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apr 22

“Effetti collaterali”. L’irredimibile merda della guerra infetta ogni cosa

PIOVONOPIETRE“Non c’è niente di intelligente da dire a proposito di un massacro”, scriveva Kurt Vonnegut (Mattatoio n. 5). Aveva ragione, niente pare doloroso e prevedibile come il fiume di parole che insegue in questi giorni i poveri fantasmi di Bucha, civili innocenti ammazzati con le mani legate, o torturati, o fucilati e lasciati lì, un po’ per monito e un po’ per mettere un timbro sull’impunità di chi fa a guerra. E già ticchetta l’osceno ping pong dei paragoni, un chiedersi attonito se Bucha valga My Lai, o l’Iraq, o Srebrenica, o Aleppo, perché una barbarie, poi, pare un po’ meno barbara se la metti vicino ad altre barbarie, se in qualche modo l’archivi; come se storicizzare fosse un po’ cauterizzare le ferite, e – alla fine – farsene una ragione.

La guerra è una faccenda che appartiene alla Storia, e si cristallizza lì, senza insegnare a nessuno il modo di non fare altre guerre, peraltro. Ma la guerra è anche una faccenda terribilmente personale, se finisci morto o torturato in una strada del tuo paese. Tra questi due estremi – tra il cinismo del Grande Disegno Geopolitico Globale e il terrore gelato dell’attesa di un colpo in testa, le mani legate dietro la schiena – lì, nel mezzo, sta tutta l’irredimibile merda della guerra. Meccanismo poderoso, che muove strategie e imperi, e interessi, e miliardi di tonnellate di gas, o petrolio, o armi, o soldi, dollari, euro, rubli – e dove poi rimane stritolato un innocente da qualche parte, magari faceva il panettiere, o la moglie, o il figlio, o gente che scappava.

Nell’orribile caleidoscopio di immagini che scorre in questi giorni, ci sono stati mostrati anche i presunti colpevoli, chi lo sa se poi sono loro, ma insomma, dei ragazzotti siberiani dell’unità 51460, facce da liceali ripetenti, militari della Jacuzia, lassù, lontanissima da Kiev. Chissà se si riuscirà ad accertare le responsabilità vere, personali, in quei solenni teatri che sono le aule della Corte Penale Internazionale dell’Aja sui crimini di guerra (della quale peraltro Russia, Cina e Stati Uniti, non hanno mai voluto aderire, o non hanno ratificato i trattati). E non dovremo stupirci se poi, a un certo punto, sentiremo rimbalzare una delle frasi simbolo del Novecento, la più schifosa: “Ho solo eseguito degli ordini”. E dunque tutto pare già scritto e già tutto sfuma nelle nebbie delle propagande incrociate, nell’ostensione dei martiri in prima pagina, che mischia un doveroso “è giusto sapere” a un nuovo terrificante uso di quei morti: più armi! Più missili! Più carrarmati! Insomma, “più guerra” – è la risposta – non “meno guerra”; e quindi più barbarie.

Così succede che la guerra infetta ogni cosa. In guerra fanno carriera i peggiori, gli istinti più orribili vengono premiati, incoraggiati, l’assenza di pietà è un notevole valore, come si è visto in ogni posto dove sia passata. E dietro, nelle retrovie – anche questo si sa da sempre – fanno affari i più cinici, quelli che scommettono sul prolungarsi del conflitto, che cementano nazionalismi, che soffiano sul fuoco, che vendono armi, eccetera eccetera. Tutte cose che si sanno, ed eccoci, oplà, ricaduti nel grande gioco della Storia, in cui le vite dei caduti civili e innocenti scompaiono di nuovo, smettono di essere vite reali, storie personali, e diventano statistiche, casi di scuola da rimbalzarsi addosso per sostenere tesi, o teorie, o ricostruzioni, e ognuno avrà il suo massacro di riferimento, che coi poveri massacrati non c’entra più quasi niente, anche se la guerra sono loro.

