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Per pagina99, Piede Libero di oggi. Ma non c’è solo Telemaco

Ieri, mentre nei giornali italiani si consultava febbrilmente Wikipedia per capire chi diavolo fosse ‘sto Telemaco citato da Renzi, si perdeva di vista un dettaglio non secondario. E cioè che il nostro premier ama parlare spesso a nome di una generazione: la sua. Ma proprio perché il premier è il premier di tutti, dovrebbe esserlo di tutte le generazioni, la sua, quelle prima, quelle prima ancora, quelle dopo, quelle che devono ancora venire. Presentare la propria generazione come migliore e incolpevole è un trucchetto troppo facile: dopotutto è una generazione preparata anche grazie ai sacrifici che le generazioni precedenti hanno fatto per prepararla. Quanto a Telemaco, si sa, poverino. Dovette aspettare vent’anni per realizzare il suo meraviglioso sogno: abolire il Senato insieme a Berlusconi.

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13 commenti »

13 Commenti a “Per pagina99, Piede Libero di oggi. Ma non c’è solo Telemaco”

  1. Fra l´altro, così scrisse il buon Omero, se il “vecchio” Odisseo non fosse tornato a Itaca per sterminare i Proci, quelli se ne sarebbero rimasti lì tranquilli a gozzovigliare e a insidiare Penelope sotto gli occhi di Telemaco…

    da Massimo65   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 10:58

  2. Certo che è proprio vero: le vite da incendiari finiscono sempre per spegnersi dentro destini da pompieri. A parte che, come ben spiega Recalcati oggi su “Repubblica”, quella di Telemaco non è una metafora che dice di una generazione che tira dritto fregandosene delle altre, …è buffo che sia chi ha attraversato gli “anni saltati in padella” di questo paese, e li ha attraversati dalla parte del cambiamento, del cambiamento radicale, nelle fila della sinistra più progressista (ahime compianta) a gettare acqua sulle braci di questo cambiamento appena abbozzato. E dire: giovane, devi esserci grato, abbiamo fatto i sacrifici (certo, alcuni, ma il paese che abbiamo davanti è un bambino minuscolo perso in un oceano di acqua sporca…)… Certo, mi dirà che per lei bisogna cambiare in un altro modo… ma tra le sue righe non lo si legge mica tanto, anzi… sarà che il tempo passa e all’orizzonte non si affacciano altre navi battenti bandiera riformista…

    da Sara Livi Bacci   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 12:55

  3. ma qua il problema è anche della sua generazione, perchè ogni volta che R. considera la generazione all inclusive mi accorgo che io non c’entro una ceppa (va’ detto che ne ho 45 suonati) pur pensando di essere “di sinistra”.
    ma magari domani si cambiaverso, chissà

    da david   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 14:31

  4. un ulteriore ragione per sposare la tesi di Eostre che sosteneva che ulisse era un conservatore perché sostanzialmente voleva rientrare a casa. Molto meglio dirigersi su Timbouctoù,e magari ripassare a itaca nella prossima reincarnazione confidando magari nel risveglio di Santorini(le rovine godranno sempre di un certo fascino. E sarà uno spasso sorprendere le vestigia di un passato di vanagloriosi in pompa magna)

    da diamonds   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 17:37

  5. Tirare in ballo Telemaco… Bah!… Io penso che in un’ Europa la cui parte più ricca sta letteralmente mangiando di traverso le risorse di alcuni Paesi ad sessa confluiti, peraltro già in origine in condizioni economicamente precarie dovute spesso e soprattutto ad una configurazione territoriale difficile, Telemaco non ce la possa fare da solo. Ha bisogno della collaborazione di Ulisse. La forza del figlio e la saggezza del padre sono in ogni difficile circostanza strumenti indispensabili per una strategia vincente. Sono altresì del parere che solo in un tale equilibrio sia possibile riprodurre un sano ciclo di solidarietà famigliare e sociale utile a tutti a livello mondiale.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 17:41

