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Editoriale – Una risata ci seppellirà

L’orchestrina che suonava sul Titanic, pur con l’acqua alle ginocchia, aveva almeno il suo stile. Le filastrocche zozze delle osterie cantate da ebbri, pur terribili, contengono qualcosa di schiettamente popolare. Così come l’Italietta gretta-gretta dei campanili e dei localismi beceri partoriva tra tanto obbrobrio almeno i suoi caratteri letterari, i don Camilli, i Pepponi, i cumenda, i “teroni”, roba spicciola, ma vera, oro zecchino in confronto alla rivoltante scenetta andata in onda ieri all’ombra di Montecitorio. “Il patto della pajata”, scrivono le cronache, e ci sguazzano, in quella che si chiama “informazione soft” di cui si gonfiano i telegiornali. Coda alla vaccinara versus polenta, rigatoni e lambrusco, a suggellare la tregua controvoglia tra la Lega scorreggiona e il generone romano, tra il Bossi del dito medio e l’Alemanno sindaco piccolo-piccolo di una città grande-grande, con una Polverini governatice in vernacolo (vedemo, annamo…) al cui confronto la sora Lella sembra Rita Hayworth. Il potere travestito da popolino, e di lui più grezzo e becero, e al tempo stesso finzione schifosa di un incontro per dovere, di due poteri che si odiano e che sono costretti ad andare a braccetto per non far crollare il castello, non far finire a processo il capo, portare a casa interessi contrapposti che si tengono in piedi come costruzioni precarie, ognuna poggiata sulle deboli pochezze dell’altra.
Calderoli a bocca piena, Polverini che imbocca Bossi, La Russa aggressivo e Gasparri gasparrico come al solito, dialetti incrociati e rivendicazioni gastro-territoriali, in un enorme disegno di Grosz che descrive tutta la ripugnanza e lo schifo di un potere logoro e sazio, incapace di qualunque sfida che non sia volgarità e insulto. Weimar, al confronto, pare Topolinia. Troppo facili le ironie su questo incrocio tra suburra e Bagaglino, su questo intrecciarsi di povertà culturali che regna sul paese, e lo schiaccia. Film di quart’ordine e di volgarità assoluta, così come le barzellette del capo supremo e la di lui ricchezza. La trappola è nota: il colore, la nota satirica, lo sberleffo che strappa la risata e castiga, o prova a farlo. Ma non è – questa volta – una trappola in cui cadere. Troppo facile, e troppo poco, e anche impossibile – va detto – mettere in burla questo potere più di quanto faccia lui stesso. Intorno, dietro, accanto, un Paese impoverito e stanco, bloccato dalle cricche, senza modernità, neppure più quella feroce del mercato, ridotto a trastulli di potentati etnico-affaristici. Solo pochezze infinite e teatrini, di cui non ridere nemmeno, tanto che pure i militanti del Pd, con i loro stornelli di scherno alla scenetta patetica dei rigatoni e della polenta, partecipa al gioco, fanno parte per così dire del desolante quadretto, fanno cadere le braccia tanto quanto. Senza conflitto, senza speranza, senza fronti avversi che possano scuoterlo, il potere deve fare da sé pure quello: crearsi la sua opposizione da dentro, farsi la sua satira da sé, ridicolizzarsi da solo. Con la bocca piena di sugo e il boccone nel gozzo, il rutto facile, la battuta al posto del ragionamento, la menzogna al posto della verità, la barzelletta al posto del racconto e la puttana al posto dell’amore. La pajata, la polenta, er vino, la risata sgangherata e il volemose bene che copre l’affilar di coltelli e gli interessi – banche, nomine, poltrone – zozzi pure loro. Cerimonia esemplare di quello che un paese non dovrebbe, non vorrebbe mai essere. E invece probabilmente è. Questo è quanto. Una prece, e chi può, si metta in salvo.

