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Il cavaliere inesistente e gli orfanelli ingrati

Pag99gennaio16 titoloPuff, spariti. Volatilizzati, scomparsi come le grandi fabbriche, la nebbia e le canzoni in dialetto. Se qualche buontempone mettesse sui cartelli che annunciano l’ingresso nella città di Milano gli adesivi con la scritta “comune de-berlusconizzato” direbbe il vero. Un sogno, solo pochi anni fa.
Di qui, dall’operosa città di Milano, un tempo provincia di Arcore, dopo il crollo della sciura Moratti, sono passati quattro più che passabili anni di Pisapia, l’Expo, il renzismo con le sue narrazioni, i grattacieli degli emiri venuti su come funghi, e la crisi che non molla la presa: un colpo di spugna e un grande rimosso. Come la pancia nella réclame dell’olio Sasso ai tempi del boom economico, si può ben dire: “Silvio non c’è più, Silvio non c’è più”. Anzi c’è, ma peggio mi sento, perché compare ormai solo per annunciare riscosse e miracoli prossimi venturi da ristoranti dell’hinterland proto-brianzolo. Andiamo, titoli come “Forza Italia, la riscossa parte da Desio” ti fanno un cuore piccolo così, e i milanesi, poi, a Desio non ci vanno più neanche a comprare i mobili al “paradiso del salotto”. Troppo cheap, troppo “cumenda”.
Disastro vero: se googoli “Berlusconi crisi Milano” ti compaiono solo notizie sul calvario del Milan. L’autunno del patriarca che si vede da qui è ancor peggio di quello che si vede a Roma, dove almeno ci sono capigruppo e portavoce che si affacciano ai pastoni dei Tg come per dare segnali di esistenza in vita. A Milano: niente.

Eppure l’attività è frenetica. I vertici di Forza Italia, parlandone da vivi, si affannano ad annunciare gazebo e “tavoli”. Maria Stella Gelmini cala ogni tanto dal feudo bresciano per indire assemblee, motivare le truppe annichilite e disperse, ma parliamo di quadri e dirigenti, perché gli elettori non fanno mistero di guardare a Giuseppe Sala, neo uomo della provvidenza, quello che è “di sinistra” per le primarie dove voterà la sinistra e tornerà “né di destra né di sinistra” quando voteranno tutti. Paradosso milanese: la destra un candidato ce l’ha, ma è già preso dalla sinistra. Fa testo qui un vecchio navigatore reazionario, Vittorio Feltri: “Con tutti i borghesucci milanesi che hanno sposato il renzismo, mi sembra veramente impossibile la vittoria di uno del centrodestra”. Gioco, partita, incontro.
Così si cincischia sui nomi: chi sale e chi scende, come al solito, ma è un fatto che scendono tutti. La carta Sallusti, giocata con riserva (“prima vediamo i sondaggi”) è stata ritirata in fretta e furia, annichilita anche da quelle foto della prima alla Scala, quando sembrava il cocker della signora Santanché, per l’occasione abbigliata da Arbre Magique: l’immagine non sarà tutto, ma quello era troppo davvero. Paolo Del Debbio, volto televisivo, dice “no grazie” prevedendo il disastro e tenendosi buono per future avventure nazionali. Stefano Parisi, già city manager con Albertini, non dice e non sa, anche se il suo nome gira. Ma chi lo conosce? Che appeal ha?

Come sempre, fedeli alla linea “dì che c’è il sole e smetterà di piovere” (altro Zeitgeist scippato a Silvio dal renzismo), si sfiora il ridicolo ostentando ottimismo. “Il bomber arriverà, ci sta lavorando Berlusconi, non c’è fretta”, dice Fabio Altitonante, che di Forza Italia è coordinatore milanese. Ma non si rende conto che a turbare la base (?) è proprio quel “ci sta lavorando Berlusconi”. Perché chiunque sia il candidato, è chiaro che deve piacere a Salvini, più che a Silvio, che la destra a Milano oggi è quella leghista-securitaria più che l’ex Scientology del “nuovo miracolo italiano”, e tutto il resto è irrilevante.
A dire l’ovvio ci pensa Sergio Scalpelli, già Pci, poi Forza Italia, assessore alla cultura della Milano albertiniana, quella dell’”amministratore di condominio”, che parla di “esaurimento della Pag99gennaio16pezzoleadership di Berlusconi accompagnata dalla mancata formazione di una nuova generazione di personale politico”. Sai che novità, sai che freschezza di analisi: un modo elegante per dire che Silvio ha fatto da tappo, che il suo “avanti e indré” di resto-mi-ritiro-no-resto ha prodotto solo immobilismo. Perché sì, di facce nuove all’orizzonte non se ne vedono. Tanto che la destra sociale lepenista della Meloni e del redivivo La Russa si è messa in testa un’idea meravigliosa: chiedere primarie di coalizione, che ad Arcore sono popolari come il colera. Nel caso, spingerebbero un nome polveroso che sa di nostalgia: Riccardo De Corato, già vicesindaco della Moratti, fascistone law and order, che contro l’efficientismo modernista ed “expo-ottimista” di Sala suonerebbe come una clava contro un missile teleguidato a testata multipla. Insomma, non c’è partita. Per non dire di altri due attori in commedia che proprio non riescono a ritagliarsi un ruolo. Uno, il bifronte Ncd, che sta in Regione con la Lega e a Roma con Renzi, avrebbe da giocare la carta Lupi, se questo non rischiasse di travolgere gli equilibri nazionali. L’altro, è il fantasma che si aggira per Milano, Corrado Passera, che corre, combatte (e parla, si direbbe) da solo, e che ogni tanto qualcuno evoca come l’outsider che potrebbe vestire, per l’occasione, i panni del leader della destra. Ma anche qui, niente da fare, l’aitante banchiere viene sistemato in una riga dal governatore ligure Toti che lo liquida con un lapidario “E’ l’icona dei peggiori disastri del Paese”. E così Passera scompare dai radar, e soprattutto dalle pagine della cronaca locale, un vero fantasma.

Il risultato è lì da vedere: ogni volta che parla Giuseppe Sala si notano in platea vecchie schegge della destra milanese in cerca di riscatto in trasferta. E quanto alle analisi, sembra che i poteri forti della Milano “liberale e riformista” (ahah) si siano convertiti al più astruso politichese. Ci sono “pulsioni che producono veti incrociati e tengono lontane le figure più illuminate”, sostiene il presidente degli industriali milanesi Gianfelice Rocca. E dice anche di peggio Claudio De Albertis, presidente dei costruttori: “La borghesia produttiva è tornata a concentrarsi sulle proprie imprese”. Come dire, ci facciamo i cazzi nostri, con sottotesto: Sala ci va benone.
Poi, il resto è contorno e, a volte, puro dadaismo. Come il roboante titolo de Il Giornale: “Un sindaco di centrodestra nel 2016 risolleverà Milano”. Eh? Cosa? Vai a leggere e scopri che lo dice lei, Rosa, “la più nota cartomante di Brera”, cui fa eco Laura Tuan, astrologa e studiosa di scienze esoteriche, che prevede la rinascita della destra, sì, ma solo “quando Giove passerà dalla Vergine alla Bilancia”.

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