  6. Gentile Sara Livi, sarà che ‘ste braci del cambiamento io mica le vedo, o meglio: le vedo sì. Il cambiamento che hanno provato in tanti, da Bettino a Silvio… può essere che questo qui ci riesce, perché no… auguri. Ma ripeto: finché non è obbligatorio portare il cervello all’ammasso, cercherei di evitarlo. Poi, se diventa obbligatorio parliamone. Quanto a incendiari e pompieri, beh… lasciamo perdere, che riformista è una bella parola, ma bisogna vedere che riforme si fanno, perché se si fanno riforme sbagliate, o controproducenti o semplicemente per farle, forse la parola perde senso…

    da a.r.   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 17:46

  7. Ci sono riforme in meglio e riforme in peggio. Una riforma che in sostanza finisce per affamare un popolo fa parte di quelle peggiori, e sono di queste ultime quelle fatte negli ultimi venti anni della nostra storia. Renzi sarà sicuramente un ragazzo volenteroso e pieno di risorse positive, ma fino a quando riceve gli applausi solo dal potere economico e dalla massa di povera gente alla quale ormai resta solo una cieca speranza nella provvidenza celeste, trovandosi peraltro vitima impotente di una totale disinformazione spesso stupidamente twittata, dargli completa fiducia è molto rischioso.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 18:38

  8. E allora diciamo la tutta, però. Perchè lei si ferma sempre un passetto prima. Lo scriva chiaro: lasciamo tutto così. E aspettiamo. Non dico si debba fare qualcosa pur di farla, ma se per lei son tutti uguali, se vede una linea che da Craxi arriva a Renzi passando per Berlusconi, è chiaro che difendere lo status quo diventa una parola d’ordine imprescindibile. Forse a lei le cose stanno bene così, e lo capisco anche, chi vive di satira e di critica non si può certo lamentare quando sono in giro personaggi come quelli di qualche riga più su (Renzi per ora lo escluderei, senza sentirmi una che getta il cervello all’ammasso… che poi, forse esistono espressioni un po’ meno tranchant che le permettono di sentirsi intelligente comunque, eh…)… se penso ai figli che sto crescendo, invece, che le cose si siano finalmente smosse non mi mi sembra un male, in assoluto. Forse dovremmo dare tutti una mano, costruttivamente… senza che sia obbligatorio, eh… per carità… la saluto e ringrazio

    da Sara Livi Bacci   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 18:51

  9. Almeno gli altri nella certezza che aiutare chi ha gia` discrete basi economiche discriminando quelli che sono gia` ai margini e` una bella cazzata si limitavano alla stasi. Per arrivare a qualcosa di simile bisogna risalire a un governo Amato che di punto in bianco cancello` quell`equo canone che fino a quel momento aveva permesso a milioni di lavoratori di vivere in affitto a prezzi sopportabili

    da diamonds   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 20:30

  10. Telemaco!!!!!… ma quando mai??????
    Ve lo ricordate nello storico sceneggiato della TV? Forse anni sessanta, io bambina lo guardavo insieme ai telefilm che stanno ritrasmettendo in queste sere, della serie “Ai confini della realtà”, tutto torna, si sa. Insomma, quel Telemaco era di una bellezza aristocratica e ribelle, malinconico e timoroso, niente a che vedere con la celere attività (seppur a parole) del nostro “giovane” premier. Io stessa mi sono sempre identificata in Ulisse e lui, ché uscire troppo fuori dagli schemi non si può e non si deve, parla di Telemaco? Ma quando mai? Avevamo un premier che si paragonava a Dio, e lui, umile umile a Telemaco? ma dico … ci è o ci fa? A mio parere è una macchietta, il nostro premier, la farsa di una weltanschauung che ha ricondotto a sé, illegittimamente, parole belle e importanti, quali speranza e cambiamento, rivoluzione e gioventù, bellezza ed energia. Giacciono, intorno alla statua del nostro premier, le altre parole quali “disoccupazione”, “immigrazione”, “chiusura di imprese” e “corruzione”.
    Agli italiani le macchiette, le maschere piacciono a pelle, a istinto. In Europa guardano certamente con curiosità e divertimento alle bislacche vicende italiane. Altro che Telemaco!
    A proposito… di Raffaele Cantone e Mose e Expò non si è più parlato… procede tutto bene?

