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Falce, martello, e si sono bevuti il cervello

Del suicidio assistito (da Veltroni) della sinistra che sta a sinistra si è detto in lungo e in largo. Una cosa assai triste, soprattutto perchè in questo regimetto un po’ affarista e un po’ mignottesco, Dio sa quanto bisogno ci sarebbe di una sinistra che funziona e che propone. Alla fine, ci si accontentava di poco. Non si riesce a mandare nessuno in Parlamento, e va bene. Non si vince quando si va uniti, e va bene. Non si vince quando si va divisi, e va bene pure quello. Ciò che rimaneva – si sperava, almeno – era un minimo di elaborazione culturale, una capacità di leggere la realtà, il mondo, la società con occhi diversi. E invece, eccoci al manifesto per il tesseramento di Rifondazione, un bel tacco a spillo di quelli da velina a Palazzo Grazioli, un trampolo Santanché-style, un feticcio dell’erotismo usa-e-getta che va tanto di moda oggi, da villa Certosa al Centro Benessere sulla Salaria, dai tronisti della De Filippi all’immaginario puttaniere che va per la maggiore. Per dieci minuti d’orologio ha fissato quel manifesto cercando di coglierci dentro un’ironia, una critica, un doppiosenso spiazzante che ne svelasse il senso. Inutile. Stavo per darmi del cretino (scemo che sono, non ho capito il messaggio che i compagni di Rifondazione volevano dare!) quando ho letto le argute motivazioni. Che sono le più sceme possibili e immaginabili. Riassumo. Non siamo tristi. Non siamo bacchettoni. Siamo comunisti (comuniste, nel caso). Sentite qui Rosa Rinaldi, responsabile della Comunicazione di Rifondazione: "Volevamo fare delle inversioni di senso, spiegare con ironia che la classe non è un luogo separato. Le nostre donne sono normali, non sono trinariciute, ingolfate dentro giubbotti punitivi. Quando finiscono di lavorare indossano scarpe eleganti escono e vanno a ballare". Capito? Peggio ancora Angela Scarparo: "Si può mettere un pantalone blu serissimo  e sotto scarpe rosse e calze a rete". Perfetto per la rubrica "chissenefrega". Ora, naturalmente ognuno si veste come vuole e questo non c’entra né con il comunismo né con la falce né con il martello. Ma un po’ col cervello sì. Perché la sensazione è di vedere ancora una volta (l’ennesima) la rincorsa a un modello dominante che è poi quello seduttivo-berlusconico-televisivo. Non vogliono essere tristi, giusto. Ma cosa c’è di più triste di quei trampoli zoccola-style? Un po’ in ritardo compagni! Qualcuno avverta i cervelloni della comunicazione di Rifondazione che quella roba lì è già morta e sepolta, che è crollata sotto le macerie di Palazzo Grazioli, che fa ridere dai tempi di Noemi in qua, che la filosofia mignottesca di Videocracy ha scandalizzato persino gli americani e stupisce vedere che affascina ancora la direzione di Rifondazione qui da noi. Non solo si insegue un modello estraneo, lontano, un po’ mortificante, ma si sceglie pure un modello in declino, vecchio, sputtanato. Veramente il problema di Rifondazione è che le sue militanti sono percepite come tristi? Sarà, è una cosa che sa tanto di propaganda della destra (la solita solfa, siete tristi, siete noiosi, siete antipatici… ). Veramente vogliono convincerci di non esserlo mettendo la falce e il martello su un tacco a stiletto? C’era una volta l’egemonia culturale comunista. Ora ci sono questi qui. "E’ un’idea ironica per dire che le nostre donne non sono trinariciute". Perbacco. Ora, con quei tacchi sì che sono allegre! Manca solo il tubino nero, e poi tutte alle feste di papi! In italiano si chiama sudditanza culturale. Ma questi qui non dovevano far piangere i ricchi? E allora, perché piangiamo noi?

121 commenti »

121 Commenti a “Falce, martello, e si sono bevuti il cervello”

  1. ciao Alessandro,

    bell’intervento. In effetti la cosa (per me) più sconsolante di questa sinistra è aver perso (definitivamente ?) quel minimo di indipendenza, ancora più che culturale direi di pensiero. Insomma, essere a sinistra per me voleva dire avere un approccio diverso, nei confronti di un po’ tutto, non uniformarsi. Stammi bene Robecchi,
    Ste

    da stezio   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 14:09

  2. Rimpiango Guccini, che per i concerti usa lo stesso manifesto da millemilioni di anni.

    da CoB   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 14:17

  3. Non ditemi che è tutto vero! Questo doveva uscire il 1° aprile, dai! Quando ho visto il manifest.. vabbè, quello, ho pensato a una vignetta tipo-Bucchi, e invece è: Autoironia!!
    Per essere simpatici. Per fare colpo, indurre al sorriso, portare alla leggerezza delle post-ideologie che recuperano il valore del “leisure” delle “lounge room” della seduzione corporea non più prerogativa di abbienti aperitivisti ma pure di pensosi ottimisti-della-volontà che vogliono divertirsi anche, e i modelli sono poi quelli, dai: figaggine, sfrontatezza, strafottenza, joie de vivre.
    Considerando che gran parte delle persone desidera partecipare ai reality o essere televisiva è fuori dubbio che anche la proposta politica debba andare incontro al nuovo gusto imposto piaccia o no dall’unificazione mediatica del pensiero.
    Un dubbio però si insinua subdolamente: non è che le signore di sinistra vogliano vedere affermato un profilo “diversamente femminile”, magari che passi dall’affermazione di prerogative meno fisiche e più mentali? Comunque sia, Viva la foca.

    da Rattazzi   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 15:05

  4. Mutazione genetica? Da tempo ve ne erano le avvisaglie…..le comparsate di Fassino dalla De Filippi (caspiterina!),del rifondarolo cachemerato addirituttra nel salotto buono di una fascista, di Bersani al festival di san scemo e al tg4 (pofferbacco!), i tacco a spillo di Concita….ma che pensano, che gli italiani non li votino perchè non sono uguali agli altri? Pensano che facendosi vedere pappa e ciccia con i demolitori d’Italia si ottenga un risultato migliore?
    Perderanno anche i voti di coloro, compresa me,che ancora ci vogliono credere e sperare…quelli degli ultimi avanposti..poi rimarrà il deserto!

    da mietta   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 15:16

  5. Sono in meditazione… Fra un po’ spero, ma non ci conto troppo, di sapere dire la mia su questo trampolo che a prima vista mi mi è sembrato un modo ironico per mettere in sgocciolo i cervelli femminili… La meditazione, quindi è d’obbligo!

    da Vittorio Grondona   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 15:33

  6. Fantastico. Qualcuno avverta i cervelloni della comunicazione di Rifondazione, però, che è Rifondazione stessa ad essere già morta e sepolta.

    da RickHelmut   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 16:08

  7. Compagni scusate.
    Lo faccio io per tutto il mio partito. Effettivamente anche io l’ho travata un po’ stronza come comunicazione. Anche un po’ mignotta, se volgiamo essere precisi.
    E’ vero che le nostre donne non sono come la Binetti, ma che cazzo, un tacco a spillo, anche se con falce e martello, sa di puttanismo, più che di lotta.
    Robecchi hai ragione, non tocca a noi seguire le mode del costume attuale, né inseguire papi sul lettone di Putin.
    Anzi, invito le compagne, cosa che tra le altre hanno già fatto, di incazzarsi più del dovuto, anche perchè noi non siamo così.
    Hasta la victoria (magari con un bel falceemartello).

    da mau   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 16:53

  8. A Rickhelmut del commento 6
    Vaffanculo, morto e sepolto sarai tu. Io, noi, anche se minoritari ci siamo ancora e ci resteremo per altro, molto tempo.
    mau

    da mau   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 16:55

  9. Ha fatto bene Rifondazione! e basta con la solita antiquata Rosa Luxemburg!! anzi Robecchi, tu che puoi, vedi di avvisare la Rossanda che si desse una svecchiata, una tinta per esempio che quei capelli ostinatamente bianchi sono francamente demodé! E già che ci penso bene ora che torno a casa andrò a dire qualcosina al riguardo anche a mia moglie che una giarrettiera non gliel’ho mai vista!
    E adesso scusate ma mi devo interrompere, non so perchè ma mi viene un po’ da piangere …

    da Carlo   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 16:59

  10. …io l’avevo capito dallo spadroneggiare di Vladimir Luxuria tra Isola dei Famosi, Barbara D’Urso e Sposini, a pontificare e discutere sul nulla (insieme al SansonettiGonfiabile) che qualcosa non quadrava più nella cosiddetta sinistra radicale… Ma che anche Ferrero, che dopotutto aveva sbattuto fuori dal partito un certo salottismo bertinottiano, mi delude un pò con questa sortita… Ammetto che dal fallimento della tristissima Sinistra Arcobaleno non voto più Rifondazione, ma però hanno la fortuna di avere alla base tante persone capaci e impegnatissime sui fronti del lavoro, dell’opposizione a questo regime immondo… quest’anno nella mia provincia alle Regionali presentano un amico che conosco e apprezzo per le lotte sindacali e altre battaglie di civiltà, perciò tornerò a votarli, ma vedendo certe trovate, un pò controvoglia… Speriamo sempre nel Sol dell’Avvenire!

    da Mauro Pigozzi   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 17:38

  11. E’ la risposta politica di Rifondazione al passaggio di Luxuria al centro-destra.

    da fcoraz   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 17:44

  12. Grazie Mau, così si risponde, ben fatto. Dimostri una sensibilità e un garbo fuori dal comune, anzi, fuori dal comunista. Il tuo livore, tipico dell’integralista, dovrebbe tenerti lontano da siti, come questo, in cui si fanno battute e si cerca di parlare, magari sdrammatizzando, di problemi seri, ma tu insisti, insisti, insisti e poi magari ci rimani male perché non riesci a cogliere l’essenza di ciò che leggi. Adesso calmati, rilassati, prendi uno specchio, guardati e scatenati con gli insulti. Se invece vuoi insistere con me, fai pure, è pur sempre un divertissement (per me lo è di sicuro), ma non credo che Robecchi, che gentilmente ci ospita, sia d’accordo.

    PS Solo una cosa, “compagno”: se mi vuoi dare del fascista, perdi tempo. Potresti spendere meglio il tuo tempio dando una letta, chessò, a Bakunin. Che ne dici?

    da RickHelmut   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 18:42

  13. Sob sob sob

    da Pietro   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 18:45

  14. Dopo dicono che la colpa è di Veltroni, di Occhetto, di Bersani, di Bertinotti, di chiunque… Per me, siamo stati troppo bene in questi vent’anni (grazie al PCI e alla CGIL), e a star troppo bene si vien su così. Con una base così, cosa vuoi che ci sia in cima?
    (concordo in toto con il n.10, Pigozzi)

    da giuliano   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 19:42

  15. Caro Alessandro, cari compagni e compagne, come sapete sono tra le donne di Rifondazione che hanno denunciato l’idiozia e un immaginario maschilista dietro questa scarpa.Ma dopo tre giorni di discussioni penso che dietro a quest’icona c’è solo molta ignoranza dei mezzi di comunicazione e la presunzione di saper giocare con le immagini senza conoscerne il linguaggio e i pericoli.Penso che in Rifondazione non ci sia un grado di maschilismo superiore a quello che c’è anche tra chi ha scritto delle giuste critiche. Purtroppo siamo tutti/e un po’ colonizzate/i dal “dominio maschile” come lo chiamava Bourdieu. La cosa triste è che spesso non ce ne rendiamo conto. Comunque io continuo a sperare in un possibile cambiamento!

    da Anita   - martedì, 16 febbraio 2010 alle 20:37

  16. Nel gioco della comunicazione:
    “Non mi iscrivo a RIFONDAZIONE
    perchè non sanno fare il MANIFESTO”

    http://www.facebook.com/photo.php?pid=30889607&id=1019228017&ref=nf

    Roberto

    da Roberto   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 03:37

  17. http://www.youtube.com/watch?v=RTE0wLfnTHg&feature=player_embedded

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 10:36

  18. Caro Alessandro,
    voglio abbracciarti e baciarti ogni giorno che scrivi! sono d’accordo con te in ogni singola parola e anche con tutte le parole messe in fila. Non ho altro da aggiungere se non, come feci a suo tempo con la campagna dell’Unità della mirabolante Concita Di Gregorio, chiedere le dimissioni di questa compagna (?) che dice di essere la responsabile della comunicazione di quello che fu anche il mio partito. Molte cose si spiegano se questa è la comunicazione di rifondazione.
    Su una cosa però occorre insistere con serietà: per abbattere questo regime delinquenziale occorre studiare. E molto. La smettano con questa cazzata dell’ironia e tornino davanti alle fabbriche o ad insegnare l’anti-sessismo nelle scuole gratis come faccio io. Ti abbraccio. E ti bacio ad oltranza
    ico

    da Ico Gasparri   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 12:18

  19. caro robecchi certo chissenefrega. ma che tu così intelligente e brillante non ti renda conto che tutto l’aspetto del piacere e del divertimento siano diventati patrimonio della destra, anche per i bigottismi di quelli come te, secondo me ti dovrebbe far riflettere. altro che chissenfrega.

