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Voi siete qui – La newco del mondo libero

Grazie alle nostre talpe nella sede centrale Fiat, a Detroit, siamo giunti in possesso dei futuri piani di sviluppo dell’azienda americana. Eccoli.
La Fiat Lapa, burinissima e riconoscibile dai tatuaggi sulle portiere, verrà prodotta nel Borneo meridionale. L’accordo prevede sgravi fiscali per i prossimi duemila anni ad aziende guidate da figli di scrittori imbolsiti il cui nome cominci per E e finisca per lkann. Per ogni operaio assunto, il governo darà alla Fiat l’equivalente di ottomila dollari in banane. Marchionne si è mostrato interessato. Il Corriere della Sera ha lodato la maturità dei sindacati locali.
La Fiat Kakka, la monovolume di forma cilindrica allungata, sarà prodotta in Corea del Nord. I sindacati nordcoreani sono entusiasti per il salto di qualità salariale dei loro iscritti: “Una banana al mese per una famiglia nordcoreana è come vincere al totocalcio”. I turni di lavoro di 32 ore consecutive con una pausa per il bagno di ventisei secondi sono considerati lussi occidentali, “esagerati” secondo La Stampa di Torino
La Fiat Sòla, la macchina sportiva per fughe veloci, si produrrà molto probabilmente in Brasile. Il governo si impegna a fornire alla Fiat sgravi fiscali, soldi in contanti per ogni operaio assunto e incentivi per tutti i manager con la panza che si presentino in maglione anche se ci sono 54 gradi all’ombra. Tutto in anticipo, così quando Fiat dirà che non se fa più niente, avrà già incassato un discreto gruzzoletto e potrà annoverare la Fiat Sòla tra i suoi successi.
La Fiat Panda. Dovevano farla a Pomigliano, ma disgraziatamente il sindacato non è collaborativo come quello di Pyongyang. In linea con lo stile Fiat, chiuderà anche Mirafiori e il nuovo modello si costruirà in Serbia, con un nuovo nome. Si chiamerà Fiat Rappresaglia: per ogni macchina costruita si licenzieranno quattro lavoratori italiani. I rastrellamenti sono già cominciati a Termini Imerese e risaliranno la penisola nei prossimi mesi.

26 commenti »

26 Commenti a “Voi siete qui – La newco del mondo libero”

  1. Ma non ci hanno scassato e continuano a scassarci con il fatto che bisogna sostenere il “Made in italy?”! Beh, ora avremo “Made in italy made in serbia”! WOW!

    da lulumiss   - domenica, 25 luglio 2010 alle 10:04

  2. che tristezza… alessandro ti prego parla anche dello scempio che stanno facendo in telecom… non ne parla nessuno e non me ne capacito…

    da eve   - domenica, 25 luglio 2010 alle 10:17

  3. La Fiat Scappa – E’ un modello che si faceva secoli fa quando la fame e le vessazioni superavano di gran lunga il limite, oltre il quale c’era la morte per fame, appunto. Masse di contadini prendevano martelli e falci o falci e martelli, fate voi, bastoni, corde e altre rozzezze simili e rincorrevano i padroni e i preti, chiaramente sempre spaparanzati e seduti al loro tavolo da pranzo per alleviargli il corpo e l’anima. Questo modello ebbe il culmine del successo nel 1789 in Francia. Nacque per la prima volta un modello che, nei decenni successivi, fu trasformato in affetta prosciutto,salami e mortadella. Invece di operare in verticale fu fatta la variante a “ruota” e, quindi, nel ruotare affettava. E affetta anche oggi. Rispetto al 1789 potrebbe migliorare la produttività, visto che piace tanto agli imprenditori. Grande invenzione. Si vede che sono decenni che non si usano modelli simili. Si vede dalla precarietà che c’è in giro, dal clima di restaurazione, dalla maggiore povertà che si percepisce, dai faccendieri, portaborse e sottosegretari che rivendicano “ma lei non sa chi sono io”, dai panfili battenti bandiera “menefrego”, del “ghe pensi mi”, dai nuovi schiavi nascosti nelle campagne a raccogliere pomodori. Insomma la Fiat Scappa potrebbe quanto prima riprendere la produzione. Tanto questi, come ci dice la storia, non hanno limiti alla sfrontatezza e continueranno a tirare la corda fino allo strappo finale.

