Alessandro Robecchi, il sito ufficiale: testi, rubriche, giornali, radio, televisione, progetti editoriali e altro
 
mar
23
set 08

Editoriale – Tanti piccoli Hitler

La frase è di quelle che fanno fare un salto sulla sedia: “Già una volta c’è stato un tal signore che all’inizio sembrava un democratico e che poi ha fatto quello che ha fatto”. Parole (e musica) di Silvio Berlusconi, che stabilisce un altro record: è il primo leader mondiale nel dopoguerra ad attribuire una patente di democrazia nientemeno che a Hitler, forse punta al Guinness dei primati. Avendo decine di portavoce, giannizzeri e camerieri, Silvio Berlusconi è stato subito protetto da una fitta cortina di parole: voleva solo polemizzare con il presidente iraniano, non l’ha fatto apposta, non è cattivo, lo disegnano così, e tutte le scemenze che si sentono in contorno alle pittoresche esibizioni del capo del governo. Ma le parole restano, e anche se pure i sassi sanno che Hitler non è stato democratico nemmeno all’asilo, nemmeno in un attimo di distrazione, nemmeno per un nanosecondo e meno che mai “all’inizio”, l’ultima esternazione porta il suo piccolo mattoncino alla costruzione della Storia riveduta e corretta. Direte: ci vuol altro per fare il revisionismo storico! E infatti c’è molto altro. Appena una settimana fa, per dire, lo stesso Berlusconi, raggiunto dalla domanda “Lei è antifascista?”, aveva risposto con un secco “Io penso a lavorare”, una frase che dice molto. C’è il ministro della difesa che inneggia alle scelte dei repubblichini di Salò. C’è la serena analisi storica del sindaco di Roma, per cui il fascismo non era niente male prima di distrarsi un attimo e varare le leggi razziali (ops! gli sono scappate). Insomma, ad Alemanno non dispiaceva per niente, il Puzzone, almeno “all’inizio”. Esattamente quel che dice Berlusconi del Führer, quel famoso democratico (all’inizio).
Siamo garantisti, non siamo di quelli che pensano che tre indizi fanno una prova, ma non vorremmo arrivare al punto che cinquanta indizi fanno un campo di sterminio. E i segnali sono davvero tanti, troppi, per non allarmare qualunque democratico italiano. Le incredibili esternazioni di Dell’Utri sui libri di storia nelle scuole, che vanno riscritti perché c’è troppa Resistenza. I manifesti a Roma con scritto “me ne frego”. Il crociato Borghezio in versione neo-nazi a Colonia. La signora Santanché che implora di entrare in Forza Italia dopo aver inneggiato al Ventennio. I numerosi deputati apertamente fascisti eletti con le liste del PdL. Potrei continuare a lungo. Non c’è giorno che la cronaca non offra le gesta di qualche ardito che porta il suo mattoncino al cantiere del revisionismo. Manuela Clerici, di An, presidente di  Viareggio Versilia Congressi Spa, vuole levare dal palazzo la lapide commemorativa della strage di Sant’Anna di Stazzema, ci ha provato anche con le sue mani, dopo che i dipendenti si erano rifiutati. Altra cronaca: il 20 settembre si celebra la breccia di Porta Pia, bene, uno pensa: ditemi qualcosa di laico. E invece ci si ritrova al cospetto di un commosso ricordo dei soldati papalini che eroicamente difendevano lo Stato Pontificio.
E allora, quanti indizi servono per fare una prova? E’ abbastanza evidente che nella sua sostanza ideologica l’area culturale in cui naviga e prospera la destra italiana vive con fastidio certe evidenze storiche. Pensa – e lo dice – che quel trucido periodo di ferocia e ingiustizia che fu il fascismo non era proprio tutto da buttare. Perché tanto astio? A parte la voglia di rivincita degli sconfitti, vien da pensare, c’è una certa urgenza di rivalutare quei metodi: uomo forte, decisionismo, il duce ha sempre ragione, saluto al duce (e il grembiulino, l’alzabandiera, a quando i littoriali? E l’Impero?), un fascino irresistibile. Insomma, uno mediatico simile a quello che si vede ogni sera nei telegiornali Mediaset  e nella propaganda governativa, una voglia sfrenata di “uomo della provvidenza”, la tentazione di vedere nel bilanciamento dei poteri di una democrazia non una conquista, ma un fastidioso ostacolo. Non è antifascista, ma pensa a lavorare. Bravo! Tanto se i treni non arrivano in orario, per tacere degli aerei, è colpa dei sindacati. Nostalgia canaglia.

