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apr 19

Prima gli italiani o prima i danesi? Ai summit si teme la rissa nei bagni

mercoledi-10-aprile-2019-203x300Quesito per solutori più che abili, di quelli che ci passi la notte e non ne vieni a capo, ma ti sei tanto divertito. Indichi il candidato come sarà la soave convivenza tra la formazione nazionalista dei Veri Finlandesi (prima i finlandesi) e la lega di Salvini Matteo (prima gli italiani). Cioè, per dire, al buffet che succederà? Prima i finlandesi o prima gli italiani? Già mi vedo la rissa. Aiutino: i Veri Finlandesi, l’altro giorno a Milano rappresentati dal signor Olli Kotro, sono per prendere a colpi di salmone congelato sui denti chi osi fare più deficit, mentre Matteo nostro (?) va promettendo tasse piatte, soldi di qua e di là, aiuti alle imprese, tutto in deficit. Ce n’è abbastanza per un duetto divertente, tipo Stanlio e Olli, ma a sganassoni.

I finlandesi (tutti, veri e falsi) sono più o meno cinque milioni e mezzo, i Veri Finlandesi hanno preso alle (loro) elezioni il 17 per cento, proprio come Salvini in Italia, uno che girava con le magliette “Padania is not Italy” e che quindi pensa anche lui che ci siano veri italiani e italiani falsi, e pare l’unica cosa su cui vanno d’accordo. L’idea che i Veri Finlandesi si comportino da veri signori e consentano ai Veri Italiani di spendere e spandere facendo veri debiti è piuttosto peregrina: se ognuno è rigorosamente sovranista a casa sua, i primi a stargli sui coglioni saranno i sovranisti di altri posti, che sovranino a casa loro, e giù le mani dai dané.

La grande alleanza delle destre europee, comunque, procede spedita fingendo di non vedere gli ostacoli. Uno di questi, non un dettaglio, la Russia di Putin, che piace tanto a Salvini (foto solitaria sulla piazza Rossa, ma senza cibo né fidanzata di turno) e Le Pen, ma che a svedesi, finlandesi, e polacchi sta simpatica come una vespa che ti entra nel casco mentre guidi la moto. Su una cosa sono tutti d’accordo: non vogliono gli immigrati, di nessun tipo e colore, dalla Danimarca alla Polonia, dall’Austria all’Ungheria, e ognuno di loro ha deliziosi rapporti con crani rasati e nostalgici del Reich, gente che pensa “quando c’era lui” (intendono il Führer), negazionisti dell’Olocausto, possibilisti delle dittature e ammiratori di Mussolini (che come si sa fino al ’38 “fece anche cose buone”, tipo ammazzare Matteotti e i Fratelli Rosselli, arrestare Gramsci, chiudere giornali, aprire galere, eccetera eccetera). Metteteci anche gli spagnoli di Vox, che “quando c’era lui” lo dicono del generalissimo Franco. Una bella compagnia, insomma, alla quale manca ancora il pezzo più pregiato, l’ungherese Orban, che fa “anche cose buone” a Budapest, ma si ostina a stare nel Ppe e sembra non sentire le sirene dei sovranisti che lo vorrebbero come centravanti.

A fare il leader di tutto questo sarebbe proprio il nostro Salvini (cioè: se c’è una gara di fascisti, prima l’italiano), che qualcuno vagheggia addirittura alla guida dell’Unione Europea in caso di vittoria schiacciante delle forze sovraniste. Uno che ha una visione così attenta, sicura e lungimirante, da dichiarare (29 marzo) che la Libia è un porto sicuro e poi (8 aprile) di essere molto preoccupato di quel che succede in Libia, dove di sicuro non c’è niente, nemmeno se sei libico e (peggio mi sento) nemmeno se sei l’Eni.

Tutta questa allegra compagnia minaccia di vedersi a Milano il 18 maggio (ci sarà anche madame Le Pen, si dice) per recitare il suo rosario: danesi che dicono prima i danesi, polacchi che dicono prima i polacchi, finlandesi che dicono prima i finlandesi (veri), austriaci che dicono prima gli austriaci e così via, con tonitruante chiusura del nostro mangiatore di Nutella e salsicce che intimerà: prima gli italiani. Insomma, tutti prima e gli altri dopo. Si prevede grande spiegamento di forza pubblica, forse per impedire le risse alla toilette (prima io, no, prima io, no, prima io, ma lo sa quanta birra ho bevuto?).

8 commenti »

8 Commenti a “Prima gli italiani o prima i danesi? Ai summit si teme la rissa nei bagni”

  1. Quello delle elezioni europee è un argomento che mi stimola come un beverone di camomilla, se non fosse che ci saranno nuovi politici a incassare 20mila euro cadauno al mese, magari presentandosi al parlamento raramente o discutendo di fuffa.
    Dall’Europa delle banche e della finanza con la Germania e a ruota la Francia a comandare, si arriverà alla presenza di movimenti da brividi come ho letto nel suo articolo.
    Tutto ciò per buona responsabilità di mancanza di politiche sociali e progressiste, al suo posto sta avendo successo l’egoismo nel spartirsi le briciole che le varie economie consentono, tutto il becero possibile è inevitabile.