    da EDOARDO   - domenica, 25 luglio 2010 alle 11:45

  4. Intanto, in due giorni due licenziati che ammazzano gli ex capi; notizie che finiscono subito in seconda o terza fila, sulle quali non si apriranno mai e poi mai dei dibattiti.
    Quando si cominciò a parlare della “legge Biagi” e delle agenzie private, una dozzina di anni fa, mi rispondevano alzando le spalle e sbuffando: “ma in Usa, allora, che è da sempre così?”. E difatti, come in Usa, anche da noi… meno male che da noi la vendita di fucili e pistole è ancora sottoposta a qualche vincolo, nonostante il pressing dei leghisti!
    (a proposito, come sta il Prosperini?)

    da giuliano   - domenica, 25 luglio 2010 alle 12:39

  5. Made in Italy autentico e certificato dal duo tragicomico Lapo-Marchionne (con ecoincentivi statali e regionali, cioè a spese nostre)come le mozzarelle della Granarolo…

    da Valerio   - domenica, 25 luglio 2010 alle 14:07

  6. la cosa che ritengo scandalosa non è tanto quanto la fiat abbia preteso a pomogliano e quanto abbia ottenuto, ma il fatto che quelle merde dei sindati italiani facciano del cinema solo quando di mezzo c’è la fiat (scusa lo sfogo ma io vengo da un’azienda dove ultimamente sono stati licenziati, ma con l’accordo dei sindacati, il 30% dei dipendenti, 98 su 270 circa, senza fare neppura 1 ora di sciopero. Dove la direzione dell’azienda e sindacati, avendo necessità di firmare un accordo con la RSU, hanno firmato un accordo con 4 buffoni che si sono spacciati per RSU aziendale senza esserlo e sindacati e azienda ne erano al corrente)
    circa 1 anno e mezzo fa in provincia di Cremona è fallita un’azienda che si chiamava eurolhito, in quest’azienda gli operai lavoravano a catena anche per 16 ore consecutive senza fare pause (potevano andare in bagno dopo 8 ore)
    NESSUNO HAI MAI DETTO NULLA, NESSUN SINDACALISTA SI è MAI SCANDALIZZATO quindi se oggi si arriva a tali situazioni dobbiamo dire grazie a CGIL CISL e UIL che hanno permesso che si creassero dei precedenti nelle piccole e medie aziende italiane

    da king Mob   - domenica, 25 luglio 2010 alle 14:50

  7. Questa è l’era dei managers. I migliori sono quelli che promettendo posti di lavoro spillano quattrini ai vari governi di approdo. L’Italia è maestra in questa categoria, basta scorrere con un po’ di coerenza la storia della Fiat. Caro Presidente Cota, Marchionne sta prendendo per il sedere chi ti ha votato ed il tuo capo, in tandem col suo promettente e super pagato rampollo, dice fra le righe che la Fiat può traslocare dove vuole… Bossi vuole solo il federalismo… Per me non sa nemmeno cosa sia il federalismo. Tanto più che da come stanno girando le cose nel mondo del lavoro anche il Piemonte si troverà strapieno di federalisti disoccupati che si nutriranno di aria e del beverone del Pian Del Re. Altra cateria di mastini dell’imprenditoria nazionale sono i tagliatori di teste. Molti di loro provengono dai sindacati… Sanno come fregare i lavoratori e quindi il capitale li contatta ed in cambio di incarichi ambiti e redditizi li convincono a passare dall’altra parte. Sono tremendi e non hanno pietà per nessuno. Povero capitale e poveri gli italiani… Possibile che nessun politico si renda conto del pericolo che rappresenta per tutti un popolo di disoccupati?… Altro che Grecia!…
    Presto in Italia ci sarà posto solo per la “Fiat Tassa”, strategicamente organizzata dal duo light, ridens Silvio and super Tremonti. Purtroppo di questo passo presto chiuderà inesorabilmente anche questa produzione doc… No lavoro, no tasse!… Solo la malavita organizzata sarà in grado di assumere, ma rigorosamente in nero. A quel punto, forse, si sveglierà il signor “Smetti” che finalmente si dedicherà alla caccia agli evasori fiscali sperando di trovarne ancora qualcuno tanto ingenuo di avere ancora in Italia il grosso del malloppo evaso.

