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Che fare? la domanda con l’eco intorno (nel deserto politico)

Fatto190918Forse non è corretto valutare la politica italiana come un semplice meccanismo di domanda e offerta, ed è sempre irritante considerare quel confuso miscuglio tra ideali e pratiche, strategie e tattiche, desideri e possibilità che è la passione politica come se fosse un titolo in Borsa, che sale, scende, si stabilizza, si impenna o crolla. Insomma, la cosa è più complicata, ma se per un attimo fingiamo che sia così – domanda e offerta – ne esce un quadro non proprio confortante.

Prendi per esempio un elettore dei Cinquestelle, uno di quei dodici milioni – magari non militante, magari non ortodosso, magari uno di quei tantissimi che hanno messo lì il loro voto per cambiare qualcosa, vedere l’effetto che fa, punire la miserrima arroganza di quelli di prima – che si metta a cercare altre strade. Bene. Non c’è dubbio che lo vedremmo un po’ spaesato. L’effetto è quello di uno che si mette un proprio per non lavorare più sotto padrone e si ritrova un socio ingombrante, che fa tutto lui, che si intesta quote della società. Per quanto vaghe siano le aspirazioni e per quanto fumoso sia il grande disegno pentastellato, ritrovarsi con la possibilità di comprarsi un kalashnikov senza troppe scartoffie non faceva parte di quei sogni. Nemmeno ballarecheek to cheekcon un alleato che garantisce Silvio sui suoi sempiterni interessi, ovvio. E nemmeno passeggiare a braccetto con uno che spinge un condono epocale, una cosetta che era partita da quattro multe e arriva a perdonare grossi evasori (fino a un milione di euro, si dice). Supponiamo poi che questo elettore venisse dalla sponda democratica, intesa come tendenza anti-establishment ma anche antifascista. Si suppone che si troverà un po’ a disagio con l’amico dell’amico Orban, e chissà, magari, se l’elettore è una donna, guarderà con qualche fremito a quel Ddl Pillon oggi tanto sventolato da un legista che parlava di “stregoneria nelle scuole”, che dichiara la superiorità del “matrimonio indissolubile”, o dice “glielo impediremo” alle donne che vogliono abortire.

Insomma, pur capendo il gusto dell’imprevisto, qui gli imprevisti diventano un po’ troppi, allearsi così strettamente con Salvini è come comprarsi un doberman e scoprire che le chiavi di casa e il guinzaglio li tiene lui: il rischio è di finire a mangiare nella ciotola mentre il cane sta sul divano a guardare la tivù.

Ma, tornando al famoso discorso della politica come domanda e offerta, supponiamo che questo ipotetico elettore Cinquestelle – anche uno solo sui dodici milioni, ma credo più d’uno – cominci a guardarsi in giro per vedere se nel listino esista un’offerta migliore. Qui cominciano i guai veri: dove potrebbe andare? Sperimentata l’alleanza con la punta di diamante della destra, la tentazione sarebbe quella di guardare dall’altra parte, ma per trovare cosa? Un pasticcio di personalismi, ego in libertà, inviti per cene a quattro tra leader bolliti, poi rinviati e ritirati, per sopraggiunta overdose di ridicolo. Minacce da fumetto (“Non vi libererete tanto facilmente di me”, cfr. Renzi), mezze figure che reggono la coda a questo o quel capetto, grotteschi balletti sulla data del congresso, tweet che irridono l’avversario, pretese di competenza smentite dai fatti e dalla storia recente, e potrei andare avanti ore. Non ci vuol molto a capire che il nostro ipotetico elettore Cinquestelle un po’ deluso dall’alleanza con lo sceriffo chiacchiere-e-distintivo Salvini si trovi a disagio, con la prospettiva (il def, il reddito di cittadinanza divenuto bonsai, Silvio che rientra dalla finestra, propaganda sui poveracci…) che il disagio aumenti. Presto si troverà davanti alla solita domanda che spunta sempre: “Che fare?”, e ci troveremo intorno altre anime morte in cerca dell’unica cosa che oggi la politica non offre: fare politica.

