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dic 20

Primule e Covid. E’ come comprare l’astuccio di velluto prima dell’anello

PIOVONOPIETREPiccola doverosa premessa: non ho nulla – ma proprio nulla – contro le primule, tutte le oltre cinquecento specie di piante primulacee che rallegrano i prati nelle nostre primavere. E non ho nulla – anzi – nemmeno contro l’architetto Stefano Boeri che con tanto entusiasmo ci ha spiegato il perché e il percome della scelta di questo allegro fiorellino, con riferimenti colti (il Verrocchio, Pasolini, Sergio Endrigo perché “ci vuole un fiore”). Eppure questa bella edificante operazione di comunicazione & vaccinazione che prevede la collocazione di 1.500 padiglioni montabili nelle nostre piazze, risveglia certi anticorpi italiani allenati da anni e anni di soldi buttati, bellurie inutili, tentativi di rendere glam una necessità, e addirittura di farsi fighi – smart, fashion, friendly – per uscire dall’emergenza con una piroetta elegante, à l’italienne.

Lanciata dal commissario Arcuri, abbracciata con entusiasmo da Boeri, plaudita di qui e di là, l’idea è circolata bene, anche senza allegati: tempi e costi non si conoscono. L’architetto Boeri ha lavorato pro-bono, molti altri lo faranno, ma insomma: materiali, impianti elettrici, legni, viti, impianti di energia solare qualcosa costeranno.

Tenterò dunque di mettere a tacere i miei anticorpi italiani, quelli che mi ricordano il pupazzo Ciao dei mondiali del ’90, notti magiche, quando buttavamo i soldi dalla finestra in opere inutili (e alcune mai finite). Oppure – feticismo per lombardi – i 23 milioni spesi in tablet da Roberto Maroni per votare elettronicamente a un referendum-fuffa sull’autonomia lombarda. “Dopo serviranno alle scuole”, si disse. E le scuole si accorsero di avere in mano migliaia di fermacarte di due chili totalmente inutili. Ecco, diciamo che terrò a bada le mie madeleine ultraitaliane. Epperò…

 

Siccome vivo qui e non in una foresta del Borneo, capisco perfettamente l’esigenza di una grande campagna di informazione, sprone alla vaccinazione di massa, persino entusiasmo nello sforzo collettivo. Per cui immaginavo cinema vuoti, teatri, caserme, palazzetti dello sport, comandi dei vigili, oltre naturalmente alle asl, ospedali, studi medici, trasformati in posti per vaccinare la gente. E se apri un ambulatorio in un quartiere e poi lo lasci aperto dopo il Covid, pubblico, gratuito come articolo 32 della Costituzione comanda, non è che qualcuno si offende. E magari obbligare una clinica privata a destinare qualche spazio al pubblico per iniettare vaccini costa meno di un padiglione primulato.

Ma non è nemmeno questo – l’ottimizzazione delle risorse pubbliche – che stride, che irrita. C’è qualcosa di più profondo, che potremmo chiamare “sindrome da Expo” e che i milanesi conoscono bene. E’ quella vernicetta luccicante che si usa mettere per coprire le magagne. Bella e glamour, molto moderna e apprezzata: “Ne ha scritto il New York Times!” (me’ cojoni, ndr), che somiglia molto alla costruzione a tavolino, dall’alto, di un entusiasmo collettivo, e non riesce quasi mai. E’ come comprare l’astuccio in velluto prima dell’anello, o pensare al portachiavi prima di comprare la macchina. Trattasi, insomma, di propaganda, almeno finché non saremo sicuri che si troveranno i 3.000 medici e i 12.000 infermieri per far funzionale gli avveniristici padiglioni. E soprattutto che ci saranno tutti i vaccini da iniettare alla popolazione. Fino ad allora – fino alle garrule file attorno alle primule – la faccenda sa di bella confezione, gradevole fiocchetto, presentazione elegante. Il regalo, invece, chissà. Auguri.

5 commenti »

5 Commenti a “Primule e Covid. E’ come comprare l’astuccio di velluto prima dell’anello”

  1. Sono d’accordo,si imbelletta una distribuzione di vaccini senza badare al sodo e soprattutto al risparmio,e non vorrei che tale coreografia ritardasse a metà gennaio ciò che potrebbe essere distribuito già a fine del mese,risulterebbe grave e colpevole, considerato che la vaccinazione andrebbe a proteggere le categorie più a rischio.

    Avrei evitato gli studi medici di base che sono già stati e continuano ad essere punti nevralgici del covid e di ogni malattia,con i medici già a rischio e stressati da quasi un anno.
    Ma c’erano altre possibilità di sfruttare altre realtà come ha descritto lei,il buon senso pare che sia da molto tempo un optional in questo Paese,evviva le primule che portano la primavera anticipata…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 16 dicembre 2020 alle 09:42

  2. Vabbè dai insomma!

    E cosa sarebbe questo malcelato disfattismo? Questo freno agli entusiasmi che il poppolo, la ggente deve farsi iniettare, ben prima del vaccino, in modo che la titanica operazione si trasformi in un terrificante successo, primo cruciale segnale della italica rinascita post covid?

    Vado oltre: l’astuccio di velluto, che ci compreranno e ci regaleranno, al suo interno custodirà un simbolico regalo!
    Un cetriolo gonfiabile …

    E ci lasceranno pure libertà di scelta, per il suo utilizzo: ma cosa volete di più dalla vita? Cosa pretendete di meglio, da questo governo di geniali connazionali?

    da degiom   - mercoledì, 16 dicembre 2020 alle 12:29

  3. Lei, caro Robecchi, ha una vera vocazione a prendersela con ogni cosa a sproposito. Oggi, si sa, se non fai prima di tutto un bel pacchetto non lo vendi manco se lo riempi d’oro. Che ben vengano dunque le primule, dopo i crisantemi di questi ultimi mesi.

    Poiche’ il punto grave, caro Robecchi, non sono i fiocchetti. Il punto grave e’ che le vaccinazioni son state dichiarate facoltative invece che obbligatorie. Fa-col-ta-ti-ve !

    Come a dire: abbiamo recluso un’intera nazione per mesi, e mandato in rovina milioni di lavoratori, ma l’abbiam fatto per ischerzo. Chi non si vuol vaccinare e’ libero di non farlo:
    che l’epidemia, se vuole, dilaghi pure! A noialtri -morti di covid e morti di fame- il coronavirus ci fa una sega!

    da egidio scrimieri   - giovedì, 17 dicembre 2020 alle 09:20

  4. Inchiniamoci per l’ennesima volta davanti alla saggezza e alla lungimiranza dei nostri padri costituenti che con l’art. 32 hanno evitato, spero per sempre, i trattamenti sanitari coatti. Lasciamo questi orrori ai paesi titalitari e al buio passato. Ciascuno di noi e’ libero di decidere che cosa e’ giusto e opportuno per la propria salute e la propria vita. Chi scegliera’ di non vaccinarsi accettera’ un rischio maggiore di contagio ma non creera’ alcun problema agli altri

    da Liliana   - giovedì, 17 dicembre 2020 alle 18:03

  5. Inchiniamoci per l’ennesima volta davanti alla saggezza e alla preveggenza dei nostri padri costituenti che con l’art. 32 hanno impedito qualsiasi trattamento sanitario coatto. Lasciamo questi orrori ai paesi totalitari e ai vari mengele del passato. Chi decidera’ di non vaccinarsi fara’ una sua scelta che non creera’ alcun problema agli altri

    da Liliana   - giovedì, 17 dicembre 2020 alle 18:13

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