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Due o tre cosette sul “caso Madia”, ad uso di furibondi ideologici e di zelanti difensori

Forse è il caso di dire due o tre cosette sul “caso Madia”, ammesso che sia un caso. Non tanto perché si tratti di cosa importante (non lo è), ma perché permette di vedere un po’ in filigrana certi minuscoli meccanismi dell’informazione, della rete eccetera eccetera.
I fatti sono noti: Marianna Madia, responsabile Lavoro della nuova segreteria Pd, avrebbe sbagliato ministro e/o ministero, recandosi a parlare dei suoi piani per il lavoro con il ministro Zanonato anziché con il ministro Giovannini. Un giornale della destra (il Tempo, leggere qui) ne dà notizia, abbastanza circostanziata e con molti virgolettati. La rete (per esempio Giornalettismo, leggere qui) riprende la notizia e parte il solito florilegio di commenti, riassuntini. Non parlo degli insulti in rete (che sono la schiuma schifosa dell’informazione web), ma delle critiche e, perché no, anche delle risate (che sono legittime, credo, che si tratti di Gelmini, di Crimi, di Madia e di chiunque altro).
Oggi, a ventiquattr’ore dal “caso”, compaiono diversi difensori (vedi per esempio l’amico Matteo Bordone, qui).
Eppure alcuni puntini sulle i è il caso di metterli. Vediamo
Uno. La smentita del ministro Zanonato, affidata a twitter in tarda serata, non è una smentita. Ammette l’incontro, ammette lo sbaglio di ministero. In più, se io fossi un ministro e trovassi su un giornale dei virgolettati miei che reputo falsi e/o inventati direi cose un po’ più nette, tipo: “Mai pronunciato quelle frasi”. Invece no, tutto piuttosto nebuloso… e in più la (non) smentita arriva tardi, più di dodici ore dalla pubblicazione dell’articolo. Una conferma, insomma.
Due. Si accusa Giornalettismo dicendo che “tira clic”. Va bene. Ma Giornalettismo cita le fonti (il Tempo) e quindi la critica è un po’ gratuita. (E chi non “tira clic”, poi?). Comunque, dire che una notizia è falsa perché “è scritta male” non è un argomento convincentissimo. Giovanni Valentini, di Repubblica, che non è un cacciatore di clic ma un serissimo giornalista, spiegava la cosa (evidentemente con le sue fonti) dando la colpa qualcuno che aveva accompagnato Madia. Insomma, un errore dell’autista.
Tre. Marianna Madia tace per tutto il giorno, anche quando la cosa monta e si allarga (oltre il giusto, direi, per la piccolezza dell’episodio). E anche lei nella sua smentita (su Repubblica di oggi, per esempio) dice di aver sbagliato ministero e non ministro. Non è grave (insomma…non è la zia Pina, eh!). Ricordo a tutti, però, che quando Vito Crimi, che anche lui non è un genio, sbagliò palazzo romano, si scatenò l’inferno e si rise per settimane. Dunque per Madia e Crimi si chiedono due pesi e due misure.
Quattro. Una corrente particolarmente fideistica dei renziani in rete pone un problema: ci si accanisce sul “caso” per non parlare dei mirabolanti contenuti che Madia avrebbe portato al ministero (pur quello sbagliato, ma non importa). Buona notazione. Purtroppo, né Madia né altri li hanno resi noti. Peccato, sarebbe stata una buona occasione per parlare di contenuti e non di “gossip”, ma per nostra sventura quei contenuti nessuno ce li ha detti. Un comunicato della Madia che avesse detto “Vi spiego il quiproquò, ma soprattutto vi spiego cos’ho detto al ministro, che mi pare più importante” avrebbe tagliato la testa al toro. Invece niente.
Cinque. Come sono andate veramente le cose, probabilmente non lo sapremo mai: ci sarà chi pensa che la Madia non è un genio (sono molti) e chi se la prenderà con le “iene dattilografe” (cit. il vecchio D’Alema, che evidentemente ogni tanto viene buono anche per i renziani) e tutto resterà com’è. Variante: si darà la colpa alla stampa di destra brutta sporca e cattiva (in effetti lo è) e sulla verità dei fatti calerà il sipario.
Sei. La variante di genere. Ecco, si dice, ve la prendete con Madia perché è donna. Mah, mi risulta che fosse donna anche la Gelmini dei neutrini e nessuno sollevò questo argomento. In più, non mancano uomini che non sono geni nemmeno loro, e non si fanno troppi sconti. Quindi argomento un po’… peloso (viene tirato in ballo a corrente alternata, diciamo).
Per concludere: il caso è un minuscolo caso. Ma mette in evidenza alcune cosette. Per esempio che la guerra per bande e schieramenti è più viva che mai. Se si ride di una scemenza o di una gaffe, l’accusa dei difensori è che lo si fa per attaccare questo o quello, addirittura le politiche sul lavoro (nientemeno!).
E poi, ultima notazione, ma non di poco conto. Da anni, e sempre più spesso, ci si chiede di essere allegramente a-ideologici, di superare le ideologie, di uscire dagli schieramenti eccetera eccetera. Bene. Ma se ci volete a-ideologici, perché dovremmo perdonare a Madia cose che non si perdonano a Crimi? A Gelmini? A Carfagna? (l’elenco è lunghissimo, mi fermo qui). Insomma, se ridi di Vito Crimi (e da ridere ce n’è!) va bene. Se invece sghignazzi della Madia sei ideologico, maschilista, e chissà cos’altro.
Ecco, credo che non funzioni più così: se non si fanno sconti non si fanno per nessuno. Si cambia verso, insomma.

