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24
lug 11

Il vero miracolo di Don Verzé: sfuggire al linciaggio degli azionisti

Il Vaticano è d’accordo: che Don Verzé sia ancora a piede libero con un miliardo di debiti è veramente una cosa soprannaturale – Il San Raffaele rimane all’avanguardia della ricerca: provate a voi a ricercare qualcuno che vi dia mille milioni di euro – Un paziente testimonia per la beatificazione: “Mi ha guarito colpendomi in testa con un mango brasiliano”.

Negli anni Novanta un grido scuoteva il mondo e la Lombardia: "Bravo Don Verzé!". Negli anni Zero un altro grido ben piú potente agitava l’Italia: "Grazie Don Verzé per il tuo indefesso impegno!". Negli anni Dieci un nuovo tonante grido si levava da tutto il paese: "Grazie al cazzo, Don Verzé! Con un miliardo di euro di debiti ero capace anch’io!". Ma per il prete privato di Silvio Berlusconi l’avventura non è finita, il processo di beatificazione di Don Verzé subirà un’accelerazione. Unico intoppo: per diventare santi serve che sia accertato un miracolo. Ecco le principali tappe della beatificazione.
Il miracolo dell’angelo. Il miracolo che potrebbe aprire le porte della santità a Don Verzé è l’acquisto di un arcangelo in vetroresina e acciaio alto più di otto metri da mettere in cima al suo ospedale. Un affarone, solo due milioni e mezzo. Solo che per piazzarlo là in cima è stato necessario costruire una cupola da 50 milioni. Il miracolo è innegabile: che gli azionisti non l’abbiano linciato ha in effetti del soprannaturale.
Il miracolo del jet. Come si può negare che sia un miracolo il primo prete volante della storia? Con l’acquisto di un jet privato da una società neozelandese, poi sontuosamente finanziata e poi misteriosamente chiusa, Don Verzé ha mostrato ai fedeli che anche un umile prete può volare, basta pagare con i soldi degli azionisti. 
Il miracolo del suicidio. Per un vero percorso di santità servono anche dolore e tragedia. Appartiene a questo filone dell’istruttoria per la beatificazione di Don Verzé il tragico suicidio del suo braccio destro, Mario Cal. Secondo i fedeli, Cal sapeva tutto dei conti del San Raffaele, e ora non potrà più parlare. Per Don Verzé, un vero miracolo, riconosciuto anche dagli avvocati.
Il miracolo dei manghi. Cosa diavolo c’entrano con un ospedale di via Olgettina – un posto dove certo non mancano le crocerossine – le piantagioni di manghi acquistate dal San Raffaele? Niente, se non al grande miracolo della moltiplicazione dei debiti.
Ora che la luminosa figura di Don Verzé sarà tratteggiata dal tribunale fallimentare, la pratica della beatificazione può dirsi avviata. Appena il Vaticano acquisirà il San Raffaele ottenendo un consistente sconto sui debiti, l’iter procederà spedito, e Don Verzé potrà sempre patteggiare: ottocentomila anni di purgatorio in cambio di un miliardo di euro è pur sempre una soluzione equa. Andate in pace. Che il Signore sia con voi, e ricordate: tenetelo con voi, non fategli vedere i bilanci!

3 commenti »

3 Commenti a “Il vero miracolo di Don Verzé: sfuggire al linciaggio degli azionisti”

  1. beh, quantomeno don Verzé non ha una foto in cui è al balcone sottobraccio a Pinochet. (oh Signùr, vuoi vedere che ce l’ha??? se ce l’ha, allora lo faranno beato anche lui)

    da giuliano   - domenica, 24 luglio 2011 alle 16:10

  2. Il Verzè (si pronuncia “el Versè”) in milanese significa “mercante della verdura”.
    Iper Robecchi.

    da Tarkus   - mercoledì, 27 luglio 2011 alle 17:03

  3. Evidentemente anche al San Raffaele urge la presenza di un mago della finanza. Purtroppo ne abbiamo uno solo… Un pochino di pazienza… Dopo che il nostro famoso cartolarizzatore avrà mandato in malora definitivamente i nostri valori sociali, siamo disposti a mandarlo in trasferta anche al San Raffaele. Così il Vaticano avrà due nuovi santi da innalzare agli onori degli altari. Meglio di loro nessuno riesce a fare i miracoli all’incontrario. Uno specializzato nella moltiplicazione dei debiti, l’altro, fenomenale incantatore di citrulli, che spaccia legalmente carta straccia al posto di veri quattrini.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 28 luglio 2011 alle 09:28

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