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feb 21

Al governo. C’era una volta il tecnico che si elevava sopra le zuffe di partito

PIOVONOPIETREIl mantra distensivo e paraculo del “niente veti” che ha tenuto banco per un paio di settimane prima dell’annuncio della squadra del nuovo governo si sta pian piano sciogliendo come un ghiacciolo a ferragosto. Primo caso, lo sci e le botte da orbi sull’ordinanza che rimanda l’apertura di piste e impianti: il ministro del turismo (Lega) contro quello della Sanità, i renzisti a fare il coro, Forza Italia scontenta dei suoi ministri, il Pd indeciso e attonito, as usual. Il tutto mentre va in scena l’ordalia dei sottosegretari: duecento famigli da piazzare, l’un contro l’altro armati, in un vorticare di correnti, mulinelli, risarcimenti (il Pd e le donne), riequilibri, colpi bassi. Tutto già visto, grazie.

Di già visto, però, c’è anche un altro elemento, se possibile più divertente per noi mangiatori di popcorn che osserviamo a bordo campo: s’avanza il fantasma dell’opposizione interna. Cominciò Salvini – questo grande europeista – ai tempi del Conte Uno: si accorse che stare al calduccio nel governo era comodo, ma che fare il diavolo a quattro come il più agguerrito oppositore pagava in termini di consenso (il finto consenso dei sondaggi), e si sa come finì. Stessa cosa nel Conte Due, con protagonista Renzi: sparare sull’ambulanza pur essendo a bordo garantiva una certa visibilità (che, in mancanza di voti, è quel che brama il leader filo-saudita). In sostanza, stare tutti dentro potrebbe garantire a ognuno l’ebbrezza di stare anche un po’ fuori, tipo che alla mattina lavi i vetri del Palazzo (da dentro) e al pomeriggio li rompi a sassate (da fuori). Divertente. Aggiungete alcune scelte bislacche che certo non calmeranno le acque. Uno per tutti: Renato Brunetta alla Pubblica Amministrazione, dove già sedette nel 2008 insultando chiunque avesse un posto pubblico (i tornelli, i fannulloni, i lavoratori precari definiti “L’Italia peggiore”, e altre amenità). La sua riforma della PA fu un tale glorioso fallimento che oggi si avverte di nuovo il bisogno di una riforma della PA: richiamare Brunetta è come richiamare l’idraulico che già una volta ti allagò la casa.

Insomma, gli applausi scroscianti per il governo Draghi (sindrome Monti) si sono un po’ attutiti dopo la presentazione della squadra: persino gli ultras del colpo di mano speravano meglio.

Interviene a questo punto la narrazione ipergovernista secondo cui “tanto farà tutto Draghi”, e il resto è confuso dettaglio. Un po’ come se nel peggiore bar di Caracas, dove tutti si sputano e si accoltellano, ci fosse una stanzetta riservata – un privé, direbbe Briatore – dove Draghi e i suoi “tecnici” si occupano seriamente delle cose serie. Bella immagine, ma strana concezione della democrazia: i “capaci” (sempre per autodefinizione, ovvio, mica per i risultati) lavorano, e gli altri si picchiano come fabbri, cazzi loro.

Spunta dunque – spunterà – la tentazione di maggioranze variabili: chi c’è c’è, una volta si accontenterà Salvini, un’altra Zingaretti, la terza toccherà ai 5s o a Silvio Buonanima, o a qualcun altro, magari qualche boccone verrà gettato ai cespuglietti, ai renziani, o ai calenderos, o cose così. Un tentativo, nemmeno troppo nascosto, di far passare l’idea che i tecnici sono bravi ed efficienti, mentre la politica dà il suo triste spettacolo di rissosità, che al governo litigano e si tirano sonori ceffoni, mentre il capo del governo – che l’ha messo in piedi – lui si che è bravo, avercene! Bella favoletta, edificante e sontuosamente qualunquista. Che poi funzioni è tutto da vedere.

7 commenti »

7 Commenti a “Al governo. C’era una volta il tecnico che si elevava sopra le zuffe di partito”

  1. Seguo la politica da sempre, purtroppo nel giro di poche settimane mi risulta nauseante, catapultarsi come i gamberi a un decennio fa, con certi ministri che non ho voglia di citare, a me pare tra i più brutti incubi che uno possa sognare.

    La pandemia diventata quella delle varianti ha già determinato le prime schizofrenie, mi auguro che i vaccini possano chiudere il disastro, poiché se alla prossima stagione invernale saremo punto e a capo, la pace sociale finirà, tra morire soffocati e di fame una buona parte del Paese si rivolterà.

