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dic 15

Lezione numero 1: non leggete questo titolo

Pag99Narrazioni1-051215Altro che partito della Nazione: il professor Marco Parma, preside in Rozzano, ha rischiato di far nascere il Partito Unico Definitivo. Contro di lui si sono schierati tutti: la destra salvinista e proto-lepenista italiana, la signora Gelmini che ha intonato canti sacri, il presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha stigmatizzato il suo comportamento, intellettuali e presuli, la Cei, Michele Serra e persino Beppe Grillo, che ha fatto notare in un post che il prof era suo candidato, sì, ma non è del movimento. Insomma, all’inizio della settimana abbiamo assistito a un match interessante: Marco Parma, fino al giorno prima anonimo e apprezzato funzionario statale, contro il resto del mondo. Non serve qui dare conto degli estremi della polemica: un preside che preferisce Rodari all’Adeste Fidele, e dall’altra parte l’universo mondo che fa un improbabile due più due con gli assassini del Bataclan e corre a difendere le radici cristiane.
Quel che interessa qui, invece, è un’altra cosa, e cioè capire com’è possibile che una notizia insignificante (addirittura nel caso, una notizia falsa) possa scatenare reazioni che vanno dalla home page dei siti alla nota del capo del governo, dalla presa di distanza del capo dell’opposizione al rumore di fondo sui social network. E la risposta è: il titolo.
Ebbene sì: la polemica politica è oggi un combustibile a presa rapida, una miccia veloce. Si comincia con il titolo: Il preside che cancella il Natale (varianti: ruba, nega, elimina). A leggerlo, viene da ridere: chi può cancellare il Natale? Com’è possibile? Ma ognuno prende le misure su quello: chi per sciacallaggio e malafede accorre portando presepi (Salvini e compagnia), chi si adegua sui media il giorno dopo argomentando che “negare il Natale” è proprio da brutti ceffi. Chi facendo lezioncine – a un preside che lo fa tutti i giorni da anni – su come gestire l’integrazione (il presidente del Consiglio).
Ecco. Il razzo è partito. Ora, per sapere cos’è successo a Rozzano bisognerà seguire la scia, le notizie del giorno dopo e di quello seguente ancora, la lettera del preside, le voci delle mamme (la maggioranza) che lo difendono. Ma dopo. Quando ormai la vulgata che a Rozzano c’è uno che “cancella il Natale” è partita e solca i cieli.
Eppure, a leggere gli articoli anziché i titoli a effetto, qualcosa in più si poteva capire. E però anche chi scrive correttamente e racconta le cose che è andato a vedere, e consegna il pezzo al giornale, se lo trova il giorno dopo titolato in pagina con quel Natale negato, o rubato, o umiliato… tentazione troppo forte, ansia da clic. Andiamo: nessuno porta il mouse su un titolo neutro, tutti vogliono il sangue e il preside che “nega il Natale” è prezioso.

Passando dalla periferia al centro, la teoria ha una sua conferma perfetta e speculare con la nota questione del Colosseo. Settembre scorso: i lavoratori del Colosseo fanno un’assemblea sindacale e fuori i turisti aspettano tre ore di iniziare la loro visita. Anche qui la miccia è di quelle a combustione rapida: per ventiquattr’ore si scatena l’infermo. Ora basta!, tuona il ministro della cultura Franceschini e il presidente del Consiglio strepita anche lui. I toni si fanno roventi: i lavoratori del Colosseo “bloccano il paese”, “azzoppano la ripresa”, attentano insomma con la loro assemblea al benessere generale e in più danno un’immagine di noi all’estero che ci danneggia. E’ la solita cometa dell’indignazione a presa rapida. Così che per capirci qualcosa bisogna guardare la scia, il giorno dopo o quello dopo ancora, scintilla dopo scintilla. Placato il furore per quei disfattisti che annichiliscono gli sforzi del Paese, comincia a filtrare qualche notizia: l’assemblea era regolarmente annunciata, era in regola con tutte le leggi e i regolamenti, il ministero sapeva, i monumenti vengono chiusi spesso e volentieri per feste private o impegni istituzionali lasciando i turisti fuori senza che nessuno si indigni. E poi: da tempo la quinta colonna del Caos riunita in assemblea reclamava soldi arretrati che da mesi e mesi nessuno gli dava. Riecco un po’ sistemata la faccenda, ma con grande sforzo di rettifica e fact-checking (si dice così, no?) dal basso.

Lo dicono le nonne e le mamme da tempi immemorabili: quando vedi una rissa spostati e cambia strada. Ecco, fate così anche quando vedete quei titoli e il coro unanime che subito si alza. Il preside che cancella il Natale, i lavoratori che fanno danni al Paese, il pericoloso terrorista arrestato (il giovane Touil, era innocente ma si beccò anche i tweet esultanti per l’arresto di Renzi e Alfano). Insomma, il fuoco è bello e affascina. A volte paga politicamente. Fa fare molti clic. Per capire se era vero, poi, frugate nelle ceneri. Il giorno dopo.

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