26 commenti »

26 Commenti a “Che fare? la domanda con l’eco intorno (nel deserto politico)”

  1. Assolutamente vero che piano,piano l’aspetto verdognolo governativo stia prevalendo,anche senza il piano,piano,quel contratto stipulato pare un po’ una bidonata strada facendo,così come i sondaggi che vedono ben al di sopra del 30% il felpato,aveva il 17% mi pare.

    Tra condoni ai soliti noti,tra spalmatura dei 49 milioni in novant’anni,non perderanno un voto i leghisti,quell’elettorato dopo il caimano è ciò che vuole.

    Tanto vale far crollare tutto e lasciarli governare per molti anni con la dx unità,aspettando,chissà quando sarà possibile,accordi tra i fivestars e ciò che rimarrà della sx,sperando che la medesima finisca di scimmiottare la dx.

    da Ivo Serentha   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 08:34

  2. Posso solo dire cosa ho fatto io quando mi é stata proposta la votazione on line (volete voi Di Maio o Di Maio?). Ho annullato la scheda. Perché altro in giro non c’è.

    da Eparrei   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 08:42

  3. Ecco! Se volevi rovinarmi la giornata, la settimana, il mese … il lustro, ci sei riuscito!

    da Peppe   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 08:57

  4. Perché questo ipotetico elettore grillino dovrebbe cercare un’offerta politica diversa? Perché i grillini sono schiacciati sull’agenda politica della Lega? Non credo, sono più le cose che li uniscono che quelle che li dividono. Perché questo governo ci porterà a sbattere? I 5stelle amministrano Roma da più di due anni, e senza la Lega a cui dare la colpa, con conseguenze disastrose. Forse agli elettori grillini interessano i proclami e non il governo. Tanto più se sono, come dice lei, di tendenza anti-establishment, rispetto al quale hanno idee ben precise: il popolo siamo noi, la casta sono tutti gli altri. Quindi perché votare gli altri? Io non credo che gli elettori dei 5stelle nel breve periodo cercheranno altro, e questo indipendentemente dalla miseria del panorama politico attuale, sulla quale concordo.

    da Patrizia   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 11:05

  5. Ma esistono formazioni a sinistra del PD e dei Cinque Stelle: per esempio LeU o Potere al Popolo (cui partecipa Rifondazione), i colleghi italiani delle sinistre radicali europee. L’ ipotetico elettore dovrebbe guardare da quelle parti.

    da federico_79   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 11:08

  6. la questione dell’offerta politica è chiaramente imbarazzante

    ma in ogni meccanismo sociale che preveda una votazione, mi è stato insegnato che il candidato migliore è quello che hai davanti, e che il salvatore non arriverà (anche xché rischierebbe di esser prima crocifisso….)

    se questo è vero (e lo e, a mia opinione), siamo fritti? non proprio

    i temi nuovi di attenzione si affacciano, i Dem USA non sono sulle posizioni di Sanders ma certo si son spostati ben a sx. al di là di Corbyn, nuove figure più giovani e interessanti affiorano in Uk, e persino in Spagna han rottamato Raioy

    e da noi? certo paghiamo 25 anni di populismo (Silvio+Lega+DiPietro+…..) coi pregi e difetti. serve politica ovvio. ma non l’operazione elitaria del Comico Maximo travestita da democrazia della rete dagli ineffabili Casaleggi

    e poi serve della competenza. mandar via Nava, perché espressione della Euroburocrazia, per mandar su il figlio del DG del Banco di Santo Spirito, pariolino molto scarso se non ha trovato ruolo nelle 3 repubbliche…..