    E cito solo un altro scenario che si sta intravedendo, quello della giustizia e il congelamento della prescrizione, se i 5s non gireranno il tavolo manco in quella occasione, sarebbe meglio di interessarsi ad altre cose, il Paese lo riterrò sempre di piu irrecuperabile, la disonestà avrà sempre il sopravvento.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 17 febbraio 2021 alle 09:23

  2. Mi ha molto divertito il trafiletto del nostro ospite AR su quello che ipotizza avvenga nel peggiore bar di Caracas… Colgo l’occasione per esprimere qui in merito al congelamento della prescrizione, parafrasando l’opinione di Fantozzi sul suo gradimento del film “La Corazzata Potëmkin”: per me il congelamento della prescrizione “è una ****ta pazzesca”. E’ mia personale opinione, ovviamente. Il Governo così composto: politici in totale divergenze politiche fra loro e tecnici di fiducia assoluta del Capo, mi fa in fondo un po’ sorridere pensando a quale fiducia si fosse riferito l’elettorato di tali elementi in funzione delle promesse elettorali di ognuno di essi, con progetti ovviamente diversi e ritenuti singolarmente più efficaci al risultato, per il miglioramento della nostra società. Sul Ministro Brunetta non ho parole… Forse dirò qualcosa più avanti. Capisco il malcontento del nostro puntuale amico di blog Ivo Serentha sulla politica italiana. Infine la quasi totalità del talk-show (sic) sono ad esclusiva dei loquacissimi conduttori, quello che dicono gli ospiti è puro contorno ai loro personali convincimenti (di parte). Anche questa è una mia personale opinione.

    da Vittorio Grondona   - mercoledì, 17 febbraio 2021 alle 11:56

  3. Tutto vero. Tanto che ne consegue una riflessione molto seria. E cioe': serve davvero la democrazia?

    da egidio scrimieri   - sabato, 20 febbraio 2021 alle 10:33

  4. Perché il congelamento della prescrizione è una cagata? Se lo è si può discutere, è vero il processo in tempi ragionevoli è un diritto, ma la prescrizione dopo il primo grado che senso ha, forse mi sbaglio e tutto sono fuorché forcaiolo (perché la buzzword giustizialista?), se non favorire chi può dilazionare il processo, se ricorri vuol dire che ti interessa la sentenza, no?

    da Ingmar   - domenica, 21 febbraio 2021 alle 02:42

  5. @ Ingmar

    Il congelamento messo in atto dalla neo ministra della giustizia, non è nient’altro che portare alle calende greche il problema.
    Il ministro Bonafede con la sua riforma avrebbe portato assunzioni e digitalizzazione per sveltire i processi, proprio per ovviare al rifugio della prescrizione.
    Chi ha fatto cadere il governo ha avuto l’intento di bloccare tale riforma, infatti costui non parla più di mes, né di ponte sullo stretto,per arrivare al recovery plan che non sarà cestinato bensì sviluppato da Draghi & company.
    Suvvia non mi caschi dal pero, lei davvero pensa che chi ha condannati nelle proprie liste e tra i banchi parlamentari abbia voglia di riformare la giustizia come avrebbe voluto il 5s?
    Rimarrà la solita piccola Italietta dei magnoni, con la diffusa complicità dell’elettorato.

    da Ivo Serentha   - domenica, 21 febbraio 2021 alle 09:30

  6. Io penso che la prescrizione dei reati sia un segno di assoluta civiltà democratica. Il principio stabilisce che una persona sia presunta innocente, ovvero presunta non colpevole, fino a sentenza definitiva. E’ ovvio che congelare, ovvero, cancellare, tale diritto fondamentale, risulti stonato in una comunità di avanguardia sociale. E’ vero, alcuni soggetti, di solito molto facoltosi, sono in grado di allungare a dismisura i processi servendosi di buoni avvocati, fino ad ottenere la prescrizione di accuse civili e penali a loro carico, ma, secondo me, è altrettanto vero che lo Stato dovrebbe garantirsi professionalità di grande qualità in grado di contrastare la bravura dei citati avvocati ed arrivare alla conclusione dei processi nei tempi stabiliti liberando i cittadini dalla spada micidiale di processi infiniti che spesso durano quasi tutta la vita.

    da Vittorio Grondona   - lunedì, 22 febbraio 2021 alle 11:27

  7. @ Vittorio Grondona

    Pare che mi sia già spiegato, la prescrizione è un fallimento della giustizia, infatti Bonafede avrebbe introdotto digitalizzazione e assunzioni mirate per sveltire le pratiche.
    E ripeto, la prescrizione fa comodo a chi ha le mani in pasta nelle solite mangerie italiche.
    Il debito pubblico che abbiamo è colossale, grazie alla corruzione,alle mazzette e ai lavori pubblici gonfiati a dismisura rispetto alla media europea.
    Non c’è problema, abbiamo capito che le varie pratiche continueranno.

    da Ivo Serentha   - lunedì, 22 febbraio 2021 alle 14:42

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