10 commenti »

10 Commenti a ““Effetti collaterali”. L’irredimibile merda della guerra infetta ogni cosa”

  1. Fa impressione tutta questa vaghezza. La guerra brutta e sporca e gli effetti che ha, sempre. Tutto dilatato, tutto avvolto dentro il fumo di parole già scritte e riscritte mille volte. Che nulla aggiungono e nulla raccontano. Perché? Perché questa volta non si può dire pane al pane e vino al vino. Sta volta il partigiano Jonny e la sua voglia di libertà e giustizia non ci sono. Probabilmente sul Fatto in questi giorni non si può scrivere che sono stati i russi. Si può accennarlo per poi dire che tanto cosa importa. Quella roba lì è la guerra. Nel giornale che mette le persone in galera prima che le convochi un tribunale questa volta no, questa volta si condanna solo il reato. Mica si può scrivere qualcosa che ci metta tutti d’accordo, da Draghi all’ultimo degli italiani di provincia. Bisogna essere contro. Perché contro vuol dire liberi, smarcati, al centro dell’attenzione. Che importa chi è stato a Sant’Anna di Stazzema? E’ stata la guerra e gli interessi brutti e cattivi che si porta dietro. Le “propagande incrociate”. Ma si rende conto? Equilontano anche qui, come dalla politica… né grillini, né del Pd. Incidentalmente uguale a Travaglio. Brutta fine.

    da Sara Novelli   - mercoledì, 6 aprile 2022 alle 11:58

  2. Gentile Nellina 1981. Confermo tutto, nessuna vaghezza. La guerra è quella roba lì, non è che un massacro è un’eccezione brutta dentro la guerra, è che la guerra è massacro e porta massacro. Sempre. Qualunque guerra. E nessuno nega niente. Certo, ci vorranno indagini un po’ più precise (è la prassi per indagare sui crimini di guerra, si informi su Milosevic, per dirne uno), ma al momento ci sono pochi dubbi sui colpevoli (indicati nel mio pezzo addirittura con il nome della brigata russa sospettata… dice che non parlo dei russi, ma metto addirittura il battaglione, strano, eh!). Piuttosto, non trova strano di non avermi scritto questa letterina sulla Siria? Sull’Iraq? Sull’Afghanistan? Sulla Libia? Quando i masacri di civili li facevamo noi (Falluja) o i nostri amici (ovunque). E’ terrificante che la Russia, potenza che aggredisce, non chiami guerra la guerra, ma le ricordo che noi chiamavamo le guerre di aggressione all’Iraq o all’Afghanistan “missioni di pace”. Divertente, eh! Sul Fatto Quotidiano non dirò niente. Se lei pensa che io abbia nella mia rubrica una specie di sovranità limitata e che sia in qualche modo censurato, questo appartiene a un suo viaggio privato probabilmente dettato da un accecamento ideologico, la lascio lì, sono problemi suoi. Ho una piccola rubrica settimanale che gode di assoluta extraterritorialità, ma non mi metterò qui a convincere una persona che usa i poveri morti di una guerra per attaccare un giornale che non le piace. Mi sembra una cosa miserabile, e io non intendo sporcarmi. Saluti

    da Alessandro   - mercoledì, 6 aprile 2022 alle 13:10

  3. Gentilissimo Alessandro,
    Sembra che tu (e “scusa che ti do del tu, ma io do del tu a tutti quelli che amo” come scrisse Jacques Prevert nella stessa poesia in cui scrisse anche “che cazzata la guerra”) la guerra l’abbia vissuta proprio come l’ho vissuta io trent’anni fa a Sarajevo.
    Mi piacciono le tue parole che descrivono benissimo quello che una guerra fa: “cementa i nazionalismi”, fa lucrare i peggiori e ti cattura dentro come in una prigione. Oppure, se riesci a scappare, ti cancella tutta la vita vissuta fino a quel momento: prima della guerra eri una sorella, una figlia, un’amica, una studentessa, dopo diventi una profuga, una statistica. Per non parlare poi dei morti…
    Grazie, ti leggo spesso anche se a volte lo trovo troppo emozionante e la mia vista diventa sfocata dalle lacrime.

