, con effetti di segno diverso su PIL e importazioni, ad es.
    – il PIL diminuirà per il calo di prodotto agricolo e perché la famiglia del contadino spenderà di meno (facendo calare anche le importazioni)
    – aumenteranno le importazioni di prodotti agricoli, se la domanda interna non varia e nessun altro contadino è in grado di produrre di più
    – aumenterà la spesa pubblica perché – speriamo – il contadino viene parzialmente indennizzato, il che ridà fiato ai suoi consumi
    – aumenterà la spesa pubblica e quindi il PIL perché si assumono nuovi forestali
    – il contadino venderà il suo terreno a un’impresa che ci costruirà sopra uno stabilimento -> aumento degli investimenti e del PIL
    ecc. ecc.
    Mi sembra non sia chiaro che l’aumento della spesa pubblica tende a far aumentare e non diminuire il PIL (a meno che non si risolva, direttamente o indirettamente, tutto in importazioni)

    da Dust   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 13:23

  5. Riporto a parziale maggiore chiarimento le considerazioni di Wikipedia sul Prodotto Interno Lordo:
    “Il PIL tiene conto di tutte le transazioni in denaro, e trascura tutte quelle a titolo gratuito, restano quindi escluse le prestazioni nell’ambito familiare e quelle attuate dal volontariato (si pensi al valore economico del non-profit).
    Il PIL tratta tutte le transazioni come positive, cosicché ne entrano a far parte i danni provocati dai crimini, dall’inquinamento, dalle catastrofi naturali. (Esempio: se compri un’auto il PIL cresce, se hai un incidente, il PIL cresce, se sei ospedalizzato il Pil cresce e così via). In questo modo il PIL non fa distinzione tra le attività che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono.”

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 19 settembre 2007 alle 20:28

  6. citazione di Bob Kennedy:
    Il Prodotto interno lordo “comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Misura tutto eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.

    da Alessandro Robecchi   - giovedì, 20 settembre 2007 alle 09:24

  7. la descrizione di Wikipedia italiana è veramente scadente. Non solo perché è scritta male da un punto di vista tecnico (confrontatela con quella in inglese, ad es., incluse le discussioni che la accompagnano), ma soprattutto perché mescola definizione e critica. Ad es. “se compri un’auto il PIL cresce, se hai un incidente, il PIL cresce, se sei ospedalizzato il Pil cresce..” è una serie di casi tecnicamente ridicola (ad es. se compro un’auto straniera il PIL non cresce affatto) e basata su valutazioni del tutto opinabili (che c’entra l’ospedalizzazione ? si riferisce ad es. ai costi umani dell’inquinamento ? o al fatto che è un bene disporre di un alto numero di ospedali funzionanti? e cosa c’entra questo col prodotto di una nazione ?).
    Questa pagina è un’ottima base per illustrare la differenza tra critica ideologica (che non si cura di possedere concettualmente il proprio oggetto, lo costringe a parlare una lingua non sua e in più disinforma il resto del mondo) e critica – uso il termine per brevità – “scientifica”. In sostanza: ascolto con interesse chi critica l’utilizzo del PIL come misura del benessere, o chi ne attacca i presupposti teorici e ideologici, ma metto mano all’Ipod quando un incompetente lo criminalizza perché non è fatto diversamente, in particolare perché non “incorpora” giudizi di valore.

    da Dust   - giovedì, 20 settembre 2007 alle 10:12

  8. il mio commento si è incrociato con quello di Robecchi, che cita una bella frase di Bob Kennedy. Sono del tutto d’accordo, però credo che la critica non sia diretta contro il PIL “in sé”, ma contro l’unidimensionalità di un’ideologia centrata sui soli valori economici. Questo è caratteristico di un personaggio che della politica aveva un’idea forte e complessa. Il PIL (proprio in quanto indicatore sintetico) viene intelligentemente utilizzato da BK come bersaglio retorico che sintetizza un’intera ideologia.
    Dovendo acquistare un armadio non ci mettiamo a criticare il metro perché non misura la robustezza o non ci consente di valutare la bontà del design ma ci dà solo le misure delle dimensioni: è chiaro che dovremo affidarci, nel nostro giudizio, a un indicatore “complesso”, in cui un’accurata misurazione è comunque importante. Poi, prese le misure, ci rendiamo conto di quanto è brutto ‘sto armadio e preferiamo un po’ di disordine in più in sala a un ordinato ma deprimente catafalco. Se invece, presi dall’entusiasmo, non prendiamo le misure, magari ci potremo arredare solo l’atrio del condominio

    da Dust   - giovedì, 20 settembre 2007 alle 10:33

  9. Secondo i dati della Banca Mondiale l’India possiede il decimo prodotto interno lordo del mondo e uno dei tassi di crescita più alti del pianeta (circa il 7%). Ma andateglielo a spiegare voi agli abitanti degli slums di Bombay che questo rispecchia “lo stato di salute” del loro paese…

    da Camminare domandando   - giovedì, 20 settembre 2007 alle 14:08

  10. se si vogliono confrontare tra loro intere economie si usa il valore del PIL (la World Bank usa il GNI, ma per semplicità uso PIL), se si vogliono paragonare tra loro i redditi medi degli abitanti:
    a) si correggono i PIL nazionali in modo da tenere conto delle differenze di potere d’acquisto (in questo modo l’India diventa il terzo paese)
    b) si divide il PIL corretto per il numero di abitanti, ottenendo il PIL pro capite. L’India è alla posizione 146
    A questo primo indicatore (piuttosto rozzo ma efficace) bisognerebbe poi affiancarne uno che misura la disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Trovate molti dati qui

    da Dust   - giovedì, 20 settembre 2007 alle 15:21

  11. Un grande pregio di Wikipedia è la possibilità lasciata a chi ne sa di più di modificarne i concetti. Per la cronaca, le due considerazioni che ho riportato non sono la definizione del PIL. Sono appunto solo le due considerazioni generali con le quali, penso io, la nota “enciclopedia libera” abbia voluto semplificarne la comprensione a grandi linee. Ed ora mano all’i-Pod e mettiamoci a ballare… Meglio la musica che guastarci il fegato per nulla.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 21 settembre 2007 alle 00:22

  12. Lezione di economia ineceppibile. Grazie. C’era un indicatore che indicava il benessere della popolazione ma non ricordo il nome. Ebbene sì, nel campo dell’economia ne so meno dei ratti…..

    da stellavale   - venerdì, 21 settembre 2007 alle 01:35

  13. Penso che bisognerebbe insegnare nelle scuole il significato degli acronimi economici. Anche nei giornali l’inserto economico è un mistero impenetrabile. Inoltre,provate a chiedere in giro che cosa sia il valore aggiunto e la sua origine. L’analfabetismo dei meccanismi economico-finanziari è anche una delle cause dell’allontanamento dei cittadini dalla politica. Non capire, dapprima ti fa allontanare, dopo ti fa protestare per esserti troppo emarginato. Dobbiamo riconoscere che Grillo ha cercato di spiegare al popolo alcuni complicati meccanismi economico-finanziari, vedi il caso Telecom e altri, che per un cittadino americano sarebbero più comprensibili.
    Non parliamo della conoscenza a livello europeo dei Trichet, Almunia e altri. Un italiano medio si muove nell’Europa della moneta e della finanza come un elefante nella cristalliera.

    da isabella guarini   - venerdì, 21 settembre 2007 alle 10:52

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