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mar 15

The walking student, progetti per la formazione (dei calli)

Fatto250315Tranquilli, non vi farò il temino “io e le vacanze” fitto di edificanti aneddoti. Né mi lancerò in spericolate analisi sui nostri giovani, la “formazione”, le speranze e le promesse, la gavetta e la necessità di “affacciarsi al mondo del lavoro” che poi, quando ti sei affacciato lavorando gratis ti caccia a calci in culo al momento di pagarti. E, in generale, cercherò di evitare toni da nonno inacidito del tipo “quando ero giovane io…”. Ma insomma, anche facendovi grazia di tutto questo, l’uscita del ministro Poletti sulle vacanze troppo lunghe e la necessità di spingere i ragazzi verso la “formazione” – magari come hanno fatto i suoi figli “a spostare casse di frutta al magazzino” – mi sembra una risibile stupidaggine. Che in più – aggravante – dimostra una strana concezione dei giovani e degli studenti che, orbati della “formazione”, se ne stanno “a spasso per le strade della città” (e questo è Poletti, testuale). Insomma, una specie di film di zombie dove un’operosa popolazione esce dal lavoro e trova migliaia di studenti a spasso per le strade, ciondolanti, nullafacenti per definizione, magari pronti a mangiarti (The walking student). A sostegno, arrivano i grandi giornali tutti colorati di mappe e cartine, dove si dimostra che sì, gli studenti italiani fanno lunghe vacanze estive. Non dicono, o lo nascondono bene, che nei paesi che ne fanno meno (d’estate) ci sono vacanze più lunghe in inverno o in altre stagioni, ma che importa, quel che conta è salire sul carro e dare consistenza all’ultima baggianata. Molti hanno rilevato l’assurdità della cosa, dal lavoro stagionale sfruttato al paradosso di giovani costretti a lavorare d’estate e poi ad essere disoccupati dopo il diploma o la laurea. E forse sarebbe da notare en passant che parla di “formazione” e di lavoro per i giovani proprio il ministro che ha dato il suo nome a un decreto che prolunga la durata del precariato, consentendo innumerevoli rinnovi di contrattini per trentasei mesi. Fu il primo decreto del governo Renzi, tra l’altro, tanto per partire col piede giusto.
Ma veniamo al pensiero che sta dietro l’estemporanea proposta, perché spesso le parole dicono più di quanto sembra. Uno: i ragazzi che “vanno a spasso”, pare brutto. Due: la “formazione” che il ministro esemplifica con la sua esperienza personale (figli che spostano cassette). Cose da cui emanano nostalgie del buon tempo antico. Un profumo di “eh, ai miei tempi…”, un’eco di quel che si sentiva dire a certi nonni: “Eh, per voialtri ci vorrebbe una bella guerra…” (sottinteso: rammolliti, quand’era giovane io, eccetera eccetera). Insomma, come già nel Jobs act, gli anni Cinquanta sono tra noi, travestiti da “modernità”, “opportunità” e “formazione” come nel caso portato ad esempio: “spostare le casse di frutta e verdura in magazzino” (“formazione” dei calli). Ora non si capisce perché il ministro voglia limitarsi a questo. In fatto di modernità ci sarebbero anche altre affermazioni per i prossimi convegni e i prossimi titoli. Cose tipo: “Questa non è musica, è rumore”, oppure “Alla tua età io zappavo l’orto, altro che Playstation”. Tutta sta modernità finalizzata, alla fine, a garantire un po’ di mano d’opera estiva sottocosto, un po’ di lavoro stagionale gratuito. La formazione, sì, ma la formazione di qualche utile in più per quelle aziende o aziendine che oggi, se devono spostare casse in magazzino, sono costrette a pagare (sacrilegio!) dei lavoratori veri. Che spreco, eh? Con tutti quel walking student a zonzo inoperosi!

