E così, alla vigilia del suo annunciato ritiro, il presidente Napolitano sembrerebbe più renziano di Matteo Renzi, che è un notevolissimo record. Una frase come “Non si attenti in qualsiasi modo alla continuità di questo nuovo corso” è un endorsement un po’ smaccato, se arriva dalla più alta carica dello Stato, quella superpartes. Poi c’è l’accorata denuncia a chi dissente a “non farlo con spregiudicate tattiche emendative che portino a colpire la coerenza sistematica della riforma”, cioè un invito, se proprio ci si vuole opporre al “nuovo corso” a non usare i consueti meccanismi parlamentari garantiti da leggi e regolamenti. Poi, discutere di “ipotetiche scissioni” sarebbe solo “tempo – e inchiostro – che si sottrae all’esame dei problemi reali”. Riassumiamo: non opporsi. Se ci si oppone farlo senza riuscirci (cioè senza “colpire la coerenza sistematica della riforma”) e non parlare delle divisioni, che si perde tempo. Ecco. Matteo Renzi non avrebbe saputo dirlo meglio. O forse sì, con abile sintesi avrebbe detto: “Gufi”.
avrebbe usato le stesse parole per Monti e Letta, dalle cui capacità a suo tempo appariva immedicabilmente folgorato a distanza, ma evidentemente non erano i soggetti giusti perché glieli cambiavano sotto il naso come pedine di un gioco dell’oca di cui forse gli sfuggivano parzialmente i termini
da diamonds - mercoledì, 17 dicembre 2014 alle 18:07
Cosa ci si aspetta da uno che non si è fatto venir dubbi di incostituzionalità sul Lodo Alfano?
da r1348 - mercoledì, 17 dicembre 2014 alle 19:07