    Ho letto stamattina sul Fq online,degli stracci che volano tra Calenda e Bersani, vederli sarebbe stato insopportabile, il detto ce l’ho più lungo io va sempre per la maggiore da quelle parti…

    Vadano avanti così!

    da Ivo Serenthà   - mercoledì, 10 aprile 2019 alle 09:58

  2. “Il sonno della politica genera la dittatura”.

    Nel tracollo generalizzato, nell’impoverimento estremo del livello, umano e culturale, di questi rappresentanti europei e del loro ristretto pensiero (fedele, inevitabile riproduzione dei loro rappresentati) è ineluttabile la prospettiva di orizzonti molto, molto molto foschi…

    “Mala tempora currunt”.

    da degiom   - mercoledì, 10 aprile 2019 alle 10:19

  3. In realtà non ci vedo nessuna contraddizione dal momento che ognuno spadroneggerà a casa propria e indicherà “l’altro”, lo zingaro, l’ebreo, il terun di turno, come nemico.
    Resta un dato di fatto: da un lato, fascisti e razzisti vari si incontrano, si riuniscono cercando una sorta di obiettivo comune, dall’altro le sinistre socialdemocratiche ed ecologiste europee non mi sembra che abbiano così voglia di fare fronte comune. Ferrero sostiene il contrario, vedremo.

    da Sebastiano   - giovedì, 11 aprile 2019 alle 08:33

  4. Vai avanti tu che mi vien da ridere!… Non sempre essere i primi davanti a tutti gli altri può essere sicuro e conveniente. Di dietro potrebbe esserci qualcuno, spesso incavolato, che in quello stato non rappresenterebbe certo una garanzia per chi gli sta davanti e quindi potrebbe addirittura diventare pericoloso. Io penso che a scanso di equivoci sia meglio per tutti viaggiare nella società appaiati, nel senso di stare vicini gli uni con gli altri, per motivi diversi, finendo per dimostrare nell’apparente diversità le stesse caratteristiche o caratteri affini e complementari per il beneficio comune.

    da Vittorio Grondona   - martedì, 16 aprile 2019 alle 11:10

  5. Ciao, allora, penso sia il giochetto delle elite rappresentato da Alessandro qualche post addietro, indicare qualcuno più in basso che potrebbe volerti insidiare e fare leva sulla paura di perdere quel poco che si ha piuttosto che emanciparsi e prendersela con chi sfrutta o con il sistema che incoraggia strutturalmente queste dinamiche, nel lavoro, l’accumulazione della ricchezza. Nella paura non si è lucidi e nel panico mica ci si chiede se chi propone solo soluzioni, peraltro raffazzonate a questi sintomi, proponga un vero programma e quanto sia pieno di contraddizioni per soddisfare bias e narrative contradditorie tra loro, dall’idea che il progressismo sia marxismo culturale per appiattire le differenze razziali e di genere, per i reazionari completamente intrinseche e questo è il pensiero premuto, perchè se sono intrinseche non c’è nulla da fare, no? Anzi è la sinistra che premerebbe la pericolosa utopia di forzare la natura umana e distorcerla. Mentre Fusaro, che deve recuperare gli excomunisti “class first” disillusi, deve farli arrabbiare con i beneficiari dei diritti civili e fargli credere che hanno beneficiato a scapito degli altri e di quelli sociali, cosa non vera per nulla, perchè sarà anche vero che radicali e liberali si preoccupano più di questo e li sottraggono completamente al discorso dei rapporti di produzione capitalisti, ma in verità si limitano solo a togliere il peso della discriminazione che si aggiunge alle stesse difficoltà economiche dei cosiddetti normali o delle “maggioranze etniche”.
    Questa è la propaganda pseudomarxista, appunto per cui i diritti civili e l’immigrazione sono un complotto capitalista, ovviamente anche loro citano il buon Soros, per carità speculatore finanziario, non lo metto in dubbio, ma non certo l’unico, in quanto “filantropo” su temi civili e sull’immigrazione e finanziatore dell’università pluralista ungherese che Orban vuole chiudere.
    Visioni contradditorie si saldano, perchè è perlopiù rumore mentale, l’illuminazione del faro puntato contro gli occhi che ti illude di vederci più chiaro, Salvini può fare propaganda sull’Europa che non vuole dividere i migranti senza che nessuno gli faccia notare (giornalisti dove siete?) che il suo “amico” (pronto a fare le scarpe all’Italia alla prima occasione) di Visegrad Orban insieme agli altri, non ne hanno voluti se non poche centinaia mugugnando. E Putin, poi, che sul Venezuela la pensa all’opposto di Salvini e Idem su Iran e Palestina nei confronti di Trump? E i dazi all’Italia?
    Il sovranismo è un bluff, anzi nel caso dell’America si rivendica la massimizzazione del potere e dell’ingerenza, il più possibile nell’ottusità del breve termine, vedi i dazi all’Europa e al tempo stesso la pretesa che non si facciano affari con la Cina, pretese arroganti e incredibilmente “entitled”.
    Condivido in parte che siano riproduzione dei rappresentati, ma no, i rappresentati sono stati modellati e convinti di queste supercazzole per la guardia lasciata scoperta nei social network, le periferie abbandonate, il cedimento al liberismo ed allo status quo, verso il quale la gente, perdendo fiducia, si è rivolta alle teorie del complotto, per la voglia di un’idea di società diversa, ma in assenza di strumenti culturali, affidandosi ad una realtà alternativa, talvolta al pensiero magico al “meme magic” (praise kek, pepe, tra il bullismo ed il misticismo).
    Ma non lasciamoci andare all’ineluttabilità, la resa è proprio quello che vogliono.

