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Voi siete qui – L’argine manifesto alla deriva liberista

Se siete di quelli che avrebbero comprato un caricatore dello Sten al partigiano Johnny, o pagato un pranzo a un grande filosofo tedesco con la barba, o dato un passaggio a un migrante clandestino in fuga da Lampedusa, siete anche di quelli che oggi devono cacciare qualche soldo per il manifesto. Potranno sembrare esagerati i paragoni, ma non è così, o forse sì, è esagerato. Ed è questo il bello: esagerare. Dal latino “exaggerare”, cioè “innalzare”, o meglio ancora: “ammassare a guisa d’argine”. E se guardate i filmati che vengono dalla Grecia, dolente anticamera dell’Europa, è proprio un argine che ci serve, e ci serve come il pane. Perché la piena liberista pare irrefrenabile e tutto sommerge, e prima di tutto le voci che non cantano nel coro. Esagerare è una buona pratica per passare dalla difesa all’attacco. Per rispondere a chi dice di “voler cambiare il modo di vivere degli italiani”. Di quali italiani? Di quelli che da mesi stanno al gelo su una torre per difendere il posto di lavoro, forse. Di quelli che si aggrappano all’articolo 18 per non essere travolti dalla piena, forse. Di quelli che chiedono un’informazione libera e ancora ne parlano come un diritto e un bene comune, forse. “Merito e concorrenza”, parole di moda: sono i tronchi portati dalla piena, che fanno crollare i ponti, che travolgono la gente. Quale merito, quello di esser considerati parassiti alla pari di un Lavitola per chiedere un sostegno all’editoria? Bel merito. Quale concorrenza, quella che affida alla tivù la stragrande maggioranza delle risorse pubblicitarie? Bella concorrenza. Esagerare vuol dire anche ribaltare le parole, rendere ridicole e vuote quelle che rimbombano come un segnale di modernità. Esagerare vuol dire anche volere fortemente qualcosa, come per esempio un argine all’orribile piena che arriva, che è già qui. Il manifesto è un sacco di sabbia su quell’argine. Metterne altri, rinforzare quelli che ci sono, portarne altri ancora, e ancora, a spalle, a mani nude, è un modo di esagerare. Non lo fate per noi. Lo fate per voi. E allora fatelo. Esagerate.

13 commenti »

13 Commenti a “Voi siete qui – L’argine manifesto alla deriva liberista”

  1. Grande Robecchi!

    da Tarkus   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 10:22

  2. Già!… Esageriamo per noi. Impediamo con determinazione che l’informazione plurale sia definitivamente strangolata dai nuovi mostri della finanza. Prima “Liberazione” Ora l’attacco tocca ancora a “Il Manifesto”. Non se ne può più. Abbiamo bisogno come il pane di una buona politica nazionale, non tedesca o francese, che faccia il nostro interesse prima di tutto. Sosteniamo con forza i giornali che parlano per noi. Di quelli che parlano solo per finanza ne abbiamo a iosa…

    da Vittorio Grondona   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 11:37

  3. Vittorio, aggiungerei, oltre ai mostri della finanza e coloro che tengono stretta la corda della pubblicità, i maestri della ruberia del denaro pubblico: i partiti fantasma che si arraffano i finanziamenti non dovuti. Milioni di euro rubati nel silenzio generale della Casta, tutta. Forza Italia, Margherita, sinistra arcobaleno, An, Ds e altre briciole voraci che continuano ad ammucchiare denari che potrebbero servire all’editoria. Un popolo ben informato è un popolo libero, democratico, consapevole. Le finestre dell’informazione non si chiudono, se ne aprono altre, se possibile, e devono rimanere spalancate.

    da EDOARDO   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 12:02

  4. il Manifesto non è un giornale comunista, è il giornale del “nè con gli USA nè coi tagliagole irakeni” che facevano Resistenza agli yankee, e venivano demonizzati dal direttore di quel giornale nè più nè meno dei partigiani Banditen.
    Se in Grecia il KKE e gli altri partiti di sinistra (non i socialfascisti di Papandreu) sono al 40% dei voti nei sondaggi, è anche grazie al fatto che là non si è mai smesso di dire pane al pane, anzichè rifugiarsi in un neneismo che ha fatto scomparire prima i partiti, e poi, conseguentemente, la stampa di sinistra.
    La legge sull’editoria è solo l’ultimo chiodo di una bara che vi siete costruiti pezzo per pezzo, e in cui vi siete calati, da soli. O forse non è questa la centesima volta in cui il Manifesto chiede la questua? Se lo facevate anche quando i finanziamenti c’erano, dovevate capirlo allora che stavano sbagliando tutto, non adesso, che il curatore fallimentare della Merkel è venuto a mettere fine all’indipendenza di un paese che non l’ha mai meritata.

