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ago 13

Da Razzi ad Alfano, la politica estera stile Gianni e Pinotto

Diceva Frank Zappa buonanima, che per essere veramente tale, un Paese deve avere una marca di birra (qui siamo messi benino) e una compagnia aerea (qui insomma…). Vorrei aggiungere – mi perdoni mastro Frank – che anche avere una politica estera non sarebbe poi così male. Un pensiero che sgorga spontaneo e inevitabile nel leggere le esilaranti cronache dei nostri senatori in visita in Corea del Nord, invitati alle celebrazioni della fine della guerra del ’53, che ognuna delle due Coree dice di aver vinto. L’Italia, intesa come settima potenza mondiale, intesa come noi poveretti, era rappresentata dal senatore Antonio Razzi. Uomo in perenne guerra con la grammatica e la sintassi, uno dei salvatori di Berlusconi nel 2010, quando balzò dall’Italia dei Valori a Noi Sud. Altro rappresentante nazionale a Pyongyang era Paolo Romani, vicepresidente dei senatori del PdL, per anni uomo del Capo alle telecomunicazioni. Ora, che uno come Razzi vada in giro a rappresentarci, seppure il Corea del Nord, farebbe accapponare la pelle a chiunque. Fortunatamente – sempre le cronache – sappiamo che il suo colloquio con il Caro Leader Kim Jong-Un è durato appena quindici secondi, tempo che sarà servito a Razzi per dire nome, cognome e luogo di provenienza, insufficiente insomma a fargli aggiungere il “Caro amico, fatti i cazzi tuoi, prendi il vitalizio” che l’ha reso famoso. Più appropriata la presenza di Romani, l’uomo che inventò il programma “Colpo Grosso”, forse molto gradito in un posto dove il colpo grosso è mangiare due volte al giorno. Romani, però, fiero anticomunista, ha negato di aver applaudito il Caro Leader, feroce dittatore, ammettendo il battimani solo per le belle coreografie. Come se uno capitato a Berlino nel ’33 non avesse applaudito Hitler, ma le file perfette e sincronizzate delle SS. Genio.
Purtroppo, la politica estera italiana va al di là delle avventure dei nostri Gianni e Pinotto a Pyongyang. Certo, sono finiti i tempi in cui il presidente del Consiglio faceva il baciamano a Gheddafi. Ma quella era l’era Berlusconi. Dopo, la nostra politica estera si fece apprezzare in tutto il mondo con la vicenda dei marò in India. Processateli, no, ce li riprendiamo, no, ve li rendiamo, no, non ve li rendiamo più, no, eccoli. Il ministro era un certo Terzi, ora per fortuna dimenticato dai più. Ma quella era l’era Monti. Poi venne l’era Letta. Epoca gloriosa, in cui la politica estera nei rapporti col Kazakistan la decidevano direttamente in Kazakistan, ma la applicavano qui, col gentile ausilio della polizia italiana, il quid di Angelino Alfano e la serafica inconsapevolezza del ministro degli esteri Emma Bonino. Smacco subito rimediato con un successo planetario: l’arresto (a Panama) di una spia americana, Robert Seldon Lady, condannato in Italia per sequestro di persona. Immagino lo champagne stappato e le festicciole aziendali alla Farnesina per l’inattesa vittoria. Sennonché due minuti dopo il rapitore in attesa di estradizione si estradava sì, ma verso casa sua, al sicuro, insegnando ai nostri strateghi di politica estera come si dice “Marameo” nel dialetto di Washington (per la cronaca: si dice Marameo, pronuncia Mar-è-mìo). Ora, forse tre indizi fanno una prova, ma quattro figure di merda fanno solo quattro figure di merda. Forse questa pretesa di avere una politica estera è esagerata e aveva ragione Frank Zappa: per fare un paese bastano una compagnia di bandiera e una marca di birra. Ecco, giusto, beviamocene un paio. Per dimenticare.

5 commenti »

5 Commenti a “Da Razzi ad Alfano, la politica estera stile Gianni e Pinotto”

  1. Génial!!!
    Io sono espatriata, non ce la facevo più. Dalla Francia senza rimpianti………

    da Letizia   - venerdì, 2 agosto 2013 alle 12:03

  2. e non dimentichiamoci che agli Esteri, siam pure riusciti ad avere uno del calibro di Fini!!!!
    meglio la birra, anche senza Alitalia (bad o good company che sia).

    Gran bel pezzo Robecchi

    da stella   - venerdì, 2 agosto 2013 alle 12:28

  3. Lo sto facendo… ed è tedesca!!!!!! la birra, dico! ma sì, per la Corea del Nord va bene che ci abbiano mandato quei due, la cosa “buffa” è che questo governo, in fondo sta riciclando tutto, tutto quello avanzato, dico. Il nuovo, l’unico nuovo, vero, oggettivamente rappresentato dai 5 Stelle non esiste per loro. Dunque Razzi in Corea a salutare il Caro leader, dai, va benissimo!
    Dev’essere un lascito berlusconiano questo senso del comico del governo Letta.

    da Tiziana   - venerdì, 2 agosto 2013 alle 14:39

  4. parlaci di dalema sotto braccio ad hezbollah, o sei a corto di soldo more solito?

    da robecchi povero servo   - venerdì, 2 agosto 2013 alle 18:12

  5. Dai contenuti, ma soprattutto per la coerenza del commento, direi che il tizio del post numero 4 è appena riemerso dal tunnel della gelmini…
    Bah: strana gente frequenta il tuo post, caro Alessandro…

    da degiom   - lunedì, 5 agosto 2013 alle 10:58

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