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Non vuoi vendere la bicicletta per comprare una cabrio? Gufo!

Immaginiamo la scena. Famiglia italiana, interno giorno. Seduti al tavolo da pranzo padre, madre e figli discutono delle più urgenti riforme: ce la compriamo la macchina nuova? Il dibattito si fa infuocato: chi la vuole cabriolet e chi giallo canarino, chi propone il modello più sportivo e chi spinge per i sedili in pelle. Finché una voce si alza, timida, e chiede: ma ce li abbiamo i soldi per comprare la macchina nuova? Ecco una cosa su cui sono tutti d’accordo: no. Per quanto surreale, la scenetta somiglia abbastanza da vicino allo svolgimento dei principali talk show di attualità: persone che discutono del mercato del lavoro, teorizzando scenari tedeschi, o danesi, per poi concludere che sì, sarebbe bello, ma i soldi ci sono? No.
Particolarmente suggestivo è lo scenario danese della flexsecurity, su cui alcuni pensatori insistono da anni, forse addirittura da prima che esistesse la Danimarca. Basta una distratta occhiata a Wikipedia per sapere che la Danimarca ha meno del dieci per cento degli abitanti dell’Italia (5,6 milioni contro 60), un Pil procapite molto più alto, e quindi è un po’ come se un impiegato di medio livello dicesse: “Ehi, facciamo come gli Agnelli!”. Ma non è solo questo, ovvio. C’è anche un dato che in questi surreali dibattiti nessuno dice mai, e cioè che la Danimarca spende in politiche di sostegno al lavoro il 2,6 per cento del suo Pil, mentre qui spendiamo lo 0,4. Sì, è volgare parlare di soldi, certo, ma va pure ricordato che quando il presidente Obama cominciò a lavorare al suo Job Act, nel 2011, mise sul tavolo la bellezza di 447 miliardi di dollari di denaro pubblico. Qui si oscilla molto, invece: chi dice che non sarebbero sufficienti dieci miliardi e chi teorizza che ne basterebbero due o tre, anche se su una cosa sono d’accordo tutti: non ci sono.
Scatta dunque il solito amabile trucco: le due fasi. Constatato che il mondo del lavoro ha due grandi componenti – lavoro garantito, si fa per dire, e lavoro precario – si propone di togliere garanzie al primo per poi darle a tutti. Prima fase: via alcuni ammortizzatori (articolo 18, cassa integrazione). Seconda fase: felice redistribuzione di ammortizzatori e diritti. Naturalmente quel che può capitare tra prima e seconda fase appartiene all’imponderabile: elezioni, cavallette, mutamento del quadro politico, acuirsi della crisi, inondazioni, eccetera eccetera. Come dire che, mollati i diritti che rimangono e il welfare che resta, poi si vedrà, sempre se troveremo i soldi, che al momento non ci sono. Tornando alla nostra famiglia riunita in conclave, si potrebbe riassumere così: prima fase, papà vende la Panda, i ragazzi vendono la bicicletta e il motorino, mamma rinuncia al parrucchiere. Seconda fase: i soldi per la macchina nuova non ci sono comunque. E se per caso il figlio Gino si rifiuta di vendere la bici, fa resistenza, si oppone, avanza qualche dubbio, si becca del conservatore, del gufo, del disfattista imbelle, magari pure dal Presidente della Repubblica. Immaginiamo l’entusiasmo con cui milionari, alti redditi ed evasori fiscali assistono ai dibattiti televisivi di questi giorni: di oneri per le imprese non si parla, di tasse più alte (a livello danese, diciamo) non si parla, di soldi da trovare dove i soldi ci sono non si parla. La riforma del lavoro pare una partita di giro tra lavoratori, in sostanza un affare interno tra padri sfigati garantiti con la cassa integrazione e figli sfigati non garantiti che non hanno nemmeno quella. Tutti gli altri ridono di gusto.