    da Vittorio Grondona   - domenica, 25 luglio 2010 alle 22:00

  8. Alessandro, sono convinto che con questo tu abbia superato te stesso. Pensi che abbia esagerato? Non credo: non c’è migliore verità di quella salata.

    da mau   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 00:35

  9. Invito tutti a leggere il pezzo di Giorgio Bocca su l’Espresso: è emblematico di come ragioni il nostro capitalismo straccione.
    “… non può essere la richiesta di rinunciare nel nome della produzione ai diritti conquistati con duri sacrifici”.
    Qui il collegamento.
    http://espresso.repubblica.it/dettaglio/questo-marchionne-pare-silvio/2131274/18

    da mau   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 00:40

  10. Purtroppo, c’é poca da fare ironia. Le regole correnti del gioco economico sono quelle che prevedono la massimizzazione del profitto per gli azionisti. E la riduzione del costo del lavoro contribuisce all’incremento del profitto, così come gli sgravi fiscali previsti dagli Stati nazionali per raccogliere gli investimenti esteri.
    Se poi gli Stati nazionali finanziano a fondo perduto gli investimenti stessi, la multinazionale non deve nemmeno mettere in conto la perdita dovuta all’abbandono degli stabilimenti nel paese di origine ed alla costruzione ex-novo di capannoni ed attrezzature all’estero.
    A queste condizioni, la decisione di FIAT di trasferire le produzioni fuori dall’Italia è economicamente coerente. Il lavoratore è un fornitore di servizi come un altro, soggetto alla concorrenza internazionale, che livella salari e diritti verso il basso.
    Che la sinistra, che vede il modo attraverso degli occhiali della solidarietà e dell’anticapitalismo, protesti, mi sembra coerente, anche se velleitario. Che il partito di governo, che ha sbandierato per decenni il mercato come l’unico giudice della bontà di una scelta economica, protesti, mi sembra ipocrita. Soprattutto dopo avere deciso di soprassedere agli incentivi alla rottamazione, che giudico uno dei motivi del recente irrigidimento antiitaliano della FIAT. Non potendo contare sui sussidi nazionali, la FIAT si va a cercare i sussidi extra-CEE.

    da Clodoveus   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 09:24

  11. Ho paura che non impareremo mai. La nostra aspirazione ad avere anche noi italiani una pseudo casa regnante, una sfilza di bei giovani abbronzati e venerandi playboy installati nel jet set internazionale, ci fotterà sempre.

    Già l’Avvocato si è spolpato generazioni di operai e di contribuenti (e spiumandosi legioni di attricette ben mantenute) ricambiandoci con copertine di magazine molto in, glorie sportive e tragedie familiari. Ovvio che ora che anche il cognome s’è dissolto in quel bel mondo internazionale non ci sia più nulla a legare i discendenti degli Agnelli a questo limone provincialotto e già troppo spremuto per mezzo di contributi e fondi neri. Lapo è lanciatissimo a fare storiche figure di merda nel prime time USA, John a traghettare i sogni del nonno nel grande incubo globalizzato, e far ingollare ai metalmeccanici di là metodi e paghe che nemmeno i giapponesi erano riusciti a far passare.

    Da noi restano Silvio e Piersilvio e figli e nipoti, che hanno ancora quel po’ di rustica rozzezza per restare ad occupare i giornaletti del cafonesco gossip nostrano, e che non hanno ancor intenzione di mollare l’osso: c’è ancora un bel po’ da spolpare, prima di scappare.

    da gianguido mussomeli   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 09:43

  12. Clodoveus mi pare giusto ragionando freddamente, altrettanto freddamente dovrebbero cominciare a ragionare gli italiani: tu mi trasferisci la produzione di una macchina in Serbia e me la fai pagare sempre allo stesso prezzo in Italia (magari riducendo il numero dei lavaratori italiani)e io, italiano, non te la compro. Vattela a vendere in Serbia. Ragionamento freddo. Poco tempo fa la Bialetti ha chiuso in Italia, ha mandato a casa i lavoratori che avevano contribuito allo sviluppo di quella azienda, e si è trasferita in Cina. Benissimo, è il mercato. Però siccome la macchinetta del caffè me la fai pagare in Italia sempre allo stesso prezzo, ti becchi un bel vaffa e te la vai a vendere in Cina (sono anche di più). Sarà un discorso semplice e poco scientifico ma è anche un modo per rispondere ai ricatti dei vari Merchionne e al disimpegno vergognoso in materia di sviluppo industriale dei vari governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni.

