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lug 08

GQ – Intervista a Ambra Angiolini

Ambra, basta la parola. Chiamarla Ambra Angiolini mi fa un po’ strano, perché tutto sommato sono quasi vent’anni che Ambra se ne sta in giro a fare (ad essere) Ambra, come una pallina da flipper tra i respingenti e i bonus e le lucine agitate di un flipper che si chiama “mondo dello spettacolo”. Ha cominciato che era una bambina e ora che è una signora è ancora lì, attrice, entertainer, benemerita soubrette, idee chiare, carattere forte. E’ stata quasi tutto, Ambra: ragazzina yé-yè additata al pubblico ludibrio come portatrice sana di scemenza, poi icona pop per intellettuali, poi attrice, poi mamma, poi conduttrice di programmi suoi, poi special guest di programmi altrui e poi chissà quante altre cose che non sappiamo.
Sei sotto il tendone del circo dalla più tenera età, come ne sei uscita viva e vegeta? Come ti sei difesa?
Non saprei. La violenza rispetto al caso, al fenomeno non mi ha toccato più di tanto, o almeno mi piace pensarlo. All’inizio sono stata molto aiutata da Boncompagni, dalla sua traduzione, il suo disincanto, il suo cinismo sulla televisione. Lui diceva sempre, ma lo sai che noi non facciamo niente, questo è niente, e se no che facevi, lo struscio in via del Corso? In fondo non è andata male, diceva, fai questa cosa, hai degli orari da rispettare, cominci a capire com’è la vita, ma non ci credere mai, che è l’errore più grave che si possa fare. Ricordo che mi faceva leggere i giornali, c’era una violenza, non trovo altra parola: è drogata, è lolita, è la puttana bambina, è l’icona per i pedofili eccetera eccetera. La cosa che divertiva Gianni è che io in video sembravo così cinica, così pronta, e poi magari mi beccava in lacrime perché mi avevano sequestrato il motorino e non sapevo come dirlo a mia mamma. Ma io non ho mai ceduto al mischiare tutto, quando andavo via di lì la mia vita era un’altra cosa.
E questo ti ha salvato?
Non lo so se mi ha salvato, ma è un fatto che io non ci ho mai creduto. Non mi sentivo una star quando me lo dicevano o un’incapace quando me lo dicevano. Non ci sono mai cascata, forse per il basso livello di autostima…
Beh, questo non si direbbe proprio…
Invece sì, quello che è venuto dopo, i disturbi alimentari, quello che ho attraversato, era forse dovuto al fatto che mi si chiedeva di mantenere un livello che io probabilmente di mio non avevo… Quella sicurezza che sembrava, non c’era.
Hai usato la parola violenza. Come ti spieghi quella violenza contro una ragazzina?
E’ la parola giusta, senza vittimismo, io non mi sento per niente vittima, ho tentato di cavalcare tutte le emozioni che mi ha dato questa cosa. Violenza perché alla fine diventi involontariamente il rappresentante di una categoria che ti appiccicano gli altri. Non mi piace che qualcuno possa liquidarmi con un aggettivo e due parole in croce su un giornale, è una cosa che mi ha sempre disturbato. La violenza è questa: descriverti come icona di una categoria. A prescindere dalla categoria, intendiamoci. La lolita di Non è la Rai, poi quella dei prezzemolini tivù, poi le deficienti che si riciclano, poi quella che piace agli intellettuali, poi quella che ora è tornata figa perché fa i film con Ozpetek, che è brava perché è madre. Sono tutte risposte del cazzo, non sono una brava donna perché ho due figli, se lo sono è per altri motivi. Le categorie sono poche per quello che sei e troppe quando frullano tutte insieme.
Poi il catalogatore si dispera perché non sa come catalogarti!