9 commenti »

9 Commenti a “Non vuoi vendere la bicicletta per comprare una cabrio? Gufo!”

  1. La verità è che i media sono nelle mani del capitale il quale su ogni cosa che persegue incomincia ad utilizzarli per ubriacare l’opinione pubblica a suo esclusivo interesse. Vuole fare la guerra? Ebbene fuori ogni forma di strumentalizzazione mediatica corredata da video disgustosi. Vuole abolire l’articolo 18? Ebbene eccolo mobilitare giornali, giornalisti, opinionisti TV pronti a giurare praticamente che è l’art. 18 il principale impedimento ai finanziamenti ed alle assunzioni dei giovani… Del tipo in sostanza che Ruby è la nipote di Mubarak! Il popolino, soprattutto quello che lavora alle dipendenze di altri, è indifeso in ogni settore sociale, costretto a subire imposizioni di politici nominati appunto dai servi del capitale che nella realtà sono i padroni dei partiti di oggi. Il sindacato, invece di lottare, tratta in rimessa… Troppo difficile combattere il malaffare o l’evasione fiscale. In compenso il Parlamento sfodera leggi alla Pinocchio che non hanno un vero utile senso sociale, come per esempio la possibilità di imporre ai figli il cognome di uno dei genitori a scelta o al limite di entrambi. Una legge penale, ancora per esempio, che introduce il reato autonomo di depistaggio e inquinamento processuale di un crimine, in forma generica e non specifica come era nelle proposta a prima firma di Paolo Bolognesi. Nel primo esempio, nel caos naturale che mater semper certa est, pater numquam, il padre finora col suo cognome denunciava pubblicamente la sua consapevolezza di padre, ora deve accettare comunque di essere una parte secondaria nella famiglia… Gallo nella stia in attesa di utilizzazione?… Mah!…Nel secondo esempio, per un nonnulla qualsiasi, un cambio della ruota dell’auto, una nuova tinteggiatura dell’auto stessa, fatte anche in buona fede, possono alla fine portare ad un giudizio di voluto depistaggio delle indagini quando eventualmente fosse ritenuto necessario effettuarle proprio su quell’auto. Leggi facili e senza impegno responsabile, quindi. Non ci sono i soldi?… I soldi invece ci sono, eccome! In una completa ignoranza politica nelle città si continua a spendere soldi della comunità per costruire ridicole rotatorie o per restringere a scopi elettorali le già strette carreggiate con opere murarie che intralciano il traffico delle auto solo per fare circolare stupidamente una bicicletta ad intervalli di un’ora una dall’altra. E non finisce qui!…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 25 settembre 2014 alle 10:18

  2. Si potrebbe aprire una tipografia e stampare euro a rotta di collo, cosi di botto i soldi ci sarebbero per fare qualsiasi cosa ci venga in mente.
    Io la butto sul ridere ma non escludo che una “cazzata ” del genere sia passata per qualche “spettacolino ” di cui sopra ;-))