12 commenti »

12 Commenti a “Due o tre cosette sul “caso Madia”, ad uso di furibondi ideologici e di zelanti difensori”

  1. sono completamente d’accordo con te Ale. Il doppiopesismo è la cartina di totrnasole della prigione ideologica in cui il 98% dei tuoi colleghi vive imprigionata.

    Il punto non è il piccolo errore della bionda di turno, il punto è un sistema di riflessi pavloviani che vengono instillati nel lettore-elettore, che vengono coltivati giorno per giorno. Fino a considerare sacra la figura di Napolitano, e a isolare il procuratore Di Matteo nella sua battaglia per accertare la verità, se si azzarda a investigare nella direzione sbagliata.

    L’Italia ha bisogno di scrollarsi di dosso uno schema mentale schizofrenico, quello che Orwell chiamò doublethink. Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Libertà, è la libertà di dire che la Madia e Crimi sono fallibili allo stesso modo, senza diventare un nemico giurato di un sistema partitico-editoriale arroccato e arrogante.

    Keep it coming, Alessandro.

    da Federico C.   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 10:38

  2. …”sarebbe stata una buona occasione per parlare di contenuti e non di “gossip”, ma per nostra sventura quei contenuti nessuno ce li ha detti”. Quei contenuti non si possono raccontare perché Matteo Mattel Renzi, giusto ieri, ha dovuto “tirare il freno” sulla straordinaria novità del suo straordinario piano lavoro, a cui nessuno davvero aveva mai pensato: l’abolizione dell’art.18 o, in subordine, l’abolizione dell’art. 18 per i neoassunti. Pareva brutto rovinare subito le grandi aperture di credito che Mattel aveva ricevuto in casa Cgil, persino dall’ala sinistra della squadra di Camusso, Maurizio Landini. Contrordine, quindi (si fa per dire):non si discute, perora, di articolo 18. E siccome sotto il vestito sexy dell’abolizione dell’articolo 18 non c’è (quasi) niente), che ci deve venire a raccontare la giovane e sagace responsabile lavoro della “nuova” segreteria di Matteo Mattel Renzi?!

    da Roberto Alessi   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 10:44

  3. io non voglio difender renzi sul lavoro, per carità, ma è giusto dire che sul lavoro il PD/Ichino ha mollato tutto e precarizza a rullo da molto prima di renzi (d.lgs. 183/10 e Fornero per tutti, anche con contratto a termine acausale di un anno), gli restano da fare il contratto unico nazionale e contratto di inserimento con libertà di licenziare per un tot di tempo (questo è il programma PD/Ichino, poi c’è quello delle destre che a sto’ punto è davvero il caso di esaminare senza pregiudizi ideologici).

    da david   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 11:18

  4. “Eppure alcuni puntini sulle i è il caso di metterli. ” E’ il caso?, E’così necessario? Siamo tutti perfettissimi, tanto che riteniamo indispensabile dire la nostra su qualunque (piccola) cosa? Naturalmente sì, senno’ come si riempie un blog?
    Ecco, la libera circolazione delle idee è essenziale. Ma sarebbe interessante anche riflettere ogni tanto sulle costrizioni alla produzione di “rumore” indotte da internet, sulla funzione che il “rumore” assolve nella società attuale, sugli effett che produce etc.

    da Raffaella   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 11:29

  5. oops apostrofo su ‘sto

    da david   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 12:21

  6. Quando penso a Renzi, non posso far a meno di ripensare a un dialogo tratto da un film di Ettore Scola:

    – Signore è vero che anche a voi pesa questo matrimonio?