23 commenti »

23 Commenti a “Editoriale – Una risata ci seppellirà”

  1. eh sì, quando c’è da mangiare vanno sempre d’accordo: non è una battuta qualunquista, intendo proprio “questi qua”, quelli della foto di gruppo, Bossi e Alemanno, Maroni e Polverini, mica altri.
    Del resto, sono stati proprio i romani e i meridionali a dare potere a Bossi: che col 10 per cento mica poteva comandare da solo.

    da giuliano   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 08:09

  2. Un commento di una persona intervistata per strada al pranzo di riconciliazione obbligata dei due neofascismi riassume convenientemente anche la mia opinione: “magnoni”!…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 08:41

  3. Magistrale Robecchi, gran pezzo!
    Io ho visto la scena al TG-Fini (Mentana) e mi è venuto il voltastomaco sentendo la composizione del menù (sono vegetariano), guardando Calderoli masticare e poi guardando Gasparri che non faceva niente.
    Non posso aggiungere null’altro a ciò che magnificamente ai descritto tu.

    da Tarkus   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 09:18

  4. 3.Magistrale Robecchi, gran pezzo!
    Io ho visto la scena al TG-Fini (Mentana) e mi è venuto il voltastomaco sentendo la composizione del menù (sono vegetariano), guardando Calderoli masticare e poi guardando Gasparri che non faceva niente.
    Non posso aggiungere null’altro a ciò che magnificamente hai descritto tu.

    da Tarkus   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 10:38

  5. Onestamente credo che la merda sia già arrivata ben oltre a seppellirci e il brutto è che ci stiamo abituando a sguazzarci scambiandola per acqua pulita.

    da Claudio L.   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 10:46

  6. “un enorme disegno di Grosz che descrive tutta la ripugnanza e lo schifo di un potere logoro e sazio”
    Trovo questa frase efficacissima per sintetizzare lo spettacolo dato dai potenti della lega e del berlusconismo romano.
    Un’altra frase interessante è questa. “Le filastrocche zozze delle osterie cantate da ebbri, pur terribili, contengono qualcosa di schiettamente popolare”. Ma quelle filastrocche e quelle volgarità sono le espressioni di ultimi della terra, di persone senza potere offese dal potere altrui. Quando le stesse volgarità le pronunciano e le praticano i potenti allora c’è appunto solo la ripugnanza di un potere arrogante, stupido, ignorante, corrotto e autoreferenziale: il berlusconismo.

    da Desmond   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 10:49

  7. se non sapessi cosa è accaduto a Roma avrei pensato che stavo leggendo una recensione di “brutti sporchi e cattivi”

    da king Mob   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 11:56

  8. Magistrale e quanto amaro. Ma su una cosa non son d’accordo…”cerimonia esemplare di quello che un paese….non vorrebbe mai essere…..invece lo è, lo è e ci sguazza tanto bene altrimeti si ribellerebbe! Basti guardare le interviste alle sciure che nonostante l’esibizione giornaliera di degrado morale del premier (e non solo lui), continuano a ritenerlo “er mejo”!

    da Mietta   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 12:24

  9. E’ verooo, king Mob, ecco cos’era

    da angie   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 14:56

  10. Una raro caso in cui la descrizione fatta da Rebecchi supera una qualsiasi rappresentazione pittorica di un orgia romana o dell’inquadratura cinematografica ripresa dal Satiricon di Fellini. Meravigliosa rappresentazione nella quale mi permetto di aggiungere, nella stessa mangiatoia, anche quelli che hanno aspramente criticato la giusta rabbia con la quale i lavoratori hanno attaccato la cisl. Quelli che ancora pensano che sindcati venduti al potere della fogna debbano essere rispettati e con loro ci si deve confrontare civilmente. Parlano di civiltà e hanno le tasche e la pancia piena sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie. Scusate la rabbia…

    da Renato   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 15:11

  11. … e ancora non si vedono gli effetti macroscopici del marchionismo/montezemolismo più montante, già in atto furioso: il berlusconismo altro non è che l’alba di pece di un’Italia perduta, dove gli ismi più luridi stanziano per millenni.
    Era noto, d’altronde: non si danno le perle ai porci… o che almeno si possano fermare nel gozzo!

