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Per pagina99, Piede Libero di oggi. Acciaio: aridatece l’Iri

Andavo alle scuole medie quando sentivo dire dai liberisti che “lo Stato non può fare le macchine”, l’acciaio, l’energia eccetera eccetera. Così le macchine (e l’acciaio, l’energia, eccetera) passarono ai privati, non sempre con risultati entusiasmanti.
Oggi mi pare di ringiovanire quando sento – anche da certi liberisti –  che una gestione statale della siderurgia in Italia sarebbe auspicabile. Dall’Ilva alla Thyssen si respira una gran voglia di Iri, perché l’acciaio ci serve, lo facciamo bene, ma evidentemente gli imprenditori privati non sono capaci. In pratica si sente alzarsi un timido coro bipartisan il cui sottofondo è: l’acciaio è troppo importante per lasciarlo fare ai padroni. Bello, tornare giovani. Più bello ancora che i lavoratori Thyssen di Terni prendessero il loro stipendio di ottobre, oggi negato perché stanno scioperando. Alla fine più che quale futuro bisognerebbe scegliere quale passato: quello novecentesco dello Stato che fa l’acciaio o quello ottocentesco dei padroni delle ferriere?
pagina99

6 commenti »

6 Commenti a “Per pagina99, Piede Libero di oggi. Acciaio: aridatece l’Iri”

  1. Forse mi permetto troppo ma la conclusione che in italia lo stato è un imprenditore migliore dei privati è una posizione che sostengo da tempo.
    Preso tutto quello che dall’IRI (e ENEL e SIP e autostrade e altro) è stato privatizzato rimangono solo rovine industriali.

    da nik   - martedì, 4 novembre 2014 alle 10:49

  2. C’é un motivo molto semplice per cui i privati producono peggio dello stato: il loro obiettivo é il profitto, che perseguono abbassando i costi di produzione e i salari a discapito della qualitá.
    Lo stato non produce per profitto.

    da Federico_79   - martedì, 4 novembre 2014 alle 14:17

  3. Leggevo tempo fa di quel politico del nord che diceva che i mafiosi calabresi sono brave persone: indossano la camicia, sono educati e girano in SUV, esattamente come gli imprenditori.
    Se gli imprenditori non si comportassero come criminali (per es i Riva), forse esisterebbe ancora una differenza tra le due categorie.

    da sebastiano   - martedì, 4 novembre 2014 alle 17:42

  4. Lo stato da solo non è abbastanza. Ci vuole la volontà politica e le capacità organizzative. Uno come Enrico Mattei tanto per intenderci … ma nel giardino dei nanetti della politca attuale non ce n’è nemmeno l’ombra …

    da Marco da Zurigo   - martedì, 4 novembre 2014 alle 17:43

  5. Secondo me la contrapposizione tra stato e privato nella produzione del profitto è una contrapposizione inutile (eventualmente bisogna discutere di normative anticoncorrenziali quando lo stato si comporta da privato), la contrapposizione vera, secondo me, è scegliere dove si può e dove non si può (nè come privato nè come pubblico) fare profitto.
    Cioè veramente credo che il privato farebbe profitto su tutto, ma questo solo perchè sono un “militante di una volta”, mi stanno dicendo in questi giorni.

    da david   - martedì, 4 novembre 2014 alle 19:28

  6. Mi permetto come david dire una cosa ‘di una volta’ : il profitto per un’impresa pubblica è uno dei tanti parametri da considerare. Per il privato esso è l’unico parametro.

    da Marco da Zurigo   - mercoledì, 5 novembre 2014 alle 01:14

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