    da michele   - giovedì, 25 settembre 2014 alle 12:38

  3. Arrivo qui di rimbalzo da un suo tweet, gentile Robecchi. Raggiunto il suo profilo su quel social network la scopro in lotta contro un ossessione. Quella per Renzi. Capisco scorrendo i cinguettii che automaticamente sarò bollata come renziana. Soldatina, meglio. Pazienza, probabilmente ritiene che la libertà di pensiero sia toccata in sorte soltanto a lei. Me ne farò una ragione e #staròserena, come Matteuccio.
    A parte dare spazio al suo lavoro di scrittore e giornalista (articoli, incontri, presentazioni), ogni parola ogni frase è rivolta contro quell’obiettivo. Sembra non accadere nulla di interessante, o di meraviglioso, o di tremendo a questo mondo al di fuori del mondo di Matteo Renzi. Lei non è molto generoso, vedo, nel dare spazio a colleghi giornalisti, altri intellettuali. Non ritwitta e non segnala alcunché, a parte qualche solito noto (e immagino conoscente e amico). Legittimo, per carità. Ma poi ecco materializzarsi su quel suo spazio il nome di chiunque (economista di destra, pensatore reazionario, direttore di giornale iperborghese) non appena questo si ponga criticamente dinnanzi a quell’unico individuo. Poi, l’equazione con Berlusconi. Facile, comoda. Troppo facile, troppo comoda. Penso alle foto che ha postato ieri. Silvio guarda Michelle Obama. Renzi guarda la CEO di Yahoo. «Italiani in America». A parte che gli sguardi sono diversi, ma quella può essere solo una mia impressione. Lei accosta quello che teneva Ruby sulle ginocchia con quello che ha messo metà ministri donna, metà assessori a Firenze, più di metà componenti della Segreteria del partito che guida. Quello che ha piazzato un sacco di donne in posti importanti. Certo, mi dirà, nelle grandi aziende le ha messe Presidente, le donne, non a.d.; tacendo che quelli prima se la son sempre cavata con coppie di maschi. Poi, da altri tweet par di capire che le capoliste renziane alle Europee e ministre come la Boschi le sembrino stipidi oggettini nelle mani del marionettista (opinione assai diffusa nella sinistra sinistra), ma ecco… il paragone con Silvio è quantomeno disonesto. Ma si faceva per scherzare, no?
    Giorni fa ho visto che ha postato una foto del Premier con una faccia improbabile davanti alla sede di Twitter. «Oh Signore aiutaci». Le hanno fatto notare che era un fake (e forse non serviva, non serviva esser dei geni della grafica o della fotografia, per capire…) ma si è difeso, «è più vera del vero». In piccolo (molto in piccolo, eh) è lo stile di uno dei giornali per cui scrive. 9 colonne per le accuse. Zero (o 0,5) righe per rettifiche o smentite. I lettori lo comprano per vedere il sangue, mica gli stracci con cui andrebbe lavato. Ma questo è un problema suo, che ci scrive. Domani potrei scrivere di averla vista ubriaco mentre molestava delle vecchiette. Poi a chi mi dice che non è vero potrei rispondere «Cantonata? Ahahahaha…».
    Mi scusi se le ho fatto le pulci, non credo serva a qualcosa, ma non serve a nulla nemmeno il suo rincorrere quell’ossessione con l’accento toscano che, pensi, non ho nemmeno votato alle Europee. Sono così renziana da aver votato come lei per la lista di Curzio Maltese di cui avrà letto in questi giorni le nobili gesta, per cui forse con un po’ di coraggio poteva spendere un Tweet, risparmiandone uno a Richetti o a Bonaccini, se non a proprio a Renzi. Ma poi non voglio che lei m’accusi di volerle insegnare il mestiere. Me ne guardo bene.

    da Maria Lucia Venturi   - giovedì, 25 settembre 2014 alle 13:33

  4. Maria Lucia,
    non mi sembra proprio che Robecchi attacchi solo Renzi. E Grillo? E Berlusconi? Diciamo piuttosto che attacca il potere.

