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giu 21

Fannulloni? Finalmente un’alternativa ai sussidi “facili” c’è: nascere milionari

PIOVONOPIETREC’è un nuovo format giornalistico, o se preferite una immensa onnipresente rubrica, che si potrebbe intitolare: “Ricchi che danno consigli ai poveri”. Si direbbe un argomento di gran moda, almeno a giudicare dalla pletora di imprenditori, amministratori delegati, presidenti, possidenti, rentier, che si alzano alla mattina e decidono – a volte spontaneamente, a volte interrogati – di gettare perle di saggezza a ragazzi che rischiano di guadagnare seicento euro al mese per anni, e forse per sempre. E’ come se uno, scendendo dalla Porsche, ti sgridasse col ditino alzato perché hai la bicicletta sporca di fango. La tiritera scema per cui preferisci stare sul divano invece che lavorare allo stesso prezzo (o meno) è ormai diventata una narrazione-macchietta. Sono leggende marcite in fretta, come quella del rider felice, o del precarissimo che “mi piace perché ho tanto tempo libero”. Propaganda padronale.

Però, siccome le parole sono importanti, ci preme rilevare due perle di saggezza (e di linguaggio, che svela moltissimo) di un famoso imprenditore (e bravissimo, a detta di tutti) che – parole dal sen fuggite – parla davvero chiaro. Testo (e musica!) di Guido Barilla, presidente della Barilla in persona, che segue la corrente del pensiero unico imprenditoriale e poi, voilà, “Rivolgo un appello ai ragazzi”. Ecco, è il momento topico del discorso, l’accorato appello, il consiglio paterno, il Verbo: “Abbiate la forza di rinunciare ai sussidi facili e mettetevi in gioco. Entrate nel mercato del lavoro, c’è bisogno specialmente di voi”.

Vediamo se un po’ di analisi del testo ci aiuta. Come sono i sussidi? “Facili”, ovvio. Buttata lì, senza parere, si dà per scontato il fatto che ti regalano i soldi, è facile. Un presidente, figlio e nipote di presidenti, non perde nemmeno un nanosecondo per pensare che se arrivi lì, a chiedere un sussidio (facile) per mangiare o avere un tetto sulla testa, significa che c’è una difficoltà. No, “è facile”, bon, discorso chiuso.

Altra chicca: “mettetevi in gioco”, che è un po’ una frase alla Paperon dè Paperoni quando andò a cercare l’oro nel Klondike. Bello, eh, mettersi in gioco. Ai tempi de L’isola del tesoro significava imbarcarsi come mozzo su un brigantino, ottimo, molto romantico. Oppure significa: ehi, ho un milione, come lo investo? Capisco. Ma cosa ci sia da mettere in gioco nell’andare a fare turni assurdi per paghe ballerine, incerte, basse, a volte schifose e quasi sempre senza prospettive, non è dato sapere. Del resto, se le paghe fossero decenti (salario minimo, dove sei?) nessun imprenditore se la prenderebbe con i “facili sussudi”, cosa che invece accade se proponi come salario una cifra inferiore ai “facili sussidi”. Bene. Chi non “si mette in gioco” è dunque pigro, o pusillanime, o proprio una specie di fancazzista che vive alle nostre spalle, anche se manda decine di curricula e riceve in cambio offerte offensive. Questo sì, più che le avventure di Stevenson, è ottocentesco. E’ la vecchia storia della povertà come colpa, la disoccupazione come pigrizia, un sottinteso “guarda me che sono nato milionario, che ci vuole?”. E forse, letteratura per letteratura, si consigliano qui altre prose, quelle degli annunci per “mettersi in gioco”, la cui lettura spiega molto e indigna parecchio. Tipo “apprendista con tre anni di esperienza”, o “stagista con sei lauree”, o “part-time di 58 ore settimanali”, tutti ovviamente pagati tre ghiande e un bicchier d’acqua. Dài, andiamo, fidatevi, come non mettersi in gioco?

