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lug 19

Matteo e le parole vietate. Al senso del ridicolo manca il “quanto mangi!”

fatto3luglioPartito con ridanciano allarme sui social, ripreso dai giornali, rilanciato da commenti più o meno colti, più o meno sensati, più o meno arguti dei pensatori contemporanei da corsivo, è ormai conclamato il tormentone dei “49 milioni”, che la pagina Facebook di Salvini Matteo vi risputa indietro come parola non gradita. Un vero respingimento, anche un po’ brutale (“Your comment contains a blacklisted word“) nello stile del mangiasalsicce del Viminale, del suo staff, della Bestia, dell’algoritmo, eccetera eccetera. Fa abbastanza ridere che nell’era della comunicazione totale, della libertà d’espressione totale, della rete totale, ci sia da qualche parte una “lista nera di parole” che non si possono usare perché Salvini si irrita. Ma insomma, per qualche minuto ognuno ha fatto le sue prove: “49 milioni” no, il commento sulla bacheca salviniana non passa; “Quarantanove milioni” sì, passa. E naturalmente via con i 48+1, i 50-1, a esaurimento scorte, e si sa che la matematica è inesauribile (personalmente, suggerisco sette al quadrato, ho controllato, non è nella lista nera). Altre parole che erano nella lista nera ora sono uscite dalla lista nera, potete scriverle sui muri, sulle fiancate della macchina, nelle lettere alla fidanzata, e persino sulla pagina FB di Salvini, parole come “Siri” (il sottosegretario dimissionato) o “Trota”, l’indimenticato pargolo. Dentro e fuori, parole permesse, parole vietate, parole amnistiate, a seconda del momento e della bisogna.

Risultato: applicare una censura così rozza (vietare una parola) è sempre una fesseria, perché per due giorni si è parlato molto di quella parola, dei 49 milioni e, in subordine, di quanto sono scemi i censori di ogni ordine e grado. Come sempre, il diavolo sta nei dettagli: brutta l’idea di creare un piccolo universo di parole sgradite al Capo e quindi vietate, ma decisamente grottesco il gesto in sé, l’esecuzione dell’opera, diciamo. Cioè uno si alza la mattina, raggiunge il suo posto di lavoro, accende il computer e digita la parola vietata: una triste vicenda umana (ancora più triste, se considerate che è pagato da noi tutti, essendo lo staff della disinformatsijasalviniana passato al libro paga del ministero).

Insomma, che alla fin fine Salvini sia il grande comunicatore circondato da geniali comunicatori è dura da credere: al momento si registra un passaggio dalle cose commestibili ritratte insieme al leader (aperitivi, mozzarelle, cotechini), a piante e fiori, in vaso o recisi (azzurri, rosa, gialli), sempre naturalmente seguiti da “bacioni” o domande retoriche (“Faccio bene?”).

E’ questione peregrina e di poco conto: il sentimentdel paese è di battagliera contrapposizione, e la sensazione è che Salvini potrebbe farsi immortalare mentre bastona un cucciolo di foca o annega dei gattini e “i suoi” lo applaudirebbero comunque, quindi non sarà l’astuzia un po’ nordcoreana di vietare una parola a farlo sembrare ridicolo agli occhi dei suoi.

E però la cosa resta lì, sospesa, minacciosa. Vietare le parole, le espressioni sarcastiche, i motti di spirito, le barzellette, ha sempre portato ai censori una sfiga notevolissima. Non saremo alla melma maleodorante del breznevismo, quando il Kgb batteva i bar alla ricerca di barzellettieri d’opposizione, ma insomma, c’è una vena di ridicolo nel parlare costantemente a nome del popolo (che è di 60 milioni, e non di 9, come i voti della Lega) e poi vietare al popolo di scrivere “49 milioni”. Anche senza tirare in ballo Orwell, la neolingua, gli algoritmi, le strategie, la censura e l’apocalisse, rimane il fattore umano: un tizio è andato lì e con le sue manine ha inserito una parola “vietata”. Magari l’ha fatto sentendosi molto furbo, magari ha solo “eseguito un ordine”, oppure pensa che siamo tutti scemi: tre cose, anche queste, che prima o poi ti fanno finire male.

5 commenti »

5 Commenti a “Matteo e le parole vietate. Al senso del ridicolo manca il “quanto mangi!””

  1. 49 milioni di effetti Streisand!

    da Hengh   - mercoledì, 3 luglio 2019 alle 08:27

  2. Condiviso su Facebook e su Twitter e postato come commento sulla pagina del Ministro. Facciamolo tutti.

    da Laura66   - mercoledì, 3 luglio 2019 alle 10:31

  3. Nonostante tutta la ridicolaggine di cui si circondano vanno a gonfie vele, 49 milioni spariti e da rendere nei decenni che verranno, e un salvaposteriore da un processo autovotato.

    Il momento magico continua,soprattutto per la scarsezza della concorrenza…

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 3 luglio 2019 alle 14:41

  4. Salvini fa il suo mestiere, per me lo fa male, ma lo fa.
    Sono i reggicoda che glielo permettono. Quelli al governo con lui e quelli nei vari giornalini che foraggiano il suo ego.
    Poi invece quando incontra un essere umano *) degno di questo nome che gli tiene testa, perchè il fine che persegue è più importante delle sue invettive e delle sue censure, sbarella, va in evidente stato di confusione. Però può sempre contare sul fedelissimo alleato di governo, che lo difende l perchè sta difendendo se stesso, fino a quando gli sarà utile.
    *) Ovviamente mi sto riferendo a Carola Rackete, colei che ha assunto su di sè il rischio della sua azione non temendo le conseguenze, a differenza di Salvini che si è sottratto al giudizio della magistratura per il caso Diciotti. Almeno secondo me.
    Forse la prossima parola censurata sarà proprio Carola. Chissà?

    da giulia   - mercoledì, 3 luglio 2019 alle 15:24

  5. Giulia, condivido, poco da aggiungere.
    Ivo, ho visto alcuni sul fatto rispondere che “allora li Pd” ne ha usato miliardi per salvare le banche.
    Ma, sorpresa conosciuta ma dimenticata https://www.agi.it/fact-checking/salvataggio_carige_salva_banche_pd-4816652/news/2019-01-10/
    “Mettiamo a confronto il testo del decreto legge 237/2016 del governo Gentiloni con il testo del decreto legge 1/2019, del governo Lega-M5s su Carige.

    Le differenze tra i due testi sono evidenziabili con alcuni strumenti online – noi abbiamo utilizzato diffchecker – che permettono appunto di verificare dove, e in che modo, i due testi siano diversi.

    Il risultato della comparazione è che non ci sono differenze significative: i due decreti legge sono sostanzialmente identici.”

    da Ingmar   - domenica, 7 luglio 2019 alle 03:00

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