    da EDOARDO   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 10:31

  13. Edoardo ha perfettamente ragione. La libertà di scelta del consumatore tra vari prodotti o tra l’acquisto o l’astensione è tra le poche libertà rimaste (sirene della pubblicità permettendo).

    da Clodoveus   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 12:52

  14. Ci vorrebbe che la gente sviluppasse un sentimento di ribrezzo verso questi speculatori che dopo aver munto il paese per decenni ed essersi fatti anche i fatti loro alla grende,mettono a rischio la vita di tanti operai.E ci vorrebbe anche un senso forte di solidarietà verso coloro che vengono trattati come degli schiavi senza corpo nè spirito e non parlo solo degli operai Fiat….gli operai in esilio nell’isola sono ancora là e nessuno ne parla più, mentre un ministro disse in TV che avrebbe provveduto a risolvere il roblema. Ehhh…..La solidarietà potrebbe cominciare dal non acquistare più certi prodotti…ma chi ci crede? Ognuno fa spallucce tanto si illude che il tutto non lo riguardi.

    da Mietta   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 15:49

  15. E allora riempiamoci la bocca col mercato… Mi domando se il mercato fosse davvero il futuro dell’umanità, che senso avrebbe organizzarsi in governi ed in parlamenti? Solo per fare un codice stradale iniquo ogni anno rivisto nelle multe al rialzo e con zero benefici per la sicurezza degli automobilisti? O per fare leggi cretine che riempiono le galere di ragazzini ed extracomunitari colpevoli di peccatucci veniali?… Mi sembra un po’ poco. I governi ed i parlamenti devono pensare prima alla popolazione che amministrano sfruttando al massimo la logica dei mercati solo per l’interesse della propria comunità, privilegiando quindi la qualità ed il buon nome della produzione interna. Invece qui in Italia mi sembra che gli interessi della comunità siano mandati a farsi benedire e le regole del mercato servano solo per arricchire sempre gli stessi personaggi. La globalizzazione ha un senso solo se finalizzata allo sviluppo civile e sociale dei popoli e non al loro sfruttamento al mero fine di “autorizzare” enormi profitti individuali. Così come sta facendo la politica di alcune Nazioni, ivi compresa l’Italia, presto si ricondurranno alla fame quei popoli che a fatica si erano piano piano sollevati dalle miserie e dalle ingiustizie del passato. Sembra utopia la mia, ma non lo è. Io penso che l’altolà a Marchionne glielo debba imporre il nostro governo del fare (niente). Bossi, per esempio, ieri era indifferente sull’uscita della Fiat, oggi dice che bisogna trattare… Ebbene, io sono del parere che non bisogna trattare. La Fiat è nostra, l’abbiamo pagata noi e quindi ce la vogliamo tenere. I serbi, i polacchi e tutti gli altri, si facciano le loro macchine e le mettano sul mercato. Soprattutto si facciano pagare il giusto per quello che fanno. E poi, vinca il migliore… Mi fanno semplicemente schifo i mercati che sfruttano le persone…

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 16:13

  16. Gentile Vittorio, no, non è utopia la sua. E aggiungo le mie considerazioni nel post n° 3. Manca lo spauracchio del socialismo e dei suoi principi. Questi tireranno tanto la corda che si ritroveranno quei principi sull’uscio di casa un’anltra volta ma con più rabbia. Se s’incazzano i lavoratori dei paese emergenti saranno cavoli. Sono miliardi di lavoratori incazzati che vogliono affrancarsi da tutte quelle libertà che, guarda caso, avevamo ottenuto e che ora ci facciamo togliere facilmente da una massa di gente senza valore, traffichina, inguardabile, venditori di fumo. Mercato un corno. Le grandi Griffe della moda che sfruttano come schiavi i lavoratori cinesi che minchia hanno a che vedere con il mercato? Costi ridicoli e prezzi milionari per i loro capi. Mercato? Galera, altro che. Se il nostro fosse solo un paese serio.