Esatto, ora dopo quindici anni di lavoro non mi disturba più. Un tempo era diverso, mi sembrava una cosa mostruosa. Mi è capitato mille volte di essere descritta per filo e per segno da gente che non sapeva nemmeno cosa mi passava per la testa. Una volta feci un esperimento di teatro off, così, senza troppe pretese, perché quando hai sedici anni ti butti, te lo chiedono, o forse gli servi perché il tuo nome fa pop… La prima di questo spettacolo teatrale saltò per motivi di maltempo, e il giorno dopo uscì una critica ferocissima… entra sul palco con la sua voce da oca… Ma io su quel palco non c’ero mai salita… E allora ti svegli alla mattina e dici, beh, allora vale tutto! Non posso misurare la mia vita, i miei progressi, la mia carriera, sul giudizio di questi qui.
Succede anche l’inverso, però. Un giorno ti svegli e sei un genio…
Sì, ma non va bene nemmeno questo! Non è una cosa buona! Dirò una cosa impopolare, se tu fai una cosa al cinema e vinci subito nove premi non è una cosa buona. E’ un altro segnale di questo paese che mi fa paura. Ma guarda, questa era una deficiente, ora ha fatto il film con Ozpetek e vince nove premi, ah, cazzo, però! Ha fatto due figli, sta con un cantante… se uno la vede da fuori pensa: ma questa che è, datte ‘na calmata! Non è una cosa buona!
Strano Paese, o il conservatorismo dei luoghi comuni, oppure il miracolo e la piccola deficiente diventa un genio.
Non credo sia ignoranza o conservatorismo. E’ appiattimento, noia, sedentarietà, come se fosse un bambino cresciuto solo con cose passive, che subisce, ma a cui poi si chiede anche di saper scegliere. Ovvio che non sarà capace! Piano piano il modello diventa un encefalogramma piatto. Se quella cosa funziona ti verrà riproposta per quindici anni sempre allo stesso modo. Se quella cosa va di moda, allora se non la facciamo tutti siamo degli sfigati démodé. Anche l’idea della donna è strabiliante. Tutti a dire: per essere bella devi essere così. E poi gli stessi si lamentano: eh, ormai non se ne distingue più una dall’altra! E io come faccio? Già da quando nasci devi avere due palle così, già lì devi dire: io la frangia non me la taglio anche se non va di moda!
Beh, una bella scuola di vita…
Gigantesca, non la cambierei con nessun altra, anche perché è solo mia e ne sono felice. Ma ci sono stati momenti… L’essere guardata a vista, l’essere un reality vivente, l’essere stata presentata all’Italia che ero tredicenne e da allora mai mollata. Guarda è magra, guarda è grassa, guarda è sparita, ma dove sarà finita, ah, no, è ricomparsa…ah, ora è un pupazzetto trash che fa fico all’intellighenzia di sinistra…
Già c’è stato anche questo… culturalmente chic!
Si, ma un po’ come l’amore di Tarantino per i b movie italiani… E’ un po’ quella cosa là, e io mi ci sono sempre rapportata sapendolo.
Insomma, tu stai sotto questa cupola, lo spettacolo, la tivù, il cinema, da quasi vent’anni. Cos’è cambiato?
Mah, il cinema non lo so, lo vivo da spettatrice, e ultimamente ho interagito da protagonista. Per quanto riguarda la tivù la ricordo un tempo come una cosa lontana. Mai al mondo avresti avuto la velleità di entrarci dentro. Adesso è una moda proprio… sputtanatissima, per chi ne parla, per chi la fa. La Carrà era una star, mai avresti detto che la tua vita, il tuo mangiare a tavola sarebbe entrato là dentro, e ora ti ritrovi a mangiare, e il tuo piatto lo vedi in tivù… che stanno facendo… stanno mangiano come faccio io!
Detta così sembra una democratizzazione…
Ma proprio no… A me fa molto paura, crea quella specie di possibilità che invece non ci deve essere. Bisogna essere più rigidi, e lo dico essendo una delle prime ad avere infranto quelle regole. Devi avere degli strumenti…La gente dice… che ce vo’, perché hanno preso quello sfigato, se ci andassi io… Un miraggio, una chimera. E’ come vedere un film al doppio della velocità. Ma questo era famoso? Ma ora non è più famoso, è famoso quest’altro!
E questo cambia il Paese, secondo te?