    una roba tipo quella proposta da Cacciari? un PD riaffidato a Enrico Staisereno? un programma non di 100 punti (vedi ultime elezioni) ma di una decina di cose a un tempo di respiro europeo e di effetto socioeconomico verso la mitica base

    ma mica ci vuole uno scienziato…..

    da glk   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 12:16

  7. Mah, sto fatto delle cose che li uniscono… non so. Il reddito di cittadinanza (come si sta configurando, cioè due cipolle e un peperone) è molto simile al reddito di inclusione del Pd (che hanno detto di voler ampliare, ma solo in campagna elettorale). Mi sembra più vicino quello della flat tax per i milionari… Ma a parte questo, credo che vada capita anche un’altra cosa. Questi qui non vanno bene, ma non scompariranno di colpo. Bisogna (se sono uniti come dice lei) dividerli e farli litigare. Mi sembra che qualche crepa (le elenco nel pezzo) su cui lavorare ci sia. Ma terrei anche presente una cosa: quelli di prima non li rivotano nemmeno sotto tortura. Anche i romani che si mettono le mani nei capelli, il Pd degli Orfini e dei Giachetti non lo votano nemmeno se arrivano i marziani. Chiedersi il perché di questo – senza dare la colpa alle cavallette o agli hacker russi – sarebbe un passo avanti. Credo che una sinistra dovrebbe convincere molti elettori 5s che c’è un alternativa, ma cosa gli si offre in alternativa in questo momento? Calenda Restaurant? Il bulletto di Rignano? Quelli che ipoteticamente tornerebbero a sinistra chi trovano a sinistra, quelli da cui sono scappati? Su, ma nemmeno nelle favole!

    da Alessandro   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 13:00

  8. Belle notizie per elettori dei partiti(?) di governo- I 49 milioni di Euro sottratti dalla Lega verranno restituiti (?) in comodissime rate fino al 2094. Sì 2094. Niente diritti di mora?
    Stavo pensando che se i milioni fossero stati 100, si andava al 2170 dopo C.

    da gis   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 13:33

  9. La situazione politica attuale è deprimente, sia a destra che a sinistra. Non credo però che bisogna ricostruire guardando al povero elettore grillino deluso: se quello che costoro vogliono è un partito populista che rimangano dove stanno o si trasferiscano alla Lega (come i sondaggi peraltro confermano). Per quanto riguarda la ricostruzione, per quello che interessa me, di un partito di sinistra populista, di grandi proclami e di grandi chiacchiere, ma di nessuna capacità di governo, non saprei cosa farmene.

    da Patrizia   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 16:50

  10. Mi scusi, ma se gli elettori non li prendete lì, se non li riconquistate, da dove vengono, li fabbricate? Bisogna convincere chi non sta con noi a starci, con buoni argomenti. Se dici state là (al 32 per cento) ti condanni a avere sempre il 15 (in discesa, peraltro)

    da Alessandro   - mercoledì, 19 settembre 2018 alle 16:54

  11. Il post di Alessandro (Robecchi) numero 7 è la cosa più vera che si possa scrivere, detto da un romano (di sinistra, io sì mica il Pd) con le mani nei capelli che voterebbe i marziani piuttosto che…

    da Enrico   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 06:39

  12. Scusi Enrico, ma da che l’ha stabilito che lei è di sinistra e gli altri no? Dall’esame del sangue? Il suo modo di ragionare è molto simile a quello dei populisti: io sono il popolo e gli altri sono casta. In un momento storico in cui la sinistra, non solo in Italia ma ovunque, deve ricostruire se stessa, credo che un atteggiamento utile sarebbe rimettere in gioco le proprie certezze. L’unica cosa che mi sento di dire io è che bisogna evitare assolutamente le scorciatoie ovvero di seguire il populismo e sovranismo imperanti. Purtroppo di esempi (il corteggiamento di Fico o associazioni come Patria e costituzione) ne abbiamo già.