    da Milena   - mercoledì, 6 aprile 2022 alle 13:46

  4. Incredibile, se non ci si mette sull’attenti atlantistico, si finisce di essere filo putiniani, magari da chi con il dito puntato contro tra coloro che con la Russia sempre di Putin ci hanno strizzato l’occhio fino all’altro ieri, impippandosene di Cecenia, Georgia, Siria, giornalisti e politici ammazzati e tutto ciò dal fronte russo, per arrivare ai bravi atlantisti che sono rimasti distratti dalle operazioni in Iraq, Afghanistan, Libia, Serbia, etc, etc.
    Mentre per il genocidio in Darfur essendoci solo sabbia nessuno se li è filati… Pure in Ruanda milioni di morti senza che l’occidente o l’oriente abbiano battuto un colpo…
    Ed è proprio qui che cambia tutto, la maggior parte della gente sa benissimo cosa sia la guerra, i civili sono la maggior parte delle vittime ovunque, magari subendo torture, stupri compresi i bambini,la storia insegna cosa sia, ma non c’è verso con gli interessi di potere, economici, finanziari, di territorio, si replica in modo seriale nonostante tutto.
    Da una parte la dittatura dei pochi che hanno potere ad est,soffocando qualsiasi dissenso, dall’altra ad ovest con le mire espansionistiche nel reperire nuovi mercati ed altri schiavi, un po’ di basi Nato qua e là, e il gioco è fatto, il risiko criminale può continuare,chi ricorda tutti gli scenari fa schifo, vero?

    Sentire o leggere di coloro che fanno la morale è inaccettabile, nonostante si nascondano dietro a un dito!

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 6 aprile 2022 alle 14:05

  5. Alessandro, condivido in toto l’articolo. Purtroppo questa è tutta gente che pretenderebbe di fare la guerra con i figli degli altri. Loro invece da distante, incitano a reagire a quel criminale di Putin, vogliono mandare armi agli ucraini e magari pure truppe perché “verranno anche da noi quei maiali di cosacchi ad abbeverarsi sul piazzale di San Pietro”. Persone miserabili alle quali manco le parole di papa Francesco stanno bene, perché “intrise di codardia”. La guerra è ormai fra noi, in queste squallide posizioni di gentaglia pure di sinistra che ha riscoperto “l’atlantico che difende i valori dell’occidente”. Ipocriti e ignoranti abissali, ecco cosa è chi sono queste “persone”

    da giovanni   - mercoledì, 6 aprile 2022 alle 15:42

  6. Perfettamente d’accordo! ” Io non sono pacifista. Sono contro la guerra” ( Gino Strada)

    da Miriam Ridolfi   - mercoledì, 6 aprile 2022 alle 15:48

  7. Grazie Alessandro,
    la guerra è quella roba lì, esattamente: massacro, ferocia, paura e impunità. Tanta impunità e tanta ipocrisia e tanta tanta rabbia. Ricordo una cosa, en passant, a Sara Novelli su colpe certe e punizioni certe dei crimini di guerra: nel 2012 la Procura di Stoccarda ha archiviato l’inchiesta sulla strage di Sant’Anna di Stazzema non riconoscendo le sentenze delle corti di giustizia italiane perché “ non sarebbe possibile stabilire il numero esatto delle vittime e non è stato accertato che la strage sia stata davvero un atto premeditato contro la popolazione civile”. Niente punizioni, niente estradizione. Niente di niente, perché tutti in fondo sanno che la guerra era, è, sarà quella roba lì.

