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Poveri imprenditori, come fanno a rinunciare pure ai bagnini schiavi?

fatto120619Uno scenario raccapricciante, situazione spaventevole e foriera di tregenda. Gabicce Mare, Italia. Scena: interno giorno, pizzeria. I clienti spazientiti si alzano dai tavoli e infornano da soli le loro pizze. Turisti belgi lavano i piatti. Le mogli sono salite a rassettare le stanze dell’albergo.

Esterno giorno, si compila la lista degli annegati, perché i bagnini erano “giovani del Sud” che adesso che sono ricchissimi col reddito di cittadinanza, e col cazzo che vengono a Gabicce a fare i bagnini. Vale anche per camerieri, cuochi, aiuto cuochi, fattorini, commessi, baristi. Insomma ha fatto rumore il grido d’allarme lanciato dal sindaco di Gabicce Domenico Pascuzzi: manca personale per la stagione estiva perché “mancano i destinatari del reddito di cittadinanza”. Mannaggia! Non c’è giornale italiano, sito, rivista, blog, che non riprenda la notizia. Come faremo? Moriremo tutti.

Un senatore del Pd eletto in Toscana, non dei più svegli, salta subito sul carretto: “Ecco, pagano la gente per stare a casa!”.

Fine del siparietto. Tutta roba archiviabile come rumore di fondo. Anche perché, naturalmente, non è così. Il presidente degli albergatori del posto dice (intervistato da questo giornale) che il reddito di cittadinanza non c’entra niente, insomma fake news in piena regola (aggiungo che se uno l’anno scorso ha lavorato a Gabicce, regolarmente, coi contributi, e dichiarato tutto per bene, il suo Isee non gli concederebbe quest’anno il reddito di cittadinanza). Allarmismo e furbizia, conditi come spesso avviene con quella sottile patina di scandalo borghese antico come il mondo: “signora mia, dove andremo a finire”. Un borbottio padronale travestito da moralismo: il reddito di cittadinanza “diseducativo” (sempre il senatore di prima). Cioè che ti disabitua a prendere un treno da Salerno o Avellino, e andare a fare la stagione in Romagna alla pensione Vattelapesca, dieci-dodici-quindici ore al giorno, metà in nero, per guadagnare alla fine un salario da fame senza diritti, come subito hanno precisato in rete migliaia di “fannulloni” dal loro divano, raccontando le loro vite reali di stagionali.

Ma i più attenti riconosceranno in questa schermaglia pre-estiva, un nucleo centrale della narrazione padronale di questi anni. Una cosa che rimbalza periodicamente su titoli e titoloni, servizi dei Tg, costernate filippiche: la favola dell’imprenditore che non trova i lavoratori, che pure assumerebbe felice e generoso, ma quelli niente, maledetti, non hanno voglia di lavorare. E’ una favola bella, ma solo all’inizio, perché poi immancabilmente, qualcuno va a vedere meglio. E così si scopre che l’annuncio era un cartello di carta sulla vetrina, o su Facebook, oppure che le condizioni sono insopportabili, o gli orari assurdi, e la paga troppo bassa. Dopo la notizia (tipo: “Panettiere disperato su butta nel forno perché non trova garzoni”) arrivano migliaia di domande e curriculum, ovvio. Ma intanto la voce gira, la favola si consolida, il sentire comune diventa: “Guarda, il lavoro c’è, ma la gente non ha voglia”.

E’ che il dumping sui salari, la compressione del lavoro, il disprezzo dei contratti nazionali, la mortificazione del lavoratore hanno bisogno di un sostegno narrativo, di una voce diffusa che li sostenga in qualche modo, di quel “Signora mia, dove andremo a finire”. Una piccola marea, un’increspatura di indignazione popolare, costante, immutabile, ogni volta risvegliata dalla notizia del giorno, da un sindaco di Gabicce o di altrove, per quei lavoratori che non vogliono lavorare. Che nello storytelling padronale di fine anni ‘10 sono quasi sempre giovani, quasi sempre “del Sud” e sempre immancabilmente fancazzisti. “Diseducati” ad accettare regole del mercato che scivolano spesso (e volentieri!) verso la schiavitù. Che stronzi, eh?

11 commenti »

11 Commenti a “Poveri imprenditori, come fanno a rinunciare pure ai bagnini schiavi?”

  1. Secondo me possiamo stare tranquilli: come sempre ci sarà tanta gente che, pur di guadagnare quei pochi soldi “sicuri”, andrà anche quest’anno a fare lo schiavo sulle riviere italiane.

    da Gabriella Bernardini   - mercoledì, 12 giugno 2019 alle 09:06

  2. Spero che al più presto impongano per legge il minimo reddito garantito, ho sentito stamattina che sotto i nove euro orari non dovrà essere accettabile il lavoro,e chi verrà pizzicato a pagare in nero dovrà subire severe conseguenze.
    Altrimenti non se ne esce, lavorare per rimanere miserabili, tanto vale delinquere.