    da Patrizia   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 08:44

  13. Evidentemente in giro l’asserto che sono gli elettori quelli che non capiscono ha fatto proseliti. In questo momento, lo si capisca o meno, i cinque stelle sono comunque la formazione piű a sinistra che ci sia in questo paese. Si aspettano proposte credibili, sottolineo credibili, da altri. Astenersi balletti di Rignano et similia, affetti dalla sindrome dell’unto del signore. Programmi paese. ….

    da Eparrei   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 08:51

  14. Gentilissima Patrizia, nessun esame del sangue per carità. Il motivo per cui a Roma il Pd è invotabile, e per quel che mi riguarda lo resterà a lungo, risale al modo in cui è stato estromesso Marino e alle sue gravissime complicità nella vicenda Mafia Capitale. A livello nazionale, si può citare la questione articolo 18 e, più in generale, l’abdicazione culturale che ha fatto assumere al partito posizioni neoliberiste in economia (privatizzazione dei servizi, tassa flat ai super-ricchi, pareggio bilancio in Costituzione; chi vuole può aggiungere). Non aver fatto nulla di serio contro il precariato. Non aver fatto nulla contro le delocalizzazioni, la madre – a mio giudizio – di tutti i problemi. Più grandi ritardi su altre questioni che io ritengo fondamentali, come l’introduzione di un reddito di cittadinanza. Sono solo alcuni motivi che mi hanno fatto allontanare dagli ormai sedicenti rappresentanti della sinistra in Italia. Chi facesse un giro d’orizzonte, vedrebbe ben altre possibilità di voto: Bernie Sanders e il “democratic socialism” negli Usa, il Labour di Corbyn in Inghilterra. Cordiali saluti

    da Enrico   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 10:05

  15. Leggo lo scambio qui (civilissimo, visto che si può?) e mi chiedo un paio di cose. Io non sono convinto per niente che i 5s stelle siano la nuova sinistra (sono un vecchio marxista, per lme la sinistra è sinistra se si occupa delle dinamiche della produzione e del lavoro). Però è innegabile che alcune istanze storiche della sinistra siano passate a loro, e intendo, non so se riuscirò a farmi capire, istanze che sono quasi pre-politiche. Credo che molto del lavoro della sinistra in questi anni, con una punta massima nel Pd di Renzi, sia stato un lavoro di identificazione con l’establishment. Giusto o sbagliato (cioè, reale o percepito), il Pd si è configurato come partito dei poteri forti, le banche, gli imprenditori più o meno illuminati, Marchionne. Divertente la facenda di Amazon, con Renzi che definiva Bezos “un genio” e poi, interrogato durante un’intervista sullo sciopero dei lavoratori Amazon, diceva: “Non conosco le condizioni di lavoro in quell’azienda”. Una dimostrazione plastica, diciamo, della lontananza dai lavoratori e della vicinanza ai padroni, solo un caso. Ma al di là di questo, la teoria abbracciata dal Pd renziano (meno prima, uguale dopo) è che aiutando le aziende (anzi, i padroni delle aziende), si aiutano anche i lavoratori, cosa che si è rivelata stupida e infondata. Ma lasciamo stare anche questo. IL fatto è che da anni i ceti mediobassi (il popolo?) sono compressi, frustrati, spettatori e vittime dell’aumento delle diseguaglianze. E quando il popolo si incazza non è lecito chiedergli comportamenti da misurati intellettuali, da riflessivi oppositori, quando si incazza si incazza, anche malamente, anche inseguendo fantasmi fascisti. La sinistra dovrebbe fare alcune cose: per esempio combattere la narrazione per cui sono gli ultimi e gli sfigati, gli immigrati e i poveri a “rovinare l’Italia” e non invece una classe dirigente e imprenditoriale inadeguata, rapace, familista, in una parola zozza e compromessa col potere. Ma chi può farlo? Gli stessi narratori che ieri postavano le fotine in bianco e nero di Capo in visita al padrone di turno? Dai, sembrava Leni Riefensthal! Quello che dava la dritta a De Benedetti sulle banche popolari? Quello che si fa finanziare le Leopolde da un finanziere cher sta a Londra (e che ora torna qui perché i ricchissimi che si trasferiscono qui pagano poco, come Cristiano ROnaldo, legge del governo Renzi)? C’è un’altra cosa, però: a quelli lì del “popolo”, brutti, sporchi, cattivi, che sbagliano i congiuntivi, che cascano nei trucchetti populisti, che si fanno mangiare in testa da Salvini, bisogna saper parlare. Il Pci di Togliatti (una delle cose più elitarie mai viste, in quanto a classe dirigente), parlava con gli immigrati dal sud, con gli edili, con le mondine… Ha ragione Patrizia, bisogna evitare di inseguire il populismo (cosa che peraltro il Pd ha fatto spesso, maldestramente), ma bisogna parlare coi populisti, e anzi convincerli in qualche modo. Non a parole. Bisogna DARGLI qualcosa, più reddito, più diritti, più sicurezze, magari a scapito dei ceti alti e altissimi che sono stati difesi e protetti fino a oggi. Che ne dice, Patrizia: vuole che si continui a parlare tra pochi illuminati colti ai Parioli o nel centro di Milano o che ci si sporchino le mani? In questo caso sarebbe gradito un segretario che sa com’è la vita dei lavoratori, prima di definire “un genio” il loro padrone. Significa cambiare TUTTA la classe dirigente di un partito eternamente perdente. Perdente perché sbaglia politiche, non perché il segretario ha un caratteraccio…