7 commenti »

7 Commenti a “Editoriale – Tanti piccoli Hitler”

  1. per dovere di cronaca (non certo per difendere capelli-da-pinocchio): ma Robecchi sei sicuro che intendesse il furer e non mussolini? perche’ allora i conti tornano in quanto il truce era socialista prima di cambiare leggermente idea – a parte questo siamo daccordo su tutto il resto dell’articolo…

    da zioFa   - martedì, 23 settembre 2008 alle 17:23

  2. tragicamente sicuro. Per esempio: http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/esteri/iran-berlusconi/iran-berlusconi/iran-berlusconi.html e molti altri

    da a.r.   - martedì, 23 settembre 2008 alle 17:32

  3. mah non mi pare lo stesso; riporto la parte utile del pezzo di Repubblica e poi ti dico:
    [“Le affermazioni che hanno suscitato le dure critiche iraniane sono state pronunciate da Silvio Berlusconi durante l’incontro con la Keren Hayesod, organizzazione sionista che ha lo scopo di promuovere l’arrivo di ebrei in Israele, che ha assegnato al premier italiano il premio ‘Uomo dell’anno’. In quell’occasione il presidente del Consiglio aveva stigmatizzato, pur senza nominarlo, le affermazioni di Ahmadinejad sulla necessità di cancellare Israele dalle carte geografiche, definendole “follie”. “Già una volta – aveva aggiunto Berlusconi, con riferimento a Hitler – c’è stato un tal signore che all’inizio sembrava un democratico e che poi ha fatto quello che ha fatto”]

    vedi? dalla parte finale mica puoi dire che il pinocchietto cita hitler ma lo desume l’articolista (non so chi sia xk non si firma). Io continuo a pensare, in quanto lo ritengo un idiota, che nella sua solita logica sconnessa pinocchio si riferisse all’altro. Ripeto non che mi fotta di difenderlo, pero’ mi piacerebbe vedere un giornalismo meno approssimativo.

    da zioFa   - martedì, 23 settembre 2008 alle 18:40

  4. Vabbè, intendeva dire che in principio Hitler era stato eletto dal popolo, si sa che Isso non tiene in gran conto la lingua italiana…
    A pensarci però, se l’è detto da solo 😉

    da Abesibé   - martedì, 23 settembre 2008 alle 20:27

  5. E sì. Nostalgia canaglia!
    Con tutti questi nostalgici, quasi quasi mi sento già vecchio.
    Perchè non proviamo a regalare al nano puttaniere qualche bel libro di storia.
    Io, ad esempio, propongo Il dizionario dei fascismi, sublime opera su tutti i fascismi. Solo che andrebbe aggiornato: troppi i fasci a piede libero, il primo è proprio lo smemorato di Collogno Monzese.
    mauspezz

    da mauspezz   - martedì, 23 settembre 2008 alle 23:37

  6. Segnalo a tal proposito il titolo su La Stampa del 23.09.2008 “Il duce? Un bravo architetto”.
    Anche se poi l’articolo di Franco Giubilei racconta le iniziative e il dibattito sull’architettura razionalista nel ventennio mi pare un altro piccolo esempio dello spirito dei tempi

    Di seguito il link dove si può trovare online l’articolo :
    http://www.awn.it/AWN/Engine/RAServePG.php/P/91241AWN1000/M/26671AWN1006 )

    da crep   - giovedì, 25 settembre 2008 alle 12:01

  7. Le organizzaqzioni sioniste continuano a dargli premi. E accusano di antisemitismo chi, storicamente, ha condannato, in ogni occasione, qualunque rigurgito nazista e fascista. Contenti loro…

    da Antonella   - giovedì, 25 settembre 2008 alle 22:16

Lascia un commento