    da ab   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 16:16

  12. Calma amici, bisogna contestualizzare e non facciamoci riprendere dal Cardinalone Fisichella. Quando il bene vince, ancorchè aiutato da polenta, spuntature, rigatoni, pajata, non cerchiamo il pelo nell’uovo, al limite spruzziamo il tutto (magari di nascosto) con il GUTTALAX per ricordare che al peccato di gola qualcosa bisogna cedere. I cardinaloni con le loro circonferenze addominali e le loro cintone, tipo confezione da uovo di pasqua, le cose terrene le conoscono bene. Ruini si presenta come una persona sofferente, magro, piccolo. Ottimo, fino a qualche tempo fa, ad inquisire, condannare e mandare al rogo, specialmente le donne peccatrici e provocatrici. Altro che legge 40, AL ROGO. Ma la cosa da atti osceni in luogo pubblico di oggi è stata la difesa (sulla difensiva), al tg di Mentana delle 13.30, di Feltri dei due figli e ‘ndrocchia di Sallustri e Porro beccati a intrallazzare intorno a quella comunistaccia della Marcegaglia che aveva osato muovere una timida critica al loro Dio in terra e in ogni luogo. Sempre sia lodato. Hanno dovuto mollare la presa, per quieto vivere, su Fini e si sono buttati sulla signora. Già gli era venuta la crisi di astinenza.

    da EDOARDO   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 16:32

  13. Caro Alessandro, ormai anche in te la tristezza e la rassegnazione, la desolazione e lo schifo prevalgono e annullano ogni speranza di risalita della china ripidissima ai piedi della quale ci troviamo. Per me è così già da un po’. Ma ci tocca rimanere ottimisti, almeno morire combattendo, che cazzo.

    da Pietro   - giovedì, 7 ottobre 2010 alle 17:11

  14. Morire combattendo? Ma vi rendete conto delle cazzate che dite? Se fossi uno di quelli che ha rischiato davvero di morire combattendo per questa nostra Italia vi manderei volentieri a fan…
    E se fossi uno di quelli morti per difendere l’Italia…beh…mi rivoleterei nella tomba!
    Se combattere vuol dire vedere quelle scene patetiche al gemellaggio polenta-pajata…quelli che si lamentavano del magna magna politico con occhialone Gucci o Armani e cuffiette Mp3 ultimo modello alle orecchie.
    Oppure quella pazza che urlava “vieni qua che t’ammazzo”
    Volevo fare lo sciopero della polenta e invece quei bei pupazzi verdi dietro al bancone, mi sono sembrati quasi simpatici, al confronto di questi “fascisti” della sinistra pura!
    Meditate gente, meditate…e cambiate paese, visto che siamo l’ultimo paese del mondo dove poter vivere

    da STEFANO   - venerdì, 8 ottobre 2010 alle 09:04

  15. Ho meditato sul tuo post, caro Stefano, e mi sono visto, nel bel mezzo di assatanati nostalgici politici, nudo chinato a 90 gradi in attesa del mio poco invidiabile destino. Io sono del parere che non dobbiamo assolutamente tollerare episodi come quelli che ci hanno mostrato i nostalgici fascisti e i verdi leghisti, gruppi politici questi di idee comuni in tante cose, in un pranzo di riconciliazione politicamente obbligata. I miei avi hanno combattuto per togliere di mezzo dalla mia vita l’ideologia fascista e io solo loro molto riconoscente per questo. Li farei davvero rotolare nella tomba se oggi io rinunciassi vigliaccamente alla lotta sociale per evitare il ritorno di dittature repressive come quella del triste ventennio. Questo è il mio paese, quello che amo e non ho alcuna intenzione di andarmene. Ho solo il desiderio democratico di renderlo socialmente migliore.
    Scusami se ritieni che non abbia recepito nel modo giusto quello che hai detto.