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 12:43

  20. BENE, ANCHE QUESTI SI SONO GIOCATI IL CERVELLO…MA COSA C’E’ RIMASTO DI VOTABILE????????????SIGH!!!!

    da MARIA GRAZIA TARULLI   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 13:18

  21. Caro Robecchi,

    concordo con il tuo post punto per punto: chiamasi “sudditanza culturale” o vuoto pneumatico dei partiti italiani di sinistra, che non sanno più da che parte guardare e, di conseguenza, non hanno idee proprie da portare avanti; e non certo da ora.

    Una femminista doc

    da angela   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 13:34

  22. A me pare voglia dire: oè di andare a mignotte siamo capaci pure noi, e siamo pure ignoranti non sappiamo nemmeno mettere l’accento su perchè.

    da reboman   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 13:41

  23. Convincersi della propria propaganda è un errore tipico dei comunisti. Ma convincersi della propaganda del nemico è proprio una cazzata enorme. Dunque, cara Angela, il fatto è questo. Che non si tratta per niente di essere bigotti (non lo sono proprio per niente) e nemmeno di rinunciare a piacere e divertimento. Anzi, come diceva Fo “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re…”. Quel che mi sembra assai scemo è confondere con il divertimento e con il piacere le modalità, lo stile, la volgarità del divertimento che questo regimetto scemo-scemo ci ha imposto. E’ anni che sento la solfa di presunti intellettuali terzisti (penso a Ricolfi, per fare un nome, ma solo perché ci ha scritto un libro) che dicono la solita trita storiella. La sinistra è triste, è spocchiosa, non sa ridere, è supponente, è antipatica. Bacchettoni, parrucconi, ecc. ecc. Ora, a queste accuse si può reagire in molto modi: 1, fregandosene e farsi una risata. 2, dimostrando che non è vero (questo sarebbe facile: è abbastanza bizzarro sentire la destra che ci accusa di essere tristi e al tempo stesso ci accusa di avere il monopolio sulla satira, per dire…). 3, trovare modi nostri per goderci la vita. Invece che si fa? Si abbraccia in toto l’orribile immaginario della destra e si scimmiotta (peraltro malamente, così come si scimmiotta la destra in materia di sicurezza, per esempio, di liberismo, per esempio…). Se divertirsi e non essere bacchettoni significa mettere i tacchi a spillo e le calze a rete, ragazzi/e, non so che dire, divertitevi voi. Ico Gasparri che scrive più sopra (ciao Ico!) fa da anni un lavoro sull’uso e lo sfruttamento del corpo della donna in pubblicità, una foto delle sue, sul manifesto di Rifondazioone, avrebbe detto cose assai più serie. Ma io non voglio nemmeno spingermi fino al discorso di genere, al sessismo idiota e sfacciato. Credo sia giusto che di queste cose parlino prima di tutto le donne. Quel che mi interessa, invece, è notare come si accetta la gabbia costruita dal nemico con la sua poderosa propaganda (siamo tristi) e si tenta di uscirne applicando i loro modelli (sex, sex, trasgressione, tacchi a spillo, autoreggenti, macchinoni, occhiali da sole Noemi-style, labbroni rifatti a forma di canotto…). In questo modo, per non farci dare dei tristanzuoli piantagrane, abbiamo sdoganato i cinepanettoni (perché no, dopotutto…), ci becchiamo Moccia e il Grande Fratello. Il grido di battaglia è diventato: ehi, guardate non siamo tristi, sappiamo essere scemi pure noi! Mi sembra non solo perdente, ma anche ridicolo. E soprattutto mi sembra il segno di una resa epocale, spaventosa. Come si fa a non vedere che quella fuffa lì è il prodotto più visibile del regime televisivo? Che razza di esempio di femminilità sarebbe il tacco a spillo, la calza a rete? Non lasciamoli alla destra, vero? Un po’ come il razzismo, non possiamo lasciarlo alla destra, presto! Diventiamo un po’ razzisti anche noi! Qualcuno di quelli che leggono qui guardano ogni tanto il Tg di Italia Uno? Non vedono che quella cosa lì è esattamente lo stile del regime? Forse tra un po’, quando Emilio Fede o Pigi Battista ci diranno che siamo bacchettoni e tristi, ci procureremo anche noi un reggiseno brasiliano stretto come quello che cercavano gli amichetti di Bertolaso per vestire una signorina che andava a far divertire l’eroe del fare al centro benessere… Oppure ci infileremo nel lettone di Putin… è così moderno! Se fosse tutto qui si tratterebbe solo dell’ennesimo autogol culturale, e vabbé. Il fatto che strabilia è che non si vede come quel modello culturale lì è giuto al capolinea, è finito, è vecchio. E’ questo – alla fine che contesto – che non siamo vecchi e tristi noi, ma sono vecchi e tristi loro! Per cui si rincorre il modello del nemico, e già è grave. Ma si rincorre pure un modello morto, ed è gravissimo. Rifondazione voleva parlare alle donne per cercare nuove iscritte? Magari poteva cercare tra le ricercatrici precarie, tra le mamme senza asili nido, tra le ragazze a cui si consiglia di sposare un miliardario per sistemarsi (cfr. Silvio nostro) o tra quelle che quando lamentano una società maschile, gerontocratica e oligarchica si sentono dire “Lei è giovane e carina… (cfr Roberto Castelli). Sono sicuro che pure loro vogliono divertirsi e godersi la vita, e ne sarebbero pure capaci alla grande. Invece vai col tacco a spillo. Buona la prima. Ora, secondo Angela, viene fuori che la destra si diverte per colpa del mio bigottismo. Ma, chiedo, come si diverte, la destra? Ridendo vedendo Christian De Sica che dice “aò la buzzicona!”. Invitando signorine a feste danzanti a Palazzo Grazioli. Si diverte al Billionaire. Si diverte al Grande Fratello. Si diverte leggendo Moccia. Questo è il divertimento che ci viene ammannito ogni giorno, e se storciamo il naso o scuotiamo la testa siamo snob, lontani dalla gente, non capiamo il popolo, ecc. ecc. Chiudo con una piccola considerazione: noi possiamo sforzarci di non essere tristi, ma siamo sicuri di non trovare modi più intelligenti? Io credo che noi saremo sempre dei rompicoglioni, dei guastafeste. Saremo sempre quelli che indicano quello che non va. Saremo sempre quelli che dicono questo non è giusto. Dobbiamo esserlo, perché stiamo dalla parte di quelli che subiscono contro quelli che li sfruttano. Passiamo per tristi per questo? Pazienza, ce ne faremo una ragione. Se l’alternativa è mettersi il cappellino di cartone e fare il trenino sotto il vulcano finto di Villa Certosa cantando “Va tutto bene, va tutto bene!” io no ci sto. Che bacchettone, eh!
    ciao
    a.r.

    da a.r.   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 13:56

  24. no, alessandro, no. fanny ardant coi tacchi a spillo nei film di truffaut viene prima di craxi. scarpette rosse è il titolo di un bellissimo film. i tacchi che percorrono tutto un altro meraviglioso film di truffaut che è l’uomo che amava le donne me li ricordo. io a quelle scarpe ho pensato. il manifesto non l’ho fatto io. l’ho difeso però. perché penso la nostra libertà in questo momento passi per degli spazi molto piccoli. anche in quelli mi infilo.

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 14:10

  25. Uh, che scemo a non averlo capito! Speriamo lo capiscano le giovani proletarie a cui si rivolge il manifesto. Sennò si potrebbe mettere un militante accanto a ogni affissione per avvertire chi legge… “Ehi, compagna, guarda che parliamo di Truffaut e Fanny Ardant, mica di Daniela Santanché e del Billionaire”! Questo sì che è parlare alle masse!
    Comunque, non importa, amici come prima, se non si vuole capioìre io mi ritiro in buon ordine.
    a.r.

    da a.r.   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 14:17

  26. Angela io non ti conosco, avrai anche le tue ragioni. Ma anziché prendertela con Alessandro (che tutto è ma non un nemico di Rifondazione), perché non provi a domandarti come mai la maggior parte dei commenti (qui, su facebook e sui vari blog in internet) sono sostanzialmente concordi con Robecchi e con l’inopportunità di quel manifesto?

    Siamo tutti troppo arretrati culturalmente rispetto a voi “esperti della comunicazione”, che snocciolate Truffaut e Fanny Ardant e chissà chi altro?

    da Aurelio   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 14:25

  27. caro alessandro, le giovani proletarie di cui tu parli (che sono mie amiche) hanno detto, “ma adesso allora quando vado ai gap non devo più truccarmi, se no pensano che sono troia?”, oppure, “la mia dignità non si misura dai tacchi che porto!”, oppure, “perché dobbiamo fare i conti con questo bigottismo? che abbiamo fatto di male?” vatteli a vedere su fb. le proletari di cui tu parli hanno nome e cognome, e sono sveglie. spesso dico loro di essere contenta di averle conosciute. perché le imagini così cretine? guarda che truffaut si scarica in dieci minuti su internet. e lo conoscono molti/e proletarie.

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 14:58

  28. Avrò avuto 14-15 anni quando mi capitò per le mani una delle prime copie del “Manifesto” (o era “Lotta Continua”?) con scritto, sotto alla testata, “quotidiano della sinistra di classe”. La prima impressione fu: eccoli là, quei radical-chic… Poi ho pensato che nel concetto di lotta di classe, ovviamente, c’è classe e classe… Ora ne ho cinquantatré, di anni, mi trovo davanti un manifesto simile… e penso che, da qualsiasi parte la si guardi, mi tocca citare quel vecchio democristiano di Gino Bartali: “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”!

    da Marco Sisi   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 14:59

  29. Sono basita, questa mattina ascoltando la radio pensavo di aver capito male o non l’intera vicenda. Ho pensato anch’io sarà versione satirica. Poi ho rimosso cancellato fincè non ho visto
    il suo posta e lì sono rimasta stecchita. E’ vero lo hanno fatto
    Mi viene il dubbio che Rifondazione arresa ci dia un messaggio
    chiaro e forte vuoi farti strada vogliamo far vincere la lotta di classe allora tacchi a spillo tutte quante…..
    E’ un’arresa culturale come lei spiega bene c’è da dire che quando hai compagni chiedevo dopo aver saputo di Noemi perchè il Presidente del Consiglio non viene denunciato perchè và con le minorenni mi si diceva che non è così che si fa politica che sono una bacchettona. Per me invece questo è gravissimo come è grave che i politici vadano a prostitute non solo perchè ci vanno con i nostri denari ma per la dignità della persona.
    L’indicazione di Veronica Lario era chiarissima e io prima come essere umano, poi come donna e infine credendo di stare in un cotè politico che sappia essere critico a questa cultura maschilista del potente sultano ne accolgo l’intera repulsa in primis e poi non voglio essere governata da costoro.
    Se avessero fatto il manifesto con una donna che lancia i suoi tacchi a spillo a questi lestofanti a questi attila che tutto stanno distruggendo, bè allora si sarebbe stato un bel segnale.
    Avevo già capito che da Rifondanzione ormai non c’era più molto ma questo chiude definitivamente il discorso. Ho già Berlusconi, Bertolaso e tutta la compagnia che ogni giorno mi vuol convincere che la merda non è merda era già abbastanza.
    Con molta malinconia
    Rosanna

    da rosanna   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 15:13

  30. Caro Alessandro, abbiamo pensato con Maria Nadotti, Imma Barbarossa ed altre di organizzare una serata all’Università delle Donne per riflettere sulla comunicazione dei partiti partendo dalla scarpa rossa di nefasta attualità
    Il titolo della serata potrebbe essere:
    CONSUMARE I TACCHI
    quando l’azienda-partito si FA pubblicità

    Ci farebbe molto piacere averti con noi!
    Venerdì 26 febbraio, ore 20,30
    Libera Università delle Donne C.so di Porta Nuova, 32 Milano
    Ti ringrazio. Anita Sonego

    da Anita   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 15:21

  31. Boh, più che Fanny Ardant e Truffaut questa scarpa mi ricorda “Il diavolo veste prada”, anzi è proprio uguale a quella della locandina del film.

