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apr 23

Che natalità? Spiace per Giorgetti, ma non avremo mai i figli dell’Irpef

PIOVONOPIETRELa fremente discussione sulla natalità nell’Italia degli anni Venti è sempre incinta. Non passa giorno, settimana, mese, che qualcuno non lanci l’allarme su questi debosciati (noi) che fanno pochi figli, meno di quanti ne servirebbero per la filiera agricola, per esempio, o per le fabbriche del nord-est, o per pagare i contributi un domani. Insomma, c’è grande angoscia per la futura sparizione della stirpe italica, dannazione, con grande dispiacere di tutti e di alcuni anche di più: il ministro cognato che teme la sostituzione etnica, o il ministro Giorgetti che intende fecondare molte donne per via fiscale.

Parte così la girandola un po’ grottesca della ricerca delle cause, la principale delle quali è sempre quella: è colpa nostra. Un classico degli ultimi anni: era colpa nostra la pandemia – che non stavamo abbastanza distanziati e chiusi in casa – anche se si erano precedentemente tagliati più di 25.000 posti letto alla sanità pubblica e la medicina di base era scomparsa. E’ colpa nostra la siccità, che non chiudiamo il rubinetto mentre ci laviamo i denti, anche se le tubature sono un colabrodo che perde il 40 per cento dell’acqua trasportata. Ed è colpa nostra, ovvio, se non ci accoppiamo con il sacro fine di figliare, perché – in breve sintesi – siamo egoisti. Dietro ogni colpevolizzazione dei cittadini si nasconde – a volte non si nasconde nemmeno – un errore di gestione delle risorse e, insomma, della politica. Nel caso della natalità, la faccenda è così macroscopica che rende un po’ risibile l’accorato allarme.

Suggerirei, per affrontare il tema in modo almeno sensato, di incrociare alcuni indicatori sociali. Che so, gli annunci immobiliari, magari quelli che chiedono sei-settecento euro per un appartamento in condivisione, oppure mille- millecinque per un bilocale in periferia. Vale anche per i mutui. Oppure – altro indicatore che ogni tanto balza agli onori della cronaca – quegli annunci di lavoro strabilianti, dove fatto il conto delle ore e della retribuzione si scopre che lavare i vetri ai semafori è più conveniente. Mi si consenta una parentesi: anche lì è colpa nostra, non del mercato, o del capitalismo, o delle storture del sistema, ma di noi viziati, segnatamente i giovani, che non ci adeguiamo. Chiusa parentesi.

Insomma, capisco i lungimiranti governanti italiani, che devono convincere la gente a fare un figlio, vaste programme. Futuri padri e madri costretti a vivere coi genitori fino a trent’anni (media europea: 26), dove un medico di base ha più abbonati del Milan, si taglia periodicamente la sanità, si aumenta però la spesa militare, si spendono due terzi dello stipendio per avere un tetto sulla testa, un posto all’asilo costa come un’utilitaria, il diritto allo studio universitario c’è solo per il ceto medio e medio alto e il welfare lo fanno i nonni. Si calcoli tra l’altro che quando saranno nonni questi qui – ammesso che facciano un figlio e che il figlio faccia un figlio anche lui – di welfare famigliare non ce ne sarà più per esaurimento scorte. Senza contare il dato più importante: che per fare figli serve una convinzione specifica: una ragionevole fiducia che domani sarà meglio di oggi, e questa, in Italia, è merce che proprio scarseggia.

E così il Giorgetti della maternità incentivata a colpi di Irpef finirà come il Giorgetti del cuneo fiscale: tante chiacchiere e promesse e titoloni roboanti e poi… sedici euro in più al mese, con cui chi vuole potrà radicalmente cambiare la propria vita. Tanto, se non ci riesce è colpa sua.

6 commenti »

6 Commenti a “Che natalità? Spiace per Giorgetti, ma non avremo mai i figli dell’Irpef”

  1. Analisi condivisa, aggiungo solo, se anche si decidessero gli italiani a fare figli, oltre ad aspettare 20 anni, devono crescere, poi quando entreranno nel dorato e felice mondo del lavoro, alla prima occasione se ne andranno all’estero a lavorare dove il salario è cresciuto, insomma un favore all’Europa, così da non poter dire che questo governo è contro l’Europa.