    da Alessandro   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 10:30

  16. E’ strano che ogni volta che parli di ricostruire la sinistra evitando la strada del populismo e della demagogia e, dico io, della sinistra ideologica, ti buttano lì “quelli di prima” “e allora il PD” “Renzi, Calenda” e tutta la compagnia cantante. Io sto parlando di un’altra cosa. Quanto alle questioni che Enrico pone, ci sarebbe da discutere e da approfondire, non dovrebbero essere oggetto di proclami. Prendiamo la privatizzazione dei servizi: cosa vuol dire? A Roma l’ATAC è pubblica (e i 5stelle se la tengono ben stretta perché gli ha portato un sacco di voti) ed è la società meno efficiente che c’è in Italia. Un servizio pubblico (nel senso che si rivolge al pubblico) deve soddisfare gli utenti, non importa se chi lo gestisce è un soggetto pubblico o privato. Il sistema migliore è fare le gare e che vinca il migliore. Dal pubblico (il Comune in questo caso) mi aspetto che sappia gestire quello che sicuramente è il suo ruolo, cioè sapere cosa vuole, saper fare le gare e saper controllare. Se invece quello che si vuole è l’ideologia del pubblico a tutti i costi, allora per quello ci sono i 5stelle (perlomeno fino al prossimo cambio di idea).

    da Patrizia   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 10:48

  17. No no, non volevo dire “e allora il Pd”? Volevo dire che se si vuole ricostruire qualcosa a sinistra, seriamente, bisogna spostare il Pd da lì, perché fa tappo e perché una sua riconversione a sinistra dopo anni di politiche di destra non sarebbe credibile. Via, via, che andassero a fare i macroniani di provincia, e la sinistra rinasca con altra gente, magari che ha studiato un po’, almeno letto Gramsci, ecco…

    da Alessandro   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 10:56

  18. Ragioniamo. Un servizio pubblico ha come scopo offrire un servizio adeguato, un’attività privata il profitto dei titolari. Entrambi i modelli, in più occasioni, sono venuti meno ai loro doveri verso i cittadini (nel Lazio si ricorda la privatizzazione dell’acqua in diversi comuni, risultato: acqua inutilizzabile per altissima concentrazione di calcio e bollette alle stelle). In generale, se un bene comune genera un profitto, perché darlo a un privato? Lo si amministri onestamente. E’ questo che chiedo ai miei rappresentanti politici. L’idea che un’amministrazione pubblica debba essere inevitabilmente corrotta o incapace la trovo decisamente di destra, comunque ideologica e come tale priva di valore. Quanto all’Atac, non mi sembra sia “bene comune” (acqua, aria, suolo, beni culturali, strutture realizzate dallo Stato come le autostrade) nel senso stretto della parola. Privatizzarla? A me sembra un azzardo, ma non ho approfondito la questione

