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Governo Renzi: parliamo di fatti, non di gelati! (Mah, qui ci sono un po’ di fatti, forse conviene continuare coi gelati)

E va bene. Che il tifo è una brutta bestia l’abbiamo detto più volte. E però ciò non toglie che oltre ad essere brutta bestia sappia diventare anche ridicolo. E c’è del ridicolo, in effetti, nel testacoda di molti ultras renzini negli ultimi giorni. Prima il gelato. Bravo capo che mangia il gelato! Cantagliele a quelli dell’Economist! Poi, quando il gelato è stato ripreso dai media (abbondantemente, direi), ma non gradito (guardare qui, una per tutti, la scudisciata di Dario Di Vico, non esattamente un nemico di Renzi, sul Corriere di sabato 30 agosto)…

…Allora è scattato il cambiaverso: basta parlare del gelato! Parliamo di economia! Parliamo di fatti! Con tanto di tweet (ormai è il linguaggio governativo) del responsabile comunicazione: questo:

Che serviva a dire: perché sbefeggiare Matteuccio quando tutti i leader mondiali mangiano il gelato? Mah, forse perché quelli mangiano il gelato e basta, non convocano i giornalisti per mangiare il gelato in polemica con un importante giornale economico. Una differenza che sfuggirà ai soldatini renzini, probabile, ma non a quelli che non sono accecati dal tifo e dalla disinformazione.
Però, va bene, la propaganda è uno sporco lavoro e qualcuno lo deve pur fare.

Ma, gelato o non gelato, è l’altro corno del problema quello più interessante. Basta gelato! Parliamo di economia. Ecco parliamone. A cominciare proprio dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso (29 agosto), più volte presentato come una riunione epocale, definitiva, risolutiva, miracolosa. E più volte annunciato dai titoli dei giornali. Eccone due.
Il primo (la Repubblica, 27 agosto 2014)

Il secondo (Agenzia Ansa, 23 luglio 2014)

Dunque sul primo titolo si cali pure un velo pietoso. La grande riforma della scuola verrà, forse e se. Al CdM del 29 agosto era molto annunciata ma non s’è vista. Si dice  che ci sarà una grande discussione, planetaria, globale, nazionale, una grande consultazione eccetera eccetera. Ma di quelle centomila assunzioni non si è più detto nulla. Non ci sono i soldi. Non ci saranno. O forse sì: certi maligni dicono che ci saranno a rate, più o meno in concomitanza con le elezioni amministrative (2015 e 2016) e con le politiche (2018), modello 80 euro, insomma. Non essendo maligni ci asteniamo. Per ora, comunque, zero.
Per quanto riguarda il secondo titolo, invece, si mette a verbale che in luglio i 43 miliardi erano “pronti”. Attenzione, già quella frase contiene una piccola bugia. Non si stanziano infatti 43 miliardi, ma alcuni miliardi per portare a termine opere per 43 miliardi. E’ un po’ diverso.
Ma vediamo cos’è uscito dal Consiglio dei Ministri. Lo spiega bene, in poche righe sul Corriere della Sera del 31 agosto, Andrea Ducci, qui sotto).

Cioè, riassumendo. I 43 miliardi diventano una decina (il valore presunto delle opere sbloccate) e per sbloccarle ci sono 200 milioni quest’anno, cinquecento l’anno prossimo (cioè le briciole) e i tre miliardi che mancano verranno da un fondo europeo pluriennale che finirà di essere erogato nel 2020.
Insomma, in un mesetto, i roboantissimi 43 miliardi sono diventati (forse) 10, con uno stanziamento di 3,8, di cui 3 se e forse (e comunque non li vedremo tutti prima della fine del 2020). Totale alla fine del 2015: 800 milioni. 
Non basta: di quei 500 milioni del 2015, i fondi da destinare ai Comuni sono passati da 360 a 250 milioni. Insomma, un taglio (a favore di grandi opere invece che di piccoli interventi).

Non è la prima volta che succede, naturalmente. Qualcuno per esempio ricorderà i 3 miliardi e mezzo promessi per la manutenzione delle scuole. Ecco. Qui sotto il titolo di un’inchiesta dell’Espresso (se volete leggere tutta l’inchiesta, il link è qui)

e se vi eravate persi la promessa, insomma, sta qui (Repubblica del 12 marzo 2014)

Bene.
Ora ci sarebbe da tirare le somme sulla distanza siderale tra grandi boati e roboanti promesse e topolini partoriti. Ma forse non è il caso perché i numeri, per così dire, parlano da soli. Anche quello dei mille (1.000!) nuovi disoccupati al giorno.
Solo, un consiglio ai renzini in servizio effettivo permanente: nobile l’appello a parlare di fatti e non di gelati. Ma forse, a pensarci bene e a guardare i fatti, conviene continuare coi gelati.

6 commenti »

6 Commenti a “Governo Renzi: parliamo di fatti, non di gelati! (Mah, qui ci sono un po’ di fatti, forse conviene continuare coi gelati)”

  1. Ma voi la ricordate quella: “Sorge il sole, canta il gallo, Mussolini va a cavallo”? Ecco, quando ho visto un intero TG3 dedicato alla “sorpresa” del premier, testuali parole della direttrice del TG in questione, Bianca Berlinguer (!), ho pensato a questa piccola perla della propaganda fascista. Ma io esagero sempre e capisco poco poco!

    da Tiziana   - domenica, 31 agosto 2014 alle 21:45

  2. Oggi compare un articolo sull’Huffington Post dove si manifestano perplessità sulle capacità di governo di Renzi. Vi si dice, tra le altre cose, che non ha fatto niente relativamente al mercato del lavoro.
    Finchè si può io vorrei ricordare che Renzi ha molto ampliato la precarietà del mercato del lavoro, estendendo la possibilità di proroghe di contratti somministrati e di contratti a tempo determinato c.d. acausali
    Diamo a Renzi quel che è di Renzi.

    da david   - lunedì, 1 settembre 2014 alle 10:50

  3. ussignur e non avevo ancora letto i resoconti della nuova conferenza stampa su quello che avrebbe fatto e vuole fare per il lavoro; credo che Sacconi e la Fornero dovranno intervenire per fermarlo

    da david   - lunedì, 1 settembre 2014 alle 14:17

  4. E così, anche con questo governo il popolo italiano si attacca al tram…

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 1 settembre 2014 alle 17:46

  5. Ora anche i treni privati chiedono aiuto a Renzi… Circolare sui nostri (FS) binari è una rimessa, dicono… Se mi telefonavano prima di iniziare l’avventura, io nel mio piccolo sarei stato in grado di mettere loro almeno una piccola pulce nell’orecchio… A meno che politica e affari di capitani coraggiosi non siano andati d’accordo per percorrere anche nelle Ferrovie dello Stato un iter quattrinaio del tipo Alitalia.

    da vittorio Grondona   - mercoledì, 3 settembre 2014 alle 09:08

  6. Stracciatella…

    da Nina   - mercoledì, 3 settembre 2014 alle 09:50

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