    Il diavolo veste pravda.

    da reboman   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 15:26

  32. Caro alessandro, hai pure ragione. è una cazzata modernista fine a se stessa, non si dovrebbero tirare fuori stronzate del genere

    però, caro alessandro, facciamo un po’ meno le vergini, che in questo tipo di cazzate il manifesto ci ha sguazzato alla grande

    da Paolo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 15:36

  33. Cara Angela, un manifesto non è come andare a vedere un film di Tarantino dove ci sono mille citazioni cinefile e chi va a vederlo si diverte a scoprirle… ma un manifesto, in più politico, deve dare un messaggio immediato, e il messaggio che da questo è di desichiana memoria, come dice Robecchi… Poi, anch’io non voglio fare inutili moralismi o bigottismi, tanto che una delle mie passioni sono i film di Lino Banfi!

    da Mauro Pigozzi   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 15:42

  34. Ma quale comunicazione! Quel manifesto è un booomerang, ma credo che l’aspetto della “visione delle donne”, sia meno grave rispetto all’aver utilizzato il concetto di “classe” per riconnotarlo in un modo banale e incontrollato, che non aggiunge niente di nuovo, non crea un nuovo significato, non muove nessuna riflessione, curiosità per un concetto, è semplicemente kitsch.
    Qualcuno ha parlato di ironia, che come figura retorica “Consiste nell’affermare qualcosa che è esattamente il contrario di ciò che si vuole intendere, ma in modo da renderlo percepibile a chi ascolta”. Quindi le donne che si iscrivono a Rifondazione tutto sarebbero tranne che di classe.
    In realtà si usato il concetto di “classe” per svuotarlo di significato. Sarebbe stato forse più interessante, rimanendo sul concetto di classe, uno slogan come: “La classe non è acqua”, che avrebbe lasciato intatti e di valore entrambi i significati, classe sociale e stile di vita, e decidere se accompagnare lo slogan con un’immagine (di sicuro non con un’immagine che riduce la femminilità all’abbigliamento seduttivo), o lasciarlo nudo, con una grafica di solo testo e colore.

    da Roberto   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 16:06

  35. Robecchi,

    le tue affermazioni sono un po’ banalotte ma noi “Donne di classe” siamo abituate a questi toni e a questi contenuti, visto che dalla mattina (presto) quando ci alziamo a notte inoltrata (quando usciamo dalle riunioni di partito) passando per le giornate pesanti di lavoro, l’impegno ai gap, il mutualismo, la comunicazione nel partito, le cacche dei nostri piccini e dei nostri anziani, le rivendicazioni dei nostri compagni/e, ne sentiamo tante …

    D’altronde tu guardi la TV – probabilmente moltissimo – e quindi sei condizionato molto da tutte le veline che vedi e associ il tacco alla velina…
    La seduzione, i corpi sono di destra per te…

    E fai il moralista… Dimenticando che quelle ragazze che ti fanno tanto schifo, scelgono “liberamente” di vendersi al papi…

    Io non guardo la TV, quindi quelle scarpe con il tacco mi evocano qualcosa di molto carino, poetico e carnale insieme e dissacratorio…

    Ma soprattutto, Robecchi, tu dimentichi che esistono altre donne – che non possono proprio indossare i tacchi – quelle votate a fare le “ministre dell’interno” (espressione che i maschietti barbuti usano da quelle parti) e le fattrici nelle case dei loro mariti e, se “ipotizzano di iniziare a pensare di tentare di provare” ad indossare un paio di tacchi o una gonnna, solo per questo “pensiero”, rischiano la lapidazione…
    Quelle donne spesso sono vendute.. non scelgono di vendersi…
    E questo è un punto politico.

    Ecco io penso che la critica politica (ammesso che la tua sia sostenibile, ma noi siamo “Donne di classe” e ci interessa ascoltare tutte le opinioni) dovrebbe procedere per priorità…
    Secondo me è questo difetto che ci ha fatto perdere…

    Comunque ho pubblicato una foto interessante sulla bacheca di Angela … E’ la “velina” Simone DE Beauvoir, nuda sui tacchi … Che dire… abbiamo avuto cattive maestre…

    da Rosa Lù   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 16:26

  36. Caro compagno Robecchi sono una tua ammiratrice e continuerò a leggere i tuoi corrosivi corsivi su Il Manifesto. Mi permetto tuttavia qualche commento sul tuo “Falce e Martello, si sono bevuti il cervello”, chiarendo da subito la mia correità. Faccio parte della segreteria nazionale di Rifondazione, che a quel manifesto ha dato il via libera. Non l’ho pensato, ma l’ho avvallato. Chiarisco anche per diversi interventi che ho letto sul blog, che avendo l’incarico del lavoro, di questi tempi personalmente faccio scarso uso di tacchi a spillo, dovendo correre da una parte all’altra nelle mille drammatiche vertenze a difesa dell’occupazione sparse in tutto il paese. Ed anzi, per dirla tutta, il tempo che mi sono presa per scrivere questa nota forse sarebbe stato più opportunamente utilizzato, se di quello mi fossi occupata. Tuttavia mi è venuta voglia e mi sono presa dieci minuti di libertà per risponderti. Dunque, scuserete la pedanteria, ma a me pare ovvio che quel manifesto sia una provocazione che gioca sul doppio significato della parola classe. La classe: lavoratrici e lavoratori coscienti di sé che operano per trasformare lo stato di cose esistenti. La classe: lo “stile” nel vestire, mangiare ecc. spesso accoppiato nell’immaginario ad altre classi sociali, la parte di popolazione abbiente che quelle cose può permettersele. A rappresentare tutto questo è stato piazzato sul manifesto un bel taccone a spillo. Se dovessi tradurlo in linguaggio neutro, direi “voglio il pane e anche le rose”. Voglio godermi la vita, la possibilità e il tempo del piacere. Ma si dice il taccone a spillo – ohibo’ – è un’evidente “feticcio dell’erotismo usa-e-getta”, una rincorsa “all’immaginario puttaniere” che va per la maggiore, dunque è una resa adattativa al berlusconismo imperante. Cari compagni, ma non sarete un po’ bigotti? Non ci sarà dietro anche qualche pulsione maschile un po’ “disciplinante”? Per la verità in vita mia di tacchi a spillo non ne ho portati quasi mai. Ci sto scomoda e per me dunque non sono fonte di piacere, ma rivendico la libertà di metterseli ed esibirli. A meno che non sia di sinistra andare in giro con le scarpe da suora. Per me essere di sinistra ed anzi comunista e femminista, significa affermare le libertà di costruire propri percorsi di vita, compreso il fatto, per chi ne ha voglia di mettersi scarpe da suora o tacchi a spillo. Diversamente da Nanni Moretti non ho mai interpretato la “babele” delle scarpe come un segno di degenerazione.

    Roberta Fantozzi

    da roberta fantozzi   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 16:54

  37. Una cosa del genere …
    http://www.facebook.com/photo.php?pid=30890274&id=1019228017

    da Roberto   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 16:59

  38. Dice Angela Scarparo di Rifondazione al post 19 che tutto l’aspetto del piacere e del divertimento sono diventati patrimonio della destra.
    A me piacerebbe che Angela Scarparo mi spiegasse cosa significa perchè non capisco. Se mi dice che il discorso ideologico sulla sicurezza o sulle privatizzazioni sono in mano alla destra, lo posso capire ma quello sul piacere e sul divertimento non lo capisco.
    Nolente, trascorro gran parte della giornata in un ambiente di destra e ne osservo annoiato le modalità di svago ed intrattenimento che sono poi quelle che Alessandro Robecchi ha descritto in modo insuperabile nel post 23.
    Vorrei sapere da Angela Scarparo se considera che quella descrizione faccia di Robecchi un bacchettone.
    Qui non si tratta di giudicare il comportamento di una compagna che domanda se truccandosi sarà considerata una troia (post 27). Ma scherziamo?! Metterla in questi termini significa travisare il significato delle osservazioni critiche di Robecchi che invece poneva una questione di immaginario simbolico. Naturalmente, a meno che Angela Scarparo non pensi, come rivendicò Sansonetti qualche tempo fa, che il “successo” di Luxuria al Grande Fratello fosse una conquista.
    Vorrei delle risposte da Angela Scarparo, se non altro perchè sono un pervicace elettore ed ex militante del suo partito.
    Concludo malinconicamente notando che su temi che dovrebbero essere elementari, l’abc del senso comune di sinistra, vi è incomunicabilità.

    da Carlo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 17:17

  39. E’ talmente ovvio, che il manifesto giochi sul doppio senso della parola “classe”, ed è così talmente banale e riduttiva l’associazione stile=tacco a spillo, ed è così talmente banale e riduttiva l’immagine in sè, che non ha nemmeno il coraggio e il tempo di mettere un corpo a quelle parole, per esempio una donna al posto di una scarpa … è come quando guardi un film di cui parlano tutti e non riesci a trovarci niente di interessante. Ma i manifesti della politica si sa, sono spesso quanto di peggio la comunicazione e la grafica possano produrre. L’ovvio non è mai stata una forma di comunicazione, a meno che non si trattasse di una riscoperta, riportare in luce sotto nuove angolazioni ciò che era dato per banale. E qui non c’è nessuna riscoperta, c’è solo il vuoto.

    da Roberto   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 17:25

  40. Rosa Lú, una scarpa con i tacchi a spillo ed una falce e martello e l’evocazione (banale, sono d’accordo con Roberto post 34) del concetto di classe fanno un’accozzaglia insipida che in nessun modo poteva evocare la De Beauvoir ed infatti a nessuno è venuta in mente. Un errore di autoreferenzialità. Perchè allora non usare proprio quell’immagine della De Beauvoir? Una cattiva maestra come lei avrebbe meritato (e magari gradito) un pizzico di insolenza da parte di qualche sua "alunna".

    da Carlo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 17:32

  41. Per Roberta Fantozzi,
    lascia stare l’insinuazione sull’intento disciplinante, in questo spazio mi sembra francamente fuori luogo.
    Semplicemente tra lo slogan “sono una donna di classe” ed il “voglio il pane ed anche le rose” c’è una soluzione di continuità per cui dal primo non consegue il secondo.

    da Carlo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 17:51

  42. Non mi piace il manifesto perché trovo la comunicazione poco chiara, ma mi fa vomitare l’osservazione che la scarpa rossa è da zoccola. E anche se fosse? Le zoccole, o le mignotte, altra parola vedo qui molto in voga, si devono tenere alla larga dalla sinistra? Trovo nauseabondo il retropensiero che c’è dietro questa critica, e mi fa paura che moltissime compagne femministe l’abbiano fatta propria.

    da Fata   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 17:52

  43. Non sono ancora sufficienti i danni provocati dalla “Erre Moscia in Cachimire”, la Metafisica estetizzante del proletariato, che insegnava il comunismo a Iva Zanicchi, compiaciuto dei suoi complimenti. Costei, la “Erre moscia”, che in un Porta a Porta così si pronunciò: “Grazie Presidente, per averci fatto sognare”. E’ inutile che vi dica chi era il Presidente, e quale sia il suo sogno. Andate avanti così, nulla vi dice che la quasi totalità degli interventi è contraria.

    da Angelo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:08

  44. … avevo un nonno comunista, tessera 007 del PCI di Trieste. Per lui era semplice: punto. e poi … ma con una zeppa da 15cm no si va lontano… hasta el pareggio compagni!

    da carlo hierbamala sandrin   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:26

  45. … avevo un nonno comunista, tessera 007 del PCI di Trieste. Per lui era semplice: IL COMPITO DI NOI COMUNISTI E’ : FARE LA RIVOLUZIONE;punto. e poi … LA LUNGA MARCIA INIZIA SEMPRE CON UN PICCOLO PASSO …ma con una zeppa da 15cm no si va lontano…e hasta el pareggio compagni!

    da carlo hierbamala sandrin   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:29

  46. È il piú retrivo degli spot del PD…. che avendo amalgamato lo spirito altruista del comunismo con lo spirito ladresco della Democrazia Cristiana… ora vorrebbero fare un estratto (culinario) per le loro fauci seguendo il dettato di Veltroni prima, di Rutelli-Palombello poi ed infine del duo lesbico Bianchi-Binetti…. a tutta gloria di Roxas, Pera e Ratzinger….. passando per le stronzaggini perdenti (e non poteva essere diversamente) di Walterinho… che di politica non tesse un cazzo… ma che (posto da voi al timone) fece la cazzata di far escludere dalla rappresentanza 4 milioni di voti di sinistra che lo avrebbero reso vincente….
    Ma, giá sappiamo…. lui era colluso…. lui era ladro… era un berlusconiano.
    Quel che non capisco è: “Perché siete contro Berlusconi se non sapete staccarvi dal ladruncolo Walter Veltroni”??????