    da giovanni   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 16:26

  5. devo dire che mi ha messo tristezza ascoltare alcuni pareri trasmessi da Radio Popolare l’altra sera, a “microfono aperto”. Niente di nuovo, ma sentirsi dire “non mi piace come scrivono sul Manifesto” oppure “se la tirano, parlano fra di loro”, o magari “preferisco il Fatto” significa aver capito poco o niente. Avere un punto di riferimento come il Manifesto, un giornale quotidiano d’opinione, è stato molto importante per quarant’anni. Invece tutto viene posto come una semplice questione di marketing (lo fa anche Giovanni al commento 4), e questo dà l’idea di come il berlusconismo sia entrato profondamente nella nostra società, al punto da non far capire più cosa succede veramente. In sintesi, e per non tirarla troppo in lungo, succede questo: che scompare dalle edicole il Manifesto, ma restano il Foglio (casa Berlusconi), resta la Padania (in deficit peggio del Manifesto), resta questo e resta quello, scompare solo un giornale di opinione, non qualunquista.
    Poi si può anche non essere d’accordo col Manifesto, si può non leggerlo, è ovvio, ma se ci fosse un giornale di destra come il Manifesto io lo leggerei volentieri, ogni tanto, anche col contributo pubblico. Invece no, non c’è, in questi ultimi 10-15 anni hanno avuto successo solo i giornali beceri come Libero…(e come il Fatto, che non è becero o qualunquista ma alle volte sembra molto aspirare ad esserlo)

    da giuliano   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 17:25

  6. io invece vado un pò in contro tendenza.
    Spero sì vivamente che il Manifesto ce la faccia anche sta volta, ma dovrà fare a meno del mio aiuto economico.
    Troppe volte anche loro hanno fatto da “pompieri”.
    Con le loro parole (migliori di quelle degli altri) certo, ma il succo rimane.
    E quindi i miei soldi preferisco darli per le spese processuali per le difese dei tanti compagn*, dei NO TAV, degli anarchic* arrestati e perseguitati per aver le palle di esserci in piazza.
    Inoltre, tentare di caricare di extra significati “democratici” (che solo minimamente in parte sono) la chiusura/non chiusura di un giornale, è decisamente una forzatura.
    Preferisco mille volte la gente in piazza ad un giornale (dalla tiratura limitata). Molto più utile. Molto più viva. Molto più rappresentativa. Molto più importante.
    E non è che, ad esempio, la gente che riempie la Val Susa, lo faccia perchè lo legge sul manifesto. Lo fa perchè chi vuole informarsi, comunque si informa.

    da stella   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 18:06

  7. ho sempre una mitraglietta nascosta nella cantina. Da me potrete passare sempre e sarete i benvenuti. W il manifesto e la libertà!

    da rego   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 20:36

  8. W Il Manifesto, spazio di voces clamantes in deserto!

    da ab   - domenica, 12 febbraio 2012 alle 21:38

  9. Non sono mai contento quando un quotidiano è costretto a chiudere, ma nel contempo non mi strappo i capelli e tantomeno nel caso del Manifesto. Non ho mai creduto alle “libere voci” zittite dal Capitale o boiate del genere. Quando accade una “crisi” ci si guarda nelle palle degli occhi e prima di parlare di “attacchi esterni” ci si dovrebbe chiedere “cosa abbiamo sbagliato?”. Questo dovrebbe essere il modus operandi generale, non solo in questo caso specifico. Cominciamo dalla qualità degli articoli che sembrano usciti da un tatze bao liceale per non parlare della spocchia con la quale gli argomenti vengono presentati, spocchia che trasuda da ogni pagina, spocchia di chi crede di avere sempre ragione. Qualcuno mi spieghi la differenza tra il dogmatismo di un religioso integralista e quello di un “paladino della libertà”. E’ la spocchia di chi scrive pensando “io ho ragione, e quindi non sono tenuto ad attirare la tua attenzione, se vuoi leggermi bene se non lo fai sei uno stronzo e non hai capito nulla”. Un briciolo di umiltà, professionalità e comprensione di cosa c’è “fuori” e il Manifesto non sarebbe in questa condizione, punto e basta.