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 8 ottobre 2010 alle 10:58

  16. Esatto, non hai recepito…ma pazienza, dovrò farmene una ragione. Dico che urlare, urlare, urlare senza far nulla per far saltare l’andazzo comune, non risolve un bel niente. Anzi dà la stura (che parlare forbito) a chi governa di dire quello che hanno detto a quel poveraccio del popolo viola a Exit (consiglio il popolo viola di mandare in giro persone intelligenti e preparate, non dei ripetitori automatici di baggianate)
    Io dico che è comodo pensare di fare chissà che guerra ai comandanti, guardandosi Sky, comprandosi gli occhialoni dell’ultimo divo tv e facendo la fila per l’ultimo modello di mp3.
    Credo che questo non possa essere considerato “guerra” e tantomeno “morire combattendo”!!!!

    da STEFANO   - venerdì, 8 ottobre 2010 alle 14:14

  17. Sono d’accordo con te Stefano, forse non s’era capito. La rassegnazione viene proprio dal fatto che quando si cerca di fare della concreta opposizione allo “stato di cose presenti” si rimane in quattro gatti e si viene trattati come criminali e nemici della patria. E proprio da coloro che avrebbero più motivi di essere con noi, quelli che una volta erano proletari e orggi credono di essere classe media. Con le pezze al culo.

    da Pietro   - venerdì, 8 ottobre 2010 alle 16:04

  18. In poche parole: il popolo considerato nella massa reagisce col dissenso anche smoderato nelle piazze; gli intellettuali fanno anche convegni e scrivono per aprire gli occhi. In periodo di pace, scartando ovviamente la rivoluzione, non ci sono altri strumenti di “combattimento”. Le istituzioni prese di mira, coadiuvate dai media amici, o finanziati dalle stesse, utilizzano il potere per squalificare in malo modo il dissenso sia della massa che degli intellettuali, dimostrando palesemente il loro timore di perdere i particolari benefici che indebitamente si sono concessi. A conclusione consiglierei di non badare alle loro malevoli becere considerazioni, specialmente quando per umiliare ipotizzano con disprezzo una scarsa intelligenza dei contestatori, e di continuare in ogni lecito metodo possibile a dimostrare la nostra contrarietà sui provvedimenti che, a nostro parere insindacabile, si ritengano incompatibili con una sana democrazia. E’ assolutamente vietato voltare le spalle e piegarsi… Non è salutare. L’avversario va affrontato di fronte!…

    da Vittorio Grondona   - venerdì, 8 ottobre 2010 alle 17:22

  19. quest’editoriale è bellissimo nella sua tristezza…

    da eve   - domenica, 10 ottobre 2010 alle 16:16

  20. terribile ritratto del mondo politico (o pollitico?) italiano.
    CHAPEAU, Mr. Robecchi, CHAPEAU!
    Alba

    da Alba   - lunedì, 11 ottobre 2010 alle 16:30

  21. Non ho capito molto dell’intervento di Vittorio….forse sono anch’io “un poco intelligente contestatore”
    O forse sei tu troppo intellettuale?
    Credo che i diritti dei nweri in America abbiano cominciato ad essere considerati, partendo da una protesta così semplice “NON PRENDIAMO IL TRAM, ANDIAMO A PIEDI”. E questo faceva più male al potere ed ai suoi amici che parecchie proteste di piazza.
    Ma è troppo difficile comportarsi così, per chi sogna di riuscire nella vita passando dal Grande Fratello o sposandosi l’ultimo pirla pieno di debiti.
    Meditate, gente, meditate (con la vostra testa, possibilmente)

    da STEFANO   - martedì, 12 ottobre 2010 alle 13:16

  22. Hai ragione Stefano… Purtroppo non riesco a spiegarmi meglio… Per farmi contento, prova a fingere di avere compreso che se stessimo sempre in casa in silenzio a guardare la TV senza mai far valere con forza i nostri diritti di uomini, saremmo prede sicure della prepotenza dei vari Marchionne che il capitalismo ha messo in giro col solo scopo di fregare il popolo bue per il suo esclusivo tornaconto…

    da Vittorio Grondona   - martedì, 12 ottobre 2010 alle 17:51

  23. Individuare chi raggira il popolo è il primo obiettivo….poi sul da farsi ci si può accordare!
    Mi chiedo come il popolo (da te definito bue) possa improvvisamente trovare un barlume di intelligenza e decidere che sia meglio fare qualcosa piuttosto che uniformarsi e starsene a casa a sognare di essere un divo di X-Factor o un calciatore professionista
    Cerdo che ci siamo spiegati…non trovi?

    da STEFANO   - mercoledì, 13 ottobre 2010 alle 10:25

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