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nov 18

Stampa, il vero insulto è essere pagati sei euro ad articolo

Fatto141118Quando arrivi a prendertela con i giornalisti vuol dire che hai esaurito tutte le altre scuse, e “lasciateci lavorare”, e “la gente non capisce”, eccetera eccetera, e sei arrivato finalmente al bar, dove vale tutto. Sia messo a verbale che per un politico attaccare la stampa è sempre un mezzo autogol e un segno di debolezza. E questo senza addentrarsi nella qualità dell’insulto: “infimi sciacalli” (Di Maio) non è granché, mentre “puttane” (Di Battista) è sgradevole anche per motivi che coi giornalisti non c’entrano niente. Si prova una certa nostalgia per le “iene dattilografe” di D’Alema, che sposava irridente perfidia e raffinatezza stilistica, e questo per dire che si peggiora ma non si inventa niente.

La categoria è balzata su come una bestia ferita, cosa che fa periodicamente con più o meno convinzione. Si è visto vibrare orgoglio professionale, alcuni hanno fotografato il tesserino per postarlo sui social, e in generale la risposta all’attacco scomposto dei 5stelle è stata piuttosto veemente. Insomma, giù le mani dalla libera stampa. Mi associo pienamente. Anche se a tratti nella partita non si distinguevano più due cose un po’ diverse tra loro: la difesa della libertà di stampa e la difesa di una corporazione.

Poi, quando sarà passato lo tsunami di indignazione, si potrà magari discuterne meglio, a partire da due o tre cosette.

La prima riguarda la politica: dire un giorno che i giornali sono morti e non contano più niente, e il giorno dopo attaccarli come potere ostile è una palese contraddizione (comune a tutta, o quasi, la politica). Significa che il famoso disegno culturale dell’intermediazione (il mito della rete per i grillini, ma in generale i social per tutta la politica) non sta funzionando granché. Renzi dettava la linea a colpi di tweet, ma intanto prendeva la Rai e curava i rapporti con i giornali, Salvini fa il fotomodello di se stesso e i media lo adorano. Nomine e promozioni sono terreno di battaglia. Insomma, disintermedia qui, disintermedia là, ma il parere della stampa ai politici interessa ancora parecchio.

Come dicono quelli bravi – ma sarà per consolarsi – bisogna trasformare le disgrazie in opportunità. Sarebbe bello che i giornalisti italiani, così bruscamente insultati, sfruttassero questo loro sussulto d’orgoglio e ne usassero la spinta propulsiva per riflettere un po’ su se stessi, sulla professione, sulle sue modificazioni. I dati sul precariato nella categoria fanno spavento, si scrive per otto euro, per cinque euro al pezzo, i giornalisti sotto i quarant’anni arrivano in media a sei-settecento euro al mese, c’è un vastissimo lumpen-proletariatdel lavoro intellettuale, che diventa sfruttamento e ricatto professionale. I giornalisti garantiti da un contratto e da uno stipendio decoroso sono ormai una minoranza, la norma è una specie di McDonald dell’informazione dove si friggono notizie a basso costo.

Poi, come se non bastasse, tutti i giornalisti hanno questo destino infame: sentirsi spesso dare lezioni di giornalismo da gente che non ha mai messo piede in una redazione, che non ne sa niente. Ma loro, i giornalisti, che nelle redazioni ci stanno, che conoscono la macchina e sanno come funziona, dovrebbero accorgersi che queste forme di sfruttamento, che allungano quasi a vita l’età del precariato, nuocciono alla professione, nella sua dignità, anche più dell’insulto del politico di turno in piena crisi di nervi.

“Perché non mi scrivi una bella pagina sulla meritocrazia? Te la pago sei euro e cinquanta!”. Ecco una buona metafora di come sta messo oggi il giornalismo italiano, e si può valutare se la sua perdita di qualità non sia dovuta anche a questo. Nel dibattito sulla stampa offesa, tutto questo non c’è: solo insulti, allarmi e grida d’orgoglio ferito, politici isterici, giornalisti indignati e morta lì. Peccato.

9 commenti »

9 Commenti a “Stampa, il vero insulto è essere pagati sei euro ad articolo”

  1. Beh diciamo pure che l’articolo sulla “meritocrazia” che scrisse qualche anno fa era un pezzo magistrale. Mi comprai pure “the end of meritocracy” solo perchè citato in quell’articolo.

    Due appunti: non so quale sia l’affluenza e il numero di articoli letti sul sito del fatto. Però è già capitato più volte che l’articolo o l’opinione più interessante fosse quella dei “sostenitori”. Tutti possono avere opinioni o idee più o meno brillanti senza essere giornalisti di professione. Per questa ragione quello che ci si aspetta, che io mi aspetto da un giornalista è qualcosa di più. Un cenno letterario, un paragone storico, un confronto con la politica di qualche anno prima, umorismo, insomma c’è la notizia e c’è il quadro (il bagaglio culturale e di valori) in cui è inserita. Non si può avere eccellenza gratis, ma se fosse meglio pagata ce ne sarebbe da riempire un giornale?

