Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
gio
2
apr 15

Matteo Renzi ha fatto le riforme! E l’Italicum? Serve per le riforme…

Fatto020415Fate la prova renzino. Non è difficile e non serve nemmeno un laboratorio, basta il tavolino di un bar. Procuratevi soltanto una mezz’oretta e un devoto seguace del premier, di quelli acritici e ultramoderni, di quelli che sono per la “disintermediazione”, parola difficile che serve a descrivere, senza dirla, una gran voglia di discorsi dal balcone, o da twitter, davanti a folle osannanti. Fatto? Ecco. Ora chiedetegli se Matteo Renzi, nel suo anno di governo, ha cambiato le cose, se ha fatto le riforme. Ne avrete in cambio un profluvio di argomenti entusiasti. Certo che sì! Matteo (lo chiamano così, è un vezzo moderno) ha fatto in un anno quello che lui (lui il renzino) aspettava da trent’anni (sentito dire anche da chi ne ha venticinque). Le province, il jobs act, la pubblica amministrazione, il Senato… Insomma, avrete, in risposta alla vostra domanda, la granitica certezza dell’interlocutore: Renzi sta cambiando il paese. Ora passate alla seconda domanda: perché serve una legge elettorale come l’Italicum? La risposta sarà altrettanto convinta ed entusiasta: perché con l’attuale legge elettorale si è costretti a barcamenarsi e non si fanno le riforme.
Ecco fatto: possiamo fermarci qui, a queste due risposte che sono la sostanza del problema. Punto uno: si fanno finalmente le riforme. Punto due: serve una legge elettorale che permetta di fare le riforme perché così non si riesce. E’ una contraddizione così palese che non meriterebbe commenti. Se Renzi è così bravo da fare tutte queste riforme anche con il risultato ottenuto da Bersani alle ultime elezioni – che tutti definiscono insufficiente, una “non vittoria” – perché vuole una legge elettorale che premi ancora di più l’esecutivo? Una legge che i migliori costituzionalisti descrivono come “pericolosa”?
Il refrain non è nuovo e ha illustri precedenti. Bettino Craxi, da capo del governo, lamentava gli scarsi poteri del capo del governo. Berlusconi uguale. E ora Renzi dice lo stesso. Il disegno, insomma, è sempre quello: dare più poteri all’esecutivo a scapito della democrazia parlamentare o del voto dei cittadini (non si vota più per le province, non si voterà più per il Senato…). E la motivazione è anche quella più o meno uguale: questo “eccesso di democrazia”, di pesi e contrappesi, impedisce di fare le riforme, cosa che si grida a gran voce proprio mentre si grida forte anche: “Ehi, stiamo facendo le riforme!”. Per corroborare questa tesi si descrive il paese come una palude immobile e putrescente, da cui ci salverà finalmente una nuova legge elettorale che annichilisca ogni opposizione. Insomma, mani libere, più potere e meno contrappesi. E’ l’identico meccanismo del capitalismo italiano, che per tradizione strepita che ci sono, a fermarne la luminosa marcia, troppi “lacci e lacciuoli”, mentre se avesse le mani totalmente libere, sai la cuccagna! Una filosofia che ha le sue varianti con la cosa pubblica: la si indebolisce con clientelismi e gestioni demenziali, si buttano i soldi dalla finestra, la si rende ingiusta e impresentabile, e poi – ultima e conseguente mossa – si chiede che venga privatizzata, un classico. Ecco, l’Italicum è questo: una privatizzazione. Poi uno pensa alle grandi riforme italiane, quelle vere, tipo il Servizio Sanitario Nazionale, e vede che si facevano, eccome, pure con il bicameralismo perfetto, pure con il proporzionale, con governi che cadevano ogni sei mesi e decine di partiti in Parlamento. Senza Italicum, insomma, e senza rischi per la democrazia.

6 commenti »

6 Commenti a “Matteo Renzi ha fatto le riforme! E l’Italicum? Serve per le riforme…”

  1. Facile vincere così, tramite i vari potenti del paese che ti sponsorizzano qualsiasi cazzata e con il 90% degli house organ mediatici che osannano la fuffa permanentemente.

