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mag 14

Siamo in campagna elettorale, vale il diritto a sparar cazzate

Non c’erano elezioni ai tempi delle piaghe d’Egitto, altrimenti non c’è dubbio che accanto all’invasione delle cavallette e alla morìa del bestiame ci sarebbe stata anche la campagna elettorale e, accanto ad essa, la par condicio. Come si sa, la campagna elettorale è una specie di show della durata di un paio di mesi in cui ognuno può dire ciò che vuole, anche le più ardite stupidaggini, senza tema di essere smentito, contraddetto, rintuzzato o internato in manicomio. Che sia una finzione scenica giocata sui toni del grottesco e dell’esagerazione non solo non è un mistero, ma è cosa addirittura rivendicata. Fate la prova e stateci attenti. Appena dopo le elezioni, in un qualunque talk show, quando qualcuno farà un’affermazione apodittica o esagerata, si alzerà qualcun altro a dirgli: “Ehi, tu! Non siamo più in campagna elettorale!”. Che è un po’ come dire che prima delle elezioni sono permesse cose che nella vita normale vengono tollerate a fatica. Dopotutto, siamo il paese in cui un tizio che ancora sta in giro promise di sconfiggere il cancro in tre anni se la destra avesse vinto le elezioni regionali in Piemonte, e non arrivò l’ambulanza.
Ad aggravare una già grave situazione interviene un fattore che complica tutto, e si chiama par condicio, una legge del 2000 che precisa e corregge una legge del 1993 e che dovrebbe teoricamente bilanciare le presenze televisive dei concorrenti alle elezioni. Una legge che funziona egregiamente, infatti come ognuno di voi può controllare, la lista Tsipras, per dirne una, ha lo stesso peso mediatico del Pd renziano o del tizio di cui sopra, quello che è passato dalle promesse sul cancro al cibo per i cani, a cui immancabilmente toglierà l’Iva in caso di vittoria in Europa (e poi dicono che non si parla di contenuti!). Come anche un cieco può vedere chiaramente, l’obiettivo di garantire stessi spazi è semplicemente fantascientifico. A questo si aggiungono complicazioni tattiche da vivere allegramente giorno per giorno. L’attore Ivano Marescotti – candidato alle europee con la lista Tsipras – si è visto tagliare dalla Rai tutte le scene di una fiction in cui compariva. Il suo essere personaggio in uno sceneggiato, insomma, avrebbe irrimediabilmente falsato le elezioni europee, con grave danno alla democrazia continentale. Così si è preferito falsare uno sceneggiato televisivo, con grave danno al cervello degli spettatori che a un certo punto, nella trama, si perdevano come Pollicino nel bosco: e questo da dove salta fuori? E quell’altro dov’è finito?
Una legge folle, d’accordo, ma non folle per caso. Folle perché deriva da una situazione folle: uno dei contendenti, da anni e anni e anni, possiede gran parte della potenza di fuoco televisiva e non potendo sistemare alla fonte quella distorsione democratica, si è messa una pezza che in molti casi è peggio del buco. E come se invece di curare la bronchite si regolamentasse l’uso dello sciroppo per la tosse, somministrandolo anche a quelli sani. E la cosa potrebbe anche essere divertente: per ognuno che dice una cosa sensata è fatto obbligo di invitare e far parlare anche un cretino conclamato, con lo scopo dichiarato di aiutare l’elettore a scegliere.
Il tutto, si badi bene, per un pubblico sempre più esiguo (il bacino di chi guarda la tivù), sempre più anziano e sempre meno motivato, gente che finalmente, guardando Via col Vento, potrebbe anche non accorgersi che dalla storia è scomparsa Rossella O’Hara, magari perché candidata con i sudisti. Si dirà: bene, non si capisce più un cazzo del film, ma la democrazia è salva.

5 commenti »

5 Commenti a “Siamo in campagna elettorale, vale il diritto a sparar cazzate”

  1. Ho sentito in questi giorni che sono stati stanziati sei miliardi (dico bene sei miliardi) per i giovani… La voce viene dal PD… E ho detto tutto direbbe Peppino De Filippo!… Venti anni fa, perfino al Costanzo Show si balbettava Silvio, si o silvio no. Scenderà in politica?… Quando ormai tutto il paese fu tediato fino allo spasimo dallo studiato tentennamento mediatico arrivò finalmente la risposta: ahinoi, Silvio sì! Ora si fa la stessa storia con Marina. Marina sì o Marina no?… Ebbene, quando Marina dirà sì, tutti l’avranno ormai stampata nella mente e zombando di qua e di là i furbi del menga la voteranno. Nel frattempo chi volesse invece sapere qualcosa della lista Tsipras si dovrà arrangiare. Questa è la regola della par condicio ideata per un paese creduto deficiente dal mercato politico e finanziario. Facciamo sapere a quella gente che non è vero dimostrando concretamente che sappiamo informarci da soli anche sulla lista Tsipras…

    da Vittorio Grondona   - sabato, 3 maggio 2014 alle 12:12

  2. Questo articolo mi é piaciuto molto. La par condicio sembra una legge ragionevole, ma é solo una pseudo-soluzione al problema reale del conflitto di interessi.

    da Federico_79   - sabato, 3 maggio 2014 alle 15:55

  3. per par condicio dovrebbero anche loro fare una risata sui morti di Taranto, visto lo sponsor di SeL alla lista ?

    da stella   - sabato, 3 maggio 2014 alle 18:19

  4. Bella questa conclusione sugli anziani mezzo rimbecilliti … forse vent’anni di berlusconismo hanno lasciato tracce anche in cervelli al di sopra di ogni sospetto …

    da Marco da Zurigo   - domenica, 4 maggio 2014 alle 00:16

  5. Ormai la politica si fa così. Ci sono le elezioni europee? Ebbene non è l’Europa la principale protagonista, ma sono i partiti di nominati politici che si contendono l’azione migliore come per esempio quella “virile” di andare a battere i pugni sulla scrivania della Merkel… Che se può fare l’Europa di questa gente?… Oggi da una rassegna stampa apprendo che Sallusti, riferendosi alla richiesta della Presidente della Camera di esaminare da parte dell’organo competente l’opportunità di rendere trasparenti le inchieste interne dei servizi d’ordine, dice in sostanza che le quote rosa non garantiscono affatto l’eliminazione della stupidità… Forse, penso io, nemmeno l’acume di certi giornalisti garantiscono la diffusione di una buona informazione. Nel frattempo Grillo vuole una trasmissione di Porta a Porta in prima serata, tutta per lui?… Questo è un ennesimo concetto della par condicio imposta da una completa idiozia politica interpretata da una altrettanta idiozia di interpretazione! Idiozia nel senso del ridicolo, intendo…

    da Vittorio Grondona   - domenica, 4 maggio 2014 alle 10:05

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