    Più che giusto arricchirsi se si ha un’impresa, ma che non sia uno schifosissimo arricchimento, sappiamo benissimo chi sono i proprietari dei grandi motoscafi e panfili dei nostri litorali, intestati perlopiù a prestanome, una verifica capillare regalerebbe gustose sorprese…

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 12 giugno 2019 alle 10:20

  3. Ma se il ministero dei trasporti per un posto per ingegnere paga circa 10 euro nette all’ora cosa pretendete da una pizzeria?

    da Antonino   - mercoledì, 12 giugno 2019 alle 19:03

  4. @ Antonino

    10 euro netti orari per un ingeniere sono circa 14 lordi, e sono una miseria considerata la spilorceria dei ministeri,a confronto di cosa guadagnano politici vari, le capacità si pagano considerato gli sforzi per acquisirle.
    Ho scritto di nove euro per semplici mansioni generiche e sono lorde, nette saranno 6-7,per una prima mansione senza esperienza sono da sopravvivenza, meno di questo ho scritto cosa si potrebbe fare in alternativa…

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 13 giugno 2019 alle 07:38

  5. @ pardon

    Ingegnere

    Sorry

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 13 giugno 2019 alle 07:41

  6. Io, da ragazzo del dopo guerra, sono venuto su al motto chi non lavora non mangia. I ragazzi della mia età avevano le stesse prospettive, Ed erano tempi in cui il lavoro non era proprio dietro l’angolo. Bisognava guadagnarselo. Per affrontare in prospettiva una vita decente, da non schiavo per capirci, prima di pretendere quindi salari decenti, si cercava di imparare un mestiere, frequentando corsi specifici di addestramento, spesso serali e quasi sempre a pagamento sovvenzionandoli con il lavoro precario giornaliero. Anche oggi è nella sostanza praticamente così. Un datore di lavoro degno di questo nome non vuole schiavi in genere, ma vuole rappresentanze che lo facciano guadagnare per il bene dell’Azienda, il cui inizio è costato spesso enormi sacrifici,debiti e rinunce, e di conseguenza per il bene presente e futuro del suo collaboratore. Qualche tempo fa mi è capitato di leggere esposto in una vetrina il cartello “cercasi apprendista pratico” (!?)Con tutta questa filippica ho voluto significare che il problema di uno Stato moderno non sono le quote cento, il salario minimo, gli ottanta euro di renziana memoria, ma, io penso, senza peraltro disconoscere le oggettive difficoltà di realizzazione, che sarebbe di utilità sociale incommensurabile utilizzare parte delle tasse per la formazione dei giovani con istruzione adeguata e, secondo le capacità di ciascuno, con l’introduzione pratica nel mondo del lavoro. Dopo di che, ben venga il salario minimo nell’ambito della produzione effettiva. A proposito i 9 euro orari sono previsti anche per la raccolta dei pomodori al sud o per la raccolta manuale delle ciliege… Prima quest’ultima attività e altri lavoretti simili si facevano per poche lire nei tempi liberi dai figli dei poveri e non solo. Ma allora le ciliege costavano molto meno!…

    da Vittorio Grondona   - martedì, 18 giugno 2019 alle 10:44

  7. @ Vittorio

    Sa qual’è il problema? È che quel tirocinio, più che giusto, magari solo per un paio di mesi a retribuzione modesta, considerata la produttività del lavoratore, di questi tempi va avanti cronicamente.
    C’è uno sfruttamento vergognoso, tocca assolutamente legiferare e controllare in tal senso.
    Ai miei tempi l’apprendistato durava alcune settimane, una realtà ben diversa dai nostri giorni.

    Dulcis in fundo, si fa per dire, pochi anni max alcuni decenni, e di lavoro ce ne sarà sempre meno, complice la delocalizzazione ormai risaputa e l’automatizzazione, bene sarà far lavorare il più possibile meno ore, e la ricchezza acquisita dalla robotizzazione dovrà essere in parte investita nel far vivere decorosamente le famiglie, altrimenti vedo un buio molto preoccupante in alternativa.