    da Enrico   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 12:02

  19. Carissimo Alessandro, nelle repliche 15 e 17 dai voce ai pensieri che mi scorrono come un fiume in piena nella testa, quando leggo i tuoi articoli e relativi dibattiti. Colgo con piacere e un misto di tristezza infinita che quando si pensa ad una sinistra che sia credibile e costituisca una vera scelta possibile, il dibattito ed il linguaggio crescono d’intensità e spessore. Una tensione bella che mi fa credere che ci sia ancora un po’ di speranza per un sistema politico marcio e involuto. Quando ho visto il recente risultato elettorale delle politiche (e io ho votato più a sinistra che potevo) mi è tornata alla mente la faccia di Bertinotti (che un fulmine lo incenerisca!), sprofondato nella poltrona di Vespa, con la testa fra le mani davanti ad un Maroni gongolante e un Fassino che delirava su voti di protesta. Gli ultimi Comunisti fuori dal Parlamento! (una parte di me è morta quel giorno). Ecco questo è quello cui ho ripensato guardando quella risicata percentuale di voti che ha preso il PD. Sa cosa mi spaventa di più? Stare a sentire il meraviglioso dibattito che si consuma a sinistra (quale poi me lo devono spiegare) come ai bei tempi (tre teste quattro idee), spingendo la barca verso l’inevitabile fossa delle Marianne delle prossime elezioni. Nel frattempo, mentre la sinistra (prenda la definizione con le molle) provvede ad autodistruggersi senza nemmeno tentare di fare una parvenza di opposizione al nulla (becero e fascista) che prende potere e ci si installa saldamente, io davvero comincio a pensare che non avrò più scelte possibili. Anch’io sono una vecchia marxista ma quando lo dico mi scambiano per una con strane abitudini alimentari!(sconfortata ma resiliente)

    da Barbara   - giovedì, 20 settembre 2018 alle 15:47

  20. Barbara, ma perche’ ce l’ hai con Bertinotti?
    Perche’ non proviamo ad appoggiare coloro che rappresentano nella politica italiana il marxismo, se siamo tutti marxisti?

