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gen 13

Il profumo delle brioches di Maria Antonietta. Di cosa parliamo quando parliamo di razza padrona (e di satira)

Sapesse, signora mia… Quella che segue è una piccola riflessione su chi ci governa (al momento, ma temo anche domani e forse per sempre), su chi sa ridere di loro e sulle differenze antropologiche (nemmeno politiche!) tra loro e noi. Involontaria protagonista, la signora Lidia Rota Vender, esimia professionista, alta società civile (!), candidata al Senato con la Lista Monti alle elezioni del 2013. Eccola mentre – alla convention di presentazione della lista – racconta due aneddoti sulla vita di Mario Monti. Siamo dalle parti delle brioches di Maria Antonietta, delle riunioni del Rotary, del circolo di canasta travestito da casta tecnocratica che ci governa, tanto elegante e civica, quelli che le "cene eleganti" le fanno davvero, restando vestiti. Quelli che – andandosene Berlusconi tra sberleffi e ghigni proletari – venivano salutati dal Paese come i salvatori della patria, ai tempi (è passato poco più di un anno) in cui si salutava il loden del professor Monti come una rivoluzione culturale. Un anno dopo, le cifre economiche del Paese sono decisamente peggiori (dal potere d’acquisto alla disoccupazione, dagli investimenti all’erogazione dei crediti alle imprese e ai lavoratori, dai consumi ai redditi), ma i famosi mercati sembrano meno turbolenti. Ecco. Ma questo non basta. O non serve. O non è quello che qui si vuol dire. Ciò che strabilia sentendo gli "aneddoti" della dottoressa Rota Vender è altro. E’ un’aria di culto della personalità di tipo sovietico applicata al tecnocrate bancario. E’ una specie di "realismo capitalista". E’ la retorica dell’imprenditore. E’ il circolo ristretto che se le canta e se le suona, che non vede né il mondo né la società intorno, che pensa e crede di essere il mondo e – peggio – il mondo giusto.
Non c’è niente di violento o di deplorevole nelle parole della signora dal palco in cui presenta il suo candidato premier. Eppure c’è un universo di differenze, di distanze abissali. C’è il mondo parallelo di una borghesia che basta a se stessa e vede solo sé, che scambia i suoi valori da privilegiati per valori universali. Non c’è il lavoro, non c’è la vita, non c’è la società. C’è solo lei, la razza padrona. Una faccenda che fa il paio con la signora Elsa Fornero che a chi le chiede della sua riforma del lavoro risponde (ieri a Firenze) con una frase francamente strabiliante: "Questa riforma del lavoro è una scommessa, non ho elementi per dire se funzionerà". L’indifferente leggerezza di chi parla delle vite degli altri – delle nostre, tra l’altro – come se parlasse della salute delle sue begonie e del circolo del bridge. Anche qui, come nella deliziosa performance della signora Rota Vender, sentirete chiaro e forte il profumo delle brioches di Maria Antonietta.
La satira, poi, fa il suo mestiere. Maurizio Crozza, nel suo spettacolo, ha saputo cogliere l’essenza di questa razza padrona. Non le sue leggi, i suoi decreti, i suoi voti di fiducia, le sue (contro)riforme, ma la sua vera essenza. L’anima nuda. Il presidente che incoragga il ragazzino a diventare imprenditore (già, quale missione sarebbe più nobile!). Il presidente che indovina tutte le risposte a Trivial. E via così, il Duce che ara dieci ettari, la luce dell’ufficio di piazza Venezia accesa anche di notte perchè Lui lavora sempre. E’ il caro, vecchio, immortale sogno della borghesia italiana: i migliori tra noi ci pensano e risolveranno tutto. Ma è anche – nell’apoteosi di involontario ridicolo – una meravigliosa rivelazione: quella razza padrona c’è, è qui, in mezzo a noi, ancora (e sempre) comanda, governa, decide, incurante (eppure potrebbe averne i mezzi culturali!) della sua gloriosa inadeguatezza. Un tempo lontano, quando eravamo piccoli (e stupidi) la chiamavamo "borghesia assassina". Ora che non siamo più piccoli (ma stupidi chissà), abbiamo imparato a misurare le parole, ma non per questo siamo diventati ciechi e sordi. Come diceva Crozza, "E’ gente che conosce il mondo attraverso i suoi maggiordomi. E’ gente che si chiede: ma tutti questi italiani che non riescono ad arrivare alla fine del mese, e non riescono ad arrivare alla fine del mese, non riescono ad arrivare alla fine del mese… ma santo cielo… ma perché non partono prima?".
A stretto giro, il presidente del consiglio Mario Monti ha accusato il colpo. Venendo meno al rituale aplomb (quello del loden e, si direbbe, delle risposte a Trivial) ha bollato Crozza come "patetico disinformato" (a Zeta, il nuovo programma di Gad Lerner). Ma siccome il diavolo è nei dettagli, ha aggiunto: "Abbiamo in lista anche dei terremotati poveri!". Ecco, di nuovo quel profumo di brioches di Maria Antonietta. Chiudo qui questa piccola riflessione. Con la notazione – mica tanto in margine – che la satira questa volta ha colpito nel segno. Ha fatto male. Non una caricatura, non una parodia. Ma una traduzione, una dimostrazione pratica, una fotografia svelata. Come ha scritto la mia amica Roberta Carlini, economista insigne, attenta osservatrice di quel mondo finanziario-padronale che ci governa: "Quella di Crozza è la foto più vera e crudele fatta a Monti e alla sua Alta Società Civile da quando è salito in campo". Ecco. Per questo il piccolo spezzone di spettacolo qui sotto non è solo satira, né solo politica, né solo capacità artistica e genio comico. E’ – esattamente, perfettamente – ciò di cui parliamo quando parliamo di razza padrona, dell’elegante circolo di canasta che ci governa, e di noi che sappiamo vederlo. Buona visione.

