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set 17

Dennis Lehane, Ogni nostra caduta. Recensione su Tutto Libri

TuttoLibriLehane160917Se sia meglio avere una vita sola, magari un po’ coerente, o averne due o tre piuttosto incasinate, non è questione che risolveremo qui, e – diciamolo subito – che non risolve nemmeno Dennis Lehane in questo suo ultimo Ogni nostra caduta. Ma siccome lo scrittore americano è uno abituato ai grandi numeri e alle grandi storie che diventano quasi sempre grandi film (registi da Clint Eastwood, Mystic River a Martin Scorsese, Shutter Island, niente male, no?), è meglio starlo ad ascoltare, perché tutto lascia intendere che la storia pazzesca della signorina Rachel la vedremo anche in sala, e quindi l’esercizio è capire quanto il nuovo romanzo sia romanzo, quanto sia cinema, e quanto sia costruito come un ottovolante per farti dire “Oh!”.

Ma insomma, si parte da Rachel, e va detto che la costruzione del personaggio centrale del libro è davvero magistrale. Di lei, protagonista indiscussa che spara al marito nella prima riga, sappiamo tutto, dei rapporti tesi con una madre egoista e sfuggente (eufemismo), della sua ricerca del padre sconosciuto (e la madre non gli dice chi è), della sua scalata nell’Olimpo del giornalismo televisivo. Brava. Finché qualcosa si rompe, anzi più cose: intanto si rompe lei, promossa come inviata ad Haiti (il terremoto del 2010) non ne esce bene, viene triturata da un’esperienza estrema e sbrocca in diretta. Poi si rompe il matrimonio con il marito perfettino e carrierista. Insomma, ascesa e caduta della bella Rachel, e sono pagine ottime, che ci consegnano un personaggio cesellato fin nei dettagli, abbastanza ben scritto da non far dire al lettore: “Beh, ma il giallo quando arriva?”.

Ma tranquilli, arriva, e le rogne iniziano quando arriva anche l’amore, che non sarà una regola generale, ma… E qui parte, dopo una lunga storia tranquilla, una lunga storia agitata, frenetica, densa di sorprese che uno non si aspetta. Come sempre, il genere autorizza tutte le prudenze nel raccontare la trama, ma insomma: il nuovo marito di Rachel, Brian, che la cura, la ama e la salva dai suoi fantasmi – crisi di panico, agorafobia e tutto il catalogo – non è quello che sembra, e Rachel non ci mette molto a scoprirlo. E’ come se le prime cento pagine fossero la salita a cremagliera delle montagne russe: uno sente l’arietta fina, si gusta il panorama in soprelevata. Poi, a un certo punto, ecco la discesa che mozza il fiato, le curve secche e violente, il brivido dell’imprevedibile. La storia, insomma, si complica, l’amico diventa nemico, un imbroglione che a sua volta ha nemici feroci, la messa in scena e la finzione si confondono con la realtà, Rachel cerca di capire in che razza di incubo è finita, con la sola possibilità di fidarsi di uno di cui nessuno di noi si fiderebbe nemmeno per un nanosecondo.

Va detto che Lehane è autore di vaglia e, quindi la sua scrittura regge bene anche quando si fa più incalzante che descrittiva, e pure di più: le pagine in cui ancora l’intreccio non si scatena lasciano intendere che il genere gli va stretto. E fa un discorso, Lehane: un discorso anche complesso sull’amore che cura e che delude, che illude e che imbroglia, e della volontà di crederci comunque, perché le alternative – per Rachel e per tutti gli umani, si direbbe – non sono poi molte. Una bella storia, anche se un paio di passaggi sono un po’ estremi, e per accettarli come credibili bisogna immaginarsi seduti al cinema, più che in poltrona a leggere, compresa la metamorfosi della protagonista, che all’inizio fatica a uscire di casa, trema se deve prendere la metro, suda per il disagio, e dopo invece maneggia pistole e sotterfugi come una professionista.

Ma Lehane sa risolvere anche questo: alla fine della lettura uno si chiede se – nonostante la storia giallissima – l’autore sia da mettere nello scaffale dei thriller o in quello del romanzo (per chi ancora fa di queste differenze), un dubbio che lui si guarda bene da sciogliere. Difficile anche dire se l’happy and sia davvero happy, ognuno decida secondo i suoi standard, ma quel che è certo è che Lehane, ormai un asso pigliatutto quando si tratta di trasportare al cinema i suoi libri, ha pensato molto anche all’eventuale trasposizione cinematografica, alle svolte improvvise, ai colpi di scena un po’ esagerati (morti che poi non sono morti, per capirci), allo stupore di chi legge (o guarda). Insomma, un buon libro che si prepara a sentirsi dire: un ottimo film. E se solitamente l’accusa è di scrivere libri come sceneggiature, ecco una sceneggiatura scritta (bene) come un buon libro.

8 commenti »

8 Commenti a “Dennis Lehane, Ogni nostra caduta. Recensione su Tutto Libri”

  1. la madre non LE dice chi è

    (alla fine della 7° riga)

    da giovanni   - sabato, 16 settembre 2017 alle 13:09

  2. Urca! vero!

    da Alessandro   - sabato, 16 settembre 2017 alle 13:11

  3. Non lo leggeremo. Aspettiamo il film che forse non vedremo

    da Cooperativa Liberazione   - sabato, 16 settembre 2017 alle 13:45

  4. Ho provato a linkare sull’articolo “fake” del 9 agosto,senza successo.
    È per caso chiusa la discussione?
    Un saluto e grazje.

    da Orlo   - domenica, 17 settembre 2017 alle 09:34

  5. Non capisco “fake”, c’è un solo articolo datato 9 agosto (sugli F35) e si apre regolarmente

    da Alessandro   - domenica, 17 settembre 2017 alle 09:38

  6. @Robecchi
    Il tuo articolo si apre regolarmente e invia al tuo pubblico una distorsione.
    Ti posto(cosa che nn hai fatto tu,per completezza)il link della decisione della corte dei conti da cui si evince che la scelta dell’Italia di investire nel progetto JFS è stata un’ottima scelta,che il governo Monti(stranamente preso da una deriva populista!),riducendone la commissione sotto i 100 esemplari,ha reso un pessimo servizio al nostro Paese e alla sua futura difesa.

    http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_contr_affari_com_internazionali/2017/delibera_15_2017_e_relazione.pdf

    da Orlo   - lunedì, 18 settembre 2017 alle 12:27

  7. Un po’ off topic. Pregherei (per comodità di quelli che leggono) di postare i commenti sotto l’argomento di cui trattano. Grazie

    da Alessandro   - mercoledì, 20 settembre 2017 alle 08:45

  8. @Robecchi
    Ho postato sul link che stava in testa perché su quello del 09/08/17,benché lo potessi rendere visibile alla mia letturA,mi vedeva impedito di lasciare un mio segno.
    Credo che mi divertirò molto,se mi sarà data la possibilità,ad interagire nel tuo blog.
    Saluti

    da Orlo   - mercoledì, 20 settembre 2017 alle 12:56

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