    da EDOARDO   - lunedì, 26 luglio 2010 alle 19:07

  17. Magico Robecchi!

    da Tarkus   - martedì, 27 luglio 2010 alle 09:13

  18. ULTIME DAL MERCATO: la Omsa chiude e va in Serbia. 350 lavoratrici vanno a casa. Hai capito che ha fatto Marchionne? Dopo di me il diluvio. La colpa è di un sindacato poco serio in Italia, dicono. Il fatto che la Serbia li accoglie con soldi e braccia aperte e sindacati al valium non ci azzecca niente. Ora, se ci fosse un movimento sindacale con le palle, un movimento femminile solidale e unito, una opinione pubblica da paese sviluppato ci sarebbe la rivolta delle “calze”. La Omasa non venderebbe mai più un paio di calze in Italia. Che se ne andasse a fanc………………..insieme al suo consiglio di amministrazione. E’ il mercato bellezza!!!!

    da EDOARDO   - martedì, 27 luglio 2010 alle 12:53

  19. Fiat dux

    da minimax   - martedì, 27 luglio 2010 alle 21:50

  20. Marchionne ha fatto, caro Edoardo, ma ben coadiuvati da quelle due serpi di Bonanni ed Angeletti…i nemici dei lavoratori.Mi domando cosa aspettino i loro iscritti a stracciare le tessere!
    Poi ci aggiungiamo anche un governo di m……,che non tutela i diritti degli italiani e creerà un paese di disoccupati che dovremo maneenere NOI a furia di cassa integrazione…altro che le cose vanno meglio, ma dove?

    da Mietta   - mercoledì, 28 luglio 2010 alle 07:05

  21. Intercettati 2 operai italiani di 40 anni appena licenziati (così, a spregio proprio) che parlano a telefono di Berlusconi dopo aver appreso delle sue dichiarazioni sulla Fiat emigrante in Serbia:
    – A me è venuta un’idea; non originale, ma semplice semplice, poco costosa ed efficace per beccare l’egotismo del ducetto sì da fargli restringere le palle e il “buho der culo” quando va a ritirar premi fantozziani in cima alle chiese delle città italiane… puaaahhh!
    – Seee! Magari staccargliele le palle a quel puttaniere che c’ha un vulcano finto che non si sa quanto sia costato e che va a minorenni e le paga pure coi nostri quatrini, il tirchio… e fa anche il simpaticone!… prima, però, gli direi: “Che cazzo te ridi, eh?”
    – Tssssss… senti qua: basta salire sulle guglie la notte prima, tu ad esempio che sei bravo a fare freeclimbing!
    – Seee… non sono mica Philippe le Petit, eh? Poi, non credo che Cesarino il tappino risalga fin lassù a breve… ora ha girato la parte della riconciliazione con la Madonnina, lui il santerello tanto venerato dagli italianucci suoi sudditini a quattro zampine… ma lui c’ha il consenso, eh… seeee… a breve mi sa che deve darsela a gambe il nanetto e il suo consenso…
    – Vabbé… che gli vada di traverso un’oliva e affoghi lui con tutti i filistei, allora! Senti, cisi dopo per un birrino?
    -OK. Che gli venga il colera a lui e a quelli come lui. Tié! Birrino da Gino, sì. Chiamo anche Giovanni. Ciao, a dopo.
    -Ciao. Clic!
    -Clic!
    I tre uomini che hanno ascoltato e registrato i pochi secondi di conversazione si guardano e dicono all’unisono: “Questi qui c’hanno ragione, cazzo! Basta mascalzoni, non se ne può più!”