    da Tiziana   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 21:51

  11. Dunque ci riprovo. E cercherò di farlo fuor di polemica. Trovo assolutamente inaccettabile (nel mio caso anche ingiusto, ma questo non c’entra) che si faccia l’equazione: o con Renzi o vuoi lo staus quo. O muoversi nel verso che decide lui o immobili. So che è un ricattino in voga (o io o la palude, o le mie riforme o lo stallo, e chi non ci sta o anche semplicemente critica o dubita gufo ecc. ecc.), ma è un ricatto che, per così dire, non cuoce a lungo. Io voglio cambiare, per esempio, ma non nel senso che si caldeggia (a volte si pretende). Perché trovo che non solo le pochissime cose fatte (il decreto Poletti che allunga, forse all’infinito, il precariato dei precari, la faccenda dell’equo compenso che presto tracimerà dalla categoria dei giornalisti – non è esatto, diciamo dalla categoria dei giornalisti senza potere – a quella di tutti i lavoratori della conoscenza), ma anche il disegno generale non darà l’unico vero frutto che vorrei io e cioè una riduzione (io la vorrei massiccia) della forbice delle diseguaglianze, che invece è aumentata e tende ad aumentare. Le politiche blairiane a cui Renzi fortemente si ispira, a volte dicendolo e a volte non dicendolo, hanno aumentato la diseguaglianza nel Regno Unito, per esempio (ne scriveva diffusamente il Guardian qualche settimana fa, dati alla mano). Per carità, può essere che questa “modernizzazione liberista” faccia fuori qualche rendita di posizione, qualche privilegio, qualche faccenduola medievale italiana. Bene, speriamo. Ma il disegno resta quello lì. E se parlo di una qualche continuità con Berlusconi e Craxi, solo in malafede si può tradurre questo con “sono tutti uguali”. Le simmetrie stanno invece proprio nel disegno: maggioranze più possenti, di fatto inattaccabili (premi di maggioranza altissimi, soglie d’ingresso molto alte), procedure snelle (via il Senato), una specie di presidenzialismo de facto. Silvio, che non aveva pudore, lo chiamava presidenzialismo (naturalmente pensava a se stesso presidente). Craxi, che era più astuto e subdolo, cominciò il leit motiv della “governabilità” che anche oggi riecheggia. Dunque si vedono due cose: che come principio non c’è nulla di nuovo, nessun cambiamento, nessuna brace: è un disegno vecchio che si tenta di nuovo (nuove parole, nuovi metodi, nuova comunicazione, ma la sostanza è quella). E non solo. Guai a dire che si è contrari, perché se no, alt! Vuoi lo status quo! Che scemenza. E ricordo en passant che le grandi riforne in questo paese (il Sistema Sanitario Nazionale che il mondo ci invidia, lo Statuto dei Lavoratori che per decenni ha difeso diritti e potere d’acquisto dei lavoratori) sono state fatte con il maggioritario e tanti partiti, quando cadeva un governo ogni sei mesi, ma la governabilità c’era eccome. Si dirà: altri tempi. Certo, altri tempi. Ma non è una questione della politica che sta dentro là, è una questione della politica che sta fuori qua: la società spingeva, la gente lottava, c’era una passione civile che ora non c’è: oggi davanti a un diritto si dice che è un privilegio (uno che lavora a tempo indeterminato con un salario fisso, assunto, si dice che è privilegiato, pensa come siamo messi, alla continua rincorsa al ribasso). Ecco l’immobilismo con cui dovreste prendervela. Quanto invece ai “cervelli all’ammasso”, non capisco il suo livore a meno che