6 commenti »

6 Commenti a “Fannulloni? Finalmente un’alternativa ai sussidi “facili” c’è: nascere milionari”

  1. I prenditori italiani sono bravi a socializzare le perdite e a incamerare i profitti.

    da Maurizio   - mercoledì, 16 giugno 2021 alle 11:09

  2. Per finire ha chiesto ci sussidi risparmiati nel non darli più a quelli che si devono mettere in gioco, vengano dati a lui.

    da Claudio   - mercoledì, 16 giugno 2021 alle 11:18

  3. Dai su, ci penserà la dx con la sorrate d’Italia a togliere il parassitismo assistito e nell’introdurre gli stimoli ai giovani e meno giovani lavoratori, di lavorare per un pezzo di pane ed esserne fieri.
    Un po’ come avere la botte piena e i lavoratori ubriachi, quanto durerà l’incantesimo? È l’unico interrogativo interessante da cui prenderne atto.
    Anche perché cambiano i segretari ogni poco a sx, quella che dovrebbe essere un baluardo per chi lavora e rimane dai tempi di Enrico Berlinguer nel silenzio assordante.

    Tempi lunghi prima che gli sfruttati si sveglino dal torpore…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 16 giugno 2021 alle 12:08

  4. Buongiorno Alessandro

    In qualità di primo interlocutore, permettimi di implementare l’esegesi della frase, così pregna di significati, dispensataci da uno degli imprenditori italiani più famosi dell’intero globo terracqueo.

    Giustamente hai focalizzato la tua attenzione sulla prima parte della stessa ma credo di poter sostenere che anche quel:
    “Entrate nel mondo del lavoro, c’è bisogno SPECIALMENTE di voi” meriti la giusta considerazione …
    Possiamo infatti dedurre che dalla prospettiva imprenditoriale nel mondo del lavoro vi sia fremente attesa, per quei ragazzi che rispondono al suo accorato appello.

    Per quelli che hanno la “forza” di rinunciare a quella vagonata (!!) di soldi facili, dispensati con tanta (troppa) generosità dallo Stato e si rechino, zampettando gioiosamente (un po’come i sette nani, piccone in spalla, verso la miniera) in catena di produzione a ciclo continuo, distribuiti su tre turni, sette giorni su sette, con l’enorme soddisfazione morale di guadagnare meritoriamente se non proprio cifra equivalente, male che vada qualche euro in meno …
    Chiamali stupidi, i nostri bravi imprenditori nostrani:
    contrattino trimestrale, intriso di doveri del lavoratore nei confronti del datore di lavoro, salari da fame, diritti azzerati e a fine contratto … un bel calcio in culo.
    E TE CREDO, che abbiano bisogno SPECIALMENTE di tali soggetti!

    Tremo, al pensiero della fine del blocco dei licenziamenti … Chissà, dove andremo a finire: teniamo presente che nel frattempo saranno pure finiti gli Europei di calcio! Povera Italia.

    da degiom   - mercoledì, 16 giugno 2021 alle 12:32

  5. É una pressione costante. Una strategia. Vogliono la miseria. Hanno lavorato per la miseria morale ora vogliono quella materiale. L’Italia è fatta da imprenditori per lo più incapaci di fare innovazione. Per questo devono lavorare sul lavoro. Negli anni 90 e successivi si è vista la corsa a portare le attività all’estero. Ma adesso la trincea sono le pizze e i caffè. Quelli Micca li puoi fare in Cina, arrivano freddo e non li vuole nessuno. Poi la Cina, nel suo piccolo, fa innovazione e certe cose ora le fa fare agli itaGliani.

    da Marco   - mercoledì, 16 giugno 2021 alle 20:00

  6. Non so sono confusa. Gli imprenditori che conosco io si sono fatti il mazzo e vengono da pochissimo e dal senza compromessi, dormono poco e pagano bene. Ma il loro conto non è in perdita e nemmeno in pareggio è evidente. Hanno figli che si permettono di studiare e stop, che conoscono solo un lato dell’umanità, ma sono dolci ed educaticati. Io. Io prendo il sussidio del quale due terzi va in affitto. Tre figli con padri che non li mantengono. Nell’ultimo anno ho fatto la colf, pulito le auto in un distributore, la badante la cuoca la segretaria…A tempo, in nero, fino a settembre, coraggio…Mettiamo in campo la nonna babysitter settantenne…Vedi che a lavorare il frigo lo riempi…Non so. Sono confusa. Esistono la forza di volontà, l’ambizione, la voglia di mettersi in gioco, la libertà. E la prostituzione. Il sussidio mi ha aiutata a tirare il fiato, solo un pochino di coraggio x andare avanti. Ma mi offende, come le Caritas e i chiedi al prete chiedi al sindaco…

    da Silvia   - domenica, 11 luglio 2021 alle 07:01

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