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Altro che domenica: la sconfitta in Umbria è nata vent’anni fa

PIOVONOPIETRESe state nel centro di una piazza, è difficile vedere la città. Meglio su una torre molto alta. Meglio ancora in elicottero (per noi umani: Google maps). Per le elezioni in Umbria è la stessa cosa: si cercano col microscopio le crepe nelle tattiche recenti, i dettagli contingenti, mentre alzandosi un po’ sull’orizzonte si vedrebbe una storia lunga, che ha portato fin qui dove siamo finiti: leghisti e scontenti (e non vale solo per l’Umbria, anzi). Se ogni tanto si capisse (ma così, per passatempo) che la politica è soprattutto comprensione delle dinamiche sociali, delle curve che prendono le vite della gente, si spiegherebbe meglio la regione rossa, laboriosa e civilissima, che si butta nelle braccia del mangiatore di salsicce sovranista. “Dopo 50 anni!”, esultano da destra, manco avessero preso la Bastiglia.

L’aumento dell’affluenza ingrossa il vantaggio di Salvini e fa intuire che un po’ dei famosi astenuti che “bisogna riportare alla politica” ce li ha riportati lui. L’alleanza che lo contrastava era messa su in fretta e furia, il candidato un perdente perfetto (per contrastare la destra montante, un imprenditore moderatissimo, la solita solfa), senza contare i 5s in caduta libera e il governo della Regione che ne ha fatte più di Carlo in Francia, trattando (un classico) la Sanità come agenzia di collocamento per gli amici, e molti altri pasticci. Ce n’è abbastanza per disamorarsi, anche se per uno che abbia qualche anche vaga formazione “di sinistra” per votare Salvini ci vuole qualcosa di più.

E quel qualcosa di più è il cambiamento senza cambiamento. Dopo anni e anni di retorica su “gli operai non ci sono più” – brutti volgari, pussa via, noi vogliamo le startup – i metalmeccanici di Terni sono ancora lì a farsi il culo. E quando andarono a Roma a protestare (ottobre 2014, con un governo Renzi scintillante post-europee e Alfano agli interni) vennero manganellati duramente, come per dire chiaro e tondo che il modello di sviluppo era un altro. Il grande cioccolato è multinazionale, il tessuto di piccole e piccolissime aziende manifatturiere è fittissimo. La terra, l’agricoltura, quelle benedette eccellenze di olii e vini, scivola sempre più verso la Disneyland del turismo, dal mezzadro al Bed and Breakfast è un attimo.

L’imperativo categorico, a destra, a sinistra, ovunque in cielo e in terra, è sviluppo-sviluppo-sviluppo, e naturalmente questo cambia sentimenti, umori e composizioni sociali. Fino a un appiattimento di orizzonti e di desideri: è tutto un indistinto ceto medio spaventato di riscivolare indietro, scontento, incazzato, deluso.

Come si vede, a mettere insieme non gli ultimi sei mesi, ma gli ultimi dieci, vent’anni, quella cartina impressionante dell’Umbria che era tutta rossa e ora è tutta verde un po’ si spiega. Probabile che la faccenda sia ancora più strutturale (l’Emilia-Romagna sì, che sarà un test!), cioè che il sistema progressista, il modello di sviluppo delle regioni “rosse” abbia fatto quel che doveva fare, e che ora non serva più, ciao, tanti saluti. Bella e nobile, la tradizione contadina, ma il proprietario di B&B, temo, tenderà a preferire la flat tax alla pace nel mondo, e nelle città d’arte “il decoro”, nome nobile della guerra ai poveri, verrà prima di tutto il resto. C’è insomma un “egoismo di necessità”, che certo non verrà scalfito dai famosi “valori” della sinistra, che, tra l’altro, trascolorano e impallidiscono giorno dopo giorno. Troppi pochi elettori, in Umbria, per fare veramente da test, troppe variabili contingenti dettate dall’emergenza. Ma il disegno su larga scala è abbastanza preciso: molti elettori passano dalla fase “non ti voto più” alla fase “ti voto contro”. Non è nemmeno politica, certe volte, ma un umore, un’onda, un sentimento, che viene da quello che si è seminato per anni, non negli ultimi mesi.

7 commenti »

7 Commenti a “Altro che domenica: la sconfitta in Umbria è nata vent’anni fa”

  1. Per ciò che riguarda l’incredibile successo verdognolo ci sono ragioni ormai consolidate, come spiega bene, il lavoro delle fabbriche scomparso e tramite le nuove realtà, sono troppo intenti a lavorare a testa bassa e per 4 soldi, considerato che le tutele ormai sono andate a farsi friggere, il jobs act del compagno Renzi ha fatto svanire l’ultima protezione.