    da Margherita Romano   - giovedì, 7 aprile 2022 alle 08:12

  8. Gentile Margherita, conosco molto bene le vicende di Stazzema. Ma il mio paragone era in fondo molto più generico. Non sto pensando a persone che pagano con la galera in nome di un comma (certo, serve anche quello…). Nessuno oserebbe dire che Stazzema chissà, potrebbe essere stata provocata da dei partigiani, o da un reparto di soldati britannici. Sant’Anna è uno dei tanti orrori nazisti. Punto. Ci fermiamo lì. Alla base. In questi giorni nel nostro paese c’è chi sostiene oltre ogni logica che il colpevole potrebbe essere di parte ucraina. Il Fatto Quotidiano sfodera uno zelo indecente, nei titoli e nei pezzi. Rilancia la propaganda russa, i dubbi dei peggiori complottisti. Robecchi, che se si tratta di scagliarsi contro un assessore leghista di Cernusco sul Naviglio usa missili terra aria nei suoi tweet e nei suoi pezzi, scrive – come il suo direttore – che quasi non importa sapere. Travaglio lo scrive nero su bianco. Robecchi dice che probabilmente (mica può essere sicuro, Francesca Mannocchi è una che inventa, mica ci possiamo fidare) la colpa è di un reparto di sbarbatelli, gente appena maggiorenne, travolta da quel furore lì… la guerra. E’ colpa di un sostantivo astratto. Putin non pervenuto e il suo governo, quello sì fascista, non pervenuto. Perché. Semplice, mica può dire le stesse parole di condanna di Draghi, o di Renzi, o di quelli che in fondo gli fan più schifo di Putin. Meglio rimanere sospeso come un leghista, meglio tacere come Grillo. Vuoi concordare per una volta coi Giornaloni? Poi non ti si fila più nessuno e sei costretto a crescere. Sia mai. Partigiano Jonny, punta lo schioppo e punta alla guerra.