Eh, minchia! Lo cambia parecchio! E’ come avere davanti gente che non ha più voglia, che subisce uno stordimento costante, e non lo dico da fuori, mi ci metto anch’io. Un’ipnosi di massa…
Calcolata? Voluta?
Beh, anche solo guardando gli ultimi due anni… direi proprio di sì. Il Paese si sposta in modo così veloce e, drammaticamente, senza una via di mezzo. E la politica è così, uno azzecca la frase giusta e vince, basta capire la temperatura, un buon copy, un buono slogan vale più di cento idee, vedo che i voti si spostano per questo. La tivù ti abitua a un linguaggio e tutto diventa quel linguaggio lì. Beh, è successo! Il rotocalco ti parla del reality e subito dopo dell’immigrazione, che non è proprio la stessa cosa… Il minuto prima sto pensando di eliminare Tizio dall’Isola del Famosi e il minuto dopo di eliminare il campo nomadi da una città… In mezzo ci deve passare un ragionamento, che invece non c’è.
Non se ne esce…
Ma non c’è alternativa! E soprattutto se stai lì seduto, passivo, non ne esci di certo. Io credo invece che bisogna smetterla con questa passività, che ognuno nel proprio piccolo debba un po’ svegliarsi. Perché se mi fai una domanda del cazzo io non posso reagire? Perché mi devo trovare una scritta sotto il mio nome che non mi piace? Perché devo fare cose che non mi rappresentano? Ma poi, se tu lo dici, dall’esterno che si vede? Ma chi te lo fa fare… ti fai i nemici… ma che, sei matta? Se dici per chi voti poi non lavori… Ma perché bisogna vivere in un paese così! Ho passato la vita a dire non vi dirò mai per chi voto, quest’anno che invece l’ho detto a tutti e mi sono sbilanciata (ha firmato il manifesto per Veltroni, ndr), e ho fatto quasi una mia campagna elettorale – pur sapendo benissimo come andava a finire – … morire se l’ha scritto qualcuno!
Ti difendevano da te stessa!
Ma perché? Ma io non voglio essere difesa! Vedi che non sono io a essere matta! Ma come! Ti dico una cosa che mi hai chiesto per diciannove anni, e ora che te la dico non la vuoi scrivere! E’ surreale!
Però molti applausi per le campagne sociali. Il preservativo, la difesa della 194…
Ah no, su quello grandi premi e riconoscimenti. Anche se c’è sempre la Chiesa che storce un po’ il naso sul mio nome…
Beh, lì siamo in fase di rimonta integralista, tu che ne pensi?
La cosa che mi disturba di questo integralismo è che uno che crede poi finisce che smette di credere. Verrai punita, verrai massacrata, bruciata, giustiziata, la solita storia. Io per quelle cose lì invece ho sviluppato un’intolleranza a pelle. Pur credendo, eh! Però non ci sto. Non mi piace pensare che devo scusarmi perché voglio far battezzare mia figlia, ma non sono sposata e quindi devo girare tutte le chiese di Brescia per trovare uno che voglia fare ‘sto battesimo. Per la 194 ho aderito subito alla campagna in difesa della legge. E’ una cosa nella quale credo, con una certa distanza. Anche quando è scoppiato il caso Ferrara non mi sono sentita minacciata nella legge, anche se due o tre cosette che riguardano l’assistenza potrebbero essere migliorate. Dovrebbero. Ma non tornare indietro: quella è una legge giusta. Dare delle assassine alle donne che abortiscono, non so, è una cosa che mi lascia indifferente, è come quando a una che fa carriera si dice troia. Non mi sento ferita, è solo una violenza verbale che non porta da nessuna parte. Mi fa più paura il tornare indietro da una legge giusta, come mi fa paura non riconoscere le pratiche omosessuali, o non riuscire a risolvere le problematiche dell’immigrazione… L’integralismo è questo: non scendere mai in mezzo agli esseri umani. Ho capito che parli di Dio, ma lui c’è sceso, e si è reso conto… Se mi dici le cose solo dall’alto io ti dico: ehi, ma qui giù le cose sono diverse… Come dice il mio amico Tricarico, la situazione non è buona…