    da Giancambro   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:32

  47. Ohibò… Non sarà mica una scarpetta sexy a farci andare giù di testa. Il bello piace a tutti e sono convinto che se ne avessero l’occasione anche le persone più tristi di questo mondo riuscirebbero a ridere e a divertirsi con maggiore intensità dei frequentatori del letto di Putin o di Villa Certosa. Azzardo: forse la scarpetta rossa è la vetrina seduttrice che invita a varcare quella porta politica oltre la quale si potrà concretizzare quella forza sociale necessaria per buttare all’aria le simboliche scarpe “da suora” e, di conseguenza, si potranno condividere, finalmente da protagonisti, i piaceri della vita senza umilianti vincoli di classe.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:33

  48. 23.Convincersi della propria propaganda è un errore tipico dei comunisti.
    _________

    È la scemenza assoluta di chi, dopo aver rubacchiato sedi, soldi, organizzazioni, assicurazione (Unipol), sindacati (CGIL, CNA, Confesercenti etc.) tutti creati e sostenuti dai comunisti… ora vorrebbe vomitare veleno sui medesimi…..
    Ma, si sá… da quando vi siete accompagnati(!) con i democristiani… vi sono nati figli ladri….. e non poteva essere diversamente….
    E, non appena riconosciuto, il figlio ladro evade versa la paradisiaca destra berlusconiana….
    Io, mai. Ladro non sono.

    da Giancambro   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:41

  49. I miei commenti li potete non approvare… ché non me ne frega…. l’essenziale é che abbiate capito… se ci riuscite…

    da Giancambro   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:43

  50. E smettetela a chiamarvi l”un l’altro, ipocritamente,….. compagno…. voi siete….. sedicenti “amici”…… di vaticana memoria….

    da Giancambro   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:45

  51. @ Fata,
    siccome mi sento chiamata in causa perché trovo azzeccatisssima la critica di Robecchi a questa pubblicità (come già dichiarato sopra al post nr. 21), provo a precisare il mio pensiero (altro che “retropensiero”).
    E mi chiedo: Di tutte le immagini a nostra disposizione per colpire l’occhio già inquinato da bombardamenti subliminali continui, proprio un ambiguo tacco a spillo rosso di 12 cm si doveva adottare in questi tempi medievali che mirano a ridurre il “gentil sesso” alla ben nota dicotomia da controriforma fra vergini e puttane, streghe e fate, mogli e amanti?
    Quando si gioca con il linguaggio pubblicitario, competenza vuole che se ne considerino accuratamente le ricadute nel senso diffuso (mediocre, per così dire) dal momento che ogni ambiguità esplicita/implicita acquista un significato preciso e violentemente operativo a seconda del contesto in cui agisce.
    Per questi motivi principali, anch’io ho letto il messaggio di Rifondazione per la comunicazione grossolana che trasmette alla struttura psichica (alquanto compromessa, ahinoi) della maggior parte delle persone che lo notano e l’ho giudicato di conseguenza, cioé come un bieco rinforzo, un’ulteriore proroga di idee viziate comuni e generiche, proprio quelle di cui sinceramente io, convinta femminista da sempre, farei tanto a meno.
    Ebbene sì, almeno il pensiero femminista non è un monolite; e meno male!
    Ciao e stai bene,
    A.

    da angela   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:52

  52. Finalmente la svolta…
    Più si accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti, meno si comprende la propria esistenza e il proprio desiderio. Guy Debord

    da Proteustien   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 18:54

  53. Fata
    vorrei aggiungere una considerazione semplice a quanto già detto che meglio non si può da Angela al post 51.
    Qui non stiamo parlando del comportamento specifico di una singola persona. Una collega, un’amica, una compagna, mia moglie e tra qualche anno mia figlia, che decidano di indossare scarpe rosse coi tacchi a spillo di 12 cm, non sono per questo delle zoccole. Mi pare che nessuno lo abbia detto in questo forum. Qui si parla della connessione, inevitabile, tra un manifesto politico e l’immaginario simbolico cui rimanda e, come già detto, mi fermo qui perchè Angela l’ha spiegato al meglio.
    Le “puttane”, come tu dici, devono stare lontane dalla sinistra? Per favore, non banalizzare. A nessuno in questo forum è venuto in mente di dire una simile barbarità. Si sta parlando dell’uso sporco (materiale e di immagine) che fa il potere del corpo delle donne. Basta leggersi uno dei vari ultimi azzeccatissimi articoli sul manifesto di Ida Dominijanni o Norma Rangeri o della stessa Rossanda.

    da Carlo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 19:18

  54. Sono basito.. Quante parole per un banale plagio alla locandina del film Il diavolo veste Prada.

    da Mario   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 19:28

  55. Giancambro, dai per favore basta, non infierire, ci hai bastonato a sufficienza ed i sensi di colpa ci stanno divorando.
    Comunque sei un simpatico, con quell’aria da Don Chisciotte alla rovescia pronto a difendere l’ingiusto ovunque sia minacciato.
    Ti suggerisco la lettura dell’articolo “Povertà in tuta blu” di Marco Revelli sul Manifesto del 5 febbraio, ti ci riconosci un po’?
    Stammi bene e non lasciarti mangiare dal livore che non aiuta la salute.

    da Carlo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 19:40

  56. Non capisco perché il mio criticare viene descritto “livore”….
    Tenendo presente che livore è un sostantivo e non un aggettivo…
    Parliamoci chiaro… il mio livore (critica feroce)è dovuto e riferito al mago della politica italiana…. Walter Veltroni… e cioé colui che poteva e sapeva fare a meno di tutti… e che poi ci prese la “scoppola”…
    Noi anche?!!?? Sí, noi anche. Ma il potere sarebbe stato vostro, a noi le briciole…. anzi “secondo il verbo valteriano” nemmeno quelle….
    Lui , i comunisti, li vuole all’inferno….
    E pertanto, all’inferno ci vada lui e Berlusconi…..
    Se ho detto una ingiuria, chiedo scusa…. ma quello penso… e noi stiamo mettendo insieme pensieri….

    da Giancambro   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 20:24

  57. Nelle ultime elezioni politiche, Diliberto si fece rappresentare in un manifesto con il solito sigaro in bocca…
    Diliberto non c’è piú…..

    A Pescara, si fece propaganda (un candidato tra gli altri) dicendo di sé che aveva partecipato al Rally della Norvegia… non fu rieletto….

    Benché si facesse miracoli a raccontare che D’Angelosante fosse parte della commissione Lockeed… non se lo (snip)…

    Rifarsi alle cose passate… non serve… manco se si tratta di Prada.
    E, poi, Prada chi è???? Un monte di denaro per una griffe che non sappiamo manco se è falsa….

    da Giancambro   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 20:32

  58. per carlo. spiego bene cosa intendo, sul sito di liberazione. no, le argomentazioni non assomigliano a quelle di sansonetti per ciò che riguarda l’isola dei famosi. sono queste: l’immaginario, un po’ come la proprietà, non è solo sociale o privato. esiste un immaginario individuale, che consiste in questo: della mia vita decido io. certo, come la metto col fatto che ogni individuo è un essere sociale, e quindi sovradeterminato? io credo nel libero arbitrio. scegliere dei tacchi rossi non significa necessariamente aderire all’immaginario berlusconiano. sul sito di liberazione al titolo “il dibattito”.

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 20:45

  59. e votate, siore, e siori!

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 20:50

  60. ah, alessandro, rispondo a te!

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 21:03

  61. Grazie Alessandro, il tuo articolo racchiude tanta parte delle riflessioni che in questi giorni compagne femministe e non, e tanti tanti compagni hanno prodotto in rete, compresa “la comunicazione guerriglia” che abbiamo costruito con tante associazioni di donne, collettivi di giovani donne e femministe da cui il manifesto del tronista con lo slip griffato falce e martello..che tutte e tutti pensavo fosse vero!! sai com’è… date le premesse del tacco a spillo! Ho avuto già modo di dire troppe volte che più si accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti, meno si comprende la propria esistenza, i propri bisogni e i propri desideri..che niente c’entrano il pane e le rose piuttosto è utile ricordare che non si ditrugge la casa del padrone con le armi del padrone. Avevamo cercato di far comprendere in questa settimana che bisogna stare attenti nel criticare la società dello spettacolo perchè altrimenti si rischia di fargli il verso..come intuì acutamente Debord..tutto ciò mi sembra si sia inverato nell’articolo di ieri tra le colonne del corriere della sera. Abbiamo detto tanto sul sessismo, sul fatto cche il manifesto offendesse il lavoro quotidiano di tante compagne e femministe contro la violeza patriarcale e di sistema, propria di un capitalismo onnivoro che mercifica il vivente e quel bene comune per eccellenza che è il mondo vissuto. Sono convinta della buona fede di chi ha prodotto il manifesto per cui l’intento era quelo di produrre un ribaltameto di senso..solo l’intento come dicevamo da una settimana ha prodotto il suo contrario..l’ironia è una figura retorica e iconografica difficile, richiede grande sforzo di elaborazione e una spietata analisi delle forme storicamente determinate di dominio..ma il contenuto dei pur numerosi commenti a favore del manifesto, solo alcuni dei quali riporati sul corriere della sera..mi lasciano basita..
    Invece che ritirare il manifesto si procede attraverso un sondaggio…ti piace o no il manifesto..capito un sonadaggio!!..a cui io personalmente non parteciperò ne avvertirò alcuna/o della possibilità di utilizzare questo strumento. Non propendo affatto a quella estrema manifestazione del populismo che è la democrazia dei sondaggi.
    Ti prego di partecipare all’iniziativa che stiamo organizzando all’Università delle Donne di Milano per riflettere sulla comunicazione dei partiti , di cui ti ha scritto Anita Sonego.
    abbracci tristi ma pieni di un indomabile volontà di resistere per andare avanti! Adelaide, una giovane femminista e comunista libertaria.

    da Adelaide Coletti   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 21:32

  62. E’ la prima volta che intervengo su questo forum. Sono d’accordo con Robecchi e con molti altri, dal mio punto di vista di donna che non si è mai truccata, non ha mai usato tacchi, ecc. Non faccio così per puritanesimo, ma perché, tra tante insicurezze che ho sempre avuto, ho sempre avuto anche la determinazione di farmi accettare com’ero e di questo sono orgogliosa. Ma sono anche stufa di sentirmi dire che sarebbe meglio se mi truccassi un po’, se mi vestissi in modo più “femminile”, ecc…Se me lo dicono altre donne, hanno una vita sentimentale che fa pena; se me lo dicono uomini, non li sto a sentire. E se Rifondazione si mette a seguire la corrente…Il mio non è un caso grave, ma se una donna non si adatta al modello di femminilità corrente può avere anche problemi sul lavoro, col beneplacito di (alcune) cosiddette femministe che sostengono che una donna che non si trucca è sciatta e quindi se lo merita. Un partito che si dice comunista dovrebbe tenere conto di queste cose. E per concludere quella scarpa è tutto tranne che di classe!

    da Irene   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 21:38

  63. Mah , sinceramente non mi sento di gridare allo scandalo nè dire che si sta scimmiottando il culturame della destra berlusconiana..
    anzi un pò di freschezza nella comunicazione non può che essere positiva,,senza scadere nella banalità ovvio.
    mi sembra insomma che i problemi di una ricostruzione della sinistra in Italia siano ben altri e ben più seri dell’argomento trattato!