    L’immigrazione in Italia ha fatto emergere la lotta tra poveri, i pochi extracomunitari che rimangono in Italia vengono sfruttati in modo indegno, da qui il gioco al ribasso delle prestazioni che fa incazzare moltissimi,in più ci metta un po’ di insicurezza nelle città, e qui c’è chi soffia sul fuoco ad arte mediaticamente.

    Ma sa quale sarà la consolazione, se così si può dire? A destra promettono qualsiasi cosa, rammenta le migliaia di rimpatri mai visti col ministro social?
    Il caimano con le stronzate è durato parecchio tempo, ma aveva la macchina da guerra privata e statale a supportarlo, qui il naso lungo di Pinocchio rischia di durare assai meno.
    Il trend umbro ho idea che si replicherà un po’ ovunque, magari con diverse percentuali, l’innamoramento felpato sta toccando limiti insuperabili, lasciamolo stemperare.
    I giallo-rosa possono fare o meno tutti gli accordi possibili, non sposteranno un voto.

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 30 ottobre 2019 alle 10:33

  2. Buongiorno Ale

    Quando leggo articoli come questo, così amaramente filante nella sua logica semplicità, così drammaticamente condivisibile nelle sue confessabilissime verità …

    Non so se congratularmi restandone ammirato o incazzarmi come una biscia: certo, deluso dalla amara realtà descritta (sono un fiero, se pure molto confuso, storico elettore di sx) ma anche perchè non riesco ad aggiungere una virgola, nel merito.

    Ahinoi, i “mala tempora” continuano a correre e ad espandersi sempre più veloci … ;-C

    da degiom   - mercoledì, 30 ottobre 2019 alle 11:18

  3. Bell’articolo, mi permetto di aggiungere due riflessioni, il casino in Umbria è nato da una denuncia dei 5Stelle, come elettore vedere denunciate e denunciato insieme, al di là dei candidati, oggettivamente pone qualche interrogativo all’elettore. Fin qui uno potrebbe caomprendere, più difficile spiegare la Lombardia, con ben due denunce sulla malasanità, con un leghista, il Garavaglia, assolto perchè non vedeva, ma quindi un perfetto idiota; che io semplice cittadino non veda, può starci, ma che un consigliere che si occupa dell’argomento non veda vuol dire che è o incapace o colluso, visto che la magistratura lo assolve del secondo caso non resta che il primo, ma in Lombardia continuano a votare sempre per la stessa banda di ladri. Come dici tu si è passati dal “Perchè no!” al “Perchè no?” in un attimo, e questo è più preoccupante.

    da Marco Ferrari   - mercoledì, 30 ottobre 2019 alle 11:40

  4. In tutto questo credo che sia entrata anche la manovra economica. C’è chi pensa che Salvini abbia messo in atto il suo suicidio politico apposta per evitarla, e ora che la patata bollente è finita in mano agli altri, ne approfitta per fare il salvatore della patria. Oltre che fare campagna elettorale, buttare le responsabilità sugli altri e farsi bello dei meriti altrui sono le uniche cose di cui è capace.

    da Irene   - mercoledì, 30 ottobre 2019 alle 18:05

  5. Esatto
    Siamo andati oltre il “non ti voto piu”
    Siamo al ” ti voto contro ”
    Io sono una di quelli che hanno votato contro e continueranno a farlo finché la sinistra non riconoscerà di aver sbagliato su tutta la linea
    La sua è una buona sintesi, solo un po’carente di analisi economica materialista
    Lo so che lei non è un economista e forse ancor meno marxista
    Ma ormai pure Prodi dalla Annunziata ha ammesso che le privatizzazioni sono state imposte dall’€uropa, ormai dovrebbe essere di dominio pubblico che l’ €uropa è strutturalmente neoliberista e non può cambiare perché ci vorrebbe l’unanimità degli Stati per cambiare.Ma la sinistra insiste a proporla come valore sotto slogan tipo ” ci vuole più Europa ” ” l’Europa ci da la pace” , slogan che suonano come minacce ormai, altro che pace.
    Tra l’ altro la linea politica ed economica è anche fondata su falsità
    Vede i dati dicono che ci siamo impoveriti e non è impoverendo i cittadini del primo mondo che si preserva la pace in Europa e nel mondo, né si aiutano i poveri del terzo mondo
    Non è con l’integrazione europea che si salva la pace in Europa
    Quando la sinistra ammetterà questo clamoroso errore e cambierà strada allora smetteremo di votare contro

    da Giusy   - venerdì, 1 novembre 2019 alle 12:14

  6. Riflessione amara ma sensata!
    Un solo rilevo, forse bisogna risalire agli anni ottanta e slla Milano da bere!
    Ciao Alessandro

    da Giuseppe   - venerdì, 1 novembre 2019 alle 15:21

  7. Riflessione amara ma sensata!
    Un solo rilievo, forse bisogna risalire agli anni ‘80 e alla Milano da bere!
    Ciao Alessandro

    da Giuseppe   - venerdì, 1 novembre 2019 alle 19:12

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