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mer
15
giu 22

I 5 referendum. Nelle priorità italiane stavano dopo il prezzo delle capesante

PIOVONOPIETREDopo la pizza e la pastasciutta, si conferma grande tradizione italiana il dibattito sui referendum, specie dopo il fatale mancamento di quorum. Insomma, quasi ogni volta che si viene chiamati a votare Sì o No, vincono quelli che non vanno a votare né Sì né No, che è il modo migliore per votare No, come si è visto anche l’altro giorno (fanno eccezione i referendum costituzionali, dove invece la gente va volentieri a votare No, e poi festeggia, ottimo). Ed ecco: dalle maggiori testate italiane all’ultimo giornaletto di provincia fioriscono gli spiegoni per dire che l’istituto referendario ha perso il suo potere, che va riformato, che non è più come una volta, il divorzio, l’aborto, quanto ci manca Marco Pannella, eccetera eccetera. È come se davanti a un fuciliere che sbaglia mira di qualche decina di metri si riflettesse argutamente sulla riforma del fucile. Le proposte su come cambiare l’istituto del referendum si somigliano un po’ tutte e dicono sostanzialmente due cose: alzare il numero delle firme necessarie per chiederlo e abbassare il quorum per vincerlo, che è un po’ come dire al fuciliere di cui sopra: “Senti, amico, col fucile sei negato, prova con questo cannone, vedrai che ci riesci”.
I cinque referendum defunti domenica scorsa, il cui esito era largamente prevedibile e previsto – tanto che anche i sostenitori (Lega e Renzi in primo luogo) hanno quasi fatto finta che li avesse proposti un lontano cugino, per fingere di non prendere l’ennesima facciata – sono un caso di scuola. Chiedere al famoso popolo di esprimersi, che so, sulla composizione dei Consigli giudiziari, sembra un po’ azzardato. Ammesso che sappiano cosa sono, risulta che la composizione dei Consigli giudiziari, nelle priorità degli italiani, stia al milletrecentonovantaseiesimo posto, molto dopo il prezzo delle capesante gratinate e appena prima del sesso degli angeli (che sarebbe più interessante, tra l’altro). Dunque, cos’è che provoca negli elettori questa fuga dal prezioso istituto del referendum? Facciamo qualche ipotesi.
La prima è che viene da ridere. A chiedere di abolire la legge Severino, per dirne una, sono stati tre leader sotto processo (Salvini, Renzi, Berlusconi). Cioè: tre leader che temono una condanna, tentano di abolire la legge che gli impedirebbe di sedere in Parlamento in caso di condanna, non fa una piega. Poi, c’è il fatto che due referendum che sarebbero stati molto popolari (la liberalizzazione della cannabis e il diritto a una morte decente), che nascevano da varie mobilitazioni e raccolta di milion
i di firme, sono stati bocciati con bislacchi cavilli, mentre i referendum proposti da cinque consigli regionali (cioè dalla classe politica) sono stati ammessi, una cosa piuttosto irritante. Ci metterei anche – sono andato a scartabellare – che sul declino dello strumento del referendum abrogativo si parlò a lungo nel 1996 (26 anni fa) e anche nel 1999 (23 anni fa), quando i Radicali di Pannella (allora impegnato in una lista Sgarbi-Pannella, ahahah) li proponevano a mazzetti di dieci o venti, come gli asparagi. In più, alcuni referendum che raggiunsero il quorum e dove vinsero i Sì, sono spariti nel cyberspazio (acqua pubblica, 2011, o privatizzazione della Rai, 1995). Dovrebbe bastare, forse, per dire che il limite del referendum non sta nelle firme necessarie, e nemmeno nel quorum, ma nell’uso belluino che se ne fa, e comunque alla fine si dà la colpa al famoso popolo che – cretino – non capisce. Mentre invece, si è visto domenica, capisce benissimo.

3 commenti »

3 Commenti a “I 5 referendum. Nelle priorità italiane stavano dopo il prezzo delle capesante”

  1. Appunto, gli unici referendum interessanti che avrebbero “forse” fatto raggiungere il quorum sono il fine vita e la cannabis.
    Dei politici che si preoccupano di farsi eleggere ugualmente pure con la fedina penale sporca, alla gente non gliene frega nulla, anzi, forse come me ce ne saranno stati parecchi che si sono tenuti distanti apposta.

    Una nuova legge della giustizia sarebbe necessaria, tra lungaggini dei processi, nuove carceri, certamente quella della Cartabia risulta pessima, chiedere a Gratteri cosa ne pensa… e chissà con la sorrate d’italia e soci cosa partoriranno a riguardo, se come pare tra un annetto avranno la maggioranza, prepariamoci ai soliti scempi!

    Infine, altro che quorum referendum, la gente non va più a votare per le comunali, la scelta di un sindaco dovrebbe risultare più interessante, ho idea che l’affluenza alle politiche sarà più o meno simile, visto che fino a ieri si è andati a votare per i programmi e poi salta fuori l’uomo della provvidenza a far ciò che vuole, benedetto da tutti i media o quasi…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 15 giugno 2022 alle 10:44

  2. Non sono del tutto d’accordo sul fatto che non votare voglia dire “votare no”, sono due cose diverse perché non votare può volere dire “non sono d’accordo e quindi faccio in modo che non si raggiunga il quorum” ma anche “chi se ne frega non ho voglia né di informarmi né di fare la fatica di andare al seggio”. Io quindi in questo caso ho preferito andare a votare e mettere 5 croci su no. Magari mi sbaglio ma io al referendum come strumento di democrazia ci tengo e mi sembra che tutti si adoperino per metterlo in cattiva luce per in seguito poterlo abolire o rendere inutilizzabile

    da Liliana   - giovedì, 16 giugno 2022 alle 12:40

  3. Alessandro, grazie ancora per la precisione! Nessuno di noi, tranne gli imputati sarebbe mai andato a votare ste merde di referendum a noi umani e cittadini interessavano solo i 2 referendum cassati da quel beato Amato da nessuno ! Quando finalmente andrà in.pensione.perenne come Napo ! Avremo purtroppo per sempre i.loro
    Cancrenosi tentacoli.

    da Elena   - venerdì, 17 giugno 2022 alle 03:49

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