    da eraldo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 21:51

  64. Direi di dire basta. Per alcuni motivi che elenco. Su Liberazione (il sito) Angela Scarparo che qui ha detto giustamente la sua, argomenta attribuendomi delle cose che io non ho detto, oppure storpiando quelle che ho detto, oppure parlando d’altro. Mi limiterò a elencare alcuni punti. Sempre sottolineando (forse non l’ho fatto abbastanza, lo credevo ovvio) che noi qui che stiamo parlando lo facciamo tra gente che sta dalla stessa parte (in modo confusissimo e più o meno, ma insomma…). Vado? Vado: 1) Piuttosto incongruamente, il pezzo di Angela che riassume tutta la questione sul sito di Liberazione va sotto l’occhiello "Il dibattito sì", ma non si può intervenire, Nè commentare, Né scrivere. Insomma, il dibattito sì, ma anche no. Qui possono intervenire tutti e la cosa mi sembra più sensata. 2) Rifondazione mette un tacco a spillo sul manifesto per il tesseramento, manifesto che usa la parola "classe" in modo piuttosto frou-frou (niente di male), che usa un simbolo come il tacco a spillo. Mi si dice che io sono condizionato pavlovianamente e che se vedo un tacco a spillo penso alla Santanché, a Berlusconi e al modello culturale dominante, mentre lei ha penato a Truffaut. Ora, se è una battuta è divertente. Se invece si vuole sostenere seriamente che uno vede quel manifesto e pensa a Truffaut, significa che la percezione della realtà da parte dei compagni di Rifondazione lascia davvero molto a desiderare. Perché non hanno fatto un manifesto in latino? In sanscrito? Dice Scarparo: "guarda che truffaut si scarica in dieci minuti su internet. e lo conoscono molti/e proletarie". Ossignur! Ma lo sa Scarparo qual è la reale penetrazione in Italia della rete? Lo sa quale schiacciante rapporto c’è tra la potenza di fuoco dell’immaginario corrente – televisivo-berlusconiano – e la gente che scarica i film di Truffaut? 1000 a 1? 10.000 a 1? Io spero che dica questa cosa in malafede, con la giusta e sacra determinazione della battaglia dialettica, mentendo un po’ anche a se stessa, perché se lo dice in buona fede siamo messi male: saper leggere la realtà dovrebbe essere il punto di partenza per cambiarla… 3) Come molti di quelli che hanno scritto qui hanno capito benissimo, non si tratta di una qiuestione di tacchi o non tacchi. Le ragazze si mettano i tacchi come FDanny Ardant, o vadano a piedi nudi come Sandie Show, con le gonne a fiori come Joan Baez o vestite di latex come Cat Woman. Va bene tutto, perfettamente. Resta il fatto che – qui e ora – quell’immagine ha un altro senso. Volevano dire che le ragazze non sono tristi e vogliono anche divertirsi? Perbacco, ma sono io il primo a dire che divertirsi ed essere felici è un diritto, contesto che si sia usata quell’immagine così retriva (e pure in declino, spero). Il dito indica la luna e la Scarparo guarda i tacchi. 4) I robecchiani – spero per loro – non esistono. Come ho ripetuto spesso, qui si censurano solo due categorie: chi può farmi avere rogne con il codice penale e chi non rispetta la pregiudiziale antifascista che è una regola di questo sito. 5) Io apprezzo molto che chi ha avuto quell’idea la sostenga a spada tratta: difendere le proprie idee è sempre buona cosa. Però mi permetto di notare che tra le (poche) persone convinte dal manifesto di RC, quasi nessuna entra nel merito della "capacità di comunicare". In compenso abbondano il "bigotto", "moralista", "per te il corpo è di destra", "banalotto" e cose simili. Io sono un tipo che non si offende (per il lavoro che faccio, direi che non posso), ma nessuna di queste ha risposto nel merito: Come comunichiamo alle donne che è ben per loro iscriversi a rifondazione comunista? Identificando la classe, con un gioco di parole, con i tacchi a spillo. Dico, sono scemo io? 6) Io non penso per niente di stare tra nemici. "Che cosa ne sappia Robecchi delle proletarie è una domanda a cui non so rispondere", dice Scarparo. Rispondo io, allora. Anch’io conosco ragazze proletarie, e so che spesso sono ragazze eccezionali che restano troppo esposte alle radiazioni dell’immaginario televisivo senza adeguate protezioni che io, RC, Scarparo, e tutti gli uomini e donne di buona volontà dovremmo fornirgli sotto forma di cultura, studio, dignità, prospettive di lotta. Invece (proprio perché l’immaginario corrente è più forte di noi) molte sognano di farsi le tette nuove e le labbra a canotto (più di quelle che scaricano Truffaut, sicuro!). Non ho mai ironizzato (come fa la destra, e la sinistra cretina si accoda) sulla sinistra in cachemire, perché tendenzialmente, se si potesse, io sarei per il diritto al cachemire, allo champagne ecc. ecc. Quando RC fece il manifesto "Anche i ricchi piangano" se ne vergognò un po’ quando arrivò una valanga di critiche. Fecero male. Oggi difendono questo. Fanno male ancora. 7) Continuo a pensare che dire alle donne "liberati! Mettiti i tacchi a spillo" sia una cazzata. Mi scuseranno Fanny Ardant e la deliziosa foto di Simone de Beauvoir nuda sui tacchi. Meno male che non ha fondato su quello la sua grandezza e la sua libertà. 8 ) Siamo andati lontano, ma forse non è male: forse un giorno prenderemo atto che il nemico sa comunicare i suoi valori (ne ha i mezzi, i soldi, ma anche l’abilità), mentre noi facciamo fatica a comunicare i nostri, che sono migliori. 9) Basta, litigare a sinistra è defatigante. Una volta ho criticato Sansonetti perché pare ospite fisso di Vespa, della tivù del pomeriggio e manca solo che vada sull’isola dei famosi (ops! non volevo…), ed è venuto giù il teatro. Rina Gagliardi mi ha attaccato in prima pagina, Alfonso Gianni ha scritto a Valentino Parlato che sono uno stronzo. Ora critico un manifesto di Liberazione e automaticamente divento "banalotto". Compagni, sarete mica un po’ nervosi? 10) Anch’io voglio il pane e anche le rose e anche di più. Ma cazzo, le rose sono i tacchi a spillo? Un simbolo un po’ migliore di felicità non lo hanno trovato? 11) In qualche modo mi scuso per il ginepraio, ma quando si litiga si litiga, e tra amici ancora di più. ciao a tutti/e. Io chiudo qui.

    da a.r.   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 21:55

  65. un’ultima cosa. anzi tre. hai ragione per il fatto che sul sito di liberazione non si possa comunicare. cosa cui si provvederà. sono d’accordo con te sul fatto che si litiga con i nemici, e non con gli amici. e poi, ultima. ti considero molto intelligente e spiritoso. lo giuro. lo sanno tutti. solo che penso che fai male i calcoli su quanti scarichino truffaut sulla rete. e su quale sia la de beauvoir migliore. a presto. spero angela

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 22:59

  66. dunque, basta. era ora.
    resta singolare (o forse no), dal mio punto di vista, che un manifesto che non va bene perché è brutto, brutto e basta, abbia scatenato tanto “dibattito”.
    e poi, cavolo, c’è sanremo, dai!

    da riccardo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 23:08

  67. ciao adelaide, sono davvero molto contenta che stiamo organizzando l’incontro. e spero di esserci. il dibattito ferve, e questo mi pare più interessante che tutto. spero che la tristezza non te l’abbiamo procurata noi, se no oltre a quella del NanoTappezzato c’hai pure quella di TacchiRiifondaroli. Baci anche a te, davvero. a presto angela

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 23:08

  68. che lapsus. che “stiate” organizzando.

    da angela scarparo   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 23:09

  69. Sono del PRC e dico semplicemente che il manifesto fa cagare. Punto.

    da Zukov   - mercoledì, 17 febbraio 2010 alle 23:54

  70. Un manifesto può servire a molte cose. Ma se un manifesto mi propone un’appartenenza, come l’iscrizione ad un partito, io devo almeno identificarmi con ciò che tale manifesto evoca. Se non mi identifico nel messaggio contenuto nel manifesto io rifiuto l’appartenenza e non mi iscrivo. Non solo. Nemmeno lo voto perché quell’ambito non è casa mia.
    Un manifesto “vende” un sogno, un modo d’essere. E fa effetto solo su chi “ha già” quel sogno in testa o gli è molto vicino. Su chi ha un sogno diverso quel manifesto fa l’effetto contrario.
    A chi ha ideato e approvato il manifesto vorrei chiedere: ma a chi, a quale modello di donna si chiede l’iscrizione? Si chiede di entrare in Rifondazione sia all’aspirante velina che alla donna che fatica ad arrivare a fine mese?
    In tempi in cui moltissime donne disoccupate o precarie non sanno più a cosa aggrapparsi quel manifesto si rivolge a quelle che sognano tacchi alti, uomini ricchi ed un mondo di disuguali.
    E a quelle che non riescono a sopravvivere che cosa dice quel manifesto, “pensa ad altro” ?
    Probabilmente mi si dirà che non essendo donna non posso capire. Va bene, e dati i presupposti spero solo di non vedere, per controprova, un manifesto analogo con una falce e martello (piccola piccola come sulla scarpa, perché se no stravolge il messaggio) su una bella maximoto da ventimila euri per i maschietti.
    Ma proprio non viene il dubbio che in un partito certe presenze ne allontanino altre?
    Non ci sono abbastanza problemi a sinistra?
    Certe provocazioni hanno un costo elettorale. Perché scherzare col fuoco quando un mucchio di gente di sinistra sta già sulla graticola?

    da Tino   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 00:29

  71. Ho appena ammirato le ballerine del Moulin Rouge in un grazioso can can esibito sul palco di sanremo… Le scarpette rosse sono davvero molto eleganti e biricchine…

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 00:40

  72. per alessandro. il dibattito su liberazione c’è. solo che non è un blog. buona notte

    da angela scarparo   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 00:49

  73. Caro Alessandro anch’io penso che sia meglio chiuderla qui, con un’ultima osservazione. Nella tua replica finale ci sono cose che non condivido e che richiederebbero un’altra discussione. C’è invece un’osservazione giusta e molto importante. Su cui per quel che mi riguarda vale ogni disponibilità a una riflessione autocritica. Difendo l’idea del manifesto. Ma la comunicazione ha le sue regole e la sua grammatica e l’idea astratta non funziona se non si traduce in capacità immediata di comunicare. Quell’immagine nella sua stilizzazione è probabilmente “povera”, un po’ fredda e disincarnata. Non comunica il gioco e la provocazione liberatoria. Se di questo si tratta, va bene. E’ altra cosa tuttavia da un bel po’ delle cose terribili che hai scritto all’inizio. Forse tra compagni un po’ più di fiducia ci vorrebbe. Ma appunto si litiga per capirsi.

    da Roberta Fantozzi   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 01:59

  74. Sono una donna, mi trucco e uso anche i tacchi alti (entrambe le cose solo se e quando ne ho voglia). Avrei da fare qualche considerazione sul manifesto. a) quelle scarpe non sono “eleganti” ma pacchiane oltre ogni limite: se, infatti, una vuole mettere i tacchi a spillo, ok, ma ovviamente non può aggiungerci anche il colore rosso sangue di bue; se vuole usare quel colore lì, allora che metta le ballerine, per la miseria! Altrimenti è una cafonata pazzesca che manco la Simona Ventura! 😀 b) se l’ intento è comunicare che non si è “tristi”, già questo mi intristisce: vi pare “allegra” una che dice: “non sono triste, non sono triste, guardate, metto pure le scarpe “eleganti” !(in verità cafone). Ma guardate che è questa cosa ad essere tristissima! Care mie, le scarpe con i tacchi a spillo sono uno sfizio che mi faccio passare quando mi gira per la testa e non per dimostrare qualcosa a qualcuno e, se il giorno dopo mi gira altro, metto le ballerine, gli stivali, le scarpe da tennis, le ciabatte o quello che mi pare perché così voglio IO. Se un giorno giro conciata da barbona e uno scemo mi dice “ah, ma tu sei triste!” io gli rispondo “io sarò triste ma tu mi sembri un po’coglione”; e se, due giorni dopo, lo rincontro, ho i tacchi a spillo e questo mi fa “ora sì che sei allegra!” , io gli rispondo “ci avevo visto giusto, sei coglione”.

    da gab   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 03:40

  75. Ps: davvero pensate che una donna si possa iscrivere ad un partito attirata da queste strunzate? Ma come siete messi?!

    da gab   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 03:44

  76. Io credo che ci voglia un pò di rispetto,(ti do del tu visto che, presumo, sei un Compagno), caro Alessandro Robecchi, perchè credo che questo articolo, e le polemiche che ne stanno scaturendo su internet o su qualche altro blog come il tuo, visto che non gliene può fregar di meno al resto del mondo che vi circonda, parlare di un manifesto che, ironicamente, vuol lanciare un messaggio provocatorio, autoironico, ecc. ecc.
    Credo e sono sicurissimo che quella persona che ha proposto questo manifesto, già in tenera età, di mestiere faceva l’operaia, cosa che secondo me, le bellissime pseudo-femministe e compagne forse non hanno capito. Io, che sono uno studente fuori-sede, che lotto ogni giorno dentro le università,contro un potere clientelare e baronale, figlio di un operaio licenziato e di una casalinga che, i tacchi ogni tanto le vuol pure mettere, perchè per lei sono simbolo di eleganza (cosa che vi scandalizza tanto!)credo che sia vergognoso continuare a esibirsi, litigare, e criticare retoricamente… femminismo è anche femminilità, passione, coraggio e voglia di riscatto. Viva le donne…

    da Carmelo R Mannarà   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 03:55