    da federico_79   - giovedì, 25 settembre 2014 alle 16:40

  5. Gentile Maria Lucia,
    non si scusi per “farmi le pulci”, quello che scrivo pubblicamente (il mio account twitter, i giornali per cui lavoro, la tivù, la radio, i libri, il teatro…) è pubblico e quindi ampiamente criticabile. Quindi non mi difenderò, ma mi permetterà di fare un paio di notazioni. La prima, quella che lei chiama la mia ossessione. Strano, tra l’altro che questo arrivi in un giorno in cui dedico la mia rubrica su un giornale on-line (pagina99) a Beppe Grillo, ma non importa: è un’ossessione anche individuare le ossessioni altrui. Il fatto è che mi occupo di politica, e in questa fase politica credo (mia opinione, naturalmente) che ci sia un “problema Renzi”. E’ lui che guida il governo, che promette riforme, che annuncia cambiamenti epocali, eccetera eccetera. Insomma, lui ha il pallino e io parlo più che altro di lui. Ho già avuto scambi di questo tipo con chi mi diceva: e Grillo? E’ lui il vero pericolo! Mah, si può pensarlo, ovviamente, ma io non lo penso, penso invece che sia assolutamente (e anche un po’ ridicolmente) irrilevante, mentre Renzi guida un governo con una strana maggioranza che va (nei fatti) da Brunetta e Sacconi ai nuovi giovani ministri, a militanti del Pd, a Marchionne… e questo mi sembra un “governassimo” (termine politico antico) che merita vigilanza, se non altro.
    Le porto un esempio del mio sconcerto: la prima pagina de Il Giornale di oggi che parla di De Bortoli e del suo fondo di ieri come del diavolo, molto molto simile ai commenti di tanti militanti renziani, magari in buona fede convinti di essere “di sinistra”. Ammetterà che c’è qualcosa di strano… una strana vertigine… Ma comunque, sia. Quanto al paragone con Silvio, che le pare disonesto, intendiamoci: nessuno ha mai detto che si tratta dela stessa cosa, almeno non in scala uno a uno. E mi spiace contraddirla, ma le questioni giudiziarie non mi appassionano: non ho scritto una sillaba né sulle vicende giudiziarie del padre di Renzi né su Richetti o Bonacini (solo sul fatto che uno abbia mollato e l’altro no, questione politica, nulla in merito alle inchieste). Checché ne pensi sono profondamente garantista e la sfido (visto che mi legge con tanta attenzione) a cercare mie derive forcaiole: non le troverà. Le dirò di più (scusi la parentesi, ma già che ci siamo…), che anche ai tempi in cui impazzava la moda della casta non ho mai pensato (e lo scrissi) che i costi della politica fossero il primo problema del paese, per quanto in molti casi vergognosi. Non mi iscrivo insomma al partito delle manette, so che uno dei giornali per cui scrivo ha spesso questa linea, e credo che il fatto che ospitino una mia rubrica pur essendo io su certi temi “fuori linea” ne testimoni la pluralità… così è con me, almeno.
    Ma veniamo al paragone con Silvio (vedo che offende parecchio). Ne ho già discusso. Berlusconi era il peggio che ci potesse capitare (e ci è capitato, in effetti). Renzi non truffa il fisco, non va con le minorenni, non fa il bunga-bunga, non ha un Dell’Utri al fianco, non ha umiliato il paese all’estero, ecc. ecc. Cose che si sanno e vedrebbe anche un cieco. E poi ci sono altre cose, invece, che autorizzano il paragone. una certa tendenza alla promessa facile, un rapporto disinvolto con la verità, detta, smentita, rilanciata, rimangiata… Una certa tendenza alla politica-spettacolo, al culto della personalità, alla pretesa di obbedienza, al considerare nemico chiunque dissenta o non canti nel coro (come scrive De Bortoli: la fedeltà che fa premio sulla competenza, frase che mi ha colpito) e anche un certo autoritarismo, oltre all’ego ipertrofico, al considerarsi uomo della provvidenza, al ghe pensi mi. E poi ci sarebbe il merito delle sue politiche, che mi sembra simile a un vecchio disegno (di Bettino, di Silvio…) di togliere sovranità a cittadini e aumentare i poteri dell’esecutivo (le province ci sono ancora, solo non ci sono più le elezioni per le province, e per il senato lo stesso, e con Porcellum avremo un grande premio di maggioranza, e… potrei continuare). Insomma, le differenze non mancano e le analogie nemmeno. E sono parecchie. Se invece si riferisce alle foto americane, beh, era una cosa più antropologica che politica (molti l’hanno capito), e se invece vuol parlare di quella finta foto trovata in rete (mai ho pensato che fosse vera, ma mi sembrava azzeccata, capace di descrivere il vero con il falso… sa, è il lavoro di chi lavora con il paradosso, la letteratura, il teatro, la satira… era una caricatura e mi sembrava evidente…). E il fatto che molti (anche molti sinceri renziani) l’abbiamo coniderata vera per qualche istante è piuttosto indicativo, e anche più indicativo è che il responsabile comunicazione del Partito (quando lavoravo all’Unità, in una vita precedente, era un pezzo grosso del Partito) abbia denunciato il falso dicendo: figurati se Matteo usa un Samsung! Molto divertente e anche rivelatore, se capisce cosa voglio dire… Dunque non era una cantonata, semmai una provocazione, non me ne vanto (direi che non si tratta di una cosa centrale nella mia produzione, ecco), ma non mi sembra grave (trovo più grave che un alto funzionario del partito si scomodi per farmi notare che Matteo è un apple-user… a proposito di ideologie, quella