    da fansss   - mercoledì, 28 luglio 2010 alle 07:43

  22. Colpire il sultano a suon di inchieste maligne alla “Feltri/Sallusti/Belpietro” credo che serva a ben poco. Io ritengo che per vincere la guerra contro la politica prepotente che con l’avvento al potere delle destre/Lega Nord si è praticamente radicata nel nostro paese, la strada da percorrere sia quella della ragione. Sforzarsi di fare capire ai beoti telespettatori di fiction idiote che le cose stanno andando storte anche per loro. Magari utilizzando Raitre per trasmettere sceneggiati sulla realtà italiana. Non dovrebbe essere difficile se alcuni registi e intellettuali dessero una mano. Per quanto riguarda le delocalizzazioni che interessano diverse imprese italiane, ultima delle quali l’Omsa di Faenza, ritorno sul mio concetto (post 15), totalmente agli estremi opposti del pensiero di Oscar Giannino. In sostanza, riferendosi alle marchionnate evoluzioni ai danni dell’economia del nostro paese che colpiscono senza ritegno alcuno in modo particolare il mondo dei metalmeccanici, che certo non sguazza nel lusso con le paghe ed i ritmi del lavoro a cui sono sottoposti sotto ricatto di licenziamento gli operai di settore, lo stravagante personaggio del giornalismo economico e finanziario italiano (sic), chiaramente secondo me alla corte del padrone, dice che finalmente il mondo del lavoro è giunto ad una svolta positiva… Davvero esilarante opinione!… Allora bisognerebbe ricordargli che tutti gli italiani hanno sofferto per il bene della nostra principale industria. Sostenere i lavoratori della Fiat è stato un impegno enorme e costoso per tutti i contribuenti italiani. Meno naturalmente per i proprietari che nel frattempo, aiutati dalla politica, si erano arricchiti in modo esponenziale. Abbiamo sopportato che la politica DC/PSI facesse sotterrare le rotaie in tutti i porti italiani, costringendo in sostanza l’utilizzo del mezzo su gomma come unico modo di trasporto possibile delle merci arrivate in Italia via mare. I padroncini si sono moltiplicati e la Fiat continuava ad incassare. L’inquinamento nel frattempo era salito ai massimi livelli e la sicurezza stradale era stata ridotta al minimo per tutti. Furono costruiti i centri intermodali e di integrazione del trasporto merci solo lungo le nostre Alpi, quindi per logica conseguenza, le merci provenienti dall’estero col treno, proseguivano il loro viaggio lungo la nostra penisola fino a destino su inquinanti e pericolosi camion e tir con grandi rischi per la circolazione stradale. E i proprietari Fiat continuavano ad arricchirsi… Ora i soloni inquisitori pretendono il test antidroga per i neo patentati… Sai quanti problemi in più all’interno di ignare famiglie?… E’ consentito drogarsi solo dopo la patente secondo il ben pensare dei legislatori del paese dei citrulli…
    Caro Edoardo, è vero! Oggi è sempre più difficile proseguire sulla strada del riscatto dai “padroni” (sarebbe davvero ridicolo definirli oggi ancora “datori di lavoro”)… I nostri avi ci hanno indirizzato verso la strada giusta per toglierci di dosso il giogo della schiavitù imperante soprattutto nel primo dopo guerra. Avevamo raggiunto un buon punto, ma ancora eravamo lontani dalla vittoria. La situazione generale era migliorata, ma ancora molto precaria. La crisi causata dal becero capitalismo senza soldi ed il ricatto dei managers senza scrupoli lavorano oggi per portarci al punto di partenza, come al gioco dell’oca. E’ necessario ribellarsi… Ma per farlo come si deve abbiamo bisogno di sana informazione. Se il mondo mediatico rimanesse ancora in mano all’artefice principale dei nostri problemi di sopravvivenza e la prepotenza leghista continuasse a fomentare l’odio fra la gente, sarebbe davvero sempre meno probabile uno sbocco positivo nel futuro del nostro Paese, in quello dei nostri giovani, in quello dei nostri figli, in quello di tutti coloro che vivono del proprio lavoro!…

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 28 luglio 2010 alle 11:03

  23. Gentile Vittorio condivido in pieno le tue argomentazioni, in special modo, l’analisi dal primo dopo guerra. La situazione dell’informazione e il blocco sociale che si è formato negli ultimi anni toglie il respiro e speranze. Siamo davvero messi male. Per uscire dal fondo del “sacco” ci vogliono uomini integerrimi e una classe politica di livello, opinion leaders e gente di cultura disposti a metterci la faccia, insomma quella classe sociale che con pochi mezzi e molte idee riesce sempre a smovere prima le catene e poi ad aiutare a torglierle, specialmente quelle che stanno nelle capocce della gggente. Potrei continuare citando Bonhoeffer e il suo grido di libertà. C’è tempo. Grazie