19 commenti »

19 Commenti a “Il profumo delle brioches di Maria Antonietta. Di cosa parliamo quando parliamo di razza padrona (e di satira)”

  1. Come ha già insegnato il grande cinema della commedia all’italiana – riguardiamoci, ad esempio, “Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini o “Travolti da un insolito destino…” di Lina Wertmuller – i Signori e le Signore adorano il popolo, fino allo spazio e al momento in cui si ferma senza intenzione alcuna sull’uscio di casa loro.
    Avremmo dovuto capirlo, in realtà, almeno già dai tempi di “Luci della città” di Charlie Chaplin, con la sublime idea del miliardario che è un amicone quando è ubriaco, ma non conosce mai il vagabondo quando è sobrio.
    Trattasi di gente di classe…e ho detto tutto…

    da Carlo Ridolfi   - sabato, 26 gennaio 2013 alle 18:59

  2. Non potrei aggiungere altro all’articolo, lo trovo adeguato e completo sull’argomento.
    Condivido e spero che venga letto da molti.

    da Tina Aiello   - sabato, 26 gennaio 2013 alle 19:02

  3. Centrato in pieno, non si poteva dire meglio. E’la ragione per cui,consapevolmente, ponderatamente, questa volta non voterò, e non certo per qualunquismo e disimpegno. Sono sarda e vi assicuro che da questo punto di osservazione il senso di nausea è particolarmente forte e anche la volontà di reagire.

    da mluisa   - sabato, 26 gennaio 2013 alle 19:10

  4. Questi tristi figuri, così fanès e insieme così saldi in sella, così sacerdoti e vestali della vera ricchezza italiota, in qualche misura (molto modesta beninteso)riabilatano quel naifone, quel nuovo ricco del Berlusca. Fanno prorompere – non dal cuore,forse dalla pancia- un “arridatece er puzzone!”

    da renato vetruccio   - sabato, 26 gennaio 2013 alle 19:45

  5. Loro non conoscono noi ma noi conosciamo loro! Ne ridiamo, a volte, riusciamo a criticarli, a svelarli in tutta la loro “gloriosa inadeguatezza” come dici tu. Loro comandano! Noi dovremmo resistere cercando di portare sempre alla luce i nostri dubbi, le nostre domande, le nostre perplessità, la nostra volontà di esistere malgrado la leggerezza con la quale ci trattano.
    Sai di cosa ho paura vedendo Crozza che li critica tanto apertamente? Che possa cedere alle lusinghe, smettere di deriderli. Non mi è apparsa tanto coerente, ad esempio, la presenza di Passera, in una delle trasmissioni. Cosa ha di diverso da Monti, Fornero o Profumo o questa signora del video, uno come Passera?
    Non è una critica, no, è solo la speranza di vedere ancora Crozza in momenti belli e necessari come quelli di ieri.

