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apr 08

GQ, Temporale – Non è un paese per…

Non è un paese per vecchi. Premio oscar per la politica italiana. Il rinnovamento è nell’aria, anche se le due più clamorose candidature riguardano due ottuagenari. Uno medico (Veronesi, Lombardia, Partito Democratico) e un editore-fascista (Ciarrapico, Lazio, Partito del Popolo). In generale, l’età media è abbastanza alta, che pare la difesa del Milan. Che non sia un paese per vecchi lo dicono anche certe interminabili sedute al senato dove certi novantenni erano costretti a lavorare dieci-dodici ore di seguito (Vergogna! Nemmeno in Cina!). Se la legge elettorale che anche i grandi editorialisti dei giornali chiamano Porcellum (questo sì che fa fico all’estero!) produrrà ancora un pareggio, avremo forse ancora una volta un paese aggrappato al voto di pochi centenari senatori. Non è un paese per vecchi, ma gli somiglia parecchio.

Non è un Paese per giovani. Direi di no. No, non si può dire. All’età in cui Clinton era presidente per la seconda volta, se abiti qui sei un giovane emergente. Tony Blair è andato in pensione all’età che qui di solito sei appena appena eleggibile al Senato. L’attuale tornata elettorale avrebbe dovuto svecchiare un po’ l’ambiente, ma la “corsa al trentenne” che sembrava clamorosa nei primi roboanti annunci politici si è un po’ attenuata. I trentenni, a parte certi casi clamorosi, sono lentamente scivolati in basso nelle liste, vengono candidati ma non verranno eletti. In più, una tremenda frattura generazionale si annuncia. La politica italiana, gestita da settantenni, si è rinnovata coi cinquantenni, che all’improvviso hanno preso a innamorarsi dei trentenni. Con grande scorno dei quarantenni, che non se lì è cagati nessuno quando avevano trent’anni, e adesso ne hanno quaranta e sono andati, decotti, démodé. Una prece.

Non è un paese per donne.
Questo proprio no. Il Partito Democratico ha candidato nelle sue liste un 40 per cento di donne, percentuale assai alta, molto più alta delle donne che verranno elette. Per una strana legge della fisica, come accade anche ai giovani, le donne tendono a depositarsi sul fondo delle liste, a parte alcune eccezioni. Nel Partito del Popolo le donne candidate sono circa il 17 per cento, pochine. In compenso un sacco di uomini si inalberano per offendere le donne degli altri. Veline e soubrette, si è detto delle donne candidate con Silvio. Sciampiste, ha detto Gasparri alle candidate con Walter. Insomma, che siano poche o tante, buone o cattive, belle o brutte, si beccano degli insulti in quanto donne, e questo conferma che… No, non è un paese per donne…

Non è un paese per poveri. Deflagrate sulla campagna elettorale come piccole bombe carta da stadio, le cifre dell’Ocse sui salari europei hanno fatto parlare qualche giorno, e poi più. Resta il fatto che  il potere d’acquisto di un italiano vale meno di quello di un greco, è strabiliante. Avete presente la vecchia barzelletta? Ci sono un tedesco, un francese e un italiano… chi guadagna di meno? L’italiano! Fa ridere eh… Il problema è che bisogna raccontarla in un altro modo… Ci sono un francese, un tedesco, un inglese, un olandese un belga, uno svizzero, uno spagnolo, un austriaco, un danese, uno svedese e un italiano… chi guadagna di meno? L’italiano! Divertente… no? Ma se con tutti gli altri ci sono anche un portoghese e un greco, dico io, chi ride più? No, non è mica un paese per poveri!

6 commenti »

6 Commenti a “GQ, Temporale – Non è un paese per…”

  1. insomma… non è un paese per viverci..

    da suentu   - venerdì, 4 aprile 2008 alle 17:42

  2. per evitare di sembrare vecchi, basta un ritocchino di qua, uno di là. un bel trapianto di capelli un pò di tinta…
    essere giovani non serve e qui siamo a posto, donne? men che meno, poveri? ma quando mai!
    non è nemmeno un paese per ‘alti’,o per ‘sdentati’,per celibi, senza laurea, senza titolo, senza dipendenti e televisioni, senza giornali e avvocati, con fedina penale immacolata…

    da daniele   - venerdì, 4 aprile 2008 alle 19:33

  3. la seconda che ho detto quella ‘con’ senza il ‘senza’

    da daniele   - venerdì, 4 aprile 2008 alle 19:35

  4. Il nostro, però, è il Bel Paese… Come tutte le belle cose sbadatamente affidate nelle mani di amministratori un tanto al chilo, anche il Bel Paese è destinato prima o poi a frantumarsi se non facessimo presto a prendercelo indietro. Nell’elenco non sono nominati i ricchi… Ecco, non vorrei che il nostro diventasse un Paese per soli ricchi. In tale triste evenienza, fino a quando sarà permesso agli imprenditori di delocalizzare il lavoro, non sarebbero sufficienti tutti i vigili d’Italia per allontanare i questuanti dai marciapiedi delle città.

    da Vittorio Grondona   - sabato, 5 aprile 2008 alle 01:10

  5. Non è un paese e basta, forse…

    da stellavale   - sabato, 5 aprile 2008 alle 23:13

  6. Guarda a qiesto link cosa accade in parallelo in un paesino dell’entroterra marchigiano sotto la bandiera dello slogan:
    NON é UN PAESE PER GIOVANI
    prima che uscisse sul Pais…
    http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=AFA50A0B6CE45A8FB0FC3E5B45FBC88E
    …vedere per credere…

    da Serena Panico   - venerdì, 18 aprile 2008 alle 13:39

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