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mer
20
ott 21

La politica pop. I leader sono come tormentoni. E gli elettori poi si stufano

PIOVONOPIETRESiccome Giorgia Meloni l’altra sera aveva la stessa faccia di Paul McCartney quando si sono sciolti i Beatles, tocca segnalare che dare alla politica una svolta pop comporta qualche rischio. Giorgia era – fino a una settimana fa – enormemente trendy, vezzeggiata, “brava” – e non c’era cronaca, anche critica con Fratelli d’Italia, che non le regalasse quel personale premio di consolazione: è una vera leader. Non so se subirà il contraccolpo della sconfitta (in genere succede), ma ecco che intanto Giorgia perde qualche posizione nella top ten del pop politico italiano. Aveva da poco scalzato il campione, il suo socio Salvini, che aveva avuto estati furenti, ogni dichiarazione un titolo, ogni titolo un rimbalzo nei sondaggi. Fino al crollo perché – semplicemente – aveva rotto le palle, non piaceva più, se lo trovavi alla radio cambiavi stazione, o canale in tivù, come certe canzoncine estive che ti piacciono in agosto, in spiaggia, e trovi ripugnanti in novembre. E’ il pop, bellezza, è quel meccanismo – almeno in politica – per cui qualcuno ha molta più visibilità e successo di quel che realmente raccoglie nel Paese. A un certo punto ci si accorge che il tizio, o la tizia “tirano”, e questo garantisce loro una specie di premio di maggioranza nella copertura mediatica e nei sondaggi. La storiografia delle hit-parade del pop politico registra casi analoghi, anche più drammatici, si pensi a Renzi, che oggi per trovarlo in classifica bisogna immergersi come palombari. Ma insomma: resta il fenomeno pop, in cui il gradimento politico si mischia alle copertine, alle mattane nei talk-show, alla comunicazione social, insomma un impasto di sussulti pre e post politici in cui la politica finisce per entrare poco.

I sondaggi seguono, in parte, o fotografano, questa logica. Quando era accreditato del 34 per cento – ancora un annetto fa – Salvini raccoglieva i frutti del suo primo posto nella classifica pop. Un sondaggio di popolarità, diciamo, la cosa non è sorprendente. Ciò che stupisce, invece, è che quel numero fosse preso per buono, e Salvini andasse in giro (e si comportasse, e venisse ascoltato, e intervistato, e esposto) dicendo di essere “il primo partito in Italia”. Così come oggi (cioè, l’altro ieri) Giorgia Meloni parlava di Fratelli d’Italia come della “prima forza politica del Paese”. I sondaggi, insomma, fanno l’agenda politica, dettano spazi e protagonisti, il che, con un Parlamento semidefunto che si limita a votare fiducie e a ratificare decreti, non stupisce.

Una volta trasformati i cittadini e gli elettori in pubblico dello spettacolino pop (ci sono anche band underground che ogni tanto spuntano e scompaiono, tipo Calenda), non ci si può stupire se hanno gusti volubili, se cambiano idea spesso, se si innamorano e disamorano in fretta. Oppure se decidono – i cittadini-spettatori – all’improvviso (mica tanto, il segnale c’è da tempo) che il teatrino non gli interessa, che la top ten degli ego non risolverà i loro problemi, che la noia ha preso il sopravvento.

Non saprei dire quanta importanza abbia, ora, rimproverare di questa situazione il sistema mediatico. E’ lì, dopotutto che si compiono le grandi “operazioni simpatia”, è lì che si creano i front-men, che si gettano i semi. Gli stessi media che facevano un titolo a nove colonne per un sospiro di Matteo (dei Mattei), o per una canzoncina su Giorgia, registreranno ora un calo in classifica degli ultimi beniamini. Pazienza, arriverà qualcun altro, è il pop, bellezza, e tu non puoi farci niente.

3 commenti »

3 Commenti a “La politica pop. I leader sono come tormentoni. E gli elettori poi si stufano”

  1. Fanno comodo i tormentoni, tutto ciò che fa comodo e utile all’establishment viene gonfiato a dismisura, lo è stato per il caimano, lo si è dimostrato con i due mattei, tutti statisti di una beneamata cippa per far galleggiare il paese nei soli interessi dei vari potentati.
    Addirittura anche la sorrate d’Italia potrebbe tornare utile sempre per lo stesso motivo.

    Con una pseudo sinistra che rincorre il centrume e la dx nei togliersi il cappello davanti a confindustria etc, etc, ecco come l’elettorato se ne sta a casa, tanto ovunque crocetta ..zzo cambia.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 20 ottobre 2021 alle 08:18

  2. Come al solito lucida e graffiante analisi della situazione.
    Silvietto ha imposto la svolta pop alla politica tanti anni fa, da allora il piú bravo a proporre il personaggio ha raccolto nelle urne elettorali gli effimeri successi dell’onda mediatica e le scopole per sfinimento del pubblico. Penso che di questo sono colpevoli prima di tutti gli elettori, elettiri che ogni volta si fanno infinocchiare da questi personaggi che politicamente sono il nulla cosmico, elettori che per pigrizia evitano qualsiasi proposta programmatica a favore della sparata mediatica.

    da Nicola   - mercoledì, 20 ottobre 2021 alle 09:05

  3. Va bene Renzi d’Arabia(ora anche di Russia) va bene il.Matteo papete ma la performance della Meloni all’adunata di vox in Spagna secondo me è ineguagliabile.Pop sublime

    da Vitaliano Bianchini   - mercoledì, 20 ottobre 2021 alle 11:16

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