    Ma il più colpevole è l’elettorato,che ci sia o che ci faccia non cambia,l’italiano medio va preso così.

    da Ivo Serenthà   - giovedì, 2 aprile 2015 alle 13:23

  2. Se posso citare Orwell ( http://orwell.ru/library/articles/nose/english/e_nose ), sembra il primo capitolo del Vangelo di Matteo (sara’ un caso?): il primo versetto dice che Gesu’ e’ “figlio di Davide, figlio di Abramo”, poi giu’ 15 versetti (e 42 generazioni) di geneaologia.. per poi scoprire che “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.”: cioe’, secondo la logica, che Gesu’ Cristo NON discende ne’ da Davide ne’ da Abramo..

    da Emanuele Ripamonti   - giovedì, 2 aprile 2015 alle 15:39

  3. Prigione per tutti. Questa è la riforma in mente ai nominati parlamentari. Peccato che in prigione ci finiscano solo i ladri di mandarini. Una grande gabbia dove all’interno non ci sono più industrie. Tutte delocalizzate. Però, si sa, l’italiano ha il pregio della manualità eccellente. Appunto, presto per campare l’italiano di casta media bassa si dovrà accontentare di intrecciare cestini di paglia, proprio come fanno molti carcerati. In compenso dovrà aprire obblicatoriamente un conto in banca. Si capisce, serve per la tracciabilità! A nessuno viene in mente che il problema sociale, corruzione compresa, non si risolve con l’aumento della pena detentiva, ma con provvedimenti che impediscano o rendano non conveniente la delinquenza facile, come, per esempio potrebbe essere una maggiore tranquillità economica della vita prevista per tutti. Infine, fino a quando le imprese/cooperative per garantirsi le commesse troveranno più semplice e redditizio pagare tangenti anziché sottostare a seri bandi intrisi di severe clausole di garanzia, hai voglia ad aumentare le pene. I soldi che ricavano dai vari trucchetti, praticamente tollerati dai corrotti durante i lavori, saranno più che sufficienti per superare tranquillamente qualsiasi tempo di prescizione vivendo nel frattempo nei lussi più sfrenati alle spalle degli sfigati costruttori di cestini di paglia d cui sopra.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 2 aprile 2015 alle 22:28

  4. La politica che comanda è sul letto del dolore e si raccomanda alla fiducia per durare più che può… La politica che non comanda si limita a posarsi sulle sponde del letto alla guisa di avvoltoio famelico in paziente attesa che la magistratura aiuti il paziente fiducioso ad esalare l’ultimo respiro per poterselo pappare senza tanta fatica.
    Attaccare D’Alema per avere venduto del vino prodotto in casa e per avere preso atto che qualcuno abbia comprato i suoi libri ha il sapore di una politica di non senso. Sarebbe davvero poco etico e soprattutto illegale se si provasse che la vendita dei suoi prodotti fosse stata imposta grazie al suo potere istituzionale in cambio di favori tangibili, ma allo stato attuale non mi sembra così scandaloso come vogliono farcelo credere. La scelta altrui non imposta fa parte della democrazia anche nel caso in cui tale scelta celasse fra le righe una speranza di riconoscimento. Inoltre non è un segreto che nel nostro Parlamento deputati lavorino, spero nel tempo libero, anche per il loro capo partito senza che alcuno abbia segnalato seri problemi di non opportunità.
    In sostanza si vorrebbe che
    – la famiglia di D’Alema venda i suoi prodotti solamente ai contrari di partito;
    – i parlamentari nominati continuino a lavorare, sempre nei tempi liberi ovviamente, per il bene dei loro nominanti…
    Mo veh!?…

    da Vittorio Grondona   - domenica, 5 aprile 2015 alle 10:29

  5. Buona Pasqua a tutti

    da Vittorio Grondona   - domenica, 5 aprile 2015 alle 10:32

  6. Sinceramente non vedo nessuna logica nell’assunto di questo articolo. Se ho una gamba rotta ma riesco comunque a camminare con le stampelle, significa che non me la dovrei curare?

    da Piero   - lunedì, 6 aprile 2015 alle 15:20

Lascia un commento