    da Ivo Serenthà   - martedì, 18 giugno 2019 alle 15:07

  8. E’ possibile che forse il salario minimo spaventi quelle imprese o quelle persone che, avendo loro stesse pochi soldi non possano pagare questo minimo? Così magari finiscono nelle braccia di chi invece promette invece di questo la flat tax, che però è fatta per chi ha di più ed è anti progressiva.
    Si potrebbe dire certamente che chi non ha abbastanza lavoro da poter pagare il minimo non ha bisogno di assumere, tuttavia il potere d’acquisto è quasi sempre relativo al costo dei relativi beni e servizi (miticooo! cit. Homer), quindi un posto di lavoro in più può fare comodo e aiuta a spartirsi gli sforzi e anche se lo stipendio al momento è basso, perlomeno il ricarico (o si può dire plus valore) non è troppo alto o è minimo. il problema è semmai se l’impresa incomincia a guadagnare di più, ma il dipendente continua ad essere sottopagato, ovviamente al netto delle spese da sostenere e non cresce di pari passo, non dico in proporzione, ma almeno ragionevolmente. E’ questo che crea la differenza tra il costo della vita e lo stipendio.
    Quindi questo stipendio minimo forse è troppo alto in certi casi e troppo basso in taluni altri, se parliamo di imprese avviate che guadagnano molto. Ma vorrei confrontarmi ovviamente con chi ne sapesse di più e ben venga se è così.

    da Ingmar   - martedì, 18 giugno 2019 alle 15:08

  9. qualsiasi cosa si voglia imporre a chiunque e questo chiunque deve accettare senza condivisione e senza confronto, può generare effetti perversi. In economia non si governa con le leggi. semmai devi creare le condizioni affinché al datore di lavoro non si consenta di sfruttare il lavoratore.
    Il salario minimo potrebbe essere una giusta ricetta nei paesi con un tessuto morale medio, l’italia non rientra tra questi, e poi tale soluzione può riguardare quelle figure lavorative che non sono tutelate sindacalmente, che non hanno un contratto nazionale, non tutte le categorie. e poi caro robecchi è vero che il reddito di cittadinanza non c’entra un fico secco con la vicenda dei bagnini ma c’entra eccome come disincentivo al lavoro e non sbaglia yanus a dire che cancella la dignità e il potere creativo della persona a meno che non si abbia il coraggio di dire che è puro assistenzialismo e che lo si è creato non per abolire la povertà come dice il fessacchiotto che non distingue un congiuntivo da un condizionale bensì per agguantare voti. cordialità michele

    da michele   - giovedì, 20 giugno 2019 alle 15:13

  10. Io penso che il lavoro debba essere comunque compensato in base aĺle pretese giuste, proporzionate alla rendita effettiva. In sostanza dovrebbero guadagnare sia il datore di lavoro, sia il lavoratore. È a tutti evidente che nella realtà non è proprio così. La pressione fiscale da una parte e l’avidità senza limite dall’altra producono lo sfruttamento e, inesorabilmente, il nero. In queste situazioni sono quindi necessari gli interventi di garanzia e di tutela dei diritti. Poi esistono nella società le persone che non hanno né arte né parte, come per esempio i giovani freschi di studio, e i lavoratori che nonostante siano validi professionisti, si trovano improvvisamente senza lavoro, spesso a causa di poliche dissennate , come per esempio quelle che autorizzano la facile delocalizzazione delle aziende in paesi, peraltro anche della stessa CE, dove i guadagni sono più immediati e abbondanti. In questi ultimi casi, preparazione dei giovani, difesa dei posti di lavoro esistenti e tutela dei disoccupati e delle loro famiglie, è doveroso un concreto intervento dello Stato e di conseguenza del relativo governo di turno. Un Paese civile ce la potrebbe fare!… I capetti giustizieri ed assetati di potere, invece, non ce la possono fare…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 20 giugno 2019 alle 16:22

  11. qualsiasi cosa si voglia imporre a chiunque e questo chiunque deve accettare senza condivisione e senza confronto, può generare effetti perversi. In economia non si governa con le leggi. semmai devi creare le condizioni affinché al datore di lavoro non si consenta di sfruttare il lavoratore.
    Il salario minimo potrebbe essere una giusta ricetta nei paesi con un tessuto morale medio, l’italia non rientra tra questi, e poi tale soluzione può riguardare quelle figure lavorative che non sono tutelate sindacalmente, che non hanno un contratto nazionale, non tutte le categorie. e poi caro robecchi è vero che il reddito di cittadinanza non c’entra un fico secco con la vicenda dei bagnini ma c’entra eccome come disincentivo al lavoro e non sbaglia yanus a dire che cancella la dignità e il potere creativo della persona a meno che non si abbia il coraggio di dire che è puro assistenzialismo e che lo si è creato per abolire la povertà come dice di maio. cordialità michele

    da michele   - giovedì, 20 giugno 2019 alle 19:06

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