10 commenti »

10 Commenti a “The walking student, progetti per la formazione (dei calli)”

  1. Meno male che c’é ancora qualcuno che ha un barlume di raziocinio, in Italia. Anziché gracidare dal mezzo delle acque più purulente della più antica palude, lo Stivale dei principi e delle Signorie sempiternamente presenti, certi sbarbatelli dovrebbero esser rimandati – non per per contrappasso ma per imparare la realtà – forzatamente sui bachi di scuola, nella scuola pubblica italiana.

    da serastrof   - mercoledì, 25 marzo 2015 alle 08:51

  2. Coraggio che manca poco, continuando così sulla strada del rinnovamento tra un attimo arriva il rinnovamento del ’68.

    da david   - mercoledì, 25 marzo 2015 alle 09:01

  3. nonostante che Poletti mi stia profondamente sugli zebedei e che tu sia un mio idolo, caro Robecchi, penso che le vacanze estive di tre mesi sono davvero troppo lunghe, sia per gli studenti che per la scuola che per le famiglie, e che dovremmo ristrutturare seriamente la gestione dei tempi di studio/vacanza, anche solo copiando dai paesi che ci circondano

    da Vittorio Marletto   - mercoledì, 25 marzo 2015 alle 10:12

  4. Quanti elogi della flessibilità nelle compagnie low cost abbiamo oggi ?

    da david   - mercoledì, 25 marzo 2015 alle 11:45

  5. Appena sentita la notizia ho pensato a bar e ristoranti con solo camerrieri non pagati per il periodo estivo, un ottima formazione per dare ai giovani nessuna professionalità e l’abitudine a lavorare gratis.
    Mio figlio sta per fare 18 anni e preferisco che passi l’estate con gli amici e a interessarsi di quello che vuole piuttosto che spostare cassette di frutta e servire birra ai tavoli di un pub. Qualche libro, dei viaggi e qualche spunto di approfondimento con gli amici li ritengo più formativi per i futuri cittadini che il facchinaggio, indipendentemante se pagato.

    da nik   - mercoledì, 25 marzo 2015 alle 12:15

  6. Inizio dalla fine,moriremo a colpi di tweet e di stron..te sparse con questi qui,bravissimi a girare la frittata e nel far ricadere alle persone comuni le responsabilità,anziché ammettere le grandissime mancanze della politica da vent’anni a questa parte,e la globalizzazione che avrebbe dovuto risolvere la miseria per miliardi di persone,al contrario sta facendo arricchire pochissimi e i miserabili stanno aumentando.

    Il poletti di turno non ha e non avrà problemi a sistemare bene i figli con o senza cassette di frutta,l’unica effettiva differenza tra noi e loro.

    Ci leggiamo alla prossima stron..ta pessima casta che non siete altro.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 25 marzo 2015 alle 12:48

  7. Questa della musica non mi suona nuova … era assai in voga già negli anni sessanta … e mi ricordo anche delle maledizioni a chi portava i jeans e le stramaledizioni a chi aveva i capelli lunghi …

    da Marco da Zurigo   - giovedì, 26 marzo 2015 alle 18:53

  8. …Ai miei tempi si iniziava l’anno scolastico il primo di ottobre. Che fortuna si direbbe oggi!… Eppure fin dal primo giorno di vacanda la data dell’1 ottobre mi sembrava maledettamente vicina, nonostante fosse usanza dei genitori d’epoca mandare durante le vacanze i figli ad occupare praticamente gratis molto tempo libero come fattorini presso datori di lavoro spesso molto esigenti. Imparano il mestiere dicevano, Qualche volta mollavano pure qualche sberla, così, tanto per gradire. Imparano a vivere dicevano… Oggi siamo entrati nella casella che nel giro dell’oca renziano ci riporta alla prima casella. Si rincomincia, signori, tiriamo i dadi e che il cielo ce la mandi buona… La sorte, ovviamente!… Visto che il cervello di massa si dimostra senpre di più incurante dei progressi sociali che aveva, ahinoi, inutilmente conquistato…

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 27 marzo 2015 alle 11:37

  9. Intanto niente concerti se non hai 14 anni:

    http://www.lastampa.it/2015/04/01/italia/cronache/concerti-vietati-ai-minori-di-quattordici-anni-la-proposta-di-legge-voluta-dai-genitori-U0eySSsapeUcg1b7ZMyLUM/pagina.html

    da david   - mercoledì, 1 aprile 2015 alle 08:11

  10. zitti tutti, che lavorando nella formazione professionale, mi toccherà pure sorridere mentre racconterò loro fregnacce sulla “valenza formativa” e la “messa in trasparenza” delle competenze acquisite servendo prosecchi ai puzzoni che dopodomani, quando saranno diplomati o laureati, offriranno loro giusto un tirocinio di tre mesi perché nel frattempo “non hanno un profilo qualificato”.
    Sob.
    Burp.
    Gasp.

    da Nina   - martedì, 7 aprile 2015 alle 09:16

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