    da Sebastiano   - mercoledì, 14 novembre 2018 alle 09:17

  2. Sottoscrivo in pieno. Il precariato e i lavori – sia quelli intellettuali che quelli manuali – sottopagati, rappresentano un imbarbarimento del nostro modello sociale ed economico. cb

    da CARLO MARIA BREZIGIA   - mercoledì, 14 novembre 2018 alle 09:45

  3. Finalmente.
    Non si è aperto nessun dibattito serio sullo stato dell’informazione in Italia perchè lo scontro è finto, polarizzato su 5 Stelle e Gruppo Gedi, una specie di affare privato, tanto che se critichi Di Battista allora evidentemente difendi Rep, se attacchi l’ipocrisia di Rep allora significa che sostieni le volgarità gratuite dell’altro. Tu sei uno dei pochi che contempla la possibilità di non essere d’accordo nè con l’uno nè con gli altri, dove per altri si intende un certo modo di fare informazione, e un certo modo di selezionare le redazioni, e un certo modo di preoccuparsi dei precari di tutti fuorchè dei propri. Pur avendo pubblicato la foto del mio (inutile) tesserino anche io ho scritto che Sparare nel mucchio è roba da codardi perché colpisci tutti indistintamente ma finisce sempre che becchi solo quelli senza scudo, gli stessi che i grandi gruppi editoriali italiani pagano pochi euro lordi a pezzo mentre agli ex parlamentari senza particolari meriti giornalistici propongono contratti a molti zeri. Le cose per me più interessanti, e che mi hanno trovato maggiormente d’accordo, sono state pubblicate entrambe dal Fatto (oltre al tuo commento quello di Ferruccio Sansa) ma mi rimane una domanda: come è possibile che con la quantità mostruosa di giornalisti sottopagati, disoccupati o esodati per strada Travaglio possa contrattualizzare questo signore? Pure questa è una stortura o sbaglio?

    da Monteiro Rossi   - mercoledì, 14 novembre 2018 alle 10:08

  4. Da sempre in Italia,non so in altre realtà extraterritoriali,un certo servilismo e cortigianeria mediatica è sempre esistita,che se ne accorgano ora gli esponenti di massima visibilità dei 5S mi risulta da dilettanti allo sbaraglio,altra conferma,piuttosto vadano nel merito,se vogliono cavalcare il fuoco di fila mediatico che c’è stato sull’attuale Sindaco di Roma o sul Tav per ciò che riguarda Torino,scrivano o dicano come ha fatto Travaglio ieri oggi sul Fq.
    Altrimenti il boomerang corporativo arriva inesorabile,farli passare per vittime è ciò che vogliono.

    Per quel che riguarda lo sfruttamento straccione sui giornalisti,non ci si deve meravigliare,esiste in tutti i campi lavorativi,la forbice delle retribuzioni è sempre più ampia,ricchi sempre più ricchi e poveracci ai confini della sopravvivenza,fa comodo,riesce a far emergere il servilismo e la ruffianeria,che va alla grande per cercare di migliorare la propria condizione.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 14 novembre 2018 alle 10:13

  5. Chiacchiere verbali e a stampa stanno a zero: i quotidiani sono in picchiata diretti verso l’abisso. Ora, non volendo dare la colpa a DiMaio e DiBattista e nemmeno al cittadino che non acquita più – cerchiamo di non essere patetici – forse una domandina in piedi davanti allo specchio non ci starebbe male. Ma temo sia troppo tardi e in quanto alle condizioni lavorative dei giornalisti forse un vigile del fuoco, un medico del pronto soccorso, un agente di volante avrebbero la loro da dire. Ma non appartengono ad alcuna categoria saldamente imbullonata in una ustituzione di diretta eredità fascista come un ordine professionale.

    da Leonardo   - mercoledì, 14 novembre 2018 alle 22:09

  6. Le espressioni offensive del ministro sono un fatto sconveniente e grave. Altro quelle di liberi cittadini. C’è il sopsetto che possa trattarsi di un “difetto ” di famiglia, visto il linguaggio di quella grillina. Per i ” 6 Euro ” , sui quali il FQ basa la sua >arrampicata sui vetri, < per difendere il suddetto ministro, direi che è importante che i suoi siano pagati molto meglio.

    da gis   - giovedì, 15 novembre 2018 alle 19:57

  7. Forse non ha letto il pezzo. Delle offese del ministro (? Di Maio non è ministro e Di Battista un cittadino qualunque) si dice eccome. Non solo che sono sceme (come tradizione lunghissima dei politici che insultano la stampa, Renzi compreso), ma anche che sono un autogol. Le prime tre righe del pezzo (si insulta la stampa quando tutte le altre scuse sono state consumate) dicono tutto, bastava leggere. Si vede che lei soffre di una cecità selettiva, ma non mi sorprendo, è tipico delle tifoserie, è quello che rende oggi renzisti e grillini così desolatamente simili

    da Alessandro   - giovedì, 15 novembre 2018 alle 20:35

  8. Mi sembra di ricordare che il grande “Vittorioso” retribuisse molto meglio i lettori che inviavano barzellette… Guai se un giornale non fosse fazioso nei suoi articoli. Al giorno d’oggi, in pieno periodo di ingenui “bevitori” di notizie false o alterate, non avrebbe sicuramente una grossa schiera di lettori. Io per esempio leggo più volentieri gli articoli faziosi rispetto a quelli che condivido fondamentalmente. Una volta conosciuto il fatto, è il mondo dell’informazione che gli gira attorno che aiuta il mio cervello a ragionare in proprio. Più è fazioso e più sono gli elementi che ho a disposizione per farmi un’idea personale sul fatto medesimo.

    da Vittorio Grondona   - martedì, 20 novembre 2018 alle 11:13

  9. Scusa Alessandro , Di Maio , purtroppo, è anche Ministro

    da Paolo   - domenica, 25 novembre 2018 alle 09:17

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