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mag 21

Dalla Lega al Pd. Per i politici italiani la libertà d’espressione è solo la loro

PIOVONOPIETREC’è un divertente allegato alla vicenda Fedez-Salvini-concerto del Primo maggio che vale la pena indagare. Un dettaglio, forse, ma che dice molte cose sul Paese e la sua classe politica. Lasciamo da parte il solito teatrino dell’assurdo, con i leader di qua e di là che si scagliano contro la lottizzazione e la Rai controllata dai partiti, puro cabaret, puro nonsense, come se Wile Coyote comparisse in un talk show per gridare: “Basta con questi tentativi di mangiarsi uno struzzo!”. E va bene, si è già detto; così come si è già detto quasi tutto, sulla faccenda, e forse manca solo la profezia di Fassino: “Fedez si faccia un partito e si presenti alle elezioni”. Ecco, speriamo di no.

Eppure qualcosa è sfuggito alla disamina del caso (clinico), ed è l’accorato appello di Salvini a Fedez: “Sono pronto a un confronto in tivù”, dice a Barbara D’Urso, chiedendo tra le righe di organizzarlo lei. Grande idea: rapper contro baciatore di salami a casa della regina del nazional-populismo televisivo, una specie di epifania del trash. Confido che Fedez si sia fatto una risata. Anche il senatore Pillon chiede un incontro, lanciando una sua bizzarra visione del mondo: “No ai comizi, sì al confronto”. Insomma, la libertà di dire quel che si pensa (che è poi la libertà) barattata con un dibattito; la libertà di dare notizie verificate e impossibili da smentire (le frasi omofobe di alcuni esponenti leghisti) ceduta in cambio del famoso “contraddittorio”. E’ come se nel telegiornale si parlasse, che so, dei manifestanti uccisi in Birmania, e dopo il servizio, si presentasse in studio un generale golpista birmano per il contraddittorio. Un bel dibattito. Un confronto franco e sereno. Uno scambio di idee e di vedute. Mani in alto.

Si intuisce, dietro lo schiocco dello schiaffone preso da Salvini, una sorta di incredulità, il non capacitarsi che un cittadino (un artista, un cantante, uno sportivo, un attore, insomma chiunque) abbia più audience della politica, e che possa non solo permettersi di avere delle opinioni, ma di dirle in pubblico con un certo successo. Al contempo, mentre si fa fuoco e fiamme per il ceffone incassato, si chiede ospitalità a questo o quel contenitore televisivo, cioè quei posti dove già abbiamo visto ogni nefandezza, compreso un Salvini addolorato che recita l’Eterno Riposo per le vittime del Covid (sempre dalla D’Urso). In quel caso, gli ultras cattolici (e nemmeno i laici, peggio mi sento) non ebbero niente da ridire e non chiesero nessun confronto, nessun contraddittorio, nessuna riparazione.

Non è cosa che riguardi solo Salvini, intendiamoci. Alla corte della tivù si presentano tutti, prima o poi, questuanti con il cappello in mano a chiedere qualche grammo di ricostituente per i loro consensi traballanti. E questo avviene perché la politica (da tempo) non ha più parole, ed è costretta a rubare quelle di altri. Quelle della tivù popolare, per dire, o dei comici, o dei cantanti (si vedano le lodi di molta sinistra al discorso di Fedez, un discorso che dovrebbe fare lei, di più e meglio); insomma un affannato rubacchiare linguaggi e parole qui e là, in mancanza di linguaggi e parole autonome, di visioni, di strategie. Fuffa, insomma. Propaganda. E difesa di un privilegio: solo noi possiamo parlare. Salvo poi, quando parla qualcun altro, chiedere a gran voce “il confronto in tivù”, magari perché compaia a discutere “democraticamente” quello che “Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”. Segue dibattito. Ma anche – prevalga la pietà – no.

4 commenti »

4 Commenti a “Dalla Lega al Pd. Per i politici italiani la libertà d’espressione è solo la loro”

  1. Scusate se sono in anticipo (Sei la prima persona a scrivere un commento a “Dalla Lega al Pd. Per i politici italiani la libertà d’espressione è solo la loro”) ma mia moglie è partita per Milano e così mi sono alzato presto.
    Comuque, come diceva Gaber, il cesso è sempre in fondo a destra.

    da Francesco Pazzi   - mercoledì, 5 maggio 2021 alle 08:25

  2. Sono tempi mortificanti, se un rapper che tempo fa andò in suv da 100mila euro a elargire 1000 euro a qualche bisognoso per strada,nel

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 5 maggio 2021 alle 11:38

  3. Difendere un decreto che deve tutelare chi è vittima di omofobia, si perché le leggi vigenti non bastano,nessuno si può permettere di insultare o picchiare sino ad uccidere poiché reo di gusti sessuali, bene che ci sia una legge che sia più severa per costoro.
    Su salotti di dubbio gusto e contraddittori, glieli lascio a chi piacciono, io mi tengo distantissimo dal perdere tempo utile.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 5 maggio 2021 alle 11:42

  4. Il personale commento non è integrale,causa un invio anticipato inavvertito.

    Sono tempi mortificanti, se un rapper che tempo fa andò in suv da 100mila euro a elargire 1000 euro a qualche bisognoso per strada,e che a proposito di omofobia ha preso per i fondelli Tiziano Ferro tempo fa,e scusandosi solo ora con il medesimo,”a proposito del peggio che il tacon del buso…”

    Difendere un decreto che deve tutelare chi è vittima di omofobia è più che legittimo, si perché le leggi vigenti non bastano, nessuno si può permettere di insultare o picchiare sino ad arrivare a uccidere poiché reo di gusti sessuali, bene che ci sia una legge che sia più severa per costoro.
    Su salotti di dubbio gusto e contraddittori, glieli lascio a chi piacciono, io mi tengo distantissimo dal perdere tempo utile.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 5 maggio 2021 alle 13:32

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