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nov 22

Finanziaria. Meglio le bomboniere che i poveri: salviamo il matrimonio

PIOVONOPIETREVolendo esagerare, tirare un po’ la corda, fantasticare un po’ insieme all’onorevole Domenico Furgiuele (Lega), si può ipotizzare uno scambio di prigionieri: italiani poveri contro bomboniere. Il governo post-fascista che taglia sussidi a chi non ce la fa, e la proposta di finanziare i matrimoni in chiesa – era la prima idea di Furgiuele – locomotivamente fischiata (cit. Marinetti), tanto da allargare subito la profferta di benefit a tutti gli sposalizi italiani, che l’importante è soccorrere il comparto del wedding, signora mia.

Basterebbe questo, per dire delle componenti da operetta e delle priorità dei puffi del governo Meloni, dettagli, spigolature che emergono, chissà quanto involontariamente dalle cronache, a contrastare invece la narrazione ufficiale: una Meloni corrucciata e responsabile, che studia, che pare serissima, china e concentrata sulle carte. Ma sapete com’è, in quei contesti di orgoglio mascelluti, è un attimo che si cade nel Federale con Tognazzi, nella parodia, nel gorgo del ridicolo. Ed ecco infatti il ministro dell’Istruzione (e del merito! ahahah!) buttare subito lì nuove fantasiose repressioni, i lavori “socialmente utili”, da usarsi contro violenti e indisciplinati e anche – maddài! – in occasione delle occupazioni scolastiche. Una cosa che fa scopa con il pasticcio dei rave party: più di cinquanta e fa sei anni di galera, oppure tutti a imbiancare il liceo. Quanto a rifare i tetti dello stesso liceo, che cadono spesso e volentieri in testa agli alunni, il ministro non dice, non fiata, non argomenta, essendo un lavoro socialmente utile che spetterebbe a lui.

E sia, seguiamo le cronache dei nostri eroi. Mentre ministri e sottoministri si arrovellano per cercare nuove soluzioni ad antichi problemi (“i telefonini fuori dalla classe”, i “tutor per affiancare i docenti”, “buca”, “buca con acqua”, eccetera, eccetera), nel cuore del potere meloniano c’è qualche timore nuovo. “L’impatto di cancellare di botto il reddito di cittadinanza è devastante”, dice la ministra del Lavoro, riportata con virgolette qui e là. Tradotto in italiano, significa quel che molti dicono da sempre: che il reddito è un argine, una diga che protegge chi non ce la fa, e toglierlo di botto in un anno di recessione sarebbe come accendere una miccia. Cioè il contrario della vulgata retorica delle destre più estreme ed ottuse, Italia Viva, Lega e Fratelli d’Italia, sempre concentrate a dire cretinate sui divani, i fannulloni e varianti più o meno offensive. Cazzate: di quei 660 mila a cui verrà tolto ossigeno tra qualche mese, pochissimi potranno trovare un lavoro. Bassa scolarità, nessuna formazione, soggetti deboli: cancellare il reddito significa consegnarli alla disperazione o alla manovalanza della criminalità, oppure, nel migliore dei casi (speriamo) al conflitto sociale.

Dopo aver sbraitato per anni, ora se ne accorgono pure al Consiglio dei Ministri, ma è tardi per tornare indietro, quindi niente, pochi mesi e poi smantellamento dell’unica legge che abbia aiutato, negli ultimi anni, le fasce più disagiate della società.

La legge finanziaria – la stessa che ci dice che un professionista da 85.000 euro l’anno pagherà le tasse di un dipendente che ne prende 30.000 – è dunque una netta e precisa (in qualche caso rivendicata) ricerca dello scontro. Davanti al timore di ampi disagi sociali si scelgono deliberatamente il conflitto e la contrapposizione, le mani sui fianchi e la mascella volitiva: la dichiarazione di guerra è stata consegnata nelle mani dei poveri.

5 commenti »

5 Commenti a “Finanziaria. Meglio le bomboniere che i poveri: salviamo il matrimonio”

  1. Speriamo che i poveri la raccolgano e trovino ascolto e sponda politica in una opposizione mai così malmessa

    da Aldo   - mercoledì, 23 novembre 2022 alle 12:10

  2. E meno male che si sono definiti destra sociale, forse più d’elite con scappellamento verso gli evasori fiscali…
    Matrimoni a 20mila euro ma solo in chiesa, forse pure anticostituzionale per coloro che vogliono andare in comune, ciccia, così imparate non credenti che non siete altro!

    Saranno altri 5 anni di passione, vero?

    E il pd fa come l’asino di buridano, non scegliendo se prima bere o mangiare l’animale morì,nel loro caso nell’interrogativo se stare con i cazzari di azione o se andare d’accordo con i 5s nel provare di battere i post fasci d’elite…

    Ma l’interrogativo importante sarà, finalmente il paese si desterà incazzandosi, o continuerà nell’oblio facendosi da anni urinare in testa?

    da Serentha Ivo   - mercoledì, 23 novembre 2022 alle 14:05

  3. Dovremmo essere noi classe media e dotata di cultura e cognizione a farci carico di questa lotta perché è facile diventare poveri.

    da marcella   - mercoledì, 23 novembre 2022 alle 15:17

  4. Si ricorderà il paese, o anche soltanto gli iscritti, o gli elettori, che il PD in Parlamento ha votato contro il RdC,

    – inutile, clientelare, assistenzialista, POPULISTA !! –

    la prima legge di sinistra dallo Statuto dei Lavoratori (1970) in poi?

    da Dedalus   - mercoledì, 23 novembre 2022 alle 18:57

  5. Più di così! Cosa può essere detto? Un incubo! Una situazione che si fa fatica a credere. La punizione data al fine di umiliare, di far comprendere chi è il più forte e quanto male può fare a chi non si adegua. Spero e credo che alla fine questi si azzanneranno tra loro per riuscire a spararla più grossa di tutti gli altri, perché poi si convinceranno anche, con il tempo, di averci sempre più ragione. Esploderanno, andranno, nuovamente in mille pezzi! Ci voglio scommettere!

    da Tiziana   - giovedì, 24 novembre 2022 alle 09:59

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