    da federico_79   - venerdì, 21 settembre 2018 alle 05:33

  21. Robecchi, quando scrivevo “e allora il PD” ecc. non mi riferivo al suo commento 15, che non avevo letto e che in buona parte condivido. Condivido in particolare che quello che si dovrà ricostruire a sinistra nasca veramente dai cittadini, dalle associazioni, dal mondo reale e non da dirigenti che devono autoperpetuarsi. Quando lei parla di un sentire prepolitico rispetto al quale il PD (ma non solo e non da ora) è percepito come alieno ai ceti popolari ha ragione, mentre su questa percezione prepolitica i 5stelle, a mio avviso, hanno fatto la loro fortuna. Mi piacerebbe che si ripartisse da lì e che questo non fosse un semplice maquillage. Mi piacerebbe anche che diminuissero, a sinistra, quelli che pensano che il partito al quale appartengono sia un’estensione di se stessi. Posto che tutti vogliamo maggiore giustizia sociale, maggiore uguaglianza e opportunità per tutti, non tutti la pensiamo in modo identico sul cosa fare (e non potrebbe essere diversamente) e nessuno è depositario del Verbo. Infine quello che mi piacerebbe è che un partito realmente popolare e che sappia discutere democraticamente e decidere, faccia realmente politica, cioè non pensi che il suo ruolo è vellicare la pancia alla gente, oppure dare soluzioni semplici e che poi non stanno in piedi a problemi complessi, e non faccia neanche il sindacato, che è un’altra cosa. Fare politica significa saper governare, ovvero saper unire le aspirazioni di chi ti vota alla visione di una società più giusta ma con delle soluzioni che stanno in piedi, in una realtà complessa. Faccio un esempio semplice: i voucher. Togliere i voucher per sostituirli con un contratto di lavoro che nessuno usa perché è un sistema più complicato, facendo rientrare quel lavoro marginale che era emerso nel nero o nell’inattività, e non migliorare piuttosto lo strumento, finalizzarlo meglio ai lavori marginali, utilizzando la tracciabilità che era stata già introdotta non è stata una cosa di sinistra, è stata una cosa stupida. E qui mi fermo perché entriamo nel campo del giudizio delle politiche di questi ultimi anni sulle quali io, pur riconoscendone i limiti, do un giudizio in buona parte positivo e lei, e credo gran parte dei lettori di questo blog, date un giudizio del tutto negativo. Opinioni. Non voglio convincere nessuno. Quello che invece qui mi premeva esprimere era la necessità del metodo, cioè del fare politica, con le sue complessità (che vanno spiegate, fatte capire) che è l’esatto contrario del populismo.

    da Patrizia   - venerdì, 21 settembre 2018 alle 09:09

  22. Cara Patrizia, va bene, con molte sfumature. Sui voucher ha ragione, è un caso di scuola. Nacquero per la vendemmia (ahahah!), si allargarono pericolosamente durante tutte (tutte, destra e sinistra) le legislature, e il governo Renzi con il Jobs act li allargò del tutto, rendendone indiscriminato l’uso e provocando una sacrosanta rivolta perché si precarizzava troppo la società. Il governo Gentiloni li abolì del tutto, veda lei se ci trova una metafora di quello che chiude (troppo) la stalla quando i buoi sono scappati. Ma c’è un’altra cosa. Sono d’accordo sul governare eccetera eccetera, ma quello che chiedo io alla sinistra è una cosa molto molto precisa: aumentare i redditi da lavoro e diminuire profitti e rendite. Non dica, la prego “non ci sono i soldi”, perché i soldi ci sono, e ce li hanno sempre gli stessi (la distribuzione della ricchezza in Italia lo dice bene). Con la sinistra (?) che abbiamo avuto finora questo non è stato possibile (uh! Volete far scappare i ricchi! Uh, invidia di classe! Uh, se guadagnano i ricchi anche i poveri ne trarranno giovamento!). Insomma, il problema mi sembra semplice: buoni tutti a dire “restiamo uniti”, ma poi, all’atto pratico, al momento di fare una legge, o un decreto, o una riforma, lei ci sta a redistribuire meglio, che significa colpire (anche duramente) le grandi rendite e i grandi capitali? Posso aspettarmi questo da gente che ha osannato Marchionne? Che trafficava con le banche? E guardi, credo che la deriva di quella sinistra (?) lì, così affascinata dal potere e dal denaro già dai tempi del povero Fassino (“Abbiamo una banca?”) non sia nemmeno politica, ma antropologica, ormai. Non è la prima volta che glielo dico, credo, e mi scuso della ripetizione, ma… sicura sicura che vogliamo le stesse cose? Io credo che per riequilibrare questa voragine tra popolo e élites che è diventata la parola d’ordine populista si debba arricchire il popolo e impoverire le élites, e mi creda, non è un programma semplice… non è una cosa che si fa a chiacchiere, vuol dire farsi dei nemici e scontrarsi davvero con la destra, altro che farci i patti insieme! Toccare gli interessi, i poteri forti, intaccare gli invincibili. La clausola E del contratto con Autostrade, che garantisce agli azionisti il 10 per cento di rendita sicura e che era tenuta segreta (anche da Del Rio che fece il bel gesto di desecretare il contratto ma non gli allegati… ahahah!) è un esempio lampante, plastico, non solo di una politica che aiuta i ricchi e penalizza i poveri, ma di una filosofia. Ora, io penso che si possa andare nella stessa direzione anche avendo in mente tattiche diverse, ma la strategia, l’obiettivo, la filosofia di fondo dev’essere comune, non crede? La mia domanda è: tra chi vuole una sinistra come dico io e chi vuole una sinistra come è stata interpretata da chi ha governato in suo nome è possibile una sintesi? Io credo di no, e credo anche che per far vincere Sanders bisogna levare di mezzo la Clinton, per far vincere Corbyn bisogna levare di mezzo i cascami blairiani del Labour Party, e per ricostruire una sinistra qui bisogna liberarsi una volta per tutte di chi si chiama sinistra e serve Confindustria. Anche solo aprire questa discussione sarebbe un passo avanti. Cordialmente