    da Ingmar   - martedì, 16 aprile 2019 alle 15:14

  6. Parte 2 (più breve se possso), gli immigrati come “esercito di riserva” che abbassa il costo del lavoro è un pensiero ricorrente nel filone pseudomarxista, talvota detto “rossobruno” della reazione, va dagli stalinisti ai “comunisti” con falce e martello nera sullo sfondo di un cerchio bianco su una bandiera rossa.
    Basterà vedere la pagina “Ufficio Sinistri” a questo proposito, un discorso con una parte di verità sui liberal e la sinistra salottiera.
    Revisionismo in cattiva fede, poichè Marx non ha mai detto, quando parlava degli immigrati che venivano a basso costo dall’Irlanda in Inghilterra, che il problema si sarebbe risolto cacciandoli, anzi, serviva invece l’unione sindacale. Ho visto a proposito un articolo di Wu Ming sulla capacità di organizzazione sindacale anche autonoma, di gruppi di immigrati e l’arroganza di pensare che avrebbero bisogno necessariemente della guida dell’uomo bianco, anche se ovviamente se lo stato e le organizzazioni sindacali fossero state più efficaci a questo riguardo non avrebbe guastato. Manco a dirlo Wu Ming è nella lista nera come “sinistra salottiera” per i duri e puri di “Ufficio Sinistri” (l’url nella barra mostra che è stato cambiato da Ufficio Sinistrati con l’uscita del libro omonimo del titolo attuale)
    “Tutto ciò per buona responsabilità di mancanza di politiche sociali e progressiste, al suo posto sta avendo successo l’egoismo nel spartirsi le briciole che le varie economie consentono, tutto il becero possibile è inevitabile. ” Sono d’accordo che sono mancate, non per assenza di proposte, ma perchè quelli che, con il Leitmotif, culminato con Renzi, di vincere al centro pur di vincere, è finita alla ribalta una volontà sempre più iperliberista, pur a parole contro l’austerità, a cui sono stati definitivamente consegnati i “mezzi di produzione” mediatici. Ora, con il discorso dei traditori della patria, nel frullato vengono accumunati al discretito anche i vari progressisti che non si sono prestati e che non hanno votato il Jobs Act, tra cui Sinistra Italiana, che nemmeno ha votato l’austerità regressiva (contrario di progressiva, in senso di sacrifici fiscali, fatti pesare ai più poveri anzichè ai più benestanti) di Monti.

    da Ingmar   - martedì, 16 aprile 2019 alle 15:33

  7. Scusate, non voglio fare il solitario imbrattatore di post “attention whore”, cosa che proprio non mi appartiene, anzi, ma ce ne sarebbe troppo da dire, è che ci sono in questa narrativa, che si presta benissimo a bot, aggregatori di parole chiave e per questo si è conquistata la rete e così facendo unisce con fili fittizi sentimenti retrivi figli di interessi e prospettive lontanissimi tra loro e inconciliabili, ma accomunati dal pensiero bullo, gradasso ed esclusivista su base etnica e di gruppo. Per esempio l’unione nel linguaggio della Alt right nazistoide americana, ritrovabile qui in Casa Pound e soprattutto in Forza Nuova, la comunanza di vedute e di linguaggio con il nazionalismo sionista di Netanyahu e Likud, cosa può unire loro e chi blatera di “UsRael” e calembour contenenti Zion e (((superparentesi))) chi afferma che Hitler neanche voleva internare gli ebrei ma gliel’hanno suggerito i musulmani cattivi (Sempre Bibi) e li fa sembrare fronte comune contro il progressismo, in america e richiamarsi entrambi a Trump. Eh, ma è il “deep state” che lo guida poverino -prosegue la partita a schacchi 4D -.

    da Ingmar   - martedì, 16 aprile 2019 alle 16:18

  8. comunicazione: Il mio primo post delle 15:14 non è ancora passato, gli altri due sì strano.
    Se lo pubblicate, potete cancellare quest’ultimo posto presente :).

    da Ingmar   - mercoledì, 17 aprile 2019 alle 00:33

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