    da G.Luca   - lunedì, 13 febbraio 2012 alle 08:22

  10. Un briciolo di umiltà? Vediamo: Ferrara, Sallustri, Feltri, Porro, Socci, Minzolini, Paragone e via quintalate di umiltà, tutta gente umile che scrive su giornali liberi, che non prendono finanziamenti. Non importa se producono anche un pò di fango ogni tanto, so pupi e gli piace giocare. Dovremmo essere tutti daccordo, se fossimo cittadini di un paese democratico, con tutti i principi democratici nella zucca, nel dire solo una cosa: due caccia bnombardieri in meno da comprare (vera stronzata italiota) e più giornali in edicola.

    da EDOARDO   - lunedì, 13 febbraio 2012 alle 08:39

  11. Cosa c’è fuori? Forse G.Luca lo sa con certezza, glielo hanno spiegato i giornali “che contano”? Lui che finisce con “punto e basta” confermando così la sua vera negazione a prestare ascolto alle opinioni altrui?… Qui si dice il proprio parere, mi pare. O almeno io credo a questo. Torniamo alla “boiata” con la quale secondo G.Luca si accusa a torto il capitale di zittire le “libere voci”. Sì, probabilmente abbiamo sbagliato a votare la politica attuale, forse abbiamo sbagliato a credere ad ogni promessa, forse abbiamo sbagliato ad essere poveri e a farci tartassare da chi difende gli sconosciuti al fisco e approva condoni pioggia. Si sbaglia in tanti casi… Anche a dare il potere politico a dei personaggi non eletti attraverso un inciucio parlamentare mai visto… Questi sono però punti di vista che comunque dovrebbero essere sempre discussi ed analizzati con l’aiuto dei giornali di tutte le correnti e non solo di quelli fra essi sostenuti dal potere del quale palesemente sostengono gli interessi. “La voce del padrone” non ha bisogno di finanziamenti extra. E’ proprio lei, fra l’altro che ha in mano quasi tutta la pubblicità… Nel nostro paese la politica del capitale ha già provveduto più volte a dissanguarne le risorse. La crisi attuale è una delle tante che ci è capitata sul “groppone” e come tutte le altre volte chi l’ha provocata chiama i meno abbienti a pagarne le conseguenze. Come in Grecia, del resto. E’ una vergogna… In questo caso secondo tutti i punti di vista. Sembra addirittura che vogliano punire miseramente un Paese per dare l’esempio agli altri… Come una guerra. Davvero sconcertante!

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 13 febbraio 2012 alle 12:01

  12. [ citazione Giovanni ]
    “La legge sull’editoria è solo l’ultimo chiodo di una bara che vi siete costruiti pezzo per pezzo, e in cui vi siete calati, da soli. O forse non è questa la centesima volta in cui il Manifesto chiede la questua? Se lo facevate anche quando i finanziamenti c’erano, dovevate capirlo allora che stavano sbagliando tutto, non adesso, che il curatore fallimentare della Merkel è venuto a mettere fine all’indipendenza di un paese che non l’ha mai meritata.”
    citazione Giovanni

    da quotare,
    eccetto che per la “indipendenza immeritata”, perchè “indipendenza” non ne abbiamo mai avuta (do you remember Gladio?).

    E’ il “montanellismo di sinistra” la vera piaga (turatevi il naso e votate il meno peggio, quando son tutti partecipi uguali) che serve solo a tenere in piedi il baracchino di chi la politica la fa comodamente seduto e remunerato anzichè viverla in prima persona in piazza ogni giorno e ad ogni manfa.

    da stella   - martedì, 14 febbraio 2012 alle 20:47

  13. vorrei dire una cosa la frammentazione a sinistra di una miriade di partiti, partitini, gruppi e corpuscoli che hanno già fatto tanto danno nella politica (5 anni del caimano) si sposta nella editoria non sarebbe meglio trovare una testata autonoma e indipendente economicamente? ci sono realtà come “il fatto” credo che ci possa essere lo spazio per un’altra testata, più politica, insomma potrebbe essere un atto anche propedeutico per una unità anche politica se non vogliamo essere condizionati dai Fioroni di turno

    da marco48   - mercoledì, 15 febbraio 2012 alle 14:32

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