del mercato, del brand, del marchio non è male… e non è per niente démodé, come si vede ). Ma alla fine, detto che si scrive tanto e qualche cazzata scapperà, detto che non si pretende di aver ragione sempre e comunque, detto che scrivo (per mia fortuna) anche di altro, non capisco cosa mi rimprovera esattamente. Che non mi piace Renzi? E’ noto e lo dico, non è un mistero. Credo che sia lecito, tra l’altro (e mi creda, di questi tempi non è una posizione facile…). Di scherzarci sopra? Mi sembra lecito anche questo. Di farlo da un giornale che non ama? Mi pare un problema suo: quando sono uscito dal manifesto e mi è stato offerta una rubrica su Il Fatto ho chiarito che avrei scritto in totale libertà, e così è stato finora senza mai alcuna pressione, né taglio né censura (me ne andrei un minuto dopo, e si sa). Insomma, mi si rimprovera di non essere renziano? Di prenderlo un po’ in giro? O di contestare argomentando il suo disegno politico? Di scrivere preferibilmente di Renzi? (ma, occupandosi di politica uno si occupa dell’asso pigliatutto, no?). Insomma, che c’è che non va?
    Piuttosto, se posso permettermi (non vorrei deluderla, ma non è la prima che mi attacca su questi punti e non le darò né della renzina, né della soldatina) mi chiedo perché non si entri mai nel merito. Con quali soldi si farà la riforma del lavoro (sa che per la sua Obama ha stanziato 450 miliardi di dollari)? Con quale cessione di diritti e quale eventuale guadagno? Le piace una logica che mette lavoratori contro lavoratori (flessibili contro garantiti) senza nemmeno sfiorare gli alti redditi? E la contrapposizione generazionale tra padri (che ci hanno rubato il futuro, frase assai in voga) e trentenni senza prospettive, le piace? (per quanto, guardi, alla Leopolda ho visto molti trentenni dire questa cosa… trentenni col master a Londra pagato da papà, col che le generazioni prima il futuro gliel’hanno dato, mi pare, non rubato…). Insomma, cara Maria Lucia, io non scrivo solo tweet scherzosi, satirici o “cattivi”, ma anche alcune cosucce nel merito alle quali però, chissà perché, non si risponde. Sul fatto che la Danimarca spende il 2,6 per cento del Pil per il lavoro e qui, spendendo lo 0,4 si parla di modello danese, ha qualcosa da dire nel merito, o si limita a dolersi per qualche spiritosaggine? Se io dico che mi spiace vedere un giovane precario di sinistra perfettamente in linea con Sacconi, Brunetta. Verdini, lei può dolersi della battuta, ma poi la penserà in qualche modo, no? O crede che un lavoratore che vuole e merita diritti sarà difeso da quelli lì? Eppure quelli lì sostengono Renzi, anche a spada tratta ed esplicitamente, a volte. Vorranno qualcosa in cambio? Le fa più orrore Berlusconi, di cui parla così male, con Ruby sulle ginocchia, o il fatto che sia la più solida stampella di Renzi?
    E poi, cosa assai irritante, c’è un fideismo fastidioso, attorno alla figura di Renzi (da qui i renzini, che somigliano assai, per tigna, astio e fedeltà cieca ai grillini, che nessuno si sogna di chiamare “grilliani”, chissà perché) che mi spiace: una volta a sinistra c’era spirito critico, specie nei confronti del capi. Ora sembra di stare in parrocchia, non solo non si parla più di classe, di lotta, di visione ampia e complessa, di giustizia sociale, ma si tende a dire che il capo ha sempre ragione, è moderno, è smart, è veloce… Non mi piace, ma, come dice lei, me ne farò una ragione: sono equilontano, oggi nessuno mi rappresenta (nemmeno i poveri amici di Tsipras). E’ un bel guaio, lo so, ma anche un inebriante vantaggio: sono totalmente libero, non sono grillino, non sono renziano, Silvio mi fa solo ridere. Non rispondo a nessuno se non a quello che penso io, può darsi che sia un lusso, ma sa, faccio questo mestiere da 32 anni (da professionista) e credo che sia giusto, dopo tutto ‘sto tempo, prendersi certi lussi, se ce li si può permettere…
    Ha ragione da vendere, ci sono cose più belle, più brutte, diverse. C’è altro. Io scrivo anche d’altro, sa? E parecchio (il mio editore è contento, e io pure… mi piace avere diversi registri). Poi scrivo (per mestiere e passione e militanza) anche di politica. Che la politica oggi sia Renzi è un dato di fatto e mi occupo di quello. Ho scritto (ho una rubrica quotidiana, una bella fatica) negli ultimi giorni di Isis, di Grillo, di ministri francesi, di aborto in Spagna, di fecondazione eterologa… comincio a pensare che non mi legga bene come dice… o addirittura – è una battuta – che l’ossessionata da Renzi sia lei).
    Ultima cosa: si può rispondere a tutto, con cortesia e piacere. Ma non a un’accusa vaga e volatile come: perché scrivi di questo e non di quest’altro? Mah, perché decido io cosa scrivere. E se si vuole scrivere d’altro, prego, mica è vietato, si accomodi… So di twitteri che registrano (ossessivamente, direbbe lei) ogni sospiro della pattuglia grillina, bene, bravi, a volte mi diverto pure io, mica gli scrivo per dire: ehi occupatevi anche di Renzi! Se poi vuole che le dica che Pina Picierno vale Nilde Iotti o che Alessandra Moretti vale Tina Anselmi, beh, questo è pretendere un po’ troppo.
    Ma senta, alla fine, ci sono tanti yesmen, tanti corifei, tanti entusiasti del renzi-pensiero… che se ne fa di me? Non faccio poi tanti danni, mi pare…
    cordialmente
    a.r.