  77. donna anche io. di sinistra (?!). quando ho voglia coi tacchi, quando ho voglia scollata. insomma come mi pare ammé! QUEL MANIFESTO NON MI PIACE. Gran parte di quelli “a favore”, sicuramente non si sono ancora accorti che in questo momento c’è una società civile (ma forse questa parola è di ormai di difficile comprensione per chi non bazzica più la realtà..) che si sta dando un gran daffare per uscire e lottare contro questi stereotipi di genere(che quel manifesto ben rappresenta). Per non rischiare di essere SUPERFICIALE (ché anche di questo accuso la scelta: leggerezza non è sinonimo di superficialità, si può essere LEGGERI CON SERIETà) vi invito ad informarvi; c’è fior fior di letteraratura sulle conseguenze degli stereotipi. Ultima riflessione che mi è venuta in mente mentre guardavo il manifesto: NON SOLO MI “OBBLIGANO” AD ESSERE UGUALE AL LORO IMMAGINARIO MA MI IMPEDISCONO ANCHE DI RIVENDICARE LA MIA “DIVERSITà”! (liberamente ispirato a L’ONDA ma lì si parlava di fascismo..) Buona giornata!

    da domi   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 09:58

  78. Robecchi, temo che il tuo discorso sia troppo intelligente. Non in senso assoluto (in realta’ e’ limpidissimo e commestibile), ma relativamente alle obiezioni che suscita: che in tanti non lo capiscano o lo fraintendano fa veramente paura.

    da silvia   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 10:02

  79. Ottanta commenti, nessuno che parli della Glaxo, degli operai e delle operaie… Robecchi, direi che hai fatto centro un’altra volta.
    (un suggerimento? magari il tacco a spillo poteva schiacciare un serpente, o un drago…)(ma queste cose le faceva Scalarini, troppo facile)

    da giuliano   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 10:48

  80. Dopo la seconda guerra mondiale la caccia al potere aveva provocato la realizzazione di manifesti propagandistici davvero pesanti. Molti erano manifesti “contro”. Contro la sinistra, per esempio, si raffigurava un selvaggio con la sveglia al collo, si scrivevano frasi del tipo “i comunisti mangiano i bambini”, ecc… In sostanza si lanciava il messaggio che a sinistra c’era un mondo con stile di vita da primitivi delle caverne. Non erano certo messaggi che prospettassero allegria, quindi… Colpivano negativamente la timorosa fantasia della povera gente appena uscita dalla maledizione bellica. Col tempo è rimasto purtroppo il concetto che a sinistra ci sono rimasti i poveri, coloro che per divertirsi vanno al massimo a pescare o al cinema qualche volta, coloro che per necessità hanno dovuto abbandonare l’istruzione personale, coloro che ritengono perfino esagerato indossare la cravatta alla domenica e scandalosamente dispendioso mangiare una pizza seduti al tavolo… Di conseguenza dall’altra parte ci doveva essere il sole, la vita, la speranza… Per questo ribadisco il mio concetto sulla scarpetta rossa: anche a sinistra c’è il sole, la vita, la speranza… per tutti! E’ però necessario avere lo spirito per crederci e la forza per realizzare i nostri obiettivi sociali.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 12:05

  81. @ Carmelo R Mannarà: sono figlia di un operaio metalmeccanico, la prima della mia famiglia ad essermi laureata. Ho la patente per dire che quel manifesto è scemo e subalterno al mainstream berlusconiano o devo presentare altre credenziali?

    da gab   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 13:00

  82. Io credo invece che attualmente alla sinistra, più che la mancanza di divertimento, sia rimproverato il distacco dalla realtà e la spocchia intellettualoide. A mio parere il distacco dalla realtà, dopo questo manifesto, è lampante e la spocchia intellettuale (Truffaut, Simone De Beauvoir…) viene usata per difenderlo.

    da reboman   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 13:09

  83. Tutti i manifesti politici sono scemi e soprattutto bugiardi… “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”… Mi sembra molto attuale.

    da Vittorio Grondona   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 13:15

  84. riferirsi a truffaut o a beauvoir è fuorviante: perché allora, se ci fosse un regista di sinistra misogino, sadico e amante del genere porno MA di sinistra che nei suoi film mette, che so, scene di donne legate e bendate, allora anche rifondazione, nella prossima campagna di tesseramento… eddai.
    ma non è nemmeno questo: è che l’arte non ha necessariamente una valenza pedagogica; la politica sì, o almeno dovrebbe averla. ed è questo, secondo me, il cuore della questione. nessuno lo vuol più dire, e tantomeno fare: è una noia controproducente, fa perdere voti. ma tanto i voti continuano a perderli….
    e questo manifesto, appare, non può non apparire, almeno a chi non frequenta truffaut, beauvoir, o scarparo, come l’ennesima rincorsa verso immaginari e modalità di destra.
    non sarebbe stato meglio tenere lo stesso slogan e a fianco alternare strumenti di lavoro, o parti di abbigliamento da lavoro?
    penso a una donna che si fa il mazzo tutto il giorno con un lavoro pesante che, ahimé, non le consente di portare i tacchi a spillo! e che deve pure leggere su un manifesto che per questo fatto non sarebbe una donna di classe…
    l’ipotesi peggiore è che questa donna non si senta rappresentata da questo manifesto, e quindi ancora più sola. possibile che nessuno ci abbia pensato?

    da sofonisba   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 14:06

  85. @Gab..ripeto, si tratta di un manifesto… un manifesto… un manifesto..parlami di cose serie…

    da Carmelo R Mannarà   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 14:33

  86. una storia un po’ triste, questa dei tacchi, un po’ come un romanzo

    mi sono un po’ stufata di questa polemica dei tacchettoni. sopratutto – a proposito di tristezza, di cui tante compagne parlano – mi sento un po’ malinconica. ho aspettato. ho ascoltato. ho riflettuto. e ho deciso. non è un caso quello che è successo, le risposte che ci sono state. non sono solita alle accuse. ma una la voglio fare. voi, donne – certe donne – non conoscete la storia delle donne. o meglio conoscete solo la storia delle sofferenze femminili come la tramandano i luoghi comuni del sentito dire. o come la vedete agli sportelli dei centri antiviolenza dove lavorate – che per carità, benedetti siano, ma non vi danno il diritto di dire, “la realtà è questa!”, ma al limite, “la realtà E’ ANCHE questa!. il vostro sacrificio ai miei occhi non è un merito. sono fatti vostri, e ci vedo anche del cattolicesimo mascherato, nell’esercitarlo, nel farl pesare – mi dispiace dire queste parole che possono sembrare un po’ dure. se così non fosse, se chi parla – si chiami tachetones o dominjanni – avesse letto bene violette leduc, o i mandarini, o soltanto
    la marchesa colombi, non parlerebbe come parla. solo la mancata conoscenza della tradizione delle donne, quella scritta dalle donne in carne e ossa, e NON A SCOPO PEDAGOGICO, può dire qualcosa a me, angela.e in quella storia ci sono scritte tante cose: ma soparattutto di bustier, di vestiti colorati, di tacchi stretti, di scarpe sfondate, di mutande rotte, o sporche. certo, ci sono anche dotte analisi, confronti, capacità di stabilire relazioni fra cose. appunto. non ci sono solo queste ultime cose nella storia delle donne. non solo quello che vorrei, o dovrei essere, ma anche quello che è.
    scusate la crudezza. ma è come se chi parla non avesse mai sentito parlare di “realismo”. che per me significa solo lucida analisi di querlla che è – o è stata – una relazione, un comportamento, una situazione, una persona. qui si parla per proclami, per luoghi comuni. nessuna di quelel che criticano gravemente che faccia un nome. se non quelli di berlusconi, e delle veline. nessuna che mi parli delle sue passioni. nessuna che dica “dovremmo fare come fece madame de stael! o angela davisl! o bell hooks!”. vine persino criticata chi cita la de beauvoir. si accetta la citica di un uomo, robecchi, che ha deciso che cosa scegliere della de beauvoir. lui lo decide. e voi tacete. lui mi èanche simpatico, per carità.
    ma andiamo. mi andrebbe bene anche la rivednicazione di santa maria goretti. per negarla, o per benedirla. soprattutto i romanzi. le storie, cui accenno, parlano non di come le donne dovrebbero essere ma di come le donne sono, o sono state. una delle osservazioni che più mi ha fatto specie subito dopo l’uscita del mio ultimo libro è questa. quasi sempre da parte di donne che – giustamente
    dal loro punto di vista – criticavano. “è una donna triste la tua!” dicevano.
    ah, mi veniva sempre da pensare, perché in giro invece c’è tanta allegria. non mi vergogno a dire che “L’arte di comandare gli uomini”, l’ultimo libro che ho pubblicato è stato rifiutato anni fa da una grande casa editrice con questa motivazione, “è troppo triste! l’hanno letto delle giovani, e si sono rattristate!”. non bisogna usare i bustier. non bisogna descrivere donne deboli, non biosgna mostrare i tacchi, non biosgna decsrivere donne che hanno delle incertezze, della insicurezze. non ho un problema a dire che la mia ironia – fra le tante origini che può avere è di quelle che originano da una sorta di malinconia, e di accettazione amara dell’esistenza – ma questa è l’impressione che ho, leggendo quello che scrive qualcuna. ho come l’impressione di trovarmi davanti a persone insicure che, non acettano la realtà – che a volte è dura amara, ma ci si può ridere su – e che invece di studiarla, per darsi sicurezza si inventano – loro sì – donne che non ci sono. tutte d’un pezzo. sicure di sè – loro stesse – cui lo stiletto non passa neanche per la testa perché ce l’hanno chiara la loro idea del mondo. un mondo in cui esiste il patrarcato. risolto quello, eecco, tutto si mette a posto. non è così. la realtà è complessa. è comprendendo questa complessità, è studiando – con gioia ed emozione – che si può comprendere il mondo. è costruendo una propria tradizione. una tradizione in cui ci sia anche qualche elemento sbilenco, qualche puttana – di quelle che diciamo a parole di difendere, e che poi nella quotidianità a volte ci capita di rifiutare, perché non si presenta come il luogo comune ce la fa vedere – che scriveva qualche secolo fa e che era femminista anche se non lo sapeva, qualche bravo uomo ignorante che ha voglia di capire, qualche santa da studiare. e soprattutto, cose. oggetti, la nostra vita materiale. l’importante è che ci sia voglia di capire – con gioia, e sempre mettendo avanti il piacere, perché il piacere E’ conoscenza. il bigottismo sta a mio parere, nel parlare per luoghi comuni, nel giudicare una persona per sentito dire. e soprattutto nel non conoscere – per niente, ed è un peccato – la storia delle donne, che cui piaccia o no, non è fatta solo di proclami, ma anche, a volte di donne col tacco a spillo.che camminano sbilenche con una ironica malinconia. e forse non lo sanno neanche quello che sono.

    da angela scarparo   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 17:16

  87. mi scuso per gli errori ortografici, i cambi di soggetto. ho copiaincollato in autobus la minuta. su fb c’è la copia pulita.

    da angela scarparo   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 18:53

  88. @ angela scarparo. mi scusi, ma lei che ne sa di chi conosco io? come le salta in mente di dire che io lavoro in un centro antiviolenza o altre sue supposizioni? che rifiuto la puttana, che sono femminista, che qui, che là… qui si parla di A e alcuni rispondono su B. qui si parla del manifesto. e a me non piace (oltretutto ANCHE perché, delle scarpe con i tacchi a spillo color sangue di bue sono esteticamente terrificanti (o i tacchi a spillo o il sangue di bue, NON tutte e due le cose insieme, perbacco! ahahhaahha, altro che classe, è una cafonata!). se poi lei vuole fare delle esercitazioni letterarie, faccia pure, ma sia chiaro che sta lavorando di immaginazione.