    da Alessandro   - venerdì, 21 settembre 2018 alle 09:55

  23. Robecchi, capisco la verve, ma i teniamoci ai fatti. I voucher, anche nel momento di massimo utilizzo, hanno rappresentato lo zero virgola qualcosa del lavoro in Italia: mi spiega come hanno fatto a precarizzare la società? E comunque erano una strumento da utilizzare meglio e non da radere al suolo come un feticcio. Io sono assolutamente d’accordo nell’aumentare i redditi da lavoro e diminuire le rendite. Quello che non mi convince è la sua visione della società come una torta, nella quale le fette si trasferiscono da una parte all’altra sic et simpliciter. Ho paura che la situazione sia più complessa. Comunque anche a me piacerebbe che se ne discutesse francamente e con cognizione di causa.

    da Patrizia   - venerdì, 21 settembre 2018 alle 10:21

  24. caro Federico_79 Bertinotti è stato a Rifondazione così come Renzi (e prima D’alema) sta al PD. Badi bene è una mia visione (quindi assolutamente opinabile e non condivisibile): il loro protagonismo (personalismo, detenzione delle verità assolute, delirio di onnipotenza, sindrome della primadonna, etc) politico ha distrutto e sta distruggendo. Ecco perché. Non sono il demonio incarnato, ma hanno grandissime responsabilità.

    da Barbara   - venerdì, 21 settembre 2018 alle 15:32

  25. Ciao Barbara
    Mah, si, sento spesso i vecchi compagni, piu’ vecchi di me, lamentarsi di queste cose: personalismo, infantilismo, antipatia. Tutte categorie psicologiche, che tempo siano diventate solo un luogo comune che impedisce di ragionare. L’ altro classico e’ che votare all’ estrema sinistra (tipo Rifondazione) e’ inutile, tanto perdono sempre, litigano, si dividono eccetera. La mia interpretazione e’ un po’ diversa: questi partiti perdono perche’ i tanti compagni, forse come voi, non li votano, perpetuando la lamentela che poi non vincono; e la colpa e’ in realta’ dell’ “egemonia culturale”, che e’ in mano alla destra in pratica dalla caduta dell’ URSS.
    Comunque ti ringrazio per lo scambio
    Federico

    da federico_79   - venerdì, 21 settembre 2018 alle 18:21

  26. io sono una dei 12 milioni. ma ti rendi conto di quello che stanno facendo al governo e a roma? l’ultima notizia è che a Carminati hanno dato il carcere duro. come cazzo si fa a criticare una sindaca Raggi che si è trovata il 62% degli elettori e una città intera in mano a delinquenti organizzatissimi? altro che i tuoi romanzi criminali (belli tutti). ma tranquilli: tutto andrà come DEVE andare, perché l’incazzatura e la voglia di pulito è la stessa dal presidente della repubblica all’ultimo cittadino elettore. baci, angela

    da Angela Simonato   - mercoledì, 26 settembre 2018 alle 16:54

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