    da EDOARDO   - mercoledì, 28 luglio 2010 alle 20:01

  24. L’art. 41della nostra Costituzione per fortuna ancora in vigore, recita: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”
    Invocando questo articolo possiamo ancora pretendere che le fantasie del “Sergio” (così simpaticamente alcuni giornalisti chiamano il Manager internazionale Marchionne) vadano a farsi benedire. L’articolo ovviamente è valido per la nostra Nazione e quindi delocalizzando fuori da essa non si contribuisce sicuramente all’utilità sociale del nostro Paese, alla sicurezza (sociale) dei nostri lavoratori e soprattutto alla dignità umana degli stessi, destinati a perdere il posto di lavoro. Allora che ci vuole per un governo, che finora ha votato a suon di fiducia schifezze a tutto campo per favorire il suo amato sultano, fare una legge finalmente a favore del popolo per programmare utilmente la libertà dei privati di delocalizzare la produzione nostrana secondo Costituzione? In sostanza, rimanendo al caso Fiat, se Marchionne vuole andare in Serbia a lavorare, ci vada pure, ma da solo e con i suoi soldi. Se vuole invece portarsi dietro il capitale acquisito della Fiat, che è praticamente solo degli italiani, deve sottostare a due condizioni obbligatorie: assicurare comunque il lavoro alle maestranze italiane secondo le regole generali in vigore, concordate con i sindacati italiani, e continuare a pagare le tasse nel nostro Paese. Altrimenti, se proprio fossero vere le voci che dicono che la Fiat ci rimette solo in Italia (Oscar Giannino), Marchionne farebbe migliore figura portando i libri contabili in tribunale dichiarandosi fallito. Qualcun altro più responsabile ed umano di lui non sarà di certo impossibile trovare. Infine un dubbio mi perseguita: dove avrà trovato la Fiat tutti quei soldi che dice di volere investire se si lamenta di lavorare in perdita?…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 29 luglio 2010 alle 16:28

  25. Bravo Sergio… Pure Obama è con lui. Ma c’è un motivo: il Sergio internazionale non ha minacciato gli operai della Chrysler di portare la produzione delle auto, che so, in Cina per esempio. Si è beccato gli aiuti del governo americano concedendo in cambio la straordinaria tecnologia italiana, frutto non certamente della sua mente, ma di quella dei nostri straordinari ingegneri ed operai. E qui sta il succo dell’avventura d’oro americana del signore della Fiat. In Italia non è così. Il sempre “Sergio” rifiuta gli aiuti del governo.. Già, solo adesso lo dice… In piena crisi economica… Lui vuole l’operario italiano in ginocchio. Chissà perchè… Chi c’è dietro di lui? Fassino è possibilista. Favorevole a mettersi d’accordo. Va mo là! Franco Marini, da bravo ex sindacalista DC è d’accordo con la stategia Marchionne. I sindacalisti Bonanni e Angeletti sono pure favorevoli. Epifani è lì che ci sta pensando. Non parliamo poi del mondo industriale che vorrebbe l’operaio chiuso in una stia per potergli sadicamente tirargli il collo quando non gli sarà più utile. Adesso, per cominciare, in Fiat o Serbia o battitore dei tempi di lavoro a suon di tamburo. Spero a questo punto che non sia allo studio degli addetti alla regolamentazione dei turni aziendali anche un sistema di incatenamento dei lavoratori alla piazzola di lavoro. Ormai non mi meraviglio più di niente. Con queste prospettive e senza più avere la rappresentanza in parlamento per merito del veltronismo di recente triste memoria, quando mai l’operaio riuscirà a tirare fuori la testa dal putrido fango in cui il padronato capitalista lo ha sepolto con l’aiuto del governo amico? Per fortuna la FIOM ha deciso di non cedere… Chiederà aiuto alla giustizia… Sperem!

    da Vittorio Grondona   - sabato, 31 luglio 2010 alle 10:42

  26. Ma l’hai letta satira preventiva di michele serra sull’espresso del 12 agosto? No perché o gli hai dato l’ok o puoi citarlo per plagio 😉

    da Valerio   - sabato, 7 agosto 2010 alle 22:08

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