    da gab   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 19:04

  89. Ps: io a volte porto scarpe con i tacchi a spillo (non rosse, per carità! il rosso va con le scarpe basse! ahhahaah) e non per questo mi sento sicura o insicura o tutto quello che lei IMMAGINA. Le metto se e quando ne ho voglia e non le metto se e quando ne ho voglia. ritengo tuttavia che metterle in un manifesto per dimostrare (a chi?) che si è allegre (o tristi o quello che vi pare) sia essere subalterni ad un mainstream dominante. essere autonomi dall’ ideologia dominante, per un partito di sinistra, dovrebbe essere infischiarsene delle scarpe delle donne, che decidono di mettersi quello che a loro pare. Non a caso, non credo che vi siano manifesti con scarpe maschili “di classe”. chi sa perché…

    da gab   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 19:11

  90. effettivamente non faccio l’idraulico. me ne rammarico. delle eventuali esercitazioni mi scuso. il discorso A, come in ogni buona conversazione che si rispetti, era diventato anche altro. B, C D. forse lei ha aperto adesso la finestra? bene. con l’emerito pippardone, mi riferivo benevolmente a mie amiche che conosco da anni, che lavorano nei centri antiviolenza – che rispetto e che stimo – e che secondo me a volte, senza volere, per questo, pensano di avere una chiave di lettura in più per giudicare il mondo. tutto qua. con gab, che non conosco, certo, mi scuso. e chiudo.

    da angela scarparo   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 19:26

  91. ah, gab, addio!

    http://www.youtube.com/watch?v=VV3PAKu0U5g&feature=player_embedded

    da angela scarparo   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 19:39

  92. Mi dice G., autore del manifesto in questione con L. (la sua compagna, che non ho mai visto in anni di conoscenza con i tacchi a spillo) che hanno suscitato un bel vespaio con il manifesto di Rifondazione, ma parliamo al cellulare e mi dice di guardare internet e facebook ("ah ma tu non hai il profilo!" "uso quello di mio marito, che avete fatto?"), approndiremo poi a cena a casa nostra sabato sera. Giro su internet e trovo siti di sinistra e di destra, di femministe (ma niente da parte dei lavoratori e le lavoratrici, forse non ho guardato bene o forse non hanno siti) e trovo tracce della polemica sul tacco a spillo rosso (non so se sia volgare il colore, io avevo un tacco n.6 lilla, comprato per il matrimonio di mia sorella che non riesco a mettere da anni perchè i piedi mi si sono allargati a forza di birkestoke) sul sito di Alessandro Robecchi, che mi fa sempre piacere leggere per le sue analisi intelligenti e ironiche. Dopo aver letto velocemente i post, ammetto che: – mi vedo il grande fratello, per capire cosa succede in televisione e quindi cosa si pensa per la realtà (mi sa che l’imperatore Berlusconi stia sperimentando parecchio, tramite la comunicazione, la sua società ideale) e perchè dopo 10 ore di lavoro (con donne rifugiate, quindi parecchio stressante per le continue vessazioni che le persone immigrate subiscono in Italia) e almeno 2 ore di viaggio (come G. e L., vivo con mio marito e una gatta in Umbria, in campagna nonostante siamo romani de Roma) non posso sempre vedere i dibattiti intelligenti (e poi il lunedì l’alternativa è Don Matteo o Chi l’ha visto, chissà perchè) – non capisco i gggiovani (e le giovani donne) perchè amano il trash, mentre io a ventanni (ora ne ho 41) amavo vedere film d’autore, sentire musica d’autore, ecc. Ma una collega giovane (24 anni) mi spiega che va di moda il trash contro i radicalchic e gli intellettuali, il che mi trova piuttosto d’accordo – sono anni che protesto e lotto su un sacco di cose e ora mi trovo a lavorare troppo come precaria laureata e specializzata (per scelta, lavoravo in Telecom e mi faceva schifo, per cui mi sono licenziata e ho fatto tutt’altro) e per 1000 euro al mese, forse non possiamo avere un mutuo e finire di pagare la ristrutturazione dell’unica casa che vogliamo avere, e penso che la vita in campagna sia la salvezza dalla stupidità che si vede fin troppo in giro (puoi non parlare per ore, ricevere uova e pollame dalla vicina, morirti di freddo perchè non abbiamo il riscaldamento ma godere della mimosa in fiore e degli uccelli che cantano, delle stelle nel cielo buio, fare l’orto, ecc.) Credo che G. e L. abbiamo proposto una provocazione e meno male che l’hanno fatta, dato il dibattito che ne è scaturito. Il problema non è mettere o no un tacco a spillo su un manifesto di comunicazione, ma la comunicazione. Il problema è che nel mondo della tecnologia, le compagne e i compagni non sanno usarle, o le snobbano, il problema è che i proletari, le proletarie vorrebbero per motivi diversi i tacchi a spillo (gli uni per le altre, le altre per gli uni)e tutto si riduce a questo, mentre il lavoro, il non lavoro, la casa, la cultura, la gioia e il dolore non suscitano dibattiti da nessuna parte. Credo che abbiamo tutte e tutti troppe scarpe, sicuramente per almeno i 4/5 degli abitanti del pianeta.

    da cristina   - giovedì, 18 febbraio 2010 alle 22:53

  93. che tristezza, davvero. tante polemiche, tanto fiato che potevano essere ben spesi meglio. questo post, con i suoi commenti, potrebbe essere il perfetto epitaffio per la sinistra italiana. robecchi, dispiace tanto leggere queste robe sul tuo blog, per il resto divertente ed intelligente. non ci siamo.
    continueremo comunque a leggerti e a consigliare il tuo blog.

    da ruphus   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 02:19

  94. Io condivido le considerazioni di Robecchi ed in particolare quanto esprime in questa frase, importante….”forse un giorno prenderemo atto che il nemico sa comunicare i suoi valori (ne ha i mezzi, i soldi, ma anche l’abilità), mentre noi facciamo fatica a comunicare i nostri, che sono migliori”……insomma,per comunicare dobbiamo proprio usare gli stessi mezzi proprio di coloro che critichiamo e che la cultura l’ironia ed il buon gusto ce li hanno sotto i piedi?

    da mietta   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 11:16

  95. scusate, ci ho impiegato un po’ a riprendermi. non ci volevo credere. poi. io di mestiere faccio il copy writer. ho fatto anche campagne elettorali. dotte argomentazioni sul femminismo o sulla rivoluzione culturale a parte, chiunque abbia voluto una campagna del genere, Rinaldi o meno, credetemi, è un imbecille. non oso suggerire di cacciarlo, ma il danno è notevole e ritirare subito questa campagna sarebbe un gesto riparatore di indubbio valore.

    da zesitian   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 11:40

  96. ah. a roberta fantozzi: passi ad altro incarico, subito. la prego. a Rifondazione ci tengo. vorrei facesse degli iscritti nuovi. con onestà, senza arrabbiarmi, le dico: se in direzione non sapete cosa è la comunicazione, come si fa, cosa si ottiene con l’uso di immagine e verbalizzazione, cosa è un tono ironico o provocatorio, chi è che ci ascolta, qual è l’effetto sul breve e medio periodo, i connotati e i denotati… lasciate perdere. lasciate fare a chi lo fa di mestiere. la vostra testa non ragiona come quella del vostro pubblico. per questo esiste la gente che ha studiato e studia come si fanno queste cose. cercatevi uno bravo che non prenda cifre astronomiche e che ci tenga un po’ anche lui, a Rifondazione. e rifate la campagna. per favore.

    da zesitian   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 11:52

  97. dopo il 50° commento ho lasciato perdere, ho la connessione a tempo e mi sembra davvero uno spreco…
    mi chiedo: l’han già detto qualcosa tipo “visto che se ne parla tanto vuol dire che ha fatto centro?”
    casomai mancasse, non ditelo vi prego!

    da antonella   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 14:05

  98. Caro Alessandro,

    continua a piacermi da matti quello che scrivi (e prima ti sentivo anche a RP), ma è la prima volta che mi fai anche venire da piangere.

    Chiaramente il problema non è la scarpa col tacco: ritengo che ogni persona possa vestirsi come preferisce e ho smesso da tempo di ritenere una donna con i tacchi a spillo automaticamente asservita al patriarcato (sì, da giovane ero leggermente dogmatica ;-). Ma sembra proprio che Rifondazione si sia lasciata convincere dalla propaganda del nemico, come hai scritto nel tuo commento. Il fatto che il manifesto sia anche brutto, kitsch e poco originale non aiuta a trasmettere il messaggio, senz’altro è una buona cosa visto il messaggio!

    Sto all’estero da tanti anni e ogni tanto mi autoimpongo un blackout sulle notizie dall’Italia perché non ne posso proprio più. Spero tanto che la situazione migliori.

    Comunque grazie del tuo lavoro e un caro saluto da Oltralpe!

    da Antonella   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 15:49

  99. Si sono comportati come l’Unità che per pubblicizzare il nuovo formato del giornale ha usato l’inquadratura del didietro di una ragazza in superminigonna.

    E’ evidente che ognuna si può vestire come le pare ma bisognerebbe tornare a fare distinzione di ambiti: i tacchi a spillo e la minigonna appartengono all’ambito ludico della vita, alla sfera personale in cui ognuna di noi sceglie come vestirsi e come e con chi divertirsi. Non mi risulta però che per andare ad un corteo sia comodo andarci in tacchi a spillo.

    Le affermazioni assurde delle compagne di Rifondazione mi fanno pensare che ci sia quella che gli psicologi chiamano “identificazione con il nemico”, ovvero l’illusione che per neutralizzarlo bisogna comportarsi come lui. Purtroppo questa strategia non ha mai funzionato e ci fa solo del male. Speriamo che prima o poi lo capiscano e comincino a usare linguaggi comunicativi rispettosi della dignità delle persone, uomini, donne, lgbt che siano.

    da Flavia   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 16:16

  100. P.S. Grazie a Tino, mi sembra che il tuo intervento sia quello che più riassume il perché sia sbagliato e come donna ti ringrazio e sottoscrivo parola per parola.

    da Flavia   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 16:43

  101. Altro che Truffaut… il manifesto é una citazione di “Tacones lejanos” di Almodóvar. Ma vi manca un dettaglo: lo spillo-pistola.

    da Juan   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 17:16

  102. mi è venuta la curiosità di sentire il parere dei miei. Premetto che sono due signori sui 70 anni, pensionati, mio padre ex insegnante, mia madre ex impiegata (settore metalmeccanico). Comunisti da sempre, con un passato di militanza ed un presente di partecipazione.
    Mamma: “il manifesto non mi piace perchè una donna che indossa un simile paio di scarpe, non rappresenta certo, secondo me, una classe sociale alle prese con problemi reali di vita quotidiana.”
    Papà: “a me invece non desta alcuno scandalo. Mi sembra divertente il gioco sulla parola classe. Non significa che tutte le donne “di classe” indossino quel certo tipo di scarpe, forse la direzione di Rifondazione farebbe bene ad occuparsi di altro”
    Un’altra generazione, direte voi. Però un manifesto politico parla (dovrebbe) a tutti, anche a quelli come loro.
    Io sono d’accordo un po’ con l’una ed un po’ con l’altro.
    Ciao mamma, ciao papà (neanche vi ho chiesto il permesso, ogni tanto ve ne combino qualcuna!).

    da Carlo   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 17:52

  103. “Cara sinistra ora tocca a te” come mi disse un giorno l’oncologo della Asl. Pensai che venuto il momento di darsi da fare, di dare un senso alla mia vita, di cambiare il mondo. Volevo adottare un orfano del burkina faso, verso sera noleggiai un film porno. “Non fare il passo più lungo della gamba” diceva sempre Bucharin. Sono d’accordo con lui.
    Tacchi a spillo? Ma come vi è venuto in mente?! Dannati salottieri-parolai-lontani-dalle-masse; sconnessi dal popolo, subalterni al “linguaggio del nemico” . Gentaglia disdicevole che si trastulla ad arrotare le erre davanti a un martini dry. Sussunti dal “modello berlusconiano” (capito perché Silvio è così forte? lui sussume tutto il circenses: dai festival canori alla publimania, dal brunch delle 11 al culo a mandolino, mi chiedo che campiamo ancora a fare!?
    Ma sì “cacciamoli” tutti ‘sti schifosi (da dove non si sa), epuriamo le stanzette vuote. Poniamo fine a questa faida, a questa demente e rancorosa divisione del nucleo. Elettroni liberi finalmente.
    Seriamente: mai pubblicità di Rifondazione aveva così fatto parlare di sé. Cioè non so avete ben chiaro, stiamo parlando di gente che stampava manifesti con le immagini sfocate di spartaco, o di ameni spingitori-di- cortei-reggitori-di striscioni dai cromatismi diocesani.
    La campagna è un vero successo.
    Grazie a tutti voi; senza i vostri travasi biliari e le vostre sopracciglia arcuate tutto questo non sarebbe stato possibile.