    da Tiziana   - sabato, 26 gennaio 2013 alle 23:22

  6. Chiamata alle urne

    Un fantasma si aggira sull’Italia chiamata alle urne: è la satira!!!! che Crozza e i suoi bravissimi collaboratori ‘agitano’ mirabilmente….

    da flora   - domenica, 27 gennaio 2013 alle 00:27

  7. A proposito di Brioches..

    http://www.stranecoseinvariecase.com/10-gennaio-2013-berlusconi-a-servizio-pubblico/

    da marco vanoli   - domenica, 27 gennaio 2013 alle 08:45

  8. Il Prof. Monti dice che Crozza non è informato. Sottintende quindi che la satira del simpatico comico disinforma la gente. Davvero siamo ad un punto di non ritorno in quanto se si attacca la satira in quel modo vuol proprio dire che il Prof. Monti, già primo ministro pare a sua insaputa visto che appioppa ad altri la colpa del disastro sociale in cui ci ha portato il governo dei tecnici, ha una scarsa considerazione dell’intelligenza degli italiani. Si riascolti il Prof. Monti gli aneddoti della candidata al Senato e poi giudichi lui da bocconiano puro se un popolo si meriti in Parlamento un personaggio di tale caratura mentale. Sarà istruita fin che si vuole, ma socialmente le brioches di Maria Antonietta al confronto dei suoi aneddoti fanno giurisprudenza.

    da Vittorio Grondona   - domenica, 27 gennaio 2013 alle 10:45

  9. Sottoscrivo in toto.
    Ma per favore non facciamo l’errore di considerare l’alternativa populare e populista più verace e genuina e quindi migliore: è solo una razza padrona che si traveste da becera per farsi votare.

    da Lucia   - domenica, 27 gennaio 2013 alle 10:48

  10. se arriva Cairo alla 7, vi tiene o vi manda via?
    (Urbano Cairo, cresciuto con Berlusconi, una tv paninara ci aspetta?)

    da giuliano   - domenica, 27 gennaio 2013 alle 10:56

  11. tutti sti soldi e tutto sto’potere per poi passare le vacanze a giocare a trivial……che mediocrita’ci governa….

    da franco   - domenica, 27 gennaio 2013 alle 21:00

  12. Mah, a me l’aneddoto sembra perfetto così, senza le chiose iperdidascaliche di Crozza. :)

    da alf   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 11:07

  13. Qualche anno fa, a Varese per lavoro, in un hotel di ottima categoria, assistetti a questo dialogo tra due anziane “Maria Antonietta”, che erano li per una settimana perché la servitù era in ferie: “eh, non c’è più la servitù di una volta, adesso comandano loro…”.

    da Giovanni   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 11:35

  14. Bell’articolo.
    Sconcerta la distanza che esiste tra noi, persone normali, e questi signori!

    da Paolo   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 11:37

  15. La “gloriosa inadeguatezza” è per me il peccato capitale.
    La qualità drammaticamente bassa della Alta Classe Dirigente italiana, a 360°, se pensiamo che Massimo Giannini, vice-direttore di Repubblica, nei primi mesi del governo Monti definì più volte qualla compagine “gli Ottimati”, che provvisoriamente (s’intende!) dovevano prendere in mano saldamente le redini del paese e, senza tante discussioni e tanti distinguo, salvarlo!!!

    da Caterina 2011   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 12:17

  16. Due cognomi, come la marchesa Serbelloni Viendalmare di Fantozzi
    Si e’ vero; c’e’profumo di brioches|
    Speriamo che almeno ci lascino il pane.

    da vandalo   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 14:34

  17. bellissimo e inquietante…non tanta voglia di Ingroia,ma di Robespierre..quello del ’93 :-)

    da alessandro fiorentini   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 18:26

  18. Tragica (realtà) e superlativo (articolo)!
    Lidia Rota Vender autrice di Crozza subito.
    E’ di per sé quanto di più tragicomico io abbia mai visto dopo la vecchia imbellettata pirandelliana.

    da Chiara   - lunedì, 28 gennaio 2013 alle 19:09

  19. Indagine profonda, esatta, spietata. Complimenti.
    Permettimi di inviarti questo link , per una ulteriore riflessione

    http://polisemantica.blogspot.it/2013/01/i-poveri-terremotati-e-i-terremotati_29.html

    da Cinzia Ligas   - martedì, 29 gennaio 2013 alle 13:17

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