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mer
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lug 21

I 442 licenziati della Gkn. Si guarda più alla forma che alla sostanza

PIOVONOPIETRECi sono, sui grandi giornali, 12-13 pagine di iper-retorica sul trionfo azzurro, la rinascita, la gioia, la festa, il rinascimento tricolore, il draghismo, il mattarellismo, il mancinismo, il donnarummismo, poi si arriva – col fiatone – ai 442 di Campi Bisenzio che il rinascimento italiano l’hanno ricevuto via email: licenziati. Tutti menano scandalo sul metodo: che modo sarebbe di mettere sul lastrico intere famiglie? Che poca eleganza, che cinismo! Insomma davanti a quasi cinquecento persone che perdono il lavoro, in un momento in cui trovarne un altro è assai difficile (e trovarlo alle stesse condizioni praticamente impossibile), si stigmatizza il metodo e non il merito: viene da pensare che se i lavoratori della Gkn fossero stati licenziati con una regolare raccomandata tutto sarebbe stato accettato più facilmente. Una questione di eleganza.

Poi, giù a leggere dichiarazioni ed esternazioni della politica, la stessa che due settimane fa ha votato per sbloccare i licenziamenti, perché se non si licenzia non si può ripartire, logico, no? Povero governo Draghi, intendeva permettere licenziamenti di massa, sì, ma secondo il galateo, e invece…

Naturalmente nessuno ci spiega esattamente cosa vuol dire per una famiglia con un reddito di 20-30.000 euro annui perdere quel reddito. Nessun cronista sarà presente alle cene in famiglia dove si decide di rimandare questa o quella spesa, di affrontare azioni normali (un paio di scarpe per i ragazzi, un cinema, una gita fuori porta e altre cose persino più essenziali) come sforzi indicibili. Nessun politico assisterà alla frenetica compulsazione dei volantini dei discount che permetteranno (forse) di risparmiare quindici euro sulla spesa settimanale. Sarebbe retorica, sarebbe giornalismo ad effetto, sarebbe parlare “alla pancia del Paese”, uh, che brutto! Populismo! Mentre invece infiocchettare di pagine e pagine la riscossa dell’Italia sul mondo per via di rigori ben tirati e ben parati è buona prassi, ma bisogna capirli: nessuno dei prodigiosi cantori del trionfo di Wembley ha problemi a mettere insieme il pranzo con la cena.

Tra i più grotteschi interpreti di questo scandalizzarsi per il modo e non per la sostanza, c’è l’ineffabile ministro Giorgetti, il leghista buono, il leghista che non bacia i salami. Testuale: “E’ inevitabile che queste cose accadano” (intende i licenziamenti che il suo governo ha sbloccato, che poteva rendere evitabili, per l’appunto). Ma poi, sventurato, aggiunge la sua perlina alla collana di paraculismo diffuso: “Però non possono succedere in questo modo”. Il dito, la luna. E infine, ecco la ciliegina: “Noi abbiamo in mente di fare il West, non il Far West”. Costruzione semantica stretta parente dei giochetti verbali del renzismo, parlandone da vivo, calembour, formulette buone per andare sui giornali, che non dicono niente, che non hanno dietro un pensiero, che servono a fregare i gonzi. Tutti i gonzi – come volevasi dimostrare – riportano la frasetta a effetto. Prudono le mani, più che altro.

Ancora più irritanti le reazioni della politica: “Inaccettabile”, dice il ministro del lavoro, che alla fine accetterà. “Se le cose stanno così bisogna rivedere lo sblocco dei licenziamenti”, dice il segretario del Pd. E come dovevano stare, le cose? Qualcuno lamenta che non abbia funzionato a Campi Bisenzio la “moral suasion” di governo e Confindustria: licenziate pure, ma con garbo. In modo che centinaia di famiglie possano precipitare nella povertà, ma con garbo, mi raccomando, sennò fa brutto.

4 commenti »

4 Commenti a “I 442 licenziati della Gkn. Si guarda più alla forma che alla sostanza”

  1. Brava Alessandro proprio come penso io ma non si poteva scrivere meglio di così

    da Mariella Donati   - mercoledì, 14 luglio 2021 alle 11:11

  2. Fanno la figura dei coccodrilli che si pappano la vittima e durante la digestione pare che lacrimano.
    Con il via libera ai licenziamenti dal 1 luglio c’è pure “il compagno renzi” che vorrebbe chiudere il reddito di cittadinanza, il neo rinascimentale saudita nuovamente indagato per essersi intascato finanziamenti, la sa lunga su come si deve vivere in un paese come il nostro.
    Fino a quando terrà la pace sociale ai “io so io e voi non siete un cazzo”, va bene.
    Chissà se terrà ancora e fino a quando questo illustre governo dei migliori con i giornaloni e le Tv al seguito…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 14 luglio 2021 alle 12:29

  3. Vero, verissimo ed espresso con grande chiarezza. Non importa la realtà delle cose ma come la si presenta con fiocchetti, aggiustamenti, spiegazioni fuori dal mondo dei vari soloni ultrapagati . Secondo costoro si licenzia per ristrutturare, non per portare la produzione all’estero dove non si pagano tasse o per assumere schiavi al posto di lavoratori tutelati e con diritti. Si riempiono i giornali di esaltazione per una partita vinta che porterà a un incremento dei contagi, a tanti malati, ma giovani, e che staranno male ma a casa, senza intasare gli ospedali. L’aumento dei contagi riporterà gli studenti in DAD, come se non fossero già abbastanza in crisi. Il reddito di cittadinanza va tolto perché non serve a salvare famiglie ma favorisce la pigrizia, il decreto Zan toglie libertà di pensiero, il sacrosanto diritto all’eutanasia ti rende padrone del tuo corpo e la chiesa invece ne rivendica la proprietà. Tutte enormità che ci stanno portando indietro nel tempo e che nessuno riesce a contestare perché in realtà l’informazione è blindata, tranne rarissimi casi di nicchia.

    da Liliana   - mercoledì, 14 luglio 2021 alle 13:35

  4. Sì, bell’articolo, ti sei dimenticato solo del ruolo dei sindacati confederali, l’hanno firmata loro la moral suasion. Sono da ormai quasi vent’anni complici della distruzione dei diritti del lavoro, da loro solo parole, ormai siamo pure oltre la concertazione ma complicità pura con governo e confindustria. Ma su di loro meglio non dire nulla, meglio far sempre finta che siano a difesa dei lavoratori, Alessandro sarebbe ora di non aver paura di dire che la colpa è principalmente loro. Mentre altri sindacati con sacrifici enormi e repressione durissima continuano a tenere alta la bandiera della lotta dei lavoratori per un futuro migliore. Ma delle loro lotte è meglio non parlare, non si sa mai che qualcuno si risvegli dal torpore.

    da Francesca Griffini   - giovedì, 15 luglio 2021 alle 07:11

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