    – In tutta franchezza mia signora, capirete, io devo sposare una donna che invece gradirei prendere a schiaffi.

    Silvio non è stato un granchè, ma è stato messo in condizioni di operare dalla sinistra politica alleata alla destra peggiore, di cui questa Madia è uno degli esponenti, che ora sponsorizza il fighetto fiorentino dopo aver preso atto che il nanerottolo malato di priapismo non serve piú ai loro scopi.

    da gianguido mussomeli   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 12:57

  7. mah.
    pezzo molto lungo su un caso molto irrilevante.
    come molti (casi) in italia.
    mi colpisce, del pezzo, questo.
    in più di un’occasione si usa l’espressione eufemistica “non è un genio”. riferita alla madia, a crimi e a svariati politici in genere.
    mi chiedo.
    con un po’ di impazienza, ormai.
    ma quando potremo parlare di fatti riferiti a politici che siano, non dico “geni”, ma quanto meno “non rimbambiti”.
    sì, perché se si “sbaglia ministero”, quando si ha l’ambizione di “cambiare il futuro” dell’italia, non si fa una “buona impressione”.
    e anche noi, finalmente, potremmo dedicare il nostro tempo a discettare, se proprio ci piace, su questioni di maggior sostanza.

    da luca   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 15:55

  8. La confusione ci seppellira`

    da diamonds   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 17:09

  9. Caro Robecchi, lei è dotato di una capacità satirica eccellente che però mi pare perdere di verve a volt… Ora parliamoci chiaro, come si faceva una vota tra gente di sinistra: la “parlamentare Madia” grida vendetta ai 4 venti. Perchè si sorvola su come la “ricercatrice” (di che?) è arrivata lì? Altro che Marina! Qui i baroni rossi, miseramente trasformatisi in forchettoni rossi, hanno dato una prova eccellente di quanto oramai sono avulsi dalla gggente del pppopolo. E’ un peccato non ci faccia sù un bel pezzo Robecchi, chessò, magari facendo qualche paragone con la Corea del Nord della monarchia (finto)rossa.

    da Bubba   - venerdì, 20 dicembre 2013 alle 17:59

  10. e va bhè,da una che sta dalla parte di ichino… mica che ci si possa aspettare cioccolata, anche se il colore c’assomiglia tanto.

    da stella   - lunedì, 23 dicembre 2013 alle 03:11

  11. Il Ministero dello Sviluppo Economico è l’amministrazione di riferimento per i settori portanti dell’economia italiana, sia in termini di promozione e sviluppo della competitività del sistema produttivo nazionale, che in termini di armonizzazione e monitoraggio del mercato interno…
    Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è competente, fra le altre cose, per tutte le funzioni spettanti allo Stato in materia di politica dell’occupazione…
    Probabilmente a differenza del giornalista Filippo Caleri che ha firmato l’articolo de il Tempo col quale ha “sculacciato” ironicamente Marianna Madia, Io penso che per fare una buona politica del lavoro e sviluppo dell’occupazione l’operato del Ministero dello Sviluppo Economico sia davvero il primo riferimento per il Ministero del Lavoro…

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 23 dicembre 2013 alle 19:53

  12. Ci sono molti sintomi che denunciano il totale declino della sinistra italiana. Le forme, i modi, la forma mentis ed i valori (soprattutto) che stanno dietro al “percorso” che hanno portato la ricercatrice Madia (appunto: ricercatrice de che?) in parlamento sotto le bandiere del centro-sinistra, ne sono un esempio eclatante. Robecchi, perché fai finta di niente? Ti ricordavo frequentare i quartieri popolari di Milano… come puoi tacere di fronte a queste baronie feudali e partitiche? come puoi non mettere alla berlina persone che calpestano il valore più importante della sinistra: la giustizia (sociale e politica)?

    da DELUSO71   - martedì, 24 dicembre 2013 alle 10:23

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