    da a.r.   - giovedì, 25 settembre 2014 alle 16:54

  6. Tra articolo e dibattito voglio fare una mia considerazione: tanti miei colleghi quasi ex berlusconiani sono entusisti sostenitori di renzi, io convinto comunista (da 46 anni e ancora oggi) non vedo differenza tra i desiderata sociali di marchionne e quelli di renzi.
    Qualche dubbio su quanto renzi sia rappresentativo di qualche pur pallida idea di sinistra dovrebbe sfiorare ogni suo sostenitore, libero poi di sostenerlo con l’onestà di riconoscergli le caratteristiche di un rappresentante del conservatorismo confindustriale italiano.

    da nik   - venerdì, 26 settembre 2014 alle 07:43

  7. E questo è il “ridicolo” fondo di Politi sul corsera:
    “le ultime vittime delle Brigate Rosse sono stati due giuslavoristi di sinistra, ammazzati per aver osato discutere lo Statuto dei lavoratori”, cioè Biagi, che ha distrutto le tutele dei lavoratori, sarebbe stato di sinistra (oh, può essere che ne abbiano ammazzato anche un altro e io non lo so, sia chiaro)

    da david   - venerdì, 26 settembre 2014 alle 08:02

  8. Scusi Admin. questo è IMPO

    Questa è la dichiarazione di Farinetti di Eataly agli assunti con contratto a tempo determinato non rinnovato (riportata da Huffington Post)
    “Avrei spiegato loro che non avevamo rinnovato il contratto perché non sono stati reputati all’altezza”.

    Ecco ora a tutto dovrebbe servire il contratto a tempo determinato tranne che a “provare” il lavoratore (per quello c’è il patto di prova), usato così è una lesione dei diritti del lavoratore.

    Per dire l’idea dei diritti dei lavoratori che hanno questi signori.

    da david   - venerdì, 26 settembre 2014 alle 17:44

  9. “Avrei spiegato loro che non avevamo rinnovato il contratto perché non sono stati reputati all’altezza

    Da leggersi : abbiamo speso una barca di soldi con una societa di consulenza e selezione che , guarda caso , ha consigliato e selezionato SOLO del personale non all’ altezza.
    Ma per favore !

    da michele   - sabato, 27 settembre 2014 alle 06:45

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