    da amis   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 17:57

  104. per un’ultima tediata, andate, se vi va, qui:

    http://www.facebook.com/notes/angela-scarparo/il-potere-delle-donne-stara-sempre-nella-loro-liberta-di-prendere-la-parola-e-an/341089416022

    da angela scarparo   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 19:22

  105. o qui, per chi non si perde in sventatezze, su fb, come invece faccio io (mentre lavoro!)

    http://angelascarparo.blogspot.com/2010/02/il-potere-delle-donne-stara-sempre.html

    da angela scarparo   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 19:26

  106. “Il problema non è bere un bicchiere di vino con i ricchi. Paolo, il mio compagno, è una persona cortese e usciamo anche noi. Il punto è come ci si sta (nei salotti): se poi si torna a casa e si pensa alla redistribuzione della ricchezza, è un conto. Altro è se ci si apposta nel tinello per adeguarsi allo stile di vita dei ricchi”.

    da reboman   - venerdì, 19 febbraio 2010 alle 23:06

  107. la prossima volta dirò che vado sempre a cena con un sequestratore della barbagia e la di lei mogliera (discendenti di garibaldi) così per un paio di ottuse e tre babbei forse sarò più democratica.

    da angela scarparo   - sabato, 20 febbraio 2010 alle 00:17

  108. grazie x l’ottusa, immeritato comunque perchè già dal commento 27 avevo capito quanto tu fossi democratica avendo addirittura amiche proletarie…

    da antonella   - sabato, 20 febbraio 2010 alle 11:11

  109. Mi spiace davvero constatare che, grazie soprattutto agli interventi buttati là da Angela SCARPARO, il livello del nostro dibattito si è di molto abbassato, di parecchio poi; a conferma che io c’avevo visto bene sin dall’inizio (post nr. 21 e post nr. 51).
    E’ proprio vero che il Piano di Morte Democratica compilato dalla loggia del criminale Gelli e applicato rigorosamente in questi decenni dai suoi migliori allievi ha contribuito a radere al suolo l’abc dell’arte di ben ragionare, già fievola invero in questo Paese così pregno di superstizione religiosa, di miracoli e di santi e, pertanto, allergico alla logica scientifica.
    Ricordo che l’egregio Pasolini definisce questo fenomeno di abbrutimento culturale come “omologazione di massa”, processo di disordine mentale nel quale la televisione di Stato, o scatolina magica producente immagini a getto continuo, gioca un ruolo fondamentale.
    Abbiamo realmente bisogno di una seria opera di alfabetizzazione democratica, altroché!

    da angela   - sabato, 20 febbraio 2010 alle 12:45

  110. fa piacere vedere che la causa della decadenza è soprattutto la scarparo! mah. alessandro, mi piace chiacchierare con te, ma magari in assenza di questi sante perpetue che dicono messa.

    da angela scarparo   - sabato, 20 febbraio 2010 alle 14:16

  111. Cara Scarparo,
    che classe dimostra un post dopo l’altro!
    Ma proprio non si rende ancora conto della differenza abissale che passa fra un blog come questo che ci ospita entrambe senza esclusione (!) e uno sfogatoio senza capo né coda?
    Siccome non è mio stile infierire inutilmente quando i giochi son fatti, faccio finta che l’epiteto “sante perpetue che dicono messa” l’abbia rivolto al vento (o allo specchio?) e non alla sottoscritta perché altrimenti potrei fare macerie delle sue parole in libertà, mi creda.
    (e poi ci si scervella sulle cause del PERCHE’in Italia ci sia un buffone al potere da più di 15 anni, il medesimo che si vanto di pisciare sulla Costituzione, un corpo di leggi a suo dire “di stampo sovietico”).
    Buona Fortuna.
    A.

    da angela bandinelli   - sabato, 20 febbraio 2010 alle 15:19

  112. Angela Scarparo. Su 110 commenti, ne hai scritti 19, non ti pare un po’ troppo? Il tuo pensiero è più che chiaro, anche perché hai scritto pure un articolo sul tuo blog, segnalandocelo ben due volte, e uno sul sito di Liberazione, cosa noi comuni mortali non possiamo fare. Fra l’altro, siete un po’ bizzarri a chiamare “Il dibattito sì” una sezione del sito di Liberazione piena di articoli su cui non si può commentare!!!

    Se vuoi chiacchierare con Alessandro senza noi rompipalle, scrivigli una mail privata e invitalo a cena. Anzi, invitalo a un aperitivo, che è più trendy.

    da Aurelio   - sabato, 20 febbraio 2010 alle 16:16

  113. Devo correggere il mio post riflessivo n. 5: la scarpetta rossa è il modo ironico per mettere in sgocciolo (senso figurato ovviamente) i cervelli “femministi”. I numerosi interventi di stile “femminista” lo hanno dimostrato” in tutta evidenza. Gradirei infine una traduzione trasparente del termine “femminista”. Da ciò che è emerso nel blog lo fa apparire come una condizione altamente riduttiva per le donne e per l’altissimo compito sociale ad esse affidato dalla sapiente natura delle cose…

    da Vittorio Grondona   - domenica, 21 febbraio 2010 alle 12:08

  114. @ Vittorio,
    carissimo mio compagno di blog tu mi dai occasione di riflettere sulla mia nozione di “essere femminista” al fine di poterlo comunicare con trasparenza, come guardare le cose attraverso un vetro pulito. Grazie.
    Appena avrò parole appropriate, ti scrivo la forma che è venuta con piacere; ancora è presto.
    Stai bene.
    A.

    da angela bandinelli   - domenica, 21 febbraio 2010 alle 15:52

  115. Ho letto qualche giorno fa quest’articolo, segnalatomi da un’incredula amica. Lo condivido parola per parola. Talvolta, leggendolo, ne anticipavo la frase successiva.
    Ho letto gli altri commenti e resto perplessa sull’uso della antica logica aristotelica e un pensiero va alla mia prof di lettere del liceo: perchè così tanti commenti vanno fuori tema?
    Il tema è la comunicazione di Rifondazione, specificatamente quella rivolta alle donne di sinistra.
    Brutto il manifesto, equivoca la comunicazione, volgare il messaggio. Il dubbio di Robecchi l’ho tradotto così: Cosa c’è nella testa del partito, che proposta politica sta facendo? Che target elettorale intende raggiungere?
    Io proposta politica non ne vedo e, essendo donna di sinistra, non sono il target.
    Questo malgrado uno dei miei alias nel web sia “scarpette rosse”.

    da ileana itinera   - domenica, 21 febbraio 2010 alle 19:19

  116. @ Vittorio,
    in generale io considero l'”essere femminista” come un sottoinsieme dell'”essere antifascista”; riconoscere, difatti, che il genere femminile è da sempre e in ogni cultura oggetto di violenza fisico-psicologica e di discriminazione sociale, equivale a prendere atto che le donne per emanciparsi da questa condizione di subalternità non possono che lottare ogni giorno contro l’ignoranza e i pregiudizi che questa si tira dietro.
    Io mi considero una convinta femminista nel senso che lotto da sempre per un futuro utopico nel quale i due generi, lungi dal rivendicare una superiorità di natura l’uno sull’altro, possano confrontarsi considerandosi equivalenti e necessari a rendere ragione delle molteplicità delle cose naturali. Io sono per una reciprocità dei diversi modi di pensare/agire e non per un’alternanza/scontro dei rispettivi poteri.
    Ma fintantoché le donne equivocheranno la loro emancipazione godendo nell’imitare i loro colleghi emulandone comportamenti e mentalità, saremo sempre schiave dell’agenda maschile che, così sbilanciata, pecca spesso di un approccio dicotomico (distruzione/creazione) a scapito di una visione più organica (o trasformativa/genetrice di novità).
    Cisi,
    A.

    da angela bandinelli   - lunedì, 22 febbraio 2010 alle 15:42

  117. @Angela
    Da parte mia penso che sia compito di una società civile operare e soprattutto legiferare in modo che la parità dei diritti e dei doveri dei generi sia presto una realtà per tutti nel rispetto delle diversità naturali di ciascuno. L’educazione dei figli indirizzata a questo principio è assolutamente indispensabile. Il femminismo da te descritto potrà aiutarti psicologicamente, ma non credo che sia sufficiente. La generale miseria del dopoguerra non ci ha aiutato molto per cambiare gli antichi convincimenti. Gli esempi della Chiesa poi hanno lasciato un’eredità mentale sostanzialemnte penalizzante nei confronti della donna ritardando colpevolmente la sua emancipazione soprattutto nel nostro Paese. Basterebbe in proposito soffermarsi a considerare come i fondamentalismi religiosi del Vaticano e le amministrazioni politiche ad esso riverenti abbiano trattato la donna da Cristo in poi. Sono d’accordo, vincere la presunzione di superiorità è indispensabile ad entrambi i generi. L’indipendenza economica delle persone, aggiungo io, è però al primo posto fra gli strumenti necessari per raggiungere vittoriosi quello scopo.
    Spero che a.r. mi perdonerà questo piccolo fuori tema…
    Vittorio Grondona

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 22 febbraio 2010 alle 20:37

  118. Ho 54 anni.
    Tanto tempo fa ho militato nel Fronte della Gioventù.
    Ma c’erano figure di destra e figure di sinistra di grande spessore.
    Oggi non ho una fede politica se non quella della giustizia e della dignità: ben difficili da trovare nel panorama italiano.
    Ma è inutile dire che ci vergognamo.
    l’unica cosa di cui dovrebbero vergognarsi quelli della mia età, e soprattutto coloro che si sono messi in politica, è che negli anni ottanta avremmo potuto cambiare il mondo.
    Ma c’erano soldi e prospettive.
    E nessuno di noi si è occupato altro che del suo immediato benessere.
    Grazie

    da klako   - martedì, 23 febbraio 2010 alle 12:15

  119. io mi complimento con la Rinaldi, è riuscita a far assumere al partito una posizione unitaria di rifiuto del manifesto! con chi ne parlo mi risponde con un espressione di sconcerto. alemo il corpo a più cevello del capo.

    da gn   - martedì, 23 febbraio 2010 alle 12:58

  120. caro compagno,
    innanzitutto ti ringrazio per i tuoi editoriali che sempre rincuorano, con una delle armi più forti che abbiamo, l’ironia,da questa triste e barbara epoca. ritengo positiva la campagna pubblicitaria di rifondazione per due motivi: il primo è che si ribalta uno stereotipo, appropriandocene per rigettarlo ( e la cosa è a mio avviso intinta da una non celata ironia); l’altro è che il dibattito che si è acceso ha prodotto il doppio effetto di smuovere gli animi della critica (sopita, assonnata da troppo tempo e su tematiche ben più importanti) all’interno del partito e ci ha dato una certa visibilità esterna, cosa che la videocrazia attuale ci impedisce.
    inoltre si tratta solo di manifesti, forse siamo tutti /e un pò trinariciuti se ce la prendiamo così tanto per un tacco a spillo per con un uomo in mutande!!
    ti saluto calorosamente, con stima sincera a profonda
    matteo giordano-segreteria regionale toscana di rifondazione

    da matteo giordano   - martedì, 2 marzo 2010 alle 18:29

  121. Ho letto decine di commenti e mi stupisce l’incapacità della Scarparo o della Fantozzi di capire che uno spunto polemico più che legittimo (e anche ironico) è stato sviluppato usando gli stilemi più banali del modello culturale dominante. Questo inquieta, ovvero che anche il gruppo dirigente di Rifondazione non riesca ad elaborare stili e modalità comunicative autonomi.
    Questa colonizzazione dell’immaginario visuale (e forse anche, parzialmente e in maniera non cosciente, della scala dei valori) mostra evidente la grave crisi culturale della sinistra.
    E pensare che la rottura e la sovversione degli schemi di comunicazione delle classi dominanti è stato un persorso che ha prodotto grandi elaborazioni, sia in politica sia nella grafica.
    Dai manifesti sovietici in cui il Trotskij novello San Giorgio uccide il drago della controrivoluzione (rottura di uno schema iconografico millenario) al sostegno dato al suprematismo e al cubofuturismo fino alle ultime avanguardie una certa sinistra (rivoluzionaria ma anche molto più moderata) ha puntato a smontare/irridere/sovvertire la tradizione visiva dominante. Ma questo accadeva quando vi era un pensiero forte (benché gravido di conseguenze anche nefastissime). Quando vi era un pensiero forte, appunto.

    da Biagio Carrano   - mercoledì, 3 marzo 2010 alle 19:57

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