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ago 10

Stasera Doc3, i racconti della Lixeira, vivere e ballare in discarica

La Lixeira è una delle più grandi discariche a cielo aperto del mondo, è a Maputo, in Mozambico. Dentro, accanto, ai suoi margini, vive un’intera popolazione che dalla discarica ottiene il pochissimo di cui vive. Una specie di prigione puzzolente e spaventosa in cui centinaia di uomini, donne e bambini si muovono, lavorano, mangiano, respirano. Il doc di questa sera, quindi sembra una di quelle fotografie del mondo da cui staccarsi velocemente, con spavento e raccapriccio. Eppure, storia dopo storia, vita dopo vita, ci si accorge che anche lì, in quella spaventosa montagna di rifiuti, può esitere vita vera, speranza, energia. Tra le tante storie della Lixeira, allora, nasce anche quella di una gara di danza, di una scuola per ragazzi, di una vita che pulsa nonostante tutto. Il documentario è firmato da Marco Pasquini (che già firmò Gaza Hospital) e da Roberto Galante, che da anni lavora proprio in Mozambico, con i ragazzi della Lixeira. Alla fine, si tratta di un viaggio strano, dove increrdibilmente si affaccia anche un po’ di speranza in un posto dove sembrerebbe non essercene mai. Con le sue leggende, le sue storie, le sue esperienze estreme e un a voglia di riscatto che sembra impossibile in un mondo del genere. Bello e istruttivo. Come al solito, l’ora è tarda (verso mezzanotte su Rai Tre), ma si può fare… Buona visione.
Doc3 è un programma di Lorenzo Hendel, condotto in studio da Alessandro Robecchi, regia di Graziano Paiella. Consulente: Luca Franco. Produttore esecutivo: Monica Pacini.
 

4 commenti »

4 Commenti a “Stasera Doc3, i racconti della Lixeira, vivere e ballare in discarica”

  1. Cazzo Robecchi,
    questo dovrebbero mandarlo
    prima del tg di minzolini su raiuno!

    da Tarkus   - mercoledì, 4 agosto 2010 alle 12:22

  2. Certo che al giorno d’oggi immagini di questo tenore fanno pensare… Eppure scene del tipo erano molto frequenti nel dopo guerra anche qui da noi. Proprio quando gli scarti di un giorno di una famiglia stavano tranquillamente in un piccolo sacchetto/pacchetto, il più delle volte confezionati ad hoc con carta di risulta. Ogni giorno passava il “ruscarolo”, col cavallo e carretto, che con la sua particolare trombetta avvisava la gente che era l’ora della raccolta. Molti si improvvisavano “solfanai” e andavano presso le discariche in cerca di ferro, metallo o altro da vendere. Niente di nuovo, quindi sotto il sole… Solo che noi non avevamo nemmeno la voglia di ballare…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 5 agosto 2010 alle 09:37

  3. Lo vedro’, da quando ho scoperto che sei online non lo perdo’ di sicuro. Volevo solo aggiungere che ogni discarica di ogni citta’ nel subcontinente indiano ha una popolazione che vive dei suoi rifiuti. Ci sono gang in India che si litigano le discariche in cui arrivano i rifiuti delle zone piu’ ricche su quelle con i rifiuti delle zone piu’ povere.
    Perche’ anche la mondezza ormai ha le sue classi sociali.

    da Valerio   - giovedì, 5 agosto 2010 alle 14:53


  4. miliardari d’oltreoceano
    con ammirevole magnanimità
    si impegnano a donare
    gran parte dei loro capitali personali a…
    a…a..
    mmm…
    a??

    da stefania   - sabato, 7 agosto 2010 alle 20:12

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