    da Sara Novelli   - giovedì, 7 aprile 2022 alle 10:40

  9. Cara Sara, e tutti gli altri, qui si discute liberamente purché non si falsifichi troppo la base di discussione. “Robecchi dice che quasi non importa sapere” e “Robecchi dice che è colpa di un sostantivo astratto” sono falsità grosse (il pezzo è lì sopra, chiunque può leggere e valutare). Il Fatto ha cronache dalle zone di guerra, e commenti, alcuni mi piacciono, altri no, come credo accada a chiunque frequenti i giornali, e da sempre è accusato di ogni nefandezza perché non si accoda al coro unanime. Insomma, la reprimenda di Sara è “non scrivete quello che piace a me”, e non ci sarebbe nemmeno da rispondere. E vabbè, scriva a Travaglio, io rispondo di quello che scrivo io. Dunque partire da falsità e costruirci una tesi non è il modo migliore di discutere, un po’ populista, diciamo, oppure è l’elmetto che frena l’ossigenazione. Se Sara vede nel mio “questa è la guerra” uno sminuire le responsabilità sbaglia, ma dovrebbe indicarmi una guerra qualunque negli ultimi duecento anni dove non si siano verificati crimini atroci e orrendi. Li abbiamo fatti anche noi, italiani brava gente (a Falluja, per esempio, per non tornare ai gas che usammo in Abissinia, primi nel mondo wow!), non parliamo degli americani, non parliamo di tutti gli altri. Non si tratta di mele marce o gente che impazzisce, è che quando parlano le armi sono i più figli di puttana che si mettono in mostra. E sbaglia Sara a dire che sminuisco le colpe (“un reparto di sbarbatelli”), che però è esattamente quello che scrivono i “Giornaloni” che lei difende (io non ho mai usato l’espressione “Giornaloni”, non mi piace, anche se quello che oggi è il più interventista dei “giornaloni” ha pubblicato per anni l’inserto “Russia oggi”, una fanzine di Putin, e i suoi editori commerciano in armi). Ma vede, Sara, quei ragazzotti lì, imbottiti di propaganda nazionalista, nonnismo, machismo del cazzo, violenza cieca, sono esattamente tutto quello che una persona sensata deve odiare, eppure non sono loro i più cattivi, i più cattivi sono quelli che li hanno allevati così e mandati al fronte. Ce ne sono in ogni esercito sul campo, la guerra eccita i figli di puttana. “Putin non pervenuto” è un’altra falsità, che non si evince dal pezzo, anche se sinceramente non credo che Putin abbia ordinato espressamente crimini di guerra, non ne ha bisogno, lui lo sa – a differenza di Sara che fa finta di no – che quelle cose lì sono la guerra, ne fanno parte, strutturalmente, non sono incidenti che capitano. Insomma, lo schema di Sara è abbastanza chiaro: non sono allineato alla sua linea, e questo mi pone direttamente tra i negazionisti (cretinata) o tra “gli amici di Putin” (Merlo docet, povera stella, non lo vedo in trincea, però, sta nella sua bella casa di Parigi). Strano, però. Mi sono occupato di Putin per la prima volta nel 2006, ho scritto, diciamo così, la prefazione a un bel documentario su Anna Politkoskaia, trasmesso nel 2009 da RaiTre che mi ha chiamato a presentarlo, ho scritto delle mostruosità in Cecenia quando Sara non so cosa faceva, ma non me la ricordo chiedere il tribunale per crimini di guerra, non me la ricordo chiederlo nemmeno dopo le foto di Abu Grahib. E’ una schifezza che in Russia si chiami “operazione speciale” la guerra, ma non ricordo Sara indignarsi perché bombardavamo i civili in Iraq chiamandola “operazione di pace”. C’era un governo Berlusconi, poi è arrivato Monti che ha aumentato in modo massiccio la dipendenza dal gas russo, poi Renzi che ha venduto le armi a Putin aggirando l’embargo… Sara stava per caso accanto a uno di quei governi? Ha votato qualche partito che ne faceva parte? Io no. Loro sì, amici di Putin, non io. Alla fine, della lettera di Sara si capisce questo: lei è per l’intervento, le armi all’Ucraina, l’aumento delle spese militari. Io no, e questa sarebbe la colpa che basta per essere additato di collaborazionista putiniano. Irricevibile. Vada a dirlo a chi – ancora dopo l’annessione della Crimea – vendeva blindati a Putin. Per cui qui si ospita di tutto – con una pregiudiziale antifascista, ovvio – ma si consiglia caldamente di non falsificare la realtà. Quanto a Francesca Mannocchi, che considero bravissima, non credo che possa, da sola, formare una giuria internazionale, anche se ovviamente la seguo e la ringrazio di quello che scrive, specie se ci svela crimini di guera. Quello che l’ha fatto anni fa, il signor Assange, rivelandoci le porcherie americane in Iraq, è condannato a 175 anni di carcere. Chissà se Sara vede le differenze oppure se il visore notturno la confonde.

    da Alessandro   - giovedì, 7 aprile 2022 alle 12:56

  10. Signor Robecchi, la ringrazio per la gentile risposta a Sara Novelli, ben argomentata e perfino cortese nei toni, immeritatamente perchè il mainstream, che la signora Novelli segue, non è e non sarà mai soddisfatto qualsiasi posizione contro la guerra di Putin si prenda.
    Ci si deve mettere l’elmetto in testa e alienare qualsiasi dubbio, poiché il dubbio è sintomo di debolezza e si sa che in guerra la debolezza viene intesa come tradimento.
    Da una parte sono persino invidiabili, questi signori, nella loro sicumera di essere sempre dalla parte giusta della storia.
    Non devono fare i conti con la propria coscienza e mettersi in discussione continuamente. Possono elevarsi ad anime belle e giudicare gli altri, senza dubbi, appunto e magari senza arrivare mai a comprenderne il rovello interiore

    da giulia   - giovedì, 7 aprile 2022 alle 17:03

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