8 commenti »

8 Commenti a “GQ – Intervista a Ambra Angiolini”

  1. mah!…quest’ambra non mi convince…preferisco la pietra dura (sempre ambra è).
    felice di aver scoperto questo spazio. prendo subito nota!

    da TheHours   - mercoledì, 2 luglio 2008 alle 09:49

  2. Ma non l’avrai fatta parlare troppo seriosamente? Perché tutti devono parlare come politologi? Non conosco ovviamente Ambra, ma ho l’impressione che sia un tipo un po’ più divertente di come appare in questa intervista. Un saluto a tutti e scusate il mio parere.

    da mio capitano   - mercoledì, 2 luglio 2008 alle 13:03

  3. A me sembra lodevole tirare fuori il cervello da una persona di cui in genere si pensa non ne abbia. Magari ci riuscissero con me, manco se mi intervisti tu caro Robecchi…

    da coq baroque   - mercoledì, 2 luglio 2008 alle 15:27

  4. Robecchi, io ti stimo molto, ma tu predichi bene e razzoli male. Intervisti una minus habens cone Ambra Angiolini solo perché fate parte, insieme, di qualche parrocchietta come la 7. Perdi in carisma, perdi in comicità. Amen

    da egidio   - venerdì, 4 luglio 2008 alle 18:58

  5. uh, uh! Sorpresina! E dunque andrò per punti. A) Intervisto gente che mi interessa e che mi pare interessante, Ambra è tra questi. Il giornale per cui lo faccio mi lascia totalmente libero nella scelta degli intervistati. B) Non faccio parte della parrocchietta della 7, semmai di un collettivo che si chiama Crozza Italia Live (produzione esterna, informarsi), dove ho conosciuto Ambra che è stata per me una vera sorpresa. C) Come si evince dall’intervista Ambra è tutto meno che una minus habens, ci fosse più gente come Ambra questo paese sarebbe un po’ migliore. D) “Perdi in carisma” non so cosa voglia dire, faccio il mio lavoro come mi pare e non con i sondaggi del “carisma” (qualunque cosa sia) in mano. Se piace bene, se non piace rivolgersi altrove. saluti.

    da a.r.   - venerdì, 4 luglio 2008 alle 21:45

  6. intrevista intelligente, Ambra mi piace e l’ho ammirata in “crozzaitalia”.Essercene, persone così…..

    da felice   - domenica, 6 luglio 2008 alle 13:58

  7. Di solito non mi attirano le interviste, soprattutto quelle che interessano i VIP. Da un po’ di tempo ho però notato che per quanto riguarda gli attori e i personaggi dello spettacolo in genere, sono l’unica occasione per poterli conoscere fuori dai contesti del copione di parte. Per esempio, non ero mai riuscito per ragioni di lavoro a seguire Ambra Angiolini ai tempi dei suoi successi iniziali. Ne sentivo solo parlare… Da appassionato di spettacolo mi limitai all’acquisto di alcuni dischi che in qualche modo riguardassero la sua attività, così, tanto per valutare gli aspetti critici delle chiacchiere che circolavano. Il successo della sua “Performance art”, secondo la mia modesta personale opinione fu dovuto alla ventata di freschezza scacciapensieri che la regia di Boncompagni le mise sapientemente a disposizione per esplicitare al meglio le sue capacità artistiche esordienti. Ora Ambra dimostra ampiamente la sua maturità artistica che gestisce autonomamente nella vita mascherata rappresentata dallo spettacolo in genere. L’intervista conferma l’opinione che recentemente mi sono fatto seguendo gli ultimi interventi pubblici di Ambra. Una simpatica, piacevole sorpresa. Brava Ambra!…

    da Vittorio Grondona   - martedì, 8 luglio 2008 alle 10:46

  8. E’ figa e usa la testa, due cose che spesso non vanno pari passo.

    da blob   - giovedì, 10 luglio 2008 alle 16:25

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