non si senta toccata. Ne parlo perché vedo quel che succede: la politica ridotta a propaganda pura, a tifoserie, a o con me o guai, a o stai con me o vuoi la palude. Per non dire di certe zelantissime (e assai ridicole) esposizioni che ricordano più le gesta di Farinacci che la “modernità” e la “comunicazione” tanto evocate. Eiar? Istituto Luce? Ma no, non esageriamo, qui si vola assai più basso, siamo dalle parti del Sando Bondi e del Tg4 dei tempi d’oro di Silvio… Ecco, questo – oltre al fatto che il disegno non mi piace – risulta un po’ irritante. Anch’io ho figli che sto crescendo, e il disegno di diseguaglianze che premia le posizioni acquisite che vedo non mi piace. E poi sù, sù, non sia tanto dura con il vecchio Silvio, dopotutto è con lui che Renzi cambia la Costituzione, no? Perché sputare sull’alleato con cui si lavora alacremente? E poi ‘sto Renzi piace tanto… piace a Silvio e a Piersilvio (endorsement di ieri), piace a Marchionne, piace a Briatore… ci si chiede come possa piacere anche ai giovani precari che lavorano a Mediaset, o agli operai Fiat… ma se il disegno è tenere tutti insieme, padroni e operai, schiavi e schiavisti (paradosso, lo dico per non trovarmelo rimproverato in seguito), non so, mi sembra storicamente impraticabile (alla lunga, magari nel breve funziona, i miraggi sono sempre bellissimi). Ultimo punto: “dare una mano costruttivamente”. Costruttivamente per chi? Se per Renzi non capisco: la sua costruzione non mi piace. Se invece si deve lavorare “costruttivamente” per una società migliore, ecco, credo che il disegno renziano non la porterà, e quindi si cercherà di costruire qualcos’altro…
    Detto questo, ogni opinione ha probabilmente i suoi lati negativi e i suoi lati positivi e prendo come una boutade (non di gusto eccelso, ma fa niente) il fatto che io vorrei l’immobilismo perché faccio satira. Scemenza grossa, perché la faccio (anche se non solo quello, grazie a dio) dai tempi della Dc e mi son sentito dire ah, ora che non c’è più la Dc come farete… e poi c’era Bettino e dicevano… senza Bettino come farete… e poi Silvio… e ora… sù, sù, la satira non ha a che vedere con i nomi e i cognomi, è una cosa che riguarda il potere, e il potere è sempre un po’ ridicolo e i suoi zelantissimi cantori e corifei ancora di più…
    Tutto bene, purché non mi si venga a dire: o vuoi quello che voglio io o preferisci l’immobilismo, perché è una fesseria (fesseria che tra l’altro potrebbe dire chiunque…) e nuovo non vuol necessariamente dire migliore (specie se non è nemmeno nuovo, tra l’altro). Ecco, diciamo che c’è chi si accontenta di questo nuovetto ridipinto, e io invece voglio qualcosa di meglio.
    saluti.
    a.r.

    da a.r.   - giovedì, 3 luglio 2014 alle 22:03

  12. OT
    ora gli USA dicono che gli F35 è meglio se stanno a terra; quando li abbiamo comprati non ricordo discorsi sulla flessibilità, spending review, sostenibilità del sistema ma solo sulla ineluttabile necessità del catorcio; allora io dico chi ha deciso di spendere i soldi pubblici (che non vuol dire soldi miei ma neanche suoi) dovrebbe spiegare molto bene l’investimento
    frattanto attendo sempre la policy del sito sull’ortografia delle bestemmie (caps lock?)

    da david   - venerdì, 4 luglio 2014 alle 08:13

  13. ma Robecchi, mi hai copiato il pensiero! :)

    da adele5   - lunedì, 7 luglio 2014 alle 15:06

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