    da MARCO PIERMARIA FERRARI   - mercoledì, 26 aprile 2023 alle 10:52

  2. D’accordo parzialmente. Che il calo demografico sia un serio problema e’ un fatto oggettivo. Che lo stato italiano non abbia fatto nulla negli ultimi 30 anni per agevolare la natalita’ e’ anche questo un fatto oggettivo. Solo una nota a proposito della convinzione specifica: durante la guerra di figli ne facevano, e di prospettive ne avevano forse meno che oggi giorno.
    Non sono d’accordo che sia (solo) un problema di mancanza di ragionevole fiducia che domani sara’ meglio di oggi, secondo me e’ (anche) un approccio molto diverso dei giovani. Fare figli non costa solo soldi, costa tempo, costa risorse personali, costa rinunce. Mi pare che, oggi come oggi, pochi siano quelli disposti a privarsi di tutte queste cose (settimane bianche, auto, vacanze tropicali, apericene, week end alla spa, cellulare ultimo modello) per dedicarsi ai figli. E quelli che li fanno, non volendo cmq rinunciare a molte delle cose sopra descritte, li scaricano ai nonni o li crescono a pane e Netflix, senza trasmettergli nulla. Vedo un progressivo ed inesorabile impoverimento a tutti i livelli.

    da Stefania   - mercoledì, 26 aprile 2023 alle 13:38

  3. Mah, direi che questa è la vulgata corrente (non facciamo figli perché ci piace la bella vita… senza contare che la maggior parte della popolazione le vacanze tropicali e le Spa se le sogna e fatica a mettere insieme il pranzo con la cena). No, direi che quando i miei mi hanno mandato all’università, per dirne una, l’università era quasi gratis. Ora io mando due figli all’università (pubblica) e mi costa solo di iscrizione circa 10k l’anno… Vale anche per tutto il resto. Dopodiché, l’etica e l’estetica della rinuncia e del sacrificio non mi appartiene, credo che si debba fare una vita decente anche facendo dei figli, e uno stato decente ti debba garantire questo diritto (magari dandoti l’asilo gratis, servizi, assistenza, congedi parentali, come succede in Svezia, in Francia e in molti altri paesi che hanno affrontato e risolto l’emergenza natalità senza fare regalini in tasse

    da Alessandro   - mercoledì, 26 aprile 2023 alle 13:44

  4. La Repubblica italiana è come un cane che gira attorno a un palo nel cercare di prendersi la coda.
    Se dagli anni 80 la politica avesse deciso di investire sulla famiglia avrebbe aiutato le medesime con robusti assegni familiari,investito in nidi,asili,scuole,per agevolare i genitori,ma nessuno ha fatto nulla.
    In Germania dove pagano le tasse e i pochi ladri “colletti bianchi” vanno in galera, gli assegni per i figli sono ben remunerati.

    Le risorse sono quelle che sono,complice l’evasione fiscale,la corruzione che gonfia gli appalti pubblici e ad averla in saccoccia sono coloro che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo e si ritrovano degli scarsissimi servizi.
    Strillare alla denatalità una tantum e nello stesso tempo preoccuparsi dell’immigrazione è ridicolo,anzi,il ricambio della popolazione che ci sarà tra alcuni decenni potrebbe rivelarsi positivo!
    Non siamo più considerati italiani brava gente come nel secolo scorso,le motivazioni le ho esposte prima,con la politica assolutamente complice del malaffare esistente,basterebbe stare più attenti nell’evitare liste elettorali con candidati già condannati,una distrazione ingiustificabile a parer mio.

    da Serentha Ivo   - mercoledì, 26 aprile 2023 alle 14:19

  5. Buongiorno,
    secondo me all’analisi manca un ulteriore punto di vista. Ci sono giovani che SCELGONO di non fare figli perché coscienti della sovrappopolazione mondiale, dei cataclismi ambientali e della mancanza di volontà di porvi rimedio…

    da Alessandra Novelli   - venerdì, 28 aprile 2023 alle 08:41

  6. @ condivido Alessandra Novelli

    Vero, 8 miliardi sul globo con un trend verso i 10 a fine secolo il pianeta non li sostiene, è una questione di risorse del pianeta diiventate insostenibili, purtroppo le scelte italiane e occidentali sulla denatalità si scontrano con le demografie africane e asiatiche e non ci sono rimedi essendo incontrollabile il fenomeno, lo pagheranno drammaticamente le nuove generazioni!

    Gli italiani diventeranno una minoranza,un aspetto che giudico positivo.

    da Serentha